Continuiamo le meditazioni liturgiche tratte dall’Année Liturgique di dom Propser Guéranger (Le Mans 1841-1866) per il tempo di Natale: i santi Innocenti.
L.V.
28 DICEMBRE
I SANTI INNOCENTI
MESSA
La santa Chiesa esalta la sapienza di Dio, che ha saputo sventare i calcoli della politica di Erode e riportare gloria dalla crudele immolazione dei bambini di Betlemme, elevandoli alla dignità di martiri di Cristo, di cui celebrano le grandezze in una riconoscenza eterna.
Ex ore infantium, Deus, et lactentium perfecisti laudem propter inimicos tuos¹.
Dalla bocca dei neonati e dei lattanti, o Dio, hai fatto uscire la lode per confondere i tuoi nemici.
EPISTOLA (Ap 14, 1-5) – In quei giorni guardai ed ecco l’Agnello ritto sul monte Sion e insieme centoquarantaquattromila persone che recavano scritto sulla fronte il suo nome e il nome del Padre suo. Udii una voce che veniva dal cielo, come un fragore di grandi acque e come un rimbombo di forte tuono. La voce che udii era come quella di suonatori di arpa che si accompagnano nel canto con le loro arpe. Essi cantavano un cantico nuovo davanti al trono e davanti ai quattro esseri viventi e ai vegliardi. E nessuno poteva comprendere quel cantico se non i centoquarantaquattromila, i redenti della terra. Questi non si sono contaminati con donne, sono infatti vergini e seguono l’Agnello dovunque va. Essi sono stati redenti tra gli uomini come primizie per Dio e per l’Agnello. Non fu trovata menzogna sulla loro bocca; sono senza macchia.
Con la scelta di questo misterioso brano dell’Apocalisse, la Chiesa ci mostra la stima che ha dell’innocenza, e l’idea che noi dobbiamo averne. Gli Innocenti seguono l’Agnello, perché sono puri. Le loro opere personali sulla terra non sono state avvertite, ma hanno attraversato rapidamente la via di questo mondo, senza essere contaminati dalle sue brutture. Meno provata di quella di Giovanni, la loro purezza, imporporata di sangue, non ha attirato meno gli sguardi dell’Agnello; e sono dati a lui per compagnia. Il cristiano, dunque, tenda verso questa innocenza che merita così alte distinzioni. Se l’ha conservata, la custodisca e la difenda con la gelosia che si ha nel vigilare su un tesoro; se l’ha perduta, la ripari con l’esercizio della penitenza e, quando l’avrà recuperata, realizzi le parole del maestro che ha detto: «Colui che è stato lavato è ormai puro»².
VANGELO (Mt 2, 13-18) – In quel tempo, un angelo del Signore apparve in sogno a Giuseppe e gli disse: «Alzati, prendi con te il bambino e sua madre e fuggi in Egitto, e resta là finché non ti avvertirò, perché Erode sta cercando il bambino per ucciderlo». Giuseppe, destatosi, prese con sé il bambino e sua madre nella notte e fuggì in Egitto, dove rimase fino alla morte di Erode, perché si adempisse ciò che era stato detto dal Signore per mezzo del profeta: Dall’Egitto ho chiamato il mio figlio. Erode, accortosi che i Magi si erano presi gioco di lui, s’infuriò e mandò ad uccidere tutti i bambini di Betlemme e del suo territorio dai due anni in giù, corrispondenti al tempo su cui era stato informato dai Magi. Allora si adempì quel che era stato detto per mezzo del profeta Geremia: Un grido è stato udito in Rama, un pianto e un lamento grande; Rachele piange i suoi figli e non vuole essere consolata, perché non sono più.
