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lunedì 2 ottobre 2023

BREAKING NEWS - "MESSA IN MORA" al Papa sul Sinodo: 5 cardinali contro sinodalità, omosessualità, sacerdozio femminile e altro. ⚠️5 cardinals warn the Pope about the Synod against synodality, homosexuality, female priesthood and more #sinodo #dubia

E'  di ora (si veda un noto sito di informazione vaticana QUI) una notizia veramente dirompente che riguarda il Sinodo che inizierà tra due giorni:  
1 - Cinque nuovi Dubia di altrettanti cardinali (BURKE, SARAH, ZEN, BRANDMÜLLER, SANDOVAL ÍÑIGUEZ)
2 - la  risposta insoddisfacente e generica del Santo Padre a questi Dubia, 
3 - una replica dei cardinali con una ripetizione più tecnica  dei Dubia (a cui non è mai stata data risposta) in modo che il Papa debba rispondere o un Si o un No,
4 - infine, una Notifica (la comunicazione ufficiale di oggi da parte dei cardinali) a tutti fedeli su quanto accaduto e sulla gravità degli errori dottrinali che si teme escano dal Sinodo e che preoccupano molto i cardinali. 

La Lettera di risposta di Francesco (datata 11 luglio e indirizzata ai soli cardinali BURKE e BRANDMÜLLER), per ora, non viene pubblicata. 

Alleghiamo (di seguito al testo):
  1. i "Dubia" (datati 10 luglio) nella versione originale italiana con traduzioni in inglese, francese, tedesco, polacco, portoghese, e spagnolo:
    "
    1° Dubium circa l’affermazione che si debba reinterpretare la Divina Rivelazione in base ai cambiamenti culturali e antropologici in voga.
    2° Dubium circa l’affermazione che la diffusa pratica della benedizione delle unioni con persone dello stesso sesso, concorderebbe con la Rivelazione e il Magistero (CCC 2357).
    3° Dubium circa l’affermazione che la sinodalità è “dimensione costitutiva della Chiesa” (Cost.Ap. Episcopalis Communio 6), sì che la Chiesa sarebbe per sua natura sinodale.
    4° Dubium
    circa il sostegno di pastori e teologi alla teoria che “la teologia della Chiesa è cambiata” e quindi che l’ordinazione sacerdotale possa essere conferita alle donne.
    5° Dubium circa l’affermazione “il perdono è un diritto umano” e l’insistere del Santo Padre sul dovere di assolvere tutti e sempre, per cui il pentimento non sarebbe condizione necessaria per l’assoluzione sacramentale.
     "; 
  2. la replica al Santo Padre (datata 22 luglio e inviata il 21 agosto) con i "Dubia riformulati" nella versione originale italiana con traduzioni in inglese, francese, tedesco, polacco, portoghese, e spagnolo: "Con la stessa sincerità con cui Voi ci avete risposto, dobbiamo aggiungere che le Vostre risposte non hanno risolto i dubbi che avevamo sollevato, ma li hanno semmai approfonditi. Ci sentiamo quindi in dovere di riproporre, riformulandole, queste domande, a Vostra Santità, che come successore di Pietro è incaricato dal Signore di confermare i Vostri fratelli nella fede. Ciò è tanto più urgente in vista dell'imminente Sinodo, che molti vogliono utilizzare per negare la dottrina cattolica proprio sulle questioni su cui vertono i nostri dubia. Vi riproponiamo quindi le nostre domande, in modo che ad esse si possa rispondere con un semplice "sì" o "no". "
  3. la Notifica (datata oggi 2 ottobre) dei Dubia e dei "Dubia riformulati" ai Christifideles nella versione italiana originale con traduzioni in inglese, francese, tedesco, polacco, portoghese, e spagnolo: "noi abbiamo sottomesso al Romano Pontefice i riformulati dubia, di cui è allegata una copia. Finora non abbiamo ricevuto risposta. Data la gravità della materia dei dubia, specialmente in vista della predetta imminente sessione del Sinodo dei Vescovi, abbiamo giudicato che è nostro dovere informare Voi fedeli (can. 212 § 3), affinché non siate soggetti a confusione, errore e scoraggiamento, invitandovi a pregare per la Chiesa universale e, in particolare, per il Romano Pontefice, perché il Vangelo sia insegnato sempre più chiaramente e seguito sempre più fedelmente".
Di seguito i testi integrali di quanto sopra, nella versione originale in italiano e le rispettive traduzioni in più lingue.
La Redazione



ITALIANO 

Prima versione dei dubia: 

D U B I A

1° Dubium circa l’affermazione che si debba reinterpretare la Divina Rivelazione in base ai cambiamenti culturali e antropologici in voga.

