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martedì 3 dicembre 2024

Luis Badilla. Il Documento Finale del Sinodo è magistero ordinario? Sì! No! Forse! #sinodo #sinodalità

Grazie a Luis Badilla per queste osservazioni sul Sinodo appena concluso. 
"Misteri post-sinodali. Stralci della Nota di accompagnamento (al Documento Finale del Sinodo) di Papa Francesco un mese dopo la fine dell’Assemblea sinodale. Un bel gran pasticcio".
Mala tempora currunt.
Luigi C.


Il Documento Finale del Sinodo è magistero ordinario?

Sì!  No!  Forse! – Cosa è accaduto?

 

Il Documento Finale del Sinodo è magistero ordinario? Per la verità, la "Nota di accompagnamento" al Documento Finale dell'ultimo Sinodo, pubblicata il 24 novembre scorso, è abbastanza sorprendente poiché nella Esortazione Apostolica "Episcopalis communio" (2018) di Papa Francesco, che ha introdotto diverse e importanti modifiche all’assise sinodale, il comma §1 dell'Art. 18 dice: "§ 1. Ricevuta l’approvazione dei Membri, il Documento finale dell’Assemblea è offerto al Romano Pontefice, che decide della sua pubblicazione. Se approvato espressamente dal Romano Pontefice, il Documento finale partecipa del Magistero ordinario del Successore di Pietro. Secondo l’esortazione apostolica Episcopalis communio di Papa Francesco del 2018, il documento finale “partecipa al Magistero ordinario del Successore di Pietro”, se è espressamente approvato dal Papa".

Una Nota del Papa sul documento sinodale

Nonostante questo testo legislativo, ad ogni modo (e non si sa perché) il Pontefice però firmò una Nota specifica proprio per ribadire e sottolineare che il Documenti Finale è magistero ordinario.

Una cosa simile non ha precedenti, è un fatto inedito, inspiegabile. È altrettanto singolare che questa Nota venga diffusa un mese dopo la pubblicazione del Documento Finale, il quale, tra l'altro, ha subìto modifiche redazionali nel corso di questo tempo, dopo la prima pubblicazione della sera del 26 ottobre.

E tutto ciò perché?

Le risposte convincenti alla domanda sono poche o inesistenti. Ci sono ipotesi e la più plausibile l'ha formulata lo stesso Santo Padre nella Nota di accompagnamento, citando se stesso, tra virgolette, quando ha detto che il Documento «non è strettamente normativo» e che «la sua applicazione avrà bisogno di diverse mediazioni». A questo punto si pone però un altro problema perché queste due importantissime frasi non risultano essere un copyright del Pontefice.

Non è possibile identificare il testo dal quale il Pontefice avrebbe estratto queste due autocitazioni. Dice di averlo detto il 26 ottobre 2024 ma nel Saluto finale all'Assemblea sinodale non c'è nulla di simile nel suo discorso. E non c'è neanche nell'Omelia dell'Eucaristia con la quale il Santo Padre, il 27 ottobre, chiuse l'evento. Non esistono altri testi papali sulla fine del Sinodo in questi due giorni (26 – 27 ottobre scorso).

Premesso che il Papa abbia voluto spiegare comunque questi due virgolettati perché in un qualche momento li avrebbe pronunciati o scritti, la domanda di fondo resta in piedi: come mai il Pontefice regnante si sente costretto a dire su un suo documento del magistero ordinario che, appunto, è magistero ordinario? Allora?

Il ruolo di mons. Battocchio

Altri osservatori ricordano invece, e ciò forse potrebbe spiegare almeno in parte il pasticcio della Nota, è un altro evento, e cioè, dichiarazioni di mons. Riccardo Battocchio nominato dal Santo Padre Membro e Segretario Speciale della XVI Assemblea Generale del Sinodo dei Vescovi (7 luglio 2023), il quale in un incontro con la stampa - presentando il Documento Finale - sottolineò che questo Documento non è normativo anche se fa parte del magistero ordinario del Vescovo di Roma. [1 - citazione alla fine dell’articolo]

Nella trascrizione ufficiale della conferenza stampa ci sono gli interventi dei cardinali M. Grech e J. C. Hollerich. Non c'è però quello di mons. Riccardo Battocchio, dove avrebbe parlato di "strettamente normativo" con "diverse mediazioni". Papa Francesco però attribuisce a se stesso questi concetti. [2 - citazione alla fine dell’articolo]

Quale circostanza può spiegare e giustificare un tale comportamento? Cosa può spingere il Papa a sottolineare con un comunicato stampa che ciò che ha già detto e firmato nel momento della chiusura del Sinodo fa parte del suo magistero e del suo ministero petrino, usando frasi che però non ha pronunciato?

