«Il muro di gomma deve cadere»: come ha scritto sotto Franca Giansoldati, qualcosa, nella turpe vicenda Rupnik, si sta muovendo.
Si è svolta oggi a Roma ( QUI MiL efoto a fianco e in fondo al post), in una sala gremita della Federazione Nazionale Stampa Italiana, la conferenza stampa di, inter alia, una vittima di Rupnik che ha accusato di essere stata abusata sessualmente dall'ex padre gesuita.
Rupnik, lo ricordiamo ai nostri lettori, è stato espulso dell'ordine gesuita e scomunicato per "assoluzione del complice". QUI MiL sul numero di registro del processo (n. Prot. 685/2019) negato per vario tempo dal Vaticano. Poi la scomunica è stata tolta, dopo pochi giorni, per ordini superiori, sembra dal Papa stesso.
E' stato un incontro a tratti drammatico dove è stato accusato, almeno surrettiziamente, lo stesso Papa Francesco in maniera molto pesante e sono stati rivelati turpi particolari della vicenda: "Una specie di mistica del pornografico. Senza contare l'obbligo di accompagnarlo in cinema porno romani come sistema per l'assuefazione al genere [...] costringendole ad avere rapporti a tre perchè, secondo lui, quell'atto avesse un significato trinitario".
Un noto vaticanista, addirittura, ci ha riferito che "oggi la testimonianza della vittima, secondo me, mette in una bara questo pontificato".
Le vittime di padre Rupnik non sono mai state ascoltate dal Papa anche se hanno inviato lettere aperte a tutti i vertici della Chiesa, da Bergoglio a Zuppi, Braz de Aviz, e De Donatis.
"Abbiamo deciso di parlare per opporci al muro di gomma che le autorità ecclesiastiche hanno alzato in tutti questi anni [...] Se non accondiscendevo alle sue richieste sessuali, diceva che era a causa di un mio impoverimento spirituale".
Sembra addirittura che Francesco sia infastidito da questa vicenda, come se fosse mero gossip e protegga, da anni l'ex gesuita: anche poco tempo fa ha ricevuto, lo scorso 15 settembre, la responsabile del Centro Aletti Maria Campatelli (QUI MiL e foto sotto e QUI un'inaugurazione di Francesco alla opere di Rupnik), tre giorni prima del famigerato Comunicato del Vicariato (QUI e QUI MiL che smentisce il Comunicato stesso) "Dietro la difesa di Rupnik c'è il Papa" e "Francesco è il regista di tutto" (virgolettato, sulla copertura dell'affaire Rupnik, di un altisimo esponente della Curia Romana).
Sembra di essere come ai tempi del caso del predatore omosessuale seriale, card. Teodhor McCarrick, protettore, grande sponsor e pupillo di Francesco (QUI MiL, in molti post, sulla terribile vicenda e, sotto, la foto che è stata mostrata in conferenza) dove, per anni, tutto fu insabbiato.
Pubblichiamo due chiari articoli sulla Conferenza Stampa di oggi: il primo di Franca Giansoldati de Il Messaggero e il secondo di Nicole Winfield di Associated Press (di cui ci sarà, più tardi, una versione "lunga".
Il Vaticano ha cercato subito di parare il colpo, normalizzare la cosa e dare un'interpretazione tranquillizzante, facendo uscire, quasi in tempo reale (e chissà perchè proprio oggi...), un articolo (QUI) in cui si dice: "Negli scorsi mesi, a seguito dell’incarico ricevuto dal Papa a fine ottobre, il Dicastero per la Dottrina della Fede ha contattato le istituzioni coinvolte a diverso titolo nella vicenda per riceverne tutte le informazioni disponibili relative al caso. Dopo aver allargato il raggio della ricerca a realtà non precedentemente contattate e avendo appena ricevuto gli ultimi elementi in risposta, si tratterà ora di studiare la documentazione acquisita per poter individuare quali procedure sarà possibile e utile implementare". La Sala Stampa ha intanto dichiarato: "Il caso al momento [da quanti anni, n.d.r.] è in esame al Dicastero per la Dottrina della Fede: negli scorsi mesi, a seguito dell’incarico ricevuto dal Papa a fine ottobre, il Dicastero ha contattato le istituzioni coinvolte a diverso titolo nella vicenda per riceverne tutte le informazioni disponibili relative al caso. Dopo aver allargato il raggio della ricerca a realtà non precedentemente contattate e avendo appena ricevuto gli ultimi elementi in risposta, si tratterà ora di studiare la documentazione acquisita per poter individuare quali procedure sarà possibile e utile implementare".
