Il Documento Finale del Sinodo è
magistero ordinario? Sì! No! Forse!
– Cosa è accaduto? Il Documento Finale del Sinodo è magistero ordinario? Per la verità, la
"Nota di accompagnamento" al Documento Finale dell'ultimo Sinodo, pubblicata il 24 novembre
scorso, è abbastanza sorprendente poiché nella Esortazione Apostolica "Episcopalis communio" (2018) di Papa Francesco, che ha introdotto diverse e importanti
modifiche all’assise sinodale, il comma §1 dell'Art. 18 dice: "§ 1. Ricevuta l’approvazione dei
Membri, il Documento finale dell’Assemblea è offerto al Romano Pontefice, che
decide della sua pubblicazione. Se approvato espressamente dal Romano
Pontefice, il Documento finale partecipa del Magistero ordinario del
Successore di Pietro. Secondo l’esortazione apostolica Episcopalis communio
di Papa Francesco del 2018, il documento finale “partecipa al Magistero
ordinario del Successore di Pietro”, se è espressamente approvato dal Papa". Una Nota del Papa sul documento sinodale Nonostante questo testo legislativo, ad ogni modo (e non si sa perché) il
Pontefice però firmò una Nota specifica proprio per ribadire e sottolineare
che il Documenti Finale è magistero ordinario. Una cosa simile non ha precedenti, è un fatto inedito, inspiegabile. È
altrettanto singolare che questa Nota venga diffusa un mese dopo la
pubblicazione del Documento Finale, il quale, tra l'altro, ha subìto
modifiche redazionali nel corso di questo tempo, dopo la prima pubblicazione
della sera del 26 ottobre. E tutto ciò perché? Le risposte convincenti alla domanda sono poche o inesistenti. Ci sono
ipotesi e la più plausibile l'ha formulata lo stesso Santo Padre nella Nota
di accompagnamento, citando se stesso, tra virgolette, quando ha detto che il
Documento «non è strettamente normativo»
e che «la sua applicazione avrà bisogno
di diverse mediazioni». A questo punto si pone però un altro problema
perché queste due importantissime frasi non risultano essere un copyright del Pontefice. Non è possibile identificare il testo dal quale il Pontefice avrebbe
estratto queste due autocitazioni. Dice di averlo detto il 26 ottobre 2024 ma
nel Saluto finale all'Assemblea sinodale non c'è nulla di simile nel suo
discorso. E non c'è neanche nell'Omelia dell'Eucaristia con la quale il Santo
Padre, il 27 ottobre, chiuse l'evento. Non esistono altri testi papali sulla
fine del Sinodo in questi due giorni (26 – 27 ottobre scorso). Premesso che il Papa abbia voluto spiegare comunque questi due
virgolettati perché in un qualche momento li avrebbe pronunciati o scritti,
la domanda di fondo resta in piedi: come mai il Pontefice regnante si sente
costretto a dire su un suo documento del magistero ordinario che, appunto, è
magistero ordinario? Allora? Il ruolo di mons. Battocchio Altri osservatori ricordano invece, e ciò forse potrebbe spiegare almeno
in parte il pasticcio della Nota, è un altro evento, e cioè, dichiarazioni di
mons. Riccardo Battocchio nominato dal Santo Padre Membro e Segretario
Speciale della XVI Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi (7 luglio 2023),
il quale in un incontro con la stampa - presentando il Documento Finale - sottolineò
che questo Documento non è normativo
anche se fa parte del magistero ordinario del Vescovo di Roma. [1
- citazione alla fine dell’articolo] Nella trascrizione ufficiale della conferenza stampa ci sono gli interventi dei cardinali M. Grech e J.
C. Hollerich. Non c'è però quello di mons. Riccardo Battocchio, dove avrebbe
parlato di "strettamente normativo"
con "diverse mediazioni".
