Piattaforma X: +Martin A. Mtumbuka, vescovo di Karonga, Malawi: "Noi in questa parte della Chiesa non avremo nulla a che fare con questa follia, che la conversione possa essere promossa promuovendo l'omosessualità. Non seguiremo i nostri colleghi pastori, che, come Giuda, stanno tradendo Gesù oggi".
InfoVaticana – Mons. Erik Varden, vescovo di Trondheim (Norvegia) e monaco: Lettera ai vescovi diocesani su Fiducia Supplicans: “Non si può ignorare il divieto di benedizioni del 2021, che non è stato revocato”.
Ad oggi molti vescovi hanno già dichiarato che non applicheranno il documento vaticano, lo vietano ai loro sacerdoti e rifiutano di impartire le benedizioni indicate dalla Fiducia Supplicans:
Qui l'elenco.
Luigi C.
26 Dicembre 2023 Marco Tosatti
Carissimi StilumCuriali, offriamo alla vostra attenzione questo articolo pubblicato da La Testa del Serpente, che ringraziamo per la cortesia. Buona lettura e condivisione.
Roma locuta causa finita. Così si era soliti risolvere le questioni controverse e le cause aperte all’interno della Chiesa Cattolica: per secoli il pronunciamento solenne di Roma – in particolare del Papa e del suo braccio destro, la Congregazione per la Dottrina della Fede – chiudeva le discussioni con pronunciamenti che chiedevano a fedeli e pastori il religioso ossequio dell’intelletto e della volontà, ponendo fine alle discussioni.
Oggi non è così. Al contrario, i pronunciamenti di Roma sembrano purtroppo aumentare la confusione ed elevare le discussioni a gradi estremamente accesi e concitati (come è successo con Amoris Laetitia o col motu proprio Traditionis Custodes). Si potrebbe dire “Roma locuta, caos infinito” o “Roma locuta, causa infinita”, come si evince dalle reazioni all’ultima Dichiarazione del Vaticano a propósito delle benedizioni.
All’indomani della pubblicazione della Dichiarazione “Fiducia Supplicans” del Dicastero per la Dottrina della Fede si evidenzia un alto grado di smarrimento e confusione nel mondo cattolico, non solo tra i fedeli ma anche tra gli stessi pastori.
In poche ore le reazioni si sono moltiplicate in tutto il mondo a causa del contenuto “esplosivo” di un documento che rompe con la tradizione bimillenaria della Chiesa e apre alla possibilità di un riconoscimento, da parte della Chiesa Cattolica delle relazioni omosessuali, purché stabili, durature e sinceramente animate dal mutuo affetto e rispetto. Sono queste le caratteristiche che il documento segnala come “ciò che di buono” si può trovare nelle relazioni cosiddette “irregolari”, in cui l’unione affettiva e sessuale si svolge in maniera pubblica AL DI FUORI del matrimonio.
È normale dunque che un pronunciamento di tale portata, firmato dalle più alte cariche della Chiesa, il Sommo Pontefice e il suo Prefetto per la Dottrina della Fede, scateni una serie di reazioni forti e decise. Non si tratta infatti di una frase pronunciata in aereo, come tante volte il Papa ci ha abituati (ad es. “Chi sono io per giudicare?”), di una intervista “rubata”, di un incontro “privato” a favor di telecamere o di una ambigua affermazione pastorale che si presta a varie e diverse interpretazioni. Non si tratta di uno dei tanti scoop inventati o sfruttati dai media come dal 2013 siamo abituati con tanto di titoli di apertura con il papa Francesco che “apre ai gay”. Qui si tratta invece di un documento ufficiale dal valore dottrinale, emanato dal Dicastero incaricato di conservare, difendere e diffondere il depositum fidei, un pronunciamento al quale è dovuto l’ossequio di obbedienza.
