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venerdì 15 marzo 2024

Echi tridentini (gastronomia) - Le zeppole di S. Giuseppe: il dolce che può derogare al rigore della Quaresima #zeppole #sangiuseppe

Tra qualche giorno si celebra la memoria del grandissimo Santo San Giuseppe, patriarca, potente patrono della Chiesa Universale, protettore dei moribondi e della buona morte. 
Vediamo le origini del dolce che si preparara in suo onore e che un tempo era l'unico "permesso" in Quaresima. 

Roberto 

 

La Nazione (marzo 2023) 

Origini

Tra i primi a festeggiare San Giuseppe furono i monaci benedettini nel 1030. Questa ricorrenza ha forti radici cattoliche, anche se oggi ha assunto anche una grande valenza commerciale, pari a quella della festa della mamma e degli innamorati.

Perché si mangiano le zeppole

Il dolce tipico della festa ha varianti regionali ma per lo più è a base di crema, con impasto simile a quelle dei bignè. È tipico il dolce napoletano, che prende il nome di “zeppola di San Giuseppe”. Secondo la tradizione, infatti, dopo la fuga in Egitto con Maria e Gesù, San Giuseppe dovette vendere frittelle per poter mantenere la famiglia in terra straniera. Le tradizionali ‘zeppole’ sono realizzate con pasta simile ai bignè, di forma schiacciata, e possono essere fritte o al forno, al di sopra viene posta di norma crema pasticcera e marmellata di amarene. Nel nord Italia invece, il dolce tipico della

festività è la Raviola.

Festa di San Giuseppe

L’iconografia classica raffigura San Giuseppe con la barba e i capelli grigi, tuttavia la sua età non viene esplicitata nei testi sacri. Probabilmente poteva essere un giovane nel pieno dei suoi anni quando conobbe e sposò Maria.

Papa Pio XII istituì nel 1955 la festa di “San Giuseppe lavoratore”, su richiesta dei lavoratori cattolici. E da quel momento San Giuseppe si ricorda e festeggia anche il primo maggio. Angelo Giuseppe Roncalli era talmente devoto a San Giuseppe che volle essere consacrato vescovo proprio il 19 marzo. E per inserire una preghiera rivolta al Santo, dopo essere diventato Papa Giovanni XXIII, modificò il canone plurisecolare della messa in latino.


Qui l'origine "pagana" 


Che sia al forno o fritta, la zeppola di San Giuseppe, dolce tipico della festa del Papà e dell’omonimo santo da cui prende il nome, è una delizia a cui difficilmente si può resistere. Una curiosa domanda sorge spontanea: come e dove sono nate le gustose zeppole che gustiamo oggi?

Come riportato da Zeppola.it, si tratta di dolci derivanti da frittelle di frumento servite in occasione delle “Liberalia”, feste organizzate all’epoca dei antichi Romani, il 17 marzo, per omaggiare le divinità del grano e del vino, quali Bacco e Sileno. Alla degustazione di ingenti quantità di vino, dunque non poteva mancare un dolce tipico che lo accompagnasse.

C’è da ricordare e sottolineare che il 19 marzo è una data particolare, a ridosso della fine dell’inverno, periodo nel quale, nei paesi del Sud, solitamente si accendevano falò per i “riti di purificazione agraria”, accompagnati sempre da queste leccornie.

Si dice che le suore fossero le più brave e “specializzate” nella realizzazione delle zeppole: probabilmente furono le monache dello Splendore o della Croce di Lucca le prime a preparale nella versione che conosciamo attualmente. In ogni caso, si sa con certezza che fu il famosissimo gastronomo partenopeo Ippolito Cavalcanti, Duca di Buonvicino, ad improntare su carta la prima ricetta delle zeppole nel 1837.