Il santo Vangelo narra con la sua sublime semplicità il Martirio degli Innocenti. Erode mandò a uccidere tutti i bambini. Questa ricca messe per il cielo fu mietuta e la terra non se ne commosse. I lamenti di Rachele salirono fino al cielo e presto il silenzio ricadde su Betlemme. Ma le beate vittime venivano raccolte dal Signore, per formare la corte del suo figliolo. Gesù, dalla sua culla, li contemplava e li benediceva; Maria compativa le loro brevi sofferenze e il dolore delle madri; la Chiesa che sarebbe presto nata doveva glorificare, per tutti i secoli, quell’immolazione di teneri agnelli e fondare le più belle speranze sul patrocinio di quei bambini diventati d’un tratto così potenti sul cuore del suo celeste sposo.
Beati bambini, noi rendiamo omaggio al vostro trionfo e ci felicitiamo con voi perché siete stati scelti come compagni di Cristo nella culla. Quale glorioso risveglio è stato il vostro allorché, dopo essere passati per la spada, avete conosciuto che presto la luce abbagliante della vita eterna sarebbe stata la vostra eredità. Quale riconoscenza avete testimoniata al Signore che vi sceglieva così, tra tante migliaia di altri bambini, per onorare con la vostra immolazione la culla del suo figliolo! La corona ha cinto la vostra fronte prima della battaglia; la palma è venuta da sé a posarsi nelle vostre deboli mani, prima che poteste fare uno sforzo per raccoglierla: è così che il Signore si è mostrato pieno di munificenza e ci ha fatto vedere che è padrone dei suoi doni. Non era forse giusto che la nascita del figlio del sommo re fosse segnata da qualche magnifica elargizione? Noi non ne siamo gelosi, o martiri Innocenti! Glorifichiamo il Signore che vi ha scelti e plaudiamo con la Chiesa alla vostra inenarrabile felicità.
O fiori dei martiri, permettete che riponiamo in voi la nostra fiducia e che osiamo supplicarvi, per la ricompensa gratuita che vi è stata concessa, di non dimenticare i vostri fratelli che combattono in mezzo ai rischi di questo mondo di peccato. Anche noi desideriamo quelle palme e quelle corone nelle quali si allieta la vostra innocenza. Lavoriamo duramente ad assicurarcele e spesso ci sentiamo sul punto di perderle per sempre. Lo stesso Dio che ha glorificato voi è anche il nostro fine; in lui solo anche noi troveremo il riposo; pregate affinché possiamo giungere fino a lui.
Chiedete per noi la semplicità, l’infanzia del cuore, l’ingenua fiducia in Dio che va fino in fondo nel compimento dei suoi voleri. Otteneteci di sopportare con calma la sua croce, quando ce la manda, e di desiderare unicamente il suo piacere. In mezzo al sanguinoso tumulto che venne ad interrompere il sonno, la vostra bocca infantile sorrideva ai carnefici; le vostre mani sembravano scherzare con quella spada, che doveva trapassarvi il cuore; eravate graziosi di fronte alla morte. Otteneteci di essere anche noi dolci verso la tribolazione, quando il Signore ce la manda. Che essa sia per noi un martirio, per la tranquillità del nostro coraggio, per l’unione della nostra volontà con quella del sommo Re e Signore, il quale prova soltanto per ricompensare. Che gli strumenti di cui egli si serve non ci tornino odiosi; che la carità non si spenga nel nostro cuore e che nulla turbi quella pace senza cui l’anima del cristiano non potrebbe piacere a Dio.
Infine, o teneri agnelli immolati per Gesù, voi che lo seguite dovunque egli va perché siete puri, concedeteci di accostarci all’Agnello celeste che vi conduce. Portateci a Betlemme insieme con voi; onde non usciamo più da quel soggiorno di pace e d’innocenza. Presentateci a Maria, la madre nostra, ancora più tenera di Rachele; ditele che siamo i suoi figli e che siamo i vostri fratelli; e come ha compatito i vostri dolori di un istante, si degni di aver pietà delle nostre misere lodi.
¹ Antiphona ad Introitum nella festa dei santi Innocenti martiri.
² Gv 13, 10.
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