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venerdì 30 agosto 2024

Papa Francesco e l’undicesimo (nuovo) comandamento (interessato): «Non respingere i migranti»

«Bisogna dirlo con chiarezza: c’è chi opera sistematicamente e con ogni mezzo per respingere i migranti – per respingere i migranti. E questo, quando è fatto con coscienza e responsabilità, è un peccato grave. […]
Dio stesso attraversa il mare e il deserto; Dio non rimane a distanza, no, condivide il dramma dei migranti, Dio è con loro, con i migranti, soffre con loro, con i migranti, piange e spera con loro, con i migranti. Ci farà bene, oggi pensare: il Signore è con i nostri migranti nel mare nostrum, il Signore è con loro, non con quelli che li respingono».
Queste sono le parole pronunciate da papa Francesco in occasione dell’udienza generale di mercoledì 28 agosto in piazza San Pietro (QUI) e queste parole – se hanno, come devono avere, un senso chiaro e preciso – vanno analizzate nella loro gravità.
Innanzitutto papa Francesco utilizza il termine assoluto e senza deroghe «peccato grave», in violazione di un nuovo undicesimo comandamento: è dunque un peccato grave il fatto di «respingere i migranti», senza eccezioni; e quindi – ricorrendo ai principi generali della dottrina cattolica appresa sin dai primi anni di vita – se questo peccato grave è commesso o provocato (direttamente o indirettamente) con piena avvertenza e deliberato consenso, chi lo compie è in stato di peccato mortale, non può accedere alla Santa Comunione e «provoca l’esclusione dal regno di Cristo e la morte eterna dell’inferno» (n. 1861 CCC).
Ma la Chiesa Cattolica, la dottrina, i Papi precedenti e – chissà… – persino papa Francesco ritengono che sia proprio così? Ovvero che è «peccato grave» («grave» senza eccezioni, e quindi – si ripete – potenzialmente mortale) non soccorrere non chi involontariamente (o magari per imprudenza) fa naufragio in mare, ma chi in piena consapevolezza (o obbligato da criminali internazionali) si pone coscientemente in una situazione di grave pericolo al fine di invocare (o pretendere) il soccorso da parte di organizzazioni di natura privata o pubblica, ma comunque con costi a carico di una comunità nazionale.
Ed è inoltre possibile che pressoché tutti (tutti) gli Stati europei (formalmente cattolici o quantomeno cristiani), in tale materia, pongano in essere atti definibili «peccati gravi»?
Premesso che – come ancora scriveva il conservatore card. Alfredo Ottaviani nel 1960 – «Ecclesiae non competit potestas directa in res temporales» (alla Chiesa non compete la potestà diretta negli affari temporali) – il punto di partenza è il Catechismo della Chiesa Cattolica, pubblicato da San Giovanni Paolo II l’11 ottobre 1992, il quale al n. 2241 spiega:

Le nazioni più ricche sono tenute ad accogliere, nella misura del possibile, lo straniero alla ricerca della sicurezza e delle risorse necessarie alla vita, che non gli è possibile trovare nel proprio paese di origine. I pubblici poteri avranno cura che venga rispettato il diritto naturale, che pone l’ospite sotto la protezione di coloro che lo accolgono.
Le autorità politiche, in vista del bene comune, di cui sono responsabili, possono subordinare l’esercizio del diritto di immigrazione a diverse condizioni giuridiche, in particolare al rispetto dei doveri dei migranti nei confronti del paese che li accoglie. L’immigrato è tenuto a rispettare con riconoscenza il patrimonio materiale e spirituale del paese che lo ospita, ad obbedire alle sue leggi, a contribuire ai suoi oneri.

E già il Catechismo della Chiesa Cattolica – che ha il compito di «custodire e presentare il prezioso deposito della dottrina cristiana» (costituzione apostolica Fidei donum per la pubblicazione del Catechismo della Chiesa Cattolica) non solo non indica come «peccato grave» il respingimento dei migranti, ma, con l’intelligenza e la lungimiranza proprie dell’insegnamento della Chiesa Cattolica illuminato dalla Fede, pone condizioni e limiti all’accoglienza dello straniero, oltre ad imporre chiari doveri all’immigrato.
Tutte nozioni, queste, del tutto assenti dai discorsi e dalle dichiarazioni (fatichiamo, e ce ne scusiamo, a definirle «magistero») pontifice degli ultimi undici anni.
E cosa pensavano i predecessori di papa Francesco in tema di immigrazione e suoi (necessari) limiti?
Nel messaggio per la Giornata mondiale delle migrazioni «La pastorale per i Migranti, via per l’adempimento della missione della Chiesa oggi» (2 febbraio 2001), San Giovanni Paolo II scrisse:

La Chiesa lo riconosce ad ogni uomo nel duplice aspetto di possibilità di uscire dal proprio Paese e possibilità di entrare in un altro alla ricerca di migliori condizioni di vita. Certo, l’esercizio di tale diritto va regolamentato, perché una sua applicazione indiscriminata arrecherebbe danno e pregiudizio al bene comune delle comunità che accolgono il migrante. Di fronte all’intrecciarsi di molti interessi accanto alle leggi dei singoli Paesi, occorrono norme internazionali capaci di regolare i diritti di ciascuno, sì da impedire decisioni unilaterali a danno dei più deboli.

Dieci anni più tardi, nel messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato «Una sola famiglia umana» (27 settembre 2010), Papa Benedetto XVI scrisse:

Al tempo stesso, gli Stati hanno il diritto di regolare i flussi migratori e di difendere le proprie frontiere, sempre assicurando il rispetto dovuto alla dignità di ciascuna persona umana. Gli immigrati, inoltre, hanno il dovere di integrarsi nel Paese di accoglienza, rispettandone le leggi e l’identità nazionale. “Si tratterà allora di coniugare l’accoglienza che si deve a tutti gli esseri umani, specie se indigenti, con la valutazione delle condizioni indispensabili per una vita dignitosa e pacifica per gli abitanti originari e per quelli sopraggiunti” (Giovanni Paolo II, Messaggio per la Giornata Mondiale della Pace 2001, 13).

E due anni dopo, nel messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato «Migrazioni: pellegrinaggio di fede e di speranza» (12 ottobre 2012), sempre Papa Benedetto XVI scrisse:

Certo, ogni Stato ha il diritto di regolare i flussi migratori e di attuare politiche dettate dalle esigenze generali del bene comune, ma sempre assicurando il rispetto della dignità di ogni persona umana. […] Nel contesto socio-politico attuale, però, prima ancora che il diritto a emigrare, va riaffermato il diritto a non emigrare, cioè a essere in condizione di rimanere nella propria terra, ripetendo con il Beato Giovanni Paolo II che «diritto primario dell’uomo è di vivere nella propria patria: diritto che però diventa effettivo solo se si tengono costantemente sotto controllo i fattori che spingono all’emigrazione» (Discorso al IV Congresso mondiale delle Migrazioni, 1998). […] Il cammino di integrazione comprende diritti e doveri, attenzione e cura verso i migranti perché abbiano una vita decorosa, ma anche attenzione da parte dei migranti verso i valori che offre la società in cui si inseriscono.

Sì tratta – con tutta evidenza – di insegnamenti ben lontani, se non divergenti, dal «peccato grave» senza eccezione alcuna di violazione del nuovo undicesimo comandamento:  non respingere i migranti.
Ma siamo sicuri che, nei suoi ormai undici anni di pontificato, papa Francesco si sia sempre espresso coerentemente alla presa di posizione esternata in piazza San Pietro lo scorso 28 agosto?
La nostra memoria ci impone di richiamare le parole pronunciate (a braccio) nel discorso durante l’incontro con i Vescovi in occasione della 31ª Giornata mondiale della gioventù (Cattedrale di Cracovia, 27 luglio 2016), in cui papà Francesco rispose:

Davvero la corruzione è all’origine della migrazione. Come fare? Io credo che ogni Paese debba vedere come e quando: non tutti i Paesi sono uguali; non tutti i Paesi hanno le stesse possibilità. Sì, però hanno la possibilità di essere generosi! Generosi come cristiani. Non possiamo investire là, ma per quelli che vengono… Quanti e come? Non si può dare una risposta universale, perché l’accoglienza dipende dalla situazione di ogni Paese e anche dalla cultura. Ma certo si possono fare tante cose. Per esempio la preghiera: una volta alla settimana l’orazione al Santissimo Sacramento con preghiera per coloro che bussano alla porta dell’Europa e non riescono ad entrare. Alcuni riescono, ma altri no… Poi entra uno e prende una strada che genera paura. Abbiamo Paesi che hanno saputo integrare bene i migranti, da anni! Hanno saputo integrarli bene. In altri, purtroppo, si sono formati come dei ghetti. C’è tutta una riforma che si deve fare, a livello mondiale, su questo impegno, sull’accoglienza. Ma è comunque un aspetto relativo: assoluto è il cuore aperto ad accogliere. Questo è l’assoluto! Con la preghiera, l’intercessione, fare quello che io posso. Relativo è il modo in cui posso farlo: non tutti possono farlo nella stessa maniera. Ma il problema è mondiale!