A reagire in maniera eclatante è innanzitutto, come c’era da aspettarsi, il mondo LGBT. Non quello esterno alla Chiesa (al quale non interessa il giudizio del magistero al quale non riconoscono alcuna autorità morale ) ma quello intra-ecclesiale. Entusiasta è stata la reazione del padre gesuita nordamericano James Martin, noto per il suo lavoro di “pastorale LGBT” e del suo attivismo a favore del riconoscimento e legittimazione dell’omosessualità nella Chiesa. A pochi minuti dalla pubblicazione del documento ha entusiasticamente definito FS come un «un netto cambiamento rispetto alla conclusione ‘Dio non benedice e non può benedire il peccato’ di appena due anni fa» (riferendosi alla nota della CDF del 2021 che vietava le benedizioni alle persone dello stesso sesso, emessa sotto l’allora prefetto Luis Ladaria). Martin ha inoltre annunciato: «Assieme a molti sacerdoti, ora sarò lieto di benedire i miei amici che hanno unioni omosessuali». In una intervista rilasciata al giornale “Outreach” (giornale di sensibilizzazione della “comunità catotlica LGBT”) ha dichiarato «Non vedo l’ora di benedire le coppie omosessuali! È una cosa che aspettavo da anni!». Martin ha inoltre insinuato che la sostituzione del card. Ladaria alla guida del Dicastero per la Dottrina della Fede sia stata dovuta a uno “scontento” personale di papa Francesco per il responsum del 2021 che negava la benedizione alle coppie gay. Una dichiarazione dirompente che parla di una rimozione da una delle più alte cariche di Curia dovuta a uno scontento personale del Pontefice per una questione dottrinale definita, per la verità, dal card. Ladaria con la sua nota chiarezza e precisione, secondo la fede e la teologia della Chiesa Cattolica.
Ci fu una reazione diffusa a quel responsum, come rileva la nuova dichiarazione in apertura. In particolare, le persone LGBTQ, i loro amici e le loro famiglie hanno ritenuto che l’attenzione su tali relazioni come peccaminose ignorasse o rifiutasse la loro esperienza di relazioni omosessuali amorevoli, impegnate e altruiste. Le notizie (News) hanno anche suggerito che Papa Francesco stesso fosse scontento di quella dichiarazione, e alla fine la persona responsabile (person) della sua pubblicazione è stata rimossa dal C.D.F. Quindi l’approccio pastorale del Vaticano nei confronti delle coppie dello stesso sesso (così come delle altre coppie non sposate sacramentalmente) è chiaramente cambiato negli ultimi due anni.
Il 20 dicembre Martin ha postato sui social una foto che lo ritrae mentre benedice una coppia di ragazzi con la didascalia: «Cari amici: ho avuto l’onore di benedire i miei amici Jason e Damian questa mattina nella nostra residenza dei gesuiti, secondo le nuove linee guida stabilite dal Vaticano per le coppie dello stesso sesso. Ma prima di questo, sono stato benedetto dalla loro amicizia e dal loro sostegno».
Sempre in Stati Uniti il padre canonista Gerald Murray dell’arcidiocesi di New York ha definito il documento “assurdo” e “orribile” in quando un primo passo per ridefinire la dottrina sul peccato nella Chiesa. D’altra parte ha assicurato che il documento porterà ulteriore caos nelle parrocchie e tra i fedeli: «Non è uno sviluppo dell’insegnamento della Chiesa; è una contraddizione e una corruzione di quell’insegnamento». Murray aggiunge un esempio di come la situazione potrebbe evolvere nelle realtà parrocchiali in cui una coppia omosessuale può “esigere” una benedizione della loro relazione perchè “Papa Francesco lo ha detto”. «Questa è la contraddizione che stiamo vivendo», conclude Murray.
