Post in evidenza

MiL è arrivato a 20.000 post, ad maiorem Dei gloriam! #messainlatino #blogmil #sonosoddisfazioni #20000

Con piacere, ed una punta di sana soddisfazione (per il traguardo che ripaga i tanti nostri sacrifici) avvisiamo i nostri lettori che il blo...

giovedì 17 ottobre 2024

Curia di Napoli, QUARTA PUNTATA. Le ire di Mons. Battaglia che si scaglia contro il suo clero. E il Vaticano prende le distanze

Sono critici in questi giorni i rapporti tra la Curia di Napoli e il Vaticano a seguito del coinvolgimento della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale, travolta dallo scandalo “Operazione Ducale”, che ha portato all’arresto di Daniel Barillà, genero di un boss della ‘ndrangheta reggina, per corruzione, associazione mafiosa e voto di scambio. Fatti accaduti la scorsa estate, riportati da MiL (vedi quiqui e qui) e poi ripresi dalla stampa nazionale, in primis da Franca Giansoldati su Il Messaggero (vedi qui e qui). Al centro delle indagini, Mons. Antonio Foderaro, decano della Sezione San Tommaso, che avrebbe agevolato l’ascesa di Barillà all’interno della Facoltà, nominandolo consulente. Foderaro si difende, affermando di ignorare i legami mafiosi di Barillà, ma le accuse puntano su presunti favori reciproci, inclusa – parrebbe – la cancellazione di prove compromettenti, il licenziamento di personale scomodo e l’introduzione di altri collaboratori legati alla Calabria. Intanto, l’indagine della Guardia di Finanza si estende anche alla misteriosa distruzione di antichi volumi della prestigiosa biblioteca della Facoltà. Secondo alcune indiscrezioni, questa operazione potrebbe essere parte di un tentativo di coprire ulteriori attività illecite. Nonostante l’autosospensione di Foderaro, il silenzio delle autorità accademiche e delle alte gerarchie ecclesiastiche contribuisce ad alimentare sospetti sulla gestione interna dell’istituzione, minandone la sua credibilità.

Intanto, nostre fonti confermano che il nome di Monsignor Battaglia era ricompreso nella prima lista dei nuovi cardinali preconizzati il 6 ottobre scorso, ma poi sia stato depennato per le note vicende. 

L’arcivescovo di Napoli rompe il silenzio. Il 14 ottobre scorso, l’arcivescovo di Napoli, monsignor Domenico Battaglia, ha convocato una riunione plenaria

con una lettera indirizzata ai membri del Consiglio presbiteriale, ai delegati arcivescovili, ai direttori degli uffici diocesani e a tutti i dipendenti e collaboratori della Curia. La missiva (vedi foto in calce del documento ufficiale) dispone la chiusura degli uffici per due ore (dalle 10 alle 12) e convoca tutti nel salone di Largo Donnaregina per discutere “questioni urgenti e importanti riguardanti la vita della Chiesa diocesana”. L’arcivescovo ha richiesto la partecipazione di tutti, sottolineando “l’importanza del momento”. Ma di cosa si tratta? 

Proteste e lettere anonime. La decisione dell’arcivescovo è stata dettata da una serie di proteste interne (evidentemente inascoltate) che hanno dato seguito a lettere anonime inviate direttamente ai Dicasteri romani (come ovvia diretta conseguenza), aumentate significativamente nelle ultime settimane quando la situazione era oramai pubblica e insostenibile. Questi atti di dissenso sono culminati dopo l’arresto di Daniel Barillà, responsabile delle Risorse Umane e del fundraising della Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale. Genero del presunto boss della ‘ndrangheta Domenico Araniti, Barillà è stato coinvolto nell’inchiesta Ducale della Direzione distrettuale antimafia (Dda) di Reggio Calabria. Sottoposto all’obbligo di firma, il caso di Barillà ha scosso profondamente l’ambiente ecclesiastico napoletano, in quanto le ipotesi potrebbero essere le più varie, comprese quelle più gravi (vedi qui e qui).

Il caso Foderaro e l’inchiesta Ducale. Oltre a Barillà, nell’inchiesta è coinvolto anche monsignor Antonio Foderaro, decano della Facoltà Teologica nonché istituzione di spicco del Tribunale Ecclesiastico della Diocesi, con avviso di garanzia per presunto voto di scambio politico-mafioso. Nominato da monsignor Battaglia, Foderaro si è solo “autosospeso” (istituto non previsto nel diritto), ma non si è dimesso, dall’incarico nel settembre scorso (come tutti si sarebbero aspettati), a seguito delle indagini che lo vedevano iscritto nel registro degli indagati. Una ambiguità che ha consentito a Foderaro di continuare ad occupare il suo ufficio (e de facto governare). Questo con il pubblico beneplacito di Monsignor Battaglia nel suo ruolo di Gran Cancelliere della Pontificia Facoltà Teologica dell’Italia Meridionale. Il legame tra Foderaro e Barillà è stato al centro delle preoccupazioni degli inquirenti, che hanno evidenziato una “dinamica relazionale” tra i due. Foderaro, originario di Reggio Calabria, aveva assunto Barillà nella Facoltà appena quattro mesi dopo la sua nomina affidandogli prima la gestione amministrativa, poi quella delle Risorse Umane e Organizzazione e in fine quella di raccolta fondi (vedi qui e qui).