Una nota degna del conte Mascetti del film "Amici miei" (che non citiamo per non scadere nella volgarità).
E intanto i mosaici di Rupnik sono ancora in essere e in costruzione in varie parti del mondo e il Vaticano usa le sue immagini ( QUI il calendario vaticano e il mosaico inaugurato dal card. Zuppi nel dicembre scorso)
QUI i post pubblicati sul caso Rupnik da MiL.
Luigi C.
Ex suora accusa padre Rupnik: «Io abusata e costretta a orge da padre Rupnik, cada il muro di gomma»
Franca Giansoldati, Il Messaggero, 21-4-24
«Il muro di gomma deve cadere». Padre Marko Rupnik è stato per anni il loro padre spirituale, si è guadagnato la fiducia delle numerose (almeno venti) vittime manipolando le loro coscienze, facendo leva sul suo indubbio magnetismo e sulla sua autorità religiosa fino ad assoggettarle e farne delle schiave, costringendole ad avere rapporti a tre perchè, secondo lui, quell'atto avesse un significato trinitario. Una specie di mistica del pornografico. Senza contare l'obbligo di accompagnarlo in cinema porno romani come sistema per l'assuefazione al genere.
E' una storia terribile. Almeno una ventina di giovani religiose appartenenti alla Comunità di Loyola sono state abusate sessualmente, spiritualmente, psicologicamente. Il numero si pensa però sia maggiore. Stamattina a Roma, nella sede della Stampa Italiana, due ex religiose entrambe cadute nella trappola dell'ex gesuita Rupnik, famoso nel mondo per i suoi mosaici che ornano le principali cattedrali del pianeta, si sono per la prima volta mostrate al mondo e identificate, aprendo di fatto la stagione del #metoo nella Chiesa. A voce alta hanno chiesto al Papa una giustizia che tarda ad arrivare.
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Per l'associazione americana BishopAccountability.org questo caso è stato paragonato per estensione e gravità alle vicende del fondatore dei Legionari di Cristo e dell'ex cardinale McCarrick. «Un capitolo certamente ancora inesplorato perchè le suore sono restie a parlare e denunciare, tanto sono impaurite dalle conseguenze. Le violenze sono tantissime nella Chiesa. Basti pensare che tempo fa si è presentata nel mio studio una suora violentata ripetutamente da un religioso e costretta persino all'aborto» ha spiegato Laura Sgrò, legale di Gloria Branciani, 60 anni, ex religiosa, romana di nascita e Mirjam Covac, di origine slovena alla quale si deve il lavoro dietro le quinte di recuperare e unire le vittime di Rupnik.
Parlano le vittime
La prima a parlare è stata Mirjam: «Personalmente non sono stata abusata sessualmente ma solo psicologicamente. Per lungo tempo non vedevo quello che mi accadeva attorno. Eravamo tutte ragazze giovani e piene di ideali. Solo dopo che Gloria se ne è andata dalla comunità di Loyola di Lubiana, in Slovenia, ho cominciato a comprendere. Tre anni dopo sono uscita anche io. Le sorelle che sono fuoriuscite sono tante e molte di loro vivono le conseguenze di quello che hanno subito, si sono ammalate o hanno altri disagi». Il microfono è poi passato a Gloria Branciani che ha spiegato il meccanismo psicologico che porta una giovane donna a consegnarsi in quel modo ad un padre spirituale senza avere la forza di ribellarsi. «Sono qui perché non voglio lasciare a nessuno la capacità di riscrivere la mia storia, non voglio dare ad altri questo potere. Queste parole mi hanno tolto l'ultimo velo di riservatezza che avevo in questa storia difficile. Sono scappata dalla comunità nel 1993 perché volevo morire e non sentire più dolore. Avevo subito la perdita totale della mia identità. Non riuscivo a pensare a nulla di positivo per la mia vita. Me ne andavo perché così Rupnik potesse rinsavire e liberare tutte le altre sorelle con le quali, oltre a me, aveva una relazione».
