Luigi C.
164ª SETTIMANA: LE SENTINELLE CONTINUANO LA LORO PREGHIERA PER LA DIFESA DELLA MESSA TRADIZIONALE DAVANTI ALL'ARCIDIOCESI DI PARIGI
Continuiamo a ripetere che siamo attaccati alla liturgia tradizionale non per ragioni di sensibilità, ma di fede, soprattutto per ciò che essa ci esprime sulla dottrina della Chiesa sul sacrificio eucaristico, mentre la nuova liturgia la esprime molto più debolmente, e in alcuni casi niente affatto.
Bisogna però chiarirlo: nella liturgia tutto è sensibile, fatta com’è di simboli, gesti, canti, ornamenti, edifici sacri. E questa sensibilità è vettore del messaggio, così che la bellezza della liturgia tradizionale, talvolta molto semplice e modesta, altre volte splendida ed esultante, fa risplendere la sacralità che ostra.
Il grande autore tedesco Martin Mosebach (vedi Paix Liturgique France) ha tenuto un'interessante conferenza il 31 agosto nel monastero cistercense tradizionale ceco di Vyšší Brod (su questo monastero vedi l'intervista al suo superiore: Paix Liturgique France). Lì, nella Repubblica Ceca, Martin Mosebach ha parlato sull’argomento: “La Chiesa ha spogliato la messa della sua sacra visualizzazione”. Ha fatto l'esempio del semplice tavolo che ora funge da altare. Mentre lo splendore della liturgia, che contrastava con il grigiore della vita quotidiana, mirava a sollevare i cuori verso il cielo. Per 300 anni nella Francia medievale, un terzo delle entrate dello Stato fu speso a costruire cattedrali. Si dice che furono spostate più pietre per questo scopo che durante i 3.000 anni dell’Egitto faraonico, mentre la maggior parte delle persone viveva in quella che chiamiamo povertà. “Il sacro”, dice Mosebach, “lo spazio sottratto al commercio, creato attorno al Santissimo Sacramento, è un valore in sé stesso e non ha bisogno di essere giustificato”. Oggi invece, se una chiesa non è piena, il primo istinto delle diocesi è quello di venderla o demolirla.
Tuttavia, la bellezza non fa appello alla ragione o alla moralità, ma ai sensi, ha continuato. In essa la verità si rivela nell'ambito della materia, del corpo, mentre per l'uomo moderno la bellezza appartiene all'ambito dell'arbitrio individuale e soggettivo. La Chiesa ha una serie completa di regole per tutto il suo aspetto esteriore. Pertanto, una chiesa deve essere rivolta a est, avere un santuario separato dalla navata dalla balaustra del coro sul modello del Tempio di Gerusalemme, un altare i cui gradini rappresentano il Calvario e non un tavolo. Il lavoro liturgico di visualizzare Dio è enorme.
Così, nella nostra attuale incapacità di bellezza, conclude, abbiamo una nuova opportunità di sperimentare la bellezza non come qualcosa della nostra azione e intenzione, ma come una rivelazione e una grazia: ed ecco lo scopo e l’utilità della liturgia tradizionale.
Faccio il collegamento tra queste parole di Martin Mosebach con quanto ho letto sul sito italiano Il Cammino dei Tre Sentieri del 18 agosto (SOSTA - Si le célèbre architecte Augustus Pugin avait assisté à une messe moderne, serait-il devenu catholique ? - Le chemin des trois chemins). L'articolo citava il celebre architetto Augustus Pugin (1812-1852), l'inglese Viollet-le-Duc che, nato anglicano, si convertì al cattolicesimo proprio dopo aver sperimentato la bellezza intrinseca della liturgia cattolica. Da lui vengono citate queste parole: "Chi ha un modo così sublime di pregare e di adorare Dio, disse, deve essere nella verità, nella verità del modo divinissimo di credere in Dio e nel suo Figlio Gesù Cristo". E ancora: “Ho conosciuto la verità della Chiesa cattolica nelle cripte delle antiche chiese e cattedrali europee. In precedenza avevo cercato la verità nella moderna Chiesa anglicana, ma pois ho scoperto che dal momento in cui si è separata dal centro dell’unità cattolica, ha poca verità e nessuna vita. […] È così che, senza aver incontrato un solo sacerdote, aiutato solo dalla grazia di Dio e dalla sovrumana bellezza dell’arte e della liturgia cattoliche, ho deciso di entrare nella Sua unica e vera Chiesa”.
L’articolo si concludeva chiedendo: “Cosa sarebbe successo se Auguste Pugin fosse entrato in una chiesa contemporanea con una liturgia contemporanea?”
Macron e il vescovo Ulrich hanno voluto con tutte le loro forze imporre una griffe moderna – uso la parola volutamente – al restauro di Notre-Dame a Parigi. Le vetrate e gli arredi liturgici saranno estremamente moderni ed estremamente brutti. Per quanto riguarda la liturgia, è ovvio che anch’essa…
Fondamentalmente, la nostra lotta per la libertà dalla liturgia tradizionale è anche una lotta di civilizzazione, una lotta per la civilizzazione cristiana in tutte le sue componenti, il cui nucleo è la liturgia cristiana. Chiediamo questa libertà, e chiediamo innanzitutto che ci restituiscano ciò che ci è stato strappato via a partire dalla Traditionis Custodes, in particolare a Parigi. Lo chiediamo di settimana in settimana, davanti all'arcidiocesi, 10 rue du Cloître-Notre-Dame, dal lunedì al venerdì, dalle 13 alle 13,30, a Saint-Georges de La Villette, 114 ave. Simón Bolívar, mercoledì alle 17, davanti a Notre-Dame du Travail, 59 rue Vercingétorix, domenica alle 18,15.
Dio è Verità, Bontà e Bellezza, ripete come uno slogan il sito italiano delle “Tre Vie”: la via della Verità, la via del Bene e la via della Bellezza.
Echi delle nostre ore di vigilia: una persona piuttosto anziana si avvicina, schernendosi: “Siete completamente oltrepassati, fuori moda… non dubito che siete in buona fede ma la vostra è una richiesta del tutto anacronistica! Pare che abbiate dimenticato che dal Concilio (Vaticano II) le cose sono cambiate!” Prima ancora che avessimo il tempo di rispondere, sono subito intervenuti due giovani: “Ma è Lei ad avere la nostalgia di un'illusione, di un sogno, di una fantasia… noi giovani vogliamo continuare a inginocchiarci davanti a Gesù veramente presente sull'altare." E l'altro giovane: "Noi in Italia abbiamo avuto difficoltà a comprendere l'apostasia conciliare, ma ora in tutta la penisola si leva un vento di preghiera permettendoci di rimanere fedeli alla fede cattolica, la stessa di ieri e di domani."