Le manovre di Asti e la bocciatura del Vaticano. Intanto il Preside della Facoltà Teologica, don Francesco Asti – definito da chi vive l’ateneo “l’abile burattinaio” – aveva anche annunciato l’intenzione di rivolgersi al dicastero per la Cultura e l’Educazione cattolica, uno dei sedici della Curia romana, per chiedere la revoca dell’autosospensione di don Antonello e, dunque, la possibilità di farlo tornare a ricoprire il suo ruolo di decano in Facoltà. Non è andata così. Il dicastero romano, dopo essersi riunito per valutare la domanda giunta da Napoli, ha respinto la richiesta confermandone, almeno per il momento, l’autosospensione (leggi qui).

Clima da caccia alle streghe. Sono giorni questi in cui la situazione nella Curia napoletana è insostenibile. Un malumore tra i membri del clero e seminaristi che aumenta di giorno in giorno per la mancanza di chiarezza dello stesso arcivescovo Battaglia, che parrebbe più preoccupato a tacere i fatti che a spianare la strada alla magistratura affinché, come si dice in questi casi, essa faccia il suo corso. E così, la vulgata che vedeva fino a ieri don Mimmo Battaglia amico dei poveri e degli ultimi, erede spirituale dello stesso Papa Francesco, è crollata di colpo non solo per i fatti che lo hanno coinvolto, se pur indirettamente, ma anche per l’aggressività con la quale avrebbe reagito nei confronti del suo clero nella plenaria dello scorso 14 ottobre. Le critiche nei confronti dell’arcivescovo sono alimentate dalla percezione di una sua scarsa presenza in città, a causa dei frequenti viaggi in Calabria. “Se per farsi ricevere da lui occorrevano mesi, dopo lo scandalo della Facoltà teologica ha cominciato finalmente a incontrarci, ma è tardi ed il rapporto è incrinato”, ha commentato un anziano sacerdote (vedi qui).

L’ombra del “corvo” e delle lettere anonime. Come conseguenza della bufera iniziata dalla stampa locale e da Il Fatto Quotidiano e amplificata da MiL ci sarebbe anche un “corvo” – o forse più di uno? – all’interno della Curia, responsabile dell’invio di lettere anonime e dossier a Roma, diretti non solo ai Dicasteri vaticani, ma anche al Papa e ad alcuni cardinali. Il quotidiano Il Mattino (vedi qui) riporta che sarebbero state inviate almeno sei missive, con l’intento di far luce sulla gestione di Battaglia, inviate a una buona parte del mondo ecclesiastico non solo napoletano, incluse i Dicasteri per i vescovi e quella per il clero, e almeno un paio perfino all’indirizzo del Papa e di alcuni cardinali. Ma che cosa c'è scritto in queste lettere? Le questioni sarebbero più di una, come raccontano alcuni tra i tanti destinatari. Si va dalle critiche all’attuale gestione episcopale, in particolar modo quella che riguarderebbe le arciconfraternite, al caso di don Antonello Foderaro. L’arcivescovo ha espresso profonda amarezza per queste lettere, considerate un tentativo di destabilizzare la sua leadership e seminare scandalo con accuse ritenute infondate. Parole che rafforzano il comune sentimento della Chiesa napoletana, che vede il proprio arcivescovo preoccupato più  per la sua immagine e carriera ecclesiastica che al trionfo del bene e della verità con un clima definita da molti di “caccia alle streghe” (vedi quiqui e qui).

La riunione del 14 ottobre: benzina sul fuoco. La riunione convocata lo scorso lunedì 14 ottobre doveva rappresentare un momento di chiarimento e distensione per la diocesi di Napoli, e invece si è trasformato in un boomerang contro lo stesso arcivescovo. Non è passato inosservato infatti che Monsignor Battaglia ha ritenuto così importante questo incontro tanto da rinunciare alla partecipazione al Sinodo di Roma, di cui è membro. Alcuni vedono in questa scelta un segnale di tensione tra l’arcivescovo e la Curia napoletana, alimentato forse anche dalla sua mancata nomina a cardinale durante il recente concistoro (vedi qui). Altri invece, un freno di Papa Francesco alla sua nomina che era nell’aria da diversi mesi ed oggi bloccata alla luce degli scandali che hanno coinvolto Curia e Facoltà Teologica di Napoli. 

Luigi C.