Dopo le affermazioni di alcuni vescovi, che non sono state né corrette né ritrattate,  si chiede se nella Chiesa la Divina Rivelazione debba essere reinterpretata secondo i cambiamenti culturali del nostro tempo e secondo la nuova visione antropologica che questi cambiamenti promuovono; oppure se la Divina Rivelazione sia vincolante per sempre, immutabile e quindi da non contraddire, secondo il dettato del Concilio Vaticano II, che a Dio che rivela è dovuta “l’obbedienza della fede”(Dei Verbum 5); che quanto è rivelato per la salvezza di tutti deve rimanere “per sempre integro” e vivo, e venire “trasmesso a tutte le generazioni” (7) e che il progresso della comprensione non implica alcun mutamento della verità delle cose e delle parole, perché la fede è stata “trasmessa una volta per sempre” (8), e il Magistero non è superiore alla parola di Dio, ma insegna solo ciò che è stato trasmesso (10).

 

2° Dubium circa l’affermazione che la diffusa pratica della benedizione delle unioni con persone dello stesso sesso, concorderebbe con la Rivelazione e il Magistero (CCC 2357).

Secondo la Divina Rivelazione, attestata nella Sacra Scrittura, che la Chiesa “per divino mandato e con l’assistenza dello Spirito Santo piamente ascolta, santamente custodisce e fedelmente espone” (Dei Verbum 10): “In principio” Dio creò l’uomo a sua immagine, maschio e femmina li creò e li benedisse, perché fossero fecondi (cfr Gen 1, 27-28), per cui l’Apostolo Paolo insegna che negare la differenza sessuale è la conseguenza della negazione del Creatore (Rom 1, 24-32). Si chiede: può la Chiesa derogare a questo “principio”, considerandolo, in contrasto con quanto insegnato da Veritatis splendor 103, come un semplice ideale, e accettando come “bene possibile” situazioni oggettivamente peccaminose, come le unioni con persone dello stesso sesso, senza venir meno alla dottrina rivelata?

 

3° Dubium circa l’affermazione che la sinodalità è “dimensione costitutiva della Chiesa” (Cost.Ap. Episcopalis Communio 6), sì che la Chiesa sarebbe per sua natura sinodale.

Dato che il Sinodo dei vescovi non rappresenta il collegio episcopale, ma è un mero organo consultivo del Papa, in quanto i vescovi, come testimoni della fede, non possono delegare la loro confessione della verità, si chiede se la sinodalità può essere criterio regolativo supremo del governo permanente della Chiesa senza stravolgere il suo assetto costitutivo voluto dal suo Fondatore, per cui la suprema e piena autorità della Chiesa viene esercitata, sia dal Papa in forza del suo ufficio, sia dal collegio dei vescovi insieme col suo capo il Romano Pontefice (Lumen gentium 22). 


4° Dubium circa il sostegno di pastori e teologi alla teoria che “la teologia della Chiesa è cambiata” e quindi che l’ordinazione sacerdotale possa essere conferita alle donne.

