Vi proponiamo l’articolo di Franca Giansoldati, pubblicato sabato 10 febbraio sul quotidiano Il Messaggero.
QUI i post pubblicati sul caso Rupnik da MiL.
L.V.
Mentre a Lourdes, nel grande santuario mariano francese, il mese prossimo verrà presa la decisione definitiva se smantellare o meno i grandi mosaici a sfondo religioso realizzati dal controverso artista padre Marko Ivan Rupnik, in Vaticano la questione nemmeno si pone e si continuano ad utilizzare le opere del mosaicista accusato di aver abusato diverse donne persino per illustrare strumenti di catechismo. Eppure da tempo il caso Rupnik è diventato un macigno, uno dei casi più imbarazzanti di tutto il Pontificato. Altro che il movimento #MeToo.
L’ex Gesuita e presunto abusatore seriale di donne religiose dopo lunghe battaglie interne l’anno scorso è stato cacciato dalla Compagnia di Gesù. Era persino già stato scomunicato dal Dicastero per la Dottrina della Fede per il crimine gravissimo di assoluzione del complice, anche se poi padre Marko Ivan Rupnik era stato misteriosamente reintegrato. Potendo contare su diverse amicizie altolocate, l’uomo di nazionalità slovena ha certamente goduto per anni di una sorta di trattamento di favore. Il Vaticano in questi anni ha fatto scendere sul suo caso una sorta di cortina fumogena caratterizzata e la trasparenza su questo caso è sempre stata prossima allo zero. Il nuovo processo in Vaticano deciso a settembre da papa Francesco verrà celebrato non più dal Dicastero per la Dottrina della Fede ma dal Dicastero per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica e padre Marko Ivan Rupnik – denunciato da varie donne per abusi sessuali e psicologici – dovrà rispondere di diversi reati. Un recente documento firmato dall’argentino card. Victor Manuel Fernández, Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, ha stabilito definitivamente che il tribunale interno dell’ex Sant’Uffizio è destinato a valutare solo i casi di minori abusati e di persone mentalmente fragili, tutti gli altri casi, compreso gli abusi femminili, passano per competenza ai vari Dicasteri, in questo caso al Dicastero per gli istituti di vita consacrata e le società di vita apostolica, anche se, notoriamente, questo Dicastero che si occupa degli ordini religiosi non ha mai brillato per limpidezza.
In Curia è definito una specie di «porto delle nebbie», alquanto opaco nel condurre processi e dove niente viene reso pubblico.
Il caso Rupnik però, nonostante il pantano curiale, resta talmente grave e abnorme da avere assunto una valenza mondiale. Difficilmente potrà essere dimenticato. Inoltre i suoi mosaici ornano le maggiori basiliche del mondo e ormai troppi fedeli, soprattutto donne, si chiedono se sia giusto mantenere delle raffigurazioni sacre sull’amore divino fatte da un presunto abusatore seriale.
Nel frattempo mons. Jean-Marc Micas P.S.S., Vescovo di Tarbes e Lourdes, ha confermato di aver ricevuto lettere di Cattolici disorientati, provenienti da ogni parte del mondo. Mons. Micas ha raccontato all’agenzia cattolica Catholic News Agency di avere avuto conversazioni scioccanti con donne volontarie al Santuario di Nostra Signora di Lourdes, in particolare una signora inglese che ha servito a Lourdes per anni, aiutando i malati in cerca di guarigione. La signora ha detto al Vescovo: «Qui a Lourdes, quando ero volontaria, ho incontrato molte, molte donne che venivano per chiedere una guarigione speciale dopo un abuso subito. Andavano dall’Immacolata Concezione per essere guarite nel profondo, per trovare consolazione. Per me ora, ma anche per loro, le braccia che vediamo nei mosaici non sono le braccia dell’Immacolata Concezione. Sono le braccia di padre Marko Ivan Rupnik».
La decisione di smantellare i mosaici (peraltro costati parecchio al Santuario) verrà presa da una commissione. Il Vescovo ha spiegato di avere sentito specialisti di arte sacra ed esperti di tutta la Francia. «E poi abbiamo ricevuto lettere, lettere, un mucchio di lettere – persone molto arrabbiate perché i mosaici sono ancora lì e altre persone che erano molto arrabbiate per l’idea che potessimo rimuoverli». I mosaici di padre Rupnik sono stati aggiunti a Lourdes nel 2008, raffigurano i misteri luminosi del Rosario con le Nozze di Cana al centro.
Lo stesso dilemma dovrebbe riguardare altri santuari e chiese in Europa e Nord America. I lavori di padre Marko Ivan Rupnik si trovano anche a Fatima, in Vaticano, nel Santuario di Giovanni Paolo II a Washington D.C., a San Giovanni Rotondo nel mausoleo di Padre Pio. Per Lourdes, però, il problema è sentito più acutamente poiché il santuario mariano francese è conosciuto in tutto il mondo come luogo di guarigione e consolazione, e in questo ruolo unico dovrebbe essere un sito privilegiato per le vittime di abusi che cercano conforto. I Vescovi francesi lo hanno sottolineato radunandosi a Lourdes per pregare e digiunare per le vittime.
Durante la recita del S. Rosario in diretta da Lourdes il giovedì non fanno più vedere i mosaici raffiguranti i misteri della luce. Almeno è già qualcosa, forse in Italia non accadrebbe nemmeno questo
RispondiEliminaDa tenere presente che per le pressioni che si fanno al Vaticano che ci sono questi timidi retromarcia
EliminaSe dovesse emergere la sua colpevolezza in modo chiaro e la sua assenza di mea culpa, sono per la distruzione dei mosaici... sarebbero opere luminose e costose sulle spalle di vittime... pensate ad Aparecida dove a Rupnik hanno appaltato un'intera fiancata del Santuario... o a Fatima...
RispondiEliminaDiverso è il caso di Caravaggio... quell'omicidio segnò tutta la sua arte tra luce e tenebre... e nelle sue opere si vede un'anima che soffre in cerca di salvezza...