Ma la reazione più dura viene dal Kazakistan dove due vescovi, l’arcivescovo di Astana Tomash Peta e il suo ausiliare, il vescovo tradizionalista Athanasius Schneider, hanno pubblicato una lettera in cui proibiscono ai loro sacerdoti di benedire le coppie che vivono in situazioni morali irregolari: «Proibiamo ai sacerdoti e ai fedeli dell’Arcidiocesi di Santa Maria in Astana di accettare o eseguire qualsiasi forma di benedizione di coppie in situazione irregolare e di coppie dello stesso sesso». Allo stesso tempo si rivolgono duramente al Sommo Pontefice per chiedere di revocare tale permesso accordato dal documento: «Con sincero amore fraterno e con il dovuto rispetto, ci rivolgiamo a Papa Francesco che – permettendo la benedizione di coppie in situazione irregolare e di coppie dello stesso sesso – “non cammina rettamente secondo la verità del Vangelo” (cfr. Gal 2,14), per riprendere le parole con cui San Paolo Apostolo ammonì pubblicamente il primo Papa ad Antiochia».
Dopo i vescovi kazaki è stata la volta di quelli africani che governano la Chiesa in quella “periferia” tanto cara a papa Francesco. I vescovi del Malawi e della Nigeria non hanno accettato il pronunciamento di Roma e per prudenza pastorale, nonché per evitare ulteriori confusioni, preferiscono disattendere le indicazioni del Papa e del suo braccio destro. Lo fanno – hanno sottolineato – «in linea con l’immutabile insegnamento cattolico secondo cui la Chiesa non può benedire le relazioni peccaminose».
Molte altre sono le reazioni negative di sacerdoti che manifestano la loro amarezza per una decisione che è di fatto contraria a ciò che fino ad oggi hanno predicato. Come il giovane sacerdote spagnolo Jesus Silva, scrittore e molto seguito sui social, che provocatoriamente chiede se sia meglio applicare una “verità senza carità” oppure una “carità senza verità” (quella del documento FS). Allo stesso tempo Silva propone una formula di benedizione delle coppie irregolari “secondo le indicazioni della CDF”: «Signore, benedici i tuoi figli N. e N. e concedi loro di rendersi conto che la loro condizione disordinata non è conforme alla tua volontà, affinché, con l’aiuto della tua grazia possano iniziare a vivere in continenza permanente. Amen». Una formula provocatoria che mostra la necessità di continuare a segnalare e condannare il peccato che un certo “misericordismo” vorrebbe coprire e annullare, nel nome dell’accoglienza e della tolleranza.
Un altro giovane sacerdote e scrittore spagnolo Patxi Bronchalo ha espresso la sua preoccupazione per alcune letture aperturiste del documento che prevede di benedire le coppie irregolari. «Leggo molto: “Alla fine si tratta di benedire l’amore di due persone che si amano, qual è il problema?” Attenzione a questi ragionamenti perché anche un uomo di 50 anni e una ragazza di 16 anni possono arrivare a chiedere che “si benedica l’amore che hanno l’uno per l’altra”. Direte che dobbiamo benedirli?». Di certo una provocazione molto pertinente perché è una deriva possibile in un eccesso di buonismo cieco che non distingue tra peccatori e peccato benedicendo tutto e tutti.
“Ecce caos!” scrive su X il giornalista vaticanista de Il Foglio Matteo Matzuzzi che continua: «La modalità “Amoris laetitia” che caratterizza “Fiducia supplicans” è evidente dal fatto che qualche vescovo dice già che non ammetterà alcuna benedizione di tal specie e qualche altro dice che ne darà immediata attuazione». In altre parole: “Roma locuta, causa infinita“.
Leo mucho: “al final es bendecir el amor de dos personas que se quieren, ¿qué problema hay?”.
Cuidado con esos razonamientos porque también un hombre de 50 años y una niña de 16 pueden venir a qué “se les bendiga el amor que se tienen”.
¿Vais a decir que hay que bendecirles?
— Patxi Bronchalo ن (@PatxiBronchalo) December 19, 2023