In seguito alle affermazioni di alcuni prelati, che non sono state né corrette né ritrattate, secondo cui col Vaticano II sarebbe cambiata la teologia della Chiesa e il significato della Messa, si chiede se è ancora valido il dettato del Concilio Vaticano II, che “il sacerdozio comune dei fedeli e quello ministeriale differiscono essenzialmente e non solo di grado” (Lumen Gentium 10) e che i presbiteri in virtù del “sacro potere dell’ordine per offrire il sacrificio e perdonare i peccati” (Presbyterorum Ordinis 2), agiscono in nome e nella persona di Cristo mediatore, per mezzo del quale è reso perfetto il sacrificio spirituale dei fedeli? Si chiede, inoltre, se è ancora valido l’insegnamento della lettera apostolica di san Giovanni Paolo II Ordinatio Sacerdotalis, che insegna come verità da tenere in modo definitivo l’impossibilità di conferire l’ordinazione sacerdotale alle donne, per cui questo insegnamento non è più soggetto a cambiamento né alla libera discussione dei pastori o dei teologi. 

 

5° Dubium circa l’affermazione “il perdono è un diritto umano” e l’insistere del Santo Padre sul dovere di assolvere tutti e sempre, per cui il pentimento non sarebbe condizione necessaria per l’assoluzione sacramentale.

Si chiede se sia ancora vigente l’insegnamento del Concilio di Trento, secondo cui, per la validità della confessione sacramentale è necessaria la contrizione del penitente, che consiste nel detestare il peccato commesso con il proposito di non peccare più (Sessione XIV, Capitolo IV: DH 1676), cosicché il sacerdote deve rimandare l’assoluzione quando sia chiaro che questa condizione non è adempiuta 

Città del Vaticano, 10 luglio 2023

Walter Card. Brandmüller                         Raymond Leo Card. Burke

Juan Card. Sandoval Íñiguez                    Robert Card. Sarah

Joseph Card. Zen Ze-Kiun, S.D.B.


Dubia riformulati  

RISERVATA

A Sua Santità

FRANCESCO

Sommo Pontefice

 Beatissimo Padre,

Vi siamo molto grati per le risposte che ci avete gentilmente voluto offrire. Vorremmo innanzitutto chiarire che, se Vi abbiamo posto queste domande, non è per paura del dialogo con gli uomini del nostro tempo, né delle domande che potrebbero rivolgerci sul Vangelo di Cristo. Siamo infatti convinti, come Vostra Santità, che il Vangelo porti pienezza alla vita umana e offra risposta a ogni nostra domanda. La preoccupazione che ci muove è un’altra: ci preoccupa vedere che ci sono pastori che dubitano della capacità del Vangelo di trasformare i cuori degli uomini e finiscono per proporre loro non più la sana dottrina, bensì “insegnamenti secondo le loro voglie” (cf. 2 Tim 4, 3).  Ci preoccupa, inoltre, che non si comprenda che la misericordia di Dio non consiste nel coprire i nostri peccati, ma è molto più grande, in quanto ci rende capaci di rispondere al suo amore osservando i suoi comandamenti, cioè di convertirsi e credere al Vangelo (cf. Mc 1, 15)

Con la stessa sincerità con cui Voi ci avete risposto, dobbiamo aggiungere che le Vostre risposte non hanno risolto i dubbi che avevamo sollevato, ma li hanno semmai approfonditi. Ci sentiamo quindi in dovere di riproporre, riformulandole, queste domande, a Vostra Santità, che come successore di Pietro è incaricato dal Signore di confermare i Vostri fratelli nella fede. Ciò è tanto più urgente in vista dell'imminente Sinodo, che molti vogliono utilizzare per negare la dottrina cattolica proprio sulle questioni su cui vertono i nostri dubia. Vi riproponiamo quindi le nostre domande, in modo che ad esse si possa rispondere con un semplice "sì" o "no".

1. Vostra Santità insiste sul fatto che la Chiesa può approfondire la sua comprensione del deposito della fede. Questo è effettivamente ciò che insegna Dei Verbum 8 e appartiene alla dottrina cattolica. La Vostra risposta, però, non coglie la nostra preoccupazione. Molti cristiani, compresi pastori e teologi, sostengono oggi che i cambiamenti culturali e antropologici del nostro tempo dovrebbero spingere la Chiesa a insegnare il contrario di ciò che ha sempre insegnato. Questo riguarda questioni essenziali, non secondarie, per la nostra salvezza, come la confessione di fede, le condizioni soggettive per accedere ai Sacramenti e l'osservanza della legge morale. Vogliamo quindi riformulare il nostro dubium: è possibile che la Chiesa insegni oggi dottrine contrarie a quelle che in precedenza ha insegnato in materia di fede e di morale, sia da parte del Papa ex cathedra, sia nelle definizioni di un Concilio ecumenico, sia nel magistero ordinario universale dei vescovi sparsi nel mondo (cfr. Lumen Gentium 25)?

