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giovedì 11 gennaio 2024

La Corte papale di Avignone e la nascita del parassitismo burocratico nell’ancien régime: la culla del pesante stato centralista moderno #300denari

Ieri papa Francesco ha accolto nell'Aula Paolo VI una delegazione di marxisti chiedendo loro poeticamente di sognare "un mondo migliore". Nel frattempo, con 300 denari (link social) abbiamo lavorato per proporre un punto di vista economico alterativo e, ci auguriamo, più accurato e più cattolico. Nelle scorse settimane, ripercorrendo le vicende di John Law nel Regno di Francia abbiamo già avuto modo di osservare come uno spiccato centralismo e statalismo esploso durante la Rivoluzione Francese, in realtà, si fosse già ampiamente sviluppato durante l’ancien régime. Vediamo oggi, invece, come si sviluppò a livello di apparato burocratico.

EVIDENZE ARCHITETTONICHE E ARTISTICHE
Il castello medievale è una struttura molto austera e, come si può facilmente constatare attraverso una semplice visita turistica, si sviluppa su pochissime stanze. Nell’arco di qualche secolo, invece, si giunge alla Reggia di Caserta o alla Reggia di Versailles quasi come se un “un palazzo del quale si conoscessero tutte le stanze non [fosse] degno di essere abitato” (Giuseppe Tomasi di Lampedusa, “Il Gattopardo”). I temi prevalenti affrescati in queste nuove strutture sono le allegorie e i miti greci e romani: non troviamo quasi più traccia dei temi della Rivelazione e dei santi. Come nota Hans Sedlmayr il motivo trainante dell’architettura non è più la chiesa, a cui col gotico seguì un eco nell’architettura profana e domestica: con il Rinascimento il tema dominante diverrà la villa e con il neoclassico il teatro e fu a questi che seguiranno echi nell’architettura religiosa.

LA CORTE
Nel caso emblematico del Ducato di Modena e Reggio Emilia leggiamo nella biografia di Francesco I d’Este ad opera di Carlo Previdi:
Si pensi, tra l'altro, che, mentre nell'anno 1599 la cerchia cortigiana del nonno Cesare [1562-1628] non arrivava alle cento persone, il seguito di Francesco [1610-1658], nel 1642, ne contava la bellezza di duecentoquaranta”.
Questo, in una situazione di tensione economica nella quale venivano emanate grida che:
se da un lato vietavano ai contadini di venire ad abitare a Modena, dove avrebbero soltanto accresciuto i disordini ed il già elevato numero di poveri da sfamare, dall'altro intimavano loro di non lasciare lo Stato, per non indebolire ulteriormente il territorio”.

Si passa quindi dalla pubblicazione del manuale per il cortigiano modello (“Il Cortegiano” nel 1528 ad opera di Baldassarre Castiglione) al culmine del rito del “lever du roi” di Luigi XIV della modica durata di un’ora e mezza.
Qual è il momento storico nel quale questo tipo di struttura si sviluppa come una metastasi fino ad incancrenire il modello politico europeo? L’economista e sociologo Werner Sombart (1863 – 1941), noto per essere stato il capocorrente della nuova scuola storica tedesca, individua questo momento nel trasferimento della sede papale da Roma ad Avignone dal 1309. Nel suo libro “Lusso e Capitalismo” scrive:
Un'importante conseguenza e, quindi, successivamente, una causa decisiva dei cambiamenti che subirono la costituzione dello stato e dell'esercito alla fine del Medioevo, è la nascita delle grandi corti principesche, nel senso che oggi attribuiamo alla parola. Predecessori e modelli del successivo sviluppo sono stati, anche qui come in molti altri settori, i principi della chiesa. Fu forse quella di Avignone la prima corte "moderna", perché vi si radunarono, per la prima volta stabilmente, e diedero il tono, entrambi i gruppi di quelle persone che, nei secoli seguenti, formarono ciò che si chiama "società di corte": nobili senza altra professione che servire gli interessi della corte
Possiamo quindi immaginare che molti sacerdoti (e non) che a Roma prestavano servizio al Santo Padre unitamente alla prosecuzione di attività di genere diverso, in mancanza di queste ultime diventarono ad Avignone cortigiani a tempo pieno.
Unitamente al senso di parassitismo (è il caso di dirlo, vista l’etimologia) e paggeria che comporta questa situazione di irresponsabilità (anche economica) verso i cittadini, si sviluppa anche un tracollo nella virilità dei costumi. Scrive lo stesso autore:
Riporto il commento di due testimoni, Sully e Mercier: uno dell’inizio e l’altro della fine di questa epoca cortese e femminile. Pur essendo due personaggi estremamente diversi uno a dall’altro, hanno però qualcosa in comune - senza dubbio, sono perfettamente in grado di esprimere un giudizio da esperti su tali questioni.
“Basta solo osservare tanti gentiluomini effeminati, dei quali sono piene la corte e la città: voi non vedete più nulla di questa virtù semplice, maschile e vigorosa, dei loro antenati; nessun sentimento, nessuna solidità nello spirito, ma un'aria stordita, la passione per il gioco, la dissolutezza, una cura eccessiva per il proprio aspetto, raffinatezza nei profumi e in tutte le altre componenti della mollezza, potreste dire che cercano di superare le donne” (Sully, Mémoires, 4, 16).
“I nobili sono stati storditi con tutta la pompa che circonda le corti; sono state istituite feste per rammollirli; le donne, che avrebbero dovuto vivere in solitudine, impegnate nei compiti domestici, sono stuzzicate ad attirare gli sguardi; la loro civetteria, la loro naturale ambizione vi hanno trovato il proprio conto; hanno brillato vicino al trono grazie al proprio fascino, e i loro schiavi non dovevano allontanarsi dal loro potere: esse sono diventate le regine della società e gli arbitri del gusto e dei piaceri... Hanno trasformato delle semplici bagattelle in affari importanti, hanno creato il costume, l'etichetta, la moda, le toilettes, i gusti, le convenzioni puerili..." (Mercier, Tableau de Paris, I 1783, p. 21).
[…] Ancora all'epoca di Enrico VIII, un contemporaneo scrive: "ogni gentiluomo si rifugia in campagna. Alcuni soltanto vivono in città, o nella metropoli; sono pochi quelli che hanno interesse a farlo".

CONCLUSIONI
Lungi dal fare delle epoche cristiane una grande, omogenea e immacolata “leggenda rosa”, occorre riconoscere che, come per i temi di debito pubblico e stampa di moneta visti con John Law, anche dal punto di vista dell’apparato burocratico, con la fine del Medioevo, si sviluppa un apparato centrale e centralista che per tanti versi anticiperà l’orrore dello stato moderno sorto dopo la Rivoluzione Francese e che continua fino ai giorni nostri.
La burocrazia, il centralismo e l’irresponsabilità finanziaria dello stato nei confronti dei sudditi o dei cittadini è una prerogativa dello stato moderno ed è una caratteristica che storicamente ha accompagnato la caduta (a livello sociale) della Cristianità.


NB per questo post ringrazio il mio migliore amico: le lunghe chiacchierate serali assieme hanno permesso di riunire queste idee.

Gabriele

1 commento:

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La Redazione