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Branciani andandosene da Lubiana e tornando a Roma ha ovviamente denunciato questo caso alle autorità della Chiesa ma non è stata creduta e per lungo tempo ha sofferto la vittimizzazione secondaria. Naturalmente peggiorando la sua condizione fisica perchè per una vittima non c'è nulla di peggio che essere screditata. Il Vaticano e l'ordine dei Gesuiti, stando a quello che le vittime dicono, erano a conoscenza di quello che avveniva nella Comunità di Loyola sin dagli anni Novanta. In quel periodo Rupnik stava già lavorando nel Palazzo Apostolico per il grande mosaico commissionato sotto il pontificato di Giovanni Paolo II di cui era amico. Così come è buon amico di tanti cardinali oltre che di papa Francesco.
Le vittime di padre Rupnik non sono mai state ascoltate dal Papa anche se hanno inviato lettere aperte a tutti i vertici della Chiesa, da Bergoglio a Zuppi, Braz de Aviz, e De Donatis. «In un clima di omertà totale abbiamo saputo che l'Ordine dei Gesuiti ha istituito un team di indagine e poi abbiamo ricevuto la notizia della cacciata di Rupnik dall'ordine dei Gesuiti, anche se rimane un sacerdote incardinato nella diocesi di Lubiana. E' stato poi diffuso un comunicato in cui il Vicariato tentava una maldestra riabilitazione. E ora il Papa ha deciso di fare un nuovo processo alla Congregazione della Fede».
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Cosa ne pensate della scomunica che era stata comminata a padre Rupnik nel 2020 e poi gli è stata misteriosamente tolta? Le vittime in conferenza stampa hanno risposto che «purtroppo è stato protetto da tutti e non c'è nulla di nuovo. Ogni cosa è stata minimizzata o negata. Con una gestione non trasparente di questo caso. Noi vogliamo solo la verità e la giustizia». Anche riparativa.
Una donna che afferma di aver subito abusi spirituali e sessuali da parte di un gesuita un tempo famoso chiede trasparenza
NICOLE WINFIELD, Associated Press, 21 febbraio 2024
ROMA (AP) – Una delle prime donne che ha accusato un ex artista gesuita di abusi spirituali, psicologici e sessuali è andata pubblicamente mercoledì per chiedere trasparenza al Vaticano e un resoconto completo dei gerarchi che lo hanno coperto per 30 anni.
Gloria Branciani, 59 anni [QUI MiL su dii lei, n.d.r.], è apparsa in una conferenza stampa con uno dei più importanti avvocati accreditati dal Vaticano a Roma, Laura Sgro, per raccontare la sua storia in pubblico per la prima volta. Ha dettagliato i presunti abusi del reverendo Marko Rupnik, inclusa la sua passione per il sesso a tre “a immagine della Trinità” che, se confermato, costituirebbe una perversione così grave della dottrina cattolica da essere considerato falso misticismo.
Rupnik non ha commentato pubblicamente le accuse, ma il suo studio d’arte di Roma ha affermato che le accuse non erano provate e che i media riferiscono del caso come un “linciaggio” diffamatorio.
I mosaici di Rupnik decorano chiese e basiliche in tutto il mondo, incluso il santuario cattolico di Lourdes, in Francia, la futura cattedrale di Aparecida, in Brasile, e la cappella Redemptoris Mater del Palazzo Apostolico.
I gesuiti lo hanno cacciato dall'ordine l'anno scorso dopo che si era rifiutato di rispondere alle accuse di abusi spirituali, psicologici e sessuali da parte di circa 20 donne, la maggior parte delle quali, come Branciani, erano membri di una comunità religiosa di ispirazione gesuita da lui co-fondata nel la sua nativa Slovenia che da allora è stata soppressa.
Lo scandalo Rupnik ha conquistato i titoli dei giornali per più di un anno a causa delle speculazioni secondo cui avrebbe ricevuto un trattamento preferenziale da un Vaticano dominato dai gesuiti: da Papa Francesco ai gesuiti che dirigevano l'ufficio vaticano responsabile di crimini sessuali e crimini sacramentali che per due volte lo hanno scagionato. .
Sotto la pressione del crescere dello scandalo, Francesco in ottobre ha deciso di riaprire il caso e Branciani dovrà presto testimoniare davanti al Dicastero per la Dottrina della Fede. La Sgro ha detto di non sapere quali siano le possibili linee di indagine poiché i procedimenti del Dicastero sono segreti anche per le vittime e i loro avvocati.
Branciani, che per primo denunciò Rupnik nel 1993 e poi lasciò la comunità slovena, chiese che tutta la storia dello scandalo Rupnik e dell'insabbiamento venisse resa pubblica, compresa la documentazione. Ha detto che credeva che il papa fosse ancora all'oscuro dei dettagli e che anche lui sarebbe stato servito dalla verità.