2. Vostra Santità ha insistito sul fatto che non ci può essere confusione tra il matrimonio e altri tipi di unioni di natura sessuale e che, pertanto, qualsiasi rito o benedizione sacramentale di coppie omosessuali, che darebbero luogo a tale confusione, dovrebbero essere evitati. La nostra preoccupazione, tuttavia, è un’altra: siamo preoccupati che la benedizione di coppie omosessuali possa creare in ogni caso confusione, non solo in quanto possa farle sembrare analoghe al matrimonio, ma anche in quanto gli atti omosessuali verrebbero presentati praticamente come un bene, o almeno come il bene possibile che Dio chiede alle persone nel loro cammino verso di Lui. Riformuliamo quindi il nostro dubbio: è possibile che in alcune circostanze un pastore possa benedire unioni tra persone omosessuali, lasciando così intendere che il comportamento omosessuale in quanto tale non sarebbe contrario alla legge di Dio e al cammino della persona verso Dio? Legato a questo dubium è necessario sollevarne un altro: continua ad essere valido l’insegnamento sostenuto dal magistero ordinario universale, secondo cui ogni atto sessuale fuori del matrimonio, e in particolare gli atti omosessuali, costituisce un peccato oggettivamente grave contro la legge di Dio, indipendentemente dalle circostanze in cui si realizzi e dall’intenzione con cui si compia?

3. Voi avete insistito sul fatto che esiste una dimensione sinodale della Chiesa, in quanto tutti, compresi i fedeli laici, sono chiamati a partecipare e a far sentire la propria voce. La nostra difficoltà, tuttavia, è un’altra: oggi si sta presentando il futuro Sinodo sulla “sinodalità” come se, in comunione con il Papa, esso rappresentasse la Suprema Autorità della Chiesa. Tuttavia, il Sinodo dei Vescovi è un organo consultivo del Papa, non rappresenta il collegio episcopale e non può dirimere le questioni in esso trattate né emanare decreti su di esse, a meno che, in casi determinati, il Romano Pontefice, cui spetta ratificare le decisioni del Sinodo, non gli abbia espressamente concesso potestà deliberativa (cf. can.343 C.I.C.). Si tratta di un punto decisivo in quanto non coinvolgere il collegio episcopale in questioni come quelle che il prossimo Sinodo intende sollevare, le quali toccano la costituzione stessa della Chiesa, andrebbe proprio contro la radice di quella sinodalità, che si afferma di voler promuovere. Ci sia permesso quindi di riformulare il nostro dubium: il Sinodo dei Vescovi che si terrà a Roma e che include solo una rappresentanza scelta di pastori e di fedeli, eserciterà, nelle questioni dottrinali o pastorali su cui sarà chiamato ad esprimersi, la Suprema Autorità della Chiesa, che spetta esclusivamente al Romano Pontefice e, una cum capite suo, al Collegio dei Vescovi (cf. can.336 C.I.C.)?

4. Nella Vostra risposta Vostra Santità ha chiarito che la decisione di San Giovanni Paolo II in Ordinatio sacerdotalis è da tenersi in modo definitivo, e ha giustamente aggiunto che è necessario comprendere il sacerdozio, non in termini di potere, ma in termini di servizio, per capire rettamente la decisione di nostro Signore di riservare gli ordini sacri soltanto agli uomini. D'altra parte, nell'ultimo punto della Vostra risposta ha aggiunto che la questione può ancora essere approfondita. Siamo preoccupati che qualcuno possa interpretare quest’affermazione nel senso che la questione non è ancora stata decisa in modo definitivo. Infatti, San Giovanni Paolo II afferma in Ordinatio sacerdotalis che questa dottrina è stata insegnata infallibilmente dal magistero ordinario e universale, e quindi che appartiene al deposito della fede. Questa è stata la risposta della Congregazione per la Dottrina della Fede ad un dubium sollevato riguardo alla lettera apostolica, e questa risposta fu approvata dallo stesso Giovanni Paolo II. Dobbiamo quindi riformulare il nostro dubium: la Chiesa potrebbe in futuro avere la facoltà di conferire l'ordinazione sacerdotale alle donne, contraddicendo così che la riserva esclusiva di questo sacramento ai battezzati di sesso maschile appartenga alla sostanza stessa del Sacramento dell'Ordine, che la Chiesa non può cambiare?