Quindi appena otto anni fa papa Francesco affermava che l’accoglienza del migrante è un «aspetto relativo» e non «assoluto» e ogni Paese deve «vedere come e quando»: come è possibile conciliare «questo» papa Francesco (e la dottrina cattolica ed il magistero pontifici ) con «quel» papa Francesco che, il 28 luglio, ha statuito che «respingere i migranti è peccato grave»?
È vero – come soleva dire uno statista italiano lungo corso – che «a pensar male si fa peccato»… e tra tutto il «peccato grave» trattato in questo articolo non vorremmo aggiungerne altro… ma… «a volte ci si azzecca», e quindi potrebbe non essere del tutto estranea a questa intemerata migratorista la notizia uscita quattro giorni prima (il 24 agosto) e che è ben spiegata nell’articolo pubblico sul quotidiano Il giornale (QUI):

«Prego per voi». Il Papa benedice Mare Jonio. E i vescovi mettono in mare la loro barca

Bergoglio invia una missiva all’equipaggio della Mare Jonio che nella missione sarà affiancata da una barca finanziata dalla Fondazione Migrantes della Conferenza episcopale italiana

Ancora una volta, Papa Francesco esplica il suo legame con la ong Mediterranea Saving Humans che usa la nave Mare Jonio per andare a recuperare gli immigrati nel Mar Mediterraneo. Con un messaggio inviato al cappellano della ong, don Mattia Ferrari, che si trova a bordo della nave partita ieri da Trapani in direzione del Mediterraneo centrale, il Santo Padre ha voluto dare la propria «benedizione all’equipaggio di Mediterranea Saving Humans e a Migrantes». E poi, ha aggiunto il Pontefice nella missiva, «Prego per voi» per poi ringraziare la Ong impegnata nel salvataggio dei migranti, «per la vostra testimonianza», e invocando anche la benedizione di Dio e della Madonna.

Quella iniziata ieri è la prima missione che Mediterranea Saving Humans, con la sua nave Mare Jonio, effettua insieme alla Fondazione Migrantes della Conferenza episcopale italiana. Non è un elemento secondario, un appoggio formale alla missione, ma un supporto concreto all’organizzazione, che può contare su una seconda nave di affiancamento, finanziata dai Vescovi, a bordo della quale si trovano altri volontari e personale medico, oltre a un mediatore culturale e a un piccolo gruppo di giornalisti. È la prima volta che lo Stato Vaticano, mediante un suo ente, interviene direttamente in una missione in mare, che porterà poi i migranti in Italia.

«È una barca d’appoggio preparata assieme a Migrantes con a bordo due direttori diocesani di Fano e di Caltanissetta. Questo è l’ennesimo tassello in una collaborazione con la Chiesa che va avanti da anni e che è fatta soprattutto di tante relazioni e ai vari livelli dalle parrocchie alle diocesi, alla Chiesa universale», ha dichiarato don Ferrari a Vatican news. Meno di un anno fa, un reportage del settimanale Panorama [QUI su MiL: N.d.R.], ha fatto emergere alcuni collegamenti poco chiari tra la Ong di Luca Casarini e il Vaticano, proprio per i soldi che sono stati versati dai Vescovi alla Ong nel corso del tempo. Finora, però, l’appoggio era stato solo esterno e mai si era pensato che la Chiesa potesse intervenire con una propria barca nel Mediterraneo.

«Questa è la Chiesa che ci piace, quella che sostiene delle pratiche concrete. Lo voglio dire da convertito: questo è il Vangelo. Ama il prossimo tuo come te stesso vale soprattutto in mare», disse lo scorso dicembre Luca Casarini in un’intervista in merito ad alcune intercettazioni che divennero un caso, non solo politico.

Andare per mare, ha dichiarato don Ferrari a Vatican News nell’ultima intervista, significa «spezzare questo muro di cinismo e di indifferenza», per poter «svegliare le coscienze, perché la società è troppo distratta e non possiamo continuare a tollerare questa strage continua fatta di naufragi e di respingimenti».

Insomma, ora la Conferenza episcopale italiana partecipa direttamente con soldi (quelli che giungono dall’otto per mille e dalle offerte dei fedeli) e strutture (una propria nave, acquistata attraverso la Fondazione Migrantes) al recupero in mare dei migranti (che, come abbiamo chiarito sopra, non sono naufraghi) assieme all’associazione di promozione sociale Mediterranea saving humans, della quale l’attivista antagonista no global Luca Casarini – nominato «Padre Sinodale» dallo stesso papa Francesco – è fondatore e membro del consiglio direttivo.
Il sospetto – ma sarebbe meglio dire il timore – che gli interessi economici (e le pressioni dei «grandi elettori» e dell’onnipresente «mafia di San Gallo») abbiano influenzato le parole pronunciate il 28 agosto è fondato e sebbene «a pensar male si fa peccato»… speriamo non sia «peccato grave».