Meglio usare il freno a mano

Nella prima parte della Nota del 24 novembre scorso, Francesco sembra voler fermare le interpretazioni troppo libere e disinvolte del Documento Finale sia per applicarlo sia anche per ignorarlo, quasi fosse solo un elenco di proposte di fronte alle quali, in un senso o nell'altro, ciascuno (in particolare i vescovi diocesani) decide liberamente. Si potrebbe dire con un linguaggio semplice: il Santo Padre tira il freno a mano onde bloccare una deriva che porterebbe a dire, in diverse diocesi del mondo, che i contenuti del suddetto Documento non sono magistero ordinario bensì raccomandazioni, suggerimenti o consigli.

Le tre vie

Ma dopo, però, il Papa, nella Nota in questione, citando l’Amoris laetitia (2016), dopo la stretta torna ad aprire dicendo: «Non tutte le discussioni dottrinali, morali o pastorali devono essere risolte con interventi del magistero. Naturalmente, nella Chiesa è necessaria una unità di dottrina e di prassi, ma ciò non impedisce che esistano diversi modi di interpretare alcuni aspetti della dottrina o alcune conseguenze che da essa derivano».

Quindi nella Nota si propongono prima due vie ben diverse e perciò sostanzialmente si dice un “sì” ma anche un “no”.

Ma rileggiamo le parole del Santo Padre nella Nota di accompagnamento: "Approvando il Documento, il 26 ottobre scorso, ho detto che esso «non è strettamente normativo» e che «la sua applicazione avrà bisogno di diverse mediazioni». Questo non significa che non impegni fin da ora le Chiese a fare scelte coerenti con quanto in esso è indicato."

Queste parole autorizzano a rispondere alla domanda sul magistero ordinario del Documento Finale anche con un “forse”.

Lo scopo ultimo e vero della

Nota di accompagnamento

Alla fin fine, dopo giri, ipotesi e ricerche sterili, la conclusione è una sola: sostenere il Documento conclusivo delle due sessioni sinodali sulla sinodalità con l'intero peso e l'intera autorevolezza del magistero ordinario del Vescovo di Roma e ciò obbliga dare ascolto al Papa.

In questi quasi dodici anni di pontificato non era mai accaduto che il Papa stesso sentisse il bisogno di sottolineare la natura unica e l’importante rilevanza del magistero pontificio, del suo magistero.

Tempo fa, è stato il Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, card. Víctor Manuel Fernández, a evocare la questione nel corso della presentazione della Fiducia supplicans. Il porporato in diverse circostanze ha evidenziato di essere molto sensibile a questa materia anche perché sembra vedere insidie al magistero pontificio anche lì dove non ci sono.

Nelle sue numerose interviste il porporato argentino, a più riprese, ha parlato con enfasi sulla “dottrina del Papa” che, come si sa, non esiste. Esiste invece la Dottrina della Chiesa.

Tutto fa pensare a questo punto che la Nota è un altro scivolone del zelante cardinale Víctor Manuel Fernández, autore in passato di altri simili. Il porporato argentino ha dato sempre l’impressione di ritenersi il supremo custode di quanto dice o non dice il Santo Padre

*****

[1] Esortazione apostolica “Episcopalis communio”

Art. 18 Consegna del Documento finale al Romano Pontefice

§ 1. Ricevuta l’approvazione dei Membri, il Documento finale dell’Assemblea è offerto al Romano Pontefice, che decide della sua pubblicazione.

Se approvato espressamente dal Romano Pontefice, il Documento finale partecipa del Magistero ordinario del Successore di Pietro.

§ 2. Qualora poi il Romano Pontefice abbia concesso all’Assemblea del Sinodo potestà deliberativa, a norma del can. 343 del Codice di diritto canonico, il Documento finale partecipa del Magistero ordinario del Successore di Pietro una volta da lui ratificato e promulgato.

In questo caso il Documento finale viene pubblicato con la firma del Romano Pontefice insieme a quella dei Membri.

[2] Di questa conferenza stampa non esiste un video ufficiale e delle 5 intervenuti sono state diffuse le trascrizioni delle parole del card. Grech e del card. Hollerich. Su quanto hanno detto altre quattro persone - sr. Maria de los Dolores Palencia Gómez, P. Giacomo Costa, mons. Riccardo Battocchio, dott. Paolo Ruffini - non si sa niente.