5. Infine, Vostra Santità ha confermato l'insegnamento del Concilio di Trento secondo cui la validità dell'assoluzione sacramentale richiede il pentimento del peccatore, che include il proposito di non peccare di nuovo. E ci ha invitato a non dubitare dell'infinita misericordia di Dio. Vorremo ribadire che la nostra domanda non scaturisce dal dubbio sulla grandezza della misericordia di Dio, ma al contrario, nasce dalla nostra consapevolezza che questa misericordia è così grande da renderci capaci di convertirci a Lui, di confessare la nostra colpa e di vivere come Lui ci ha insegnato. A sua volta, qualcuno potrebbe interpretare la Vostra risposta come se il solo fatto di avvicinarsi alla confessione sia una condizione sufficiente per ricevere l'assoluzione, in quanto potrebbe includere implicitamente la confessione dei peccati e il pentimento. Vorremo quindi riformulare il nostro dubium: può ricevere validamente l'assoluzione sacramentale un penitente che, pur ammettendo un peccato, si rifiutasse di fare, in qualunque modo, il proposito di non commetterlo di nuovo?

Città del Vaticano, 22 luglio 2023

           Walter Card. Brandmüller            Raymond Leo Card. Burke

          Juan Card. Sandoval Íñiguez        Robert Card. Sarah

          Joseph Card. Zen Ze-kiun

 **

NOTIFICA AI FEDELI LAICI DA PARTE DEI 5 CARDINALI 

Notifica ai fedeli laici (can. 212 § 3)

sui dubia presentati a Papa Francesco

Fratelli e sorelle in Cristo,

Noi, membri del Sacro Collegio Cardinalizio, avendo presente il dovere di tutti i fedeli “di manifestare ai sacri Pastori il loro pensiero su ciò che riguarda il bene della Chiesa” (can. 212 § 3) e, soprattutto, avendo presente la responsabilità dei Cardinali che “assistono il Romano Pontefice … come singoli … nella cura soprattutto quotidiana della Chiesa universale” (can. 349), considerate varie dichiarazioni di alcuni alti Prelati inerenti alla celebrazione del prossimo Sinodo dei Vescovi, palesemente contrarie alla costante dottrina e disciplina della Chiesa, e che hanno generato e continuano a generare tra i fedeli e in altre persone di buona volontà grande confusione e la caduta in errore, abbiamo manifestato la nostra profondissima preoccupazione al Romano Pontefice. Ricorrendo alla provata prassi della sottomissione di dubia [domande] ad un superiore per fornirgli l’occasione di chiarire, attraverso i suoi responsa [risposte], la dottrina e la disciplina della Chiesa, con la nostra lettera del 10 luglio 2023 abbiamo sottomesso a Papa Francesco cinque dubia, di cui è allegata una copia. Papa Francesco ci ha risposto con lettera dell’11 luglio 2023.

Avendo studiato detta lettera, che non ha seguito la prassi dei responsa ad dubia [risposte a domande], abbiamo riformulato i dubia per suscitare una risposta chiara, basata sulla perenne dottrina e disciplina della Chiesa. Con la nostra lettera del 21 agosto 2023, noi abbiamo presentato al Romano Pontefice i riformulati dubia, di cui è allegata una copia. Finora non abbiamo ricevuto risposta.