Papa Francesco però attribuisce a se stesso questi concetti. [2
- citazione alla fine dell’articolo] Quale circostanza può spiegare e giustificare un tale comportamento? Cosa
può spingere il Papa a sottolineare con un comunicato stampa che ciò che ha
già detto e firmato nel momento della chiusura del Sinodo fa parte del suo
magistero e del suo ministero petrino, usando frasi che però non ha pronunciato? Meglio usare il freno a mano Nella prima parte della Nota del 24 novembre scorso, Francesco sembra voler fermare le
interpretazioni troppo libere e disinvolte del Documento Finale sia per
applicarlo sia anche per ignorarlo, quasi fosse solo un elenco di proposte di
fronte alle quali, in un senso o nell'altro, ciascuno (in particolare i
vescovi diocesani) decide liberamente. Si potrebbe dire con un linguaggio
semplice: il Santo Padre tira il freno a mano onde bloccare una deriva che
porterebbe a dire, in diverse diocesi del mondo, che i contenuti del suddetto
Documento non sono magistero ordinario bensì raccomandazioni, suggerimenti o
consigli. Le tre vie Ma dopo, però, il Papa, nella Nota in questione, citando l’Amoris laetitia (2016), dopo la
stretta torna ad aprire dicendo: «Non
tutte le discussioni dottrinali, morali o pastorali devono essere risolte con
interventi del magistero. Naturalmente, nella Chiesa è necessaria una unità
di dottrina e di prassi, ma ciò non impedisce che esistano diversi modi di
interpretare alcuni aspetti della dottrina o alcune conseguenze che da essa
derivano». Quindi nella Nota si propongono prima due vie ben diverse e perciò
sostanzialmente si dice un “sì” ma anche un “no”. Ma rileggiamo le parole del Santo Padre nella Nota di accompagnamento: "Approvando il Documento, il 26
ottobre scorso, ho detto che esso «non è strettamente normativo» e che «la
sua applicazione avrà bisogno di diverse mediazioni». Questo non significa
che non impegni fin da ora le Chiese a fare scelte coerenti con quanto in
esso è indicato." Queste parole autorizzano a rispondere alla domanda sul magistero
ordinario del Documento Finale anche con un “forse”. Lo scopo ultimo e vero della Nota di accompagnamento ▃ Alla fin fine, dopo giri, ipotesi e ricerche sterili,
la conclusione è una sola: sostenere il Documento conclusivo delle due
sessioni sinodali sulla sinodalità con l'intero peso e l'intera autorevolezza
del magistero ordinario del Vescovo di Roma e ciò obbliga dare ascolto al
Papa. ▃ In questi quasi dodici anni di pontificato non era
mai accaduto che il Papa stesso sentisse il bisogno di sottolineare la natura
unica e l’importante rilevanza del magistero pontificio, del suo magistero. ▃ Tempo fa, è stato il Prefetto del Dicastero per la
Dottrina della Fede, card. Víctor Manuel Fernández, a evocare la questione
nel corso della presentazione della Fiducia
supplicans. Il porporato in diverse circostanze ha evidenziato di essere
molto sensibile a questa materia anche perché sembra vedere insidie al
magistero pontificio anche lì dove non ci sono. ▃ Nelle sue numerose interviste il porporato
argentino, a più riprese, ha parlato con enfasi sulla “dottrina del Papa”
che, come si sa, non esiste. Esiste invece la Dottrina della Chiesa. ▃ Tutto fa pensare a questo punto che la Nota è un
altro scivolone del zelante cardinale Víctor Manuel Fernández, autore in
passato di altri simili. Il porporato argentino ha dato sempre l’impressione
di ritenersi il supremo custode di quanto dice o non dice il Santo Padre ***** [1] Esortazione apostolica “Episcopalis communio” Art. 18
Consegna del Documento finale al Romano Pontefice § 1. Ricevuta
l’approvazione dei Membri, il Documento finale dell’Assemblea è offerto al
Romano Pontefice, che decide della sua pubblicazione. Se approvato
espressamente dal Romano Pontefice, il Documento finale partecipa del
Magistero ordinario del Successore di Pietro. § 2. Qualora
poi il Romano Pontefice abbia concesso all’Assemblea del Sinodo potestà
deliberativa, a norma del can. 343 del Codice di diritto canonico, il
Documento finale partecipa del Magistero ordinario del Successore di Pietro
una volta da lui ratificato e promulgato. In questo
caso il Documento finale viene pubblicato con la firma del Romano Pontefice
insieme a quella dei Membri. [2] Di questa conferenza stampa non esiste un video
ufficiale e delle 5 intervenuti sono state diffuse le trascrizioni delle
parole del card. Grech e del card. Hollerich. Su quanto hanno detto altre
quattro persone - sr. Maria de los Dolores Palencia Gómez, P. Giacomo Costa,
mons. Riccardo Battocchio, dott. Paolo Ruffini - non si sa niente. |
Misteri post-sinodali. Stralci della Nota di accompagnamento (al Documento Finale del Sinodo) di Papa Francesco un mese dopo la fine dell’Assemblea sinodale. Un bel gran pasticcio.
