Luigi C.
169ª SETTIMANA: LE SENTINELLE CONTINUANO LA LORO PREGHIERA PER LA DIFESA DELLA MESSA TRADIZIONALE DAVANTI ALL'ARCIDIOCESI DI PARIGI
Mentre guardavo in televisione la cerimonia di riapertura di Notre-Dame, ho pensato a questo passaggio di Huysmans, in Les foules de Lourdes/Le moltitudini di Lourdes, dove massacra il cattivo gusto dei santuari di Lourdes, che ai suoi tempi non erano ancora diventati un po’ più sopportabili a causa della patina del tempo: “La bruttezza di tutto ciò che vediamo qui finisce per non essere naturale, perché è fuori da ogni scala conosciuta al mondo; l'uomo solo, senza un suggerimento arrivatogli dai pianti e gemiti dell'aldilà, non riuscirebbe disonorare Dio in questo modo; c’è, a Lourdes, una tale bassezza, una tale emorragia di cattivo gusto, che, inevitabilmente, ci si impone l’idea di un intervento del Bassissimo. »
Vedere Notre-Dame resuscitare il 7 dicembre, probabilmente non come nel XIII secolo, ma almeno come era stata restaurata da Viollet-Le-Duc, ha suscitato grande emozione. Perché allora imporre a questo poema di pietra l'indegnità di questi mobili in bronzo di Guillaume Bardet tratti dal palcoscenico di un'opera di Brecht, e soprattutto di questi ornamenti clowneschi dell'arcivescovo e dei suoi due diaconi, disegnati da Jean-Charles de Castelbajac?
Perché in Francia, paese della Rivoluzione, la dottrina delle nostre “élite” è che dobbiamo inserire l’arte contemporanea più bassa e più volgarmente stridente nei gioielli del nostro patrimonio architettonico. È così che, da molti anni, Parigi, il Palazzo Reale, i cortili del Louvre, Place Vendôme, Place du Panthéon, Champs de Mars, ecc., vengono sistematicamente disfigurati dagli oggetti che vi hanno messi dentro, per, possiamo dirlo, profanare la città più bella del mondo. Possiamo forse immaginare dei simili sacrilegi estetici nel centro storico di Roma o Venezia? Ebbene, a Notre-Dame, è il nostro arcivescovo che si è mascherato di verde, bianco, rosso, blu, per questo triste evento, mentre le sagrestie della cattedrale custodiscono splendidi tesori dell’arte dei paramenti, in particolare i parati gotici del XIX secolo, di eccezionale qualità.
Per favore, dovete scusare la mia rabbia. Potrei infatti limitarmi a lamentare la monotonia e l'indigenza della nuova liturgia imposta alla nostra cattedrale, in mezzo alla quale, è vero, si intravedevano musiche vocali e organistiche. Ma evidentemente ciò che mancava crudelmente era la liturgia che ha vissuto così a lungo a Notre-Dame e che le aveva sempre dato vita (vedi la messa pontificale di Natale celebrata dal cardinale Suhard nel 1948: http://www.ina.fr/video/VDF07000663).
È vero che a partire dal Concilio alla liturgia antica gli è stato occasionalmente permesso di entrare nella cattedrale. Il 2 luglio 1988, giorno della pubblicazione del motu proprio Ecclesia Dei, lo stesso cardinale Lustiger celebrò una messa tradizionale a Notre-Dame davanti a una folla compatta, guidato da Padre Henry de Villefranche. Poi, il 7 luglio 2017 anche padre Marc Guelfucci ha celebrato una messa solenne in occasione del decennale del motu proprio Summorum Pontificum. E c'erano ancora le messe di apertura del Pellegrinaggio di Notre Dame de la Chrétienté, il sabato della vigilia di Pentecoste, finché l'incendio costrinse a celebrare queste messe a San Sulpicio.
Ma la messa tradizionale avrà di nuovo la possibilità introdursi nella rinnovata Notre-Dame? La lettera 1135 di Paix Liturgique, del 6 dicembre, riprende una proposta già avanzata due anni fa dalla stessa Paix Liturgique: riservare una cappella a Notre-Dame de Paris per il rito tradizionale, come nella “primada” di Spagna, la cattedrale di Toledo dove torviamo una cappella per la celebrazione dell'antico rito mozarabico. Sarebbe infatti normale che la veneranda liturgia che vi era praticata da tempo immemorabile, e che attualmente è celebrata in più di 450 luoghi di culto del nostro Paese, fosse presente in questo luogo moralmente centrale del cattolicesimo francese.
Per il momento, come avvenne che il giorno della riapertura dell'edificio i fedeli cattolici parigini sono rimasti fuori, in piazza, di notte, mentre nella navata si congratulavano i grandi di questo mondo, anche noi, sentinelle del rito romano tradizionale perseguitato, preghiamo il rosario sul marciapiede, davanti agli uffici arcivescovili, 10 rue du Cloître-Notre-Dame, dal lunedì al venerdì, dalle 13 alle 24 13,30, mentre altre sentinelle lo pregano a Saint-Georges de La Villette, 114 av. Simón Bolívar, il mercoledì alle 17, e davanti a Notre-Dame du Travail, 59 rue Vercingétorix, la domenica alle 18,15.
Ma non rimarremo fuori per sempre...
Echi delle veglie: un passante si ferma: “Fate bene a chiedere che a Parigi si mantenga la liturgia tradizionale. Sono un fedele di Rambouillet, una comunità a cui quasi 15 anni orsono fu concessa una messa domenicale al mese e ci era stato promesso che, dopo un leale periodo di osservazione per poter misurare la realtà e l’assiduità del nostro gruppo, ci sarebbe stato concesso la celebrazione della Messa domenicale con maggiore regolarità, ma, ed è con profondo rammarico che lo dico, sono convinto che siamo stati completamente ingannati! Infatti, posso dirvi che, il 15, dopo la nostra prima richiesta, la diocesi non ci ha concesso qualsiasi altra celebrazione domenicali. So che i giovani fedeli stanno pensando di lanciare una Messa regolare davanti alla chiesa e molti di noi li incoraggiamo a farlo. Quindi “bravo” per la vostra perseveranza, soprattutto in questi giorni in cui fa così tanto freddo “Christus Imperat!