Data la gravità della materia dei dubia, specialmente in vista della predetta imminente sessione del Sinodo dei Vescovi, abbiamo giudicato che è nostro dovere informare Voi fedeli (can. 212 § 3), affinché non siate soggetti a confusione, errore e scoraggiamento, invitandovi a pregare per la Chiesa universale e, in particolare, per il Romano Pontefice, perché il Vangelo sia insegnato sempre più chiaramente e seguito sempre più fedelmente.

 Vostri in Cristo,

 Walter Card. Brandmüller                                        Raymond Leo Card. Burke

            Juan Card. Sandoval Íñiguez                                    Robert Card. Sarah

Joseph Card. Zen Ze-kiun

 

Roma, 2 ottobre 2023

Allegati: 2

[NdR: i due allegati sono le due versioni dei dubia sopra riportati]


English
D U B I A

1 Dubium about the claim that we should reinterpret Divine Revelation according to the cultural and anthropological changes in vogue.

After the statements of some Bishops, which have been neither corrected nor retracted, it is asked whether in the Church Divine Revelation should be reinterpreted according to the cultural changes of our time and according to the new anthropological vision that these changes promote; or whether Divine Revelation is binding forever, immutable and therefore not to be contradicted, according to the dictum of the Second Vatican Council, that to God who reveals is due "the obedience of faith"(Dei Verbum 5); that what is revealed for the salvation of all must remain "in their entirety, throughout the ages" and alive, and be "transmitted to all generations" (7); and that the progress of understanding does not imply any change in the truth of things and words, because faith has been "handed on … once and for all" (8), and the Magisterium is not superior to the Word of God, but teaches only what has been handed on (10).


2 Dubium about the claim that the widespread practice of the blessing of same-sex unions would be in accord with Revelation and the Magisterium (CCC 2357).

According to Divine Revelation, confirmed in Sacred Scripture, which the Church "at the divine command with the help of the Holy Spirit, … listens to devotedly, guards it with dedication and expounds it faithfully " (Dei Verbum 10): "In the beginning" God created man in his own image, male and female he created them and blessed them, that they might be fruitful (cf. Gen. 1, 27-28), whereby the Apostle Paul teaches that to deny sexual difference is the consequence of the denial of the Creator (Rom 1, 24-32). It is asked: Can the Church derogate from this "principle," considering it, contrary to what Veritatis Splendor 103 taught, as a mere ideal, and accepting as a "possible good" objectively sinful situations, such as same-sex unions, without betraying revealed doctrine?


3 Dubium about the assertion that synodality is a "constitutive element of the Church" (Apostolic Constitution Episcopalis Communio 6), so that the Church would, by its very nature, be synodal.

Given that the Synod of Bishops does not represent the College of Bishops but is merely a consultative organ of the Pope, since the Bishops, as witnesses of the faith, cannot delegate their confession of the truth, it is asked whether synodality can be the supreme regulative criterion of the permanent government of the Church without distorting her constitutive order willed by her Founder, whereby the supreme and full authority of the Church is exercised both by the Pope by virtue of his office and by the College of Bishops together with its head the Roman Pontiff (Lumen Gentium 22). 


4 Dubium about pastors' and theologians' support for the theory that "the theology of the Church has changed" and therefore that priestly ordination can be conferred on women. 

After the statements of some prelates, which have been neither corrected nor retracted, according to which, with Vatican II, the theology of the Church and the meaning of the Mass has changed, it is asked whether the dictum of the Second Vatican Council is still valid, that "[the common priesthood of the faithful and the ministerial or hierarchical priesthood] differ essentially and not only in degree" (Lumen Gentium 10) and that presbyters by virtue of the "sacred power of Order, that of offering sacrifice and forgiving sins" (Presbyterorum Ordinis 2), act in the name and in the person of Christ the Mediator, through Whom the spiritual sacrifice of the faithful is made perfect. It is furthermore asked whether the teaching of St. John Paul II's Apostolic Letter Ordinatio Sacerdotalis, which teaches as a truth to be definitively held the impossibility of conferring priestly ordination on women, is still valid, so that this teaching is no longer subject to change nor to the free discussion of pastors or theologians.


5 Dubium about the statement "forgiveness is a human right" and the Holy Father's insistence on the duty to absolve everