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domenica 11 febbraio 2024

Card. Koch: «Il pericolo più grande è una Chiesa non più convinta del suo messaggio»

Grazie a Il Timone per questa segnalazione.
«Probabilmente siamo troppo poco convinti della preziosità e della bellezza del messaggio che dobbiamo annunciare e non osiamo annunciarlo veramente. Forse è anche perché non conosciamo più nemmeno la nostra fede». 
QUI, sulla stesa falsariga, il cardinale ungherese Erdö: «Il cristianesimo non è una strada di convenienza».
Luigi C.

Manuela Antonacci, 26-1-24

In un’ampia intervista al quotidiano svizzero Weltwoche il cardinale Kurt Koch prefetto del Dicastero per la Promozione dell’Unità dei Cristiani, ha denunciato le condizioni critiche in cui verserebbe il cristianesimo in Europa. Condizioni «che colpiscono tutte le Chiese cristiane, non solo quella cattolica». Uno dei motivi della crisi è «il doloroso problema degli abusi. Ma le persone che lasciano la Chiesa – ha tuttavia aggiunto – hanno a che fare anche con altre cause più profonde».

Innanzitutto Koch ha lamentato lo scarso impegno nell’ evangelizzazione: «Probabilmente siamo troppo poco convinti della preziosità e della bellezza del messaggio che dobbiamo annunciare e non osiamo annunciarlo veramente. Forse è anche perché non conosciamo più nemmeno la nostra fede». Tuttavia, non solo la scarsa conoscenza del messaggio, ma anche l’annacquamento dello stesso contribuisce, secondo il cardinale, alla crisi ormai endemica, nella Chiesa che «se scende a compromessi sul messaggio, si ritira, non approfondisce più il messaggio cristiano».

Eppure, sottolinea il cardinale «posso parlare con Dio solo perché lui mi ha parlato prima. Ed è proprio questo il contenuto centrale della fede cristiana: Dio si è rivelato all’uomo. Non è un Dio muto che tace, ma un Dio che parla, che ha parlato al popolo d’Israele, che ha parlato altissimo in Gesù e si è rivelato a noi. Credere non significa inventare. Fede significa: Dio si è rivelato a me, e la mia risposta è che gli credo»

Il cardinale ha, inoltre, specificato che, chi crede di poter fare a meno della fede, in realtà, si ritrova di fronte alle peggiori forme di superstizione, di idolatria e finisce per abbracciare le ideologie più mortifere: «Coloro che mandano la fede fuori dalla porta principale fanno entrare la superstizione dalla porta secondaria. È sempre così. Ovunque le persone non credano nella trascendenza di Dio, sono tentate di dichiarare che le cose mondane e finite hanno il valore più alto: ecco l’ideologia. La morte di Dio alla fine porta alla morte dell’uomo».

In particolare, dice Koch, porta alla morte della dignità umana stessa: «Non è un caso che nella società meritocratica di oggi siano entrati in gioco due problemi. C’è la questione dell’aborto e la questione dell’eutanasia. Quando l’efficienza diventa il valore massimo, allora la vita umana che non può ancora produrre nulla, come quella dei bambini non nati o come gli anziani e i morenti che non possono ottenere nulla, allora vengono considerate senza alcun valore di mercato». «Il fatto che oggi abbiamo grossi problemi legati all’aborto e all’eutanasia -ha affermato convinto – è legato anche alla perdita della fede».

(Fonte foto: Imagoeconomica)