Misteri post-sinodali. Stralci della Nota di accompagnamento (al Documento Finale del Sinodo) di Papa Francesco un mese dopo la fine dell’Assemblea sinodale. Un bel gran pasticcio.

          Oltre a quanto già ricordato nel testo precedente si deve aggiungere, per completezza, che nella versione online definitiva del Documento Finale del Sinodo sul sito del Vaticano si legge questa nota molto curiosa:

"Il Documento finale della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi è stato approvato durante la 17a Congregazione Generale, il 26 ottobre 2024, con il voto favorevole di oltre i due terzi dei Membri dell’Assemblea presenti alla votazione. I risultati del voto sono consultabili sul sito www.vatican.va. La versione ufficiale del testo è quella in lingua italiana. In vista della pubblicazione, sono stati effettuati interventi redazionali per assicurare la correttezza e la fluidità linguistica, oltre all’accuratezza delle citazioni."

Cioè, il testo del Documento Finale che si può leggere e scaricare oggi ha delle modifiche rispetto a quello pubblicato la sera del 26 ottobre 2024. Quali? Non si dice.

Poi, i Risultati delle votazioni sono scomparsi. Il link segnalato sopra per raggiungere le statistiche degli scrutini (www.vatican.va) è quello della homepage della Santa Sede e non quello che c’era con i quadri grafici dei voti.

Infine, per chiarezza va ribadito ancora: le due frasi che il Papa dice di aver pronunciato alla chiusura del Sinodo («non è strettamente normativo» e «la sua applicazione avrà bisogno di diverse mediazioni», non si trovano e sembra certo che sarebbero state pronunciate da mons. Riccardo Battocchio in una conferenza stampa.

Stralci del testo della Nota di accompagnamento

Nota di accompagnamento del Documento finale della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi del Santo Padre Francesco. Nei diversi momenti del cammino del Sinodo da me avviato nell’ottobre 2021 ci siamo messi in ascolto di ciò che in questo tempo lo Spirito Santo dice alle Chiese.

Il percorso sinodale, avviato nelle Chiese locali, ha attraversato poi le fasi nazionale e continentale, per giungere alla celebrazione dell’Assemblea del Sinodo dei Vescovi nelle due sessioni di ottobre 2023 e ottobre 2024.

Ora il cammino prosegue nelle Chiese locali e nei loro raggruppamenti, facendo tesoro del Documento finale che il 26 ottobre scorso è stato votato e approvato dall’Assemblea in tutte le sue parti.

Anch’io l’ho approvato e, firmandolo, ne ho disposto la pubblicazione, unendomi al “noi” dell’Assemblea che, attraverso il Documento finale, si rivolge al santo Popolo fedele di Dio.

Riconoscendo il valore del cammino sinodale compiuto, consegno ora alla

Approvando il Documento, il 26 ottobre scorso, ho detto che esso «non è strettamente normativo» e che «la sua applicazione avrà bisogno di diverse mediazioni». Questo non significa che non impegni fin da ora le Chiese a fare scelte coerenti con quanto in esso è indicato.

Ho anche aggiunto che «c’è bisogno di tempo per giungere a scelte che coinvolgono la Chiesa tutta»: questo vale in particolare per i temi affidati ai dieci gruppi di studio, ai quali altri potranno aggiungersi, in vista delle necessarie decisioni. La conclusione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi non pone fine al processo sinodale.

Riprendo qui con convinzione quanto ho indicato al termine dell’articolato cammino sinodale che ha portato alla promulgazione di Amoris laetitia (19 marzo 2016): «non tutte le discussioni dottrinali, morali o pastorali devono essere risolte con interventi del magistero. Naturalmente, nella Chiesa è necessaria una unità di dottrina e di prassi, ma ciò non impedisce che esistano diversi modi di interpretare alcuni aspetti della dottrina o alcune conseguenze che da essa derivano». (…)

In molti casi si tratta di dare effettiva attuazione a ciò che è già previsto dal diritto vigente, latino e orientale. In altri casi si potrà procedere, attraverso un discernimento sinodale e nel quadro delle possibilità indicate dal Documento finale, all’attivazione creativa di forme nuove di ministerialità e di azione missionaria, sperimentando e sottoponendo a verifica le esperienze.

Il compito di accompagnare la “fase attuativa” del cammino sinodale, sulla base degli orientamenti offerti dal Documento finale, è affidato alla Segreteria Generale del Sinodo insieme ai Dicasteri della Curia Romana (cfr. EC 19-21).

(Testo completo)