L.V.

13 commenti:

  1. "È la prima volta che lo Stato Vaticano, mediante un suo ente, interviene direttamente in una missione in mare, che porterà poi i migranti in Italia." Lo Stato Vaticano interviene diretttamente in una missione in mare facendo ricadere gli oneri dell'accoglienza sullo Stato Italiano. Lo Stato Vaticano smetta di essere una fortezza impenetrabile e accolga almeno 100 di questi migranti nel proprio territorio, che piccolo ma certamente accogliente. L'importante è che questi migranti non siano preventivamente selezionati e quindi discriminati ma siano accolti a braccia spalancate all'interno delle mura leonine! Forza Santo Padre papa Francesco. Non sia un ipocrita ma lei per primo, in quanto sovrano assoluto, dia da subito il buon esempio agli Stati più grandi affinchè non siano egoisti e apra le le proprie porte, i propri confini e i propri cancelli a questi nostri fratelli bisognosi. Quindi, 100 migranti appena sbarcati da queste navi, accolti senza preventiva selezione tra le mura leonine. Santità, confidiamo tutti in lei: non ci deluda!

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    1. Si si, 300 ne accoglierà!!! Ci starebbe un proverbio, ma...meglio di no

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  2. "Parlo a te nuora, sentimi tu suocera". Mi permetto di aggiungere: questa denuncia di Papa Francesco, può essere anche indirizzata agli USA, dove si fa muro ai "migranti" messicani?
    E poi, il Papa risponde a Soros (il suo dio?)

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  3. Vergognoso. Alle spalle dei "migranti" ci sono altri esseri umani che restano nei paesi più poveri a casa soli (genitori, fratelli..). Le loro famiglie sono divise e sfasciate in attesa di improbabili ricongiungimenti, i territori e le nazioni che vengono privati delle forze giovani e maggiormente preparate. Questo sarebbe, per qualcuno, un problema secondario. Un idea di carità molto, molto discutibile quella dell'accoglienza di veri e propri deportati.

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  4. Caro Bergoglio, mi lasci dire che è uno scandalo che il mare sia pieno di migranti e l'inferno vuoto di peccatori, come dice Lei. I peccatori avranno pure loro diritto ad un luogo, o no?
    Caro Bergoglio, suvvia, ci lasci continuare a credere che l'inferno esista, anche perché altrimenti tutti questi peccatori che non accolgono i migranti dove li facciamo finire post mortem?

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  5. Bisogna ricordarsi di tutto questo al prossimo 730. Io voglio devolvere il mio 8 per mille per il sostentamento del clero e non a Casarini!

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  6. Peccato ci si salvi solo in Cristo e no nello STATUS di poveri o migranti.

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  7. E noi, piccolo gregge, ci sentiamo sempre più incompresi e soli.

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    1. Gesù dorme sulla barca, ma, prima o poi, si sveglierà e ci penserà lui a rimettere le cose a posto. Occorre avere fiducia nell'indifettibilità della Chiesa, pregare, resistere, lottare

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  8. Non riesco a capire se Bergoglio , scusate se lo chiamo così, nella sua veste di Papa cioè di rappresentante di Cristo in terra, si renda conto di agire come un politicante chiaramente schierato in una determinata posizione ideologica che irrita buona parte dei fedeli cattolici coscienti e che esaminano queste sue dichiarazioni ma che non si riconoscono in essa e che, come cittadini e detentori di una cultura trimillenaria basata su scienza, diritto e filosofia e arte e attaccati alle loro tradizioni culturali comprese quelle religiose, si sentono non solo non compresi ma anche traditi nella loro fede , in quanto si imputa loro un problema morale imputandoli di PECCATO ! Non si rende conto Bergoglio, che in questa maniera esacerba gli animi e in un certo senso favorisce l’allontanamento dei pochi cattolici che ancora frequentano le funzioni domenicali?

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    1. Non riesco a capire il motivo per cui viene pubblicato questo commento, visibilmente provocatorio.

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    2. Lei risponde in perfetto stile DEM.

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  9. "Ed è inoltre possibile che pressoché tutti (tutti) gli Stati europei (formalmente cattolici o quantomeno cristiani), in tale materia, pongano in essere atti definibili «peccati gravi»?" Sì, come fanno con l'aborto.

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