"Lui (Rupnik) è sempre stato protetto da tutti, e tutto ciò di cui potevi accusarlo è stato minimizzato o negato", ha detto. "Speriamo che la nostra testimonianza... stimoli una maggiore trasparenza e una presa di coscienza da parte di tutti, e forse anche del Papa, che non era realmente a conoscenza dei fatti accaduti".
L'ex superiore gesuita di Rupnik, il reverendo Johan Verschueren, ha detto di non avere contatti per un avvocato per Rupnik. Non c'è stata risposta immediata a un'e-mail in cerca di commenti dalla nuova diocesi di Rupnik, a Capodistria, in Slovenia, o dal suo studio d'arte e centro ecumenico Centro Aletti di Roma, che lo ha difeso con forza.
La sala stampa vaticana ha offerto un aggiornamento sull'indagine dopo la conferenza stampa di Branciani, affermando che il Dicastero per la Dottrina della Fede ha “appena ricevuto gli ultimi elementi” di documentazione da diverse istituzioni, comprese alcune non precedentemente ascoltate.
"Si tratterà ora di studiare la documentazione acquisita per poter individuare quali procedure sarà possibile e utile attuare", si legge nella nota.
Nella conferenza stampa, Branciani ha descritto un caso da manuale di manipolazione della coscienza, abuso sessuale e falso misticismo, che l'Ufficio dottrinale ha una tradizione di perseguire. Dopo aver detto di aver subito anni di manipolazione psicologica, adescamento e avance sessuali, anche mentre Rupnik dipingeva il volto di Gesù, ha detto che alla fine ha perso la verginità con lui.
Ad un certo punto, ha detto che secondo Rupnik, "La nostra relazione non era esclusiva ma doveva essere una relazione a immagine della Trinità".
«E allora, come prova che i nostri rapporti erano veramente nella libertà, abbiamo dovuto invitare un'altra sorella a vivere sessualmente con noi perché questa sorella avrebbe avuto il significato della terza persona della Trinità, lo Spirito Santo che univa il nostro modo di relazionarci con l'un l'altro. E ha anche proposto il nome della sorella”, ha detto.
Il dicastero vaticano si occupa dei reati di abuso sessuale sui minori e dei reati sacramentali. Negli anni '50, sanzionò un prete domenicano francese, il reverendo Thomas Philippe, per falso misticismo e altri crimini dopo aver pervertito la spiritualità cattolica, l'arte religiosa e il sesso per giustificare i suoi abusi sulle donne sostenendo che Gesù e Maria erano coinvolti in rapporti sessuali incestuosi. relazioni.
L’ufficio ha infatti intrapreso la prima, e unica, azione vaticana contro Rupnik nel 2020, quando lo ha dichiarato scomunicato per aver commesso uno dei crimini più gravi secondo la legge ecclesiastica, utilizzando il confessionale per assolvere una donna con la quale aveva avuto rapporti sessuali. .
La scomunica fu revocata due settimane dopo e Rupnik pagò un'indennità alla donna. L'anno successivo, dopo che nove membri della comunità slovena lo accusarono di altri abusi, il dicastero scelse di non perseguirlo in quanto i presunti abusi erano avvenuti troppo tempo fa.
L’esito ha sottolineato come la gerarchia cattolica rifiuti abitualmente di considerare l’abuso spirituale e sessuale sulle donne adulte come un crimine che deve essere punito, ma piuttosto come una mera mancanza di castità sacerdotale che può essere perdonata, senza considerare il trauma che provoca alle vittime.
Francesco, in un'intervista del 2023 con l'Associated Press , ha affermato di essere intervenuto nel caso solo per motivi procedurali.
Alla conferenza stampa si è unito a Branciani anche un'altra ex membro della comunità slovena Loyola, Mirjam Kovac, che aveva servito come segretaria del fondatore della comunità e aveva denunciato gli abusi.
L'evento è stato organizzato da BishopAccountability, un gruppo statunitense che documenta la crisi degli abusi. La sua co-fondatrice Anne Barrett-Doyle ha chiesto un resoconto pubblico completo dell’insabbiamento di Rupnik sulla falsariga del rapporto vaticano del 2020 sull’insabbiamento dell’ex cardinale Theodore McCarrick, che ha documentato vescovi, cardinali e persino papi che hanno minimizzato o respinto la sua cattiva condotta per decenni.
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