Oltre a quanto già ricordato nel testo
precedente si deve aggiungere, per completezza, che nella versione online
definitiva del Documento Finale del Sinodo sul sito del Vaticano si legge
questa nota molto curiosa:
◘ "Il
Documento finale della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi
è stato approvato durante la 17a Congregazione Generale, il 26 ottobre 2024,
con il voto favorevole di oltre i due terzi dei Membri dell’Assemblea presenti
alla votazione. I risultati del voto sono consultabili sul sito www.vatican.va. La versione ufficiale
del testo è quella in lingua italiana. In vista della pubblicazione, sono stati
effettuati interventi redazionali per assicurare la correttezza e la fluidità
linguistica, oltre all’accuratezza delle citazioni."
◘ Cioè, il testo del Documento Finale che si può leggere e scaricare oggi ha delle modifiche rispetto a quello
pubblicato la sera del 26 ottobre 2024. Quali? Non si dice.
◘ Poi, i
Risultati delle votazioni sono scomparsi. Il link segnalato sopra per
raggiungere le statistiche degli scrutini (www.vatican.va) è quello
della homepage della Santa Sede e non quello che c’era con i quadri grafici dei
voti.
◘ Infine, per
chiarezza va ribadito ancora: le due frasi che il Papa dice di aver pronunciato
alla chiusura del Sinodo («non è
strettamente normativo» e «la sua applicazione avrà bisogno di diverse
mediazioni», non si trovano e sembra certo che sarebbero state pronunciate
da mons. Riccardo Battocchio in una conferenza stampa.
Stralci del testo della Nota di accompagnamento
∎Nota di accompagnamento del Documento finale della XVI Assemblea Generale
Ordinaria del Sinodo dei Vescovi del Santo Padre Francesco. Nei diversi momenti
del cammino del Sinodo da me avviato nell’ottobre 2021 ci siamo messi in
ascolto di ciò che in questo tempo lo Spirito Santo dice alle Chiese.
∎Il percorso sinodale, avviato nelle Chiese locali, ha attraversato poi le
fasi nazionale e continentale, per giungere alla celebrazione dell’Assemblea
del Sinodo dei Vescovi nelle due sessioni di ottobre 2023 e ottobre 2024.
Ora il cammino
prosegue nelle Chiese locali e nei loro raggruppamenti, facendo tesoro del
Documento finale che il 26 ottobre scorso è stato votato e approvato
dall’Assemblea in tutte le sue parti.
∎Anch’io l’ho approvato e, firmandolo, ne ho disposto la pubblicazione,
unendomi al “noi” dell’Assemblea che, attraverso il Documento finale, si
rivolge al santo Popolo fedele di Dio.
Riconoscendo il
valore del cammino sinodale compiuto, consegno ora alla
∎Approvando il Documento, il 26 ottobre scorso, ho detto che esso «non è
strettamente normativo» e che «la sua applicazione avrà bisogno di diverse
mediazioni». Questo non significa che non impegni fin da ora le Chiese a fare
scelte coerenti con quanto in esso è indicato.
∎Ho anche aggiunto che «c’è bisogno di tempo per giungere a scelte che
coinvolgono la Chiesa tutta»: questo vale in particolare per i temi affidati ai
dieci gruppi di studio, ai quali altri potranno aggiungersi, in vista delle
necessarie decisioni. La conclusione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del
Sinodo dei Vescovi non pone fine al processo sinodale.
∎Riprendo qui con convinzione quanto ho indicato al termine dell’articolato
cammino sinodale che ha portato alla promulgazione di Amoris laetitia (19 marzo
2016): «non tutte le discussioni dottrinali, morali o pastorali devono essere
risolte con interventi del magistero. Naturalmente, nella Chiesa è necessaria
una unità di dottrina e di prassi, ma ciò non impedisce che esistano diversi
modi di interpretare alcuni aspetti della dottrina o alcune conseguenze che da
essa derivano». (…)
∎In molti casi si tratta di dare effettiva attuazione a ciò che è già
previsto dal diritto vigente, latino e orientale. In altri casi si potrà
procedere, attraverso un discernimento sinodale e nel quadro delle possibilità
indicate dal Documento finale, all’attivazione creativa di forme nuove di
ministerialità e di azione missionaria, sperimentando e sottoponendo a verifica
le esperienze.
∎Il compito di accompagnare la “fase attuativa” del cammino sinodale, sulla
base degli orientamenti offerti dal Documento finale, è affidato alla
Segreteria Generale del Sinodo insieme ai Dicasteri della Curia Romana (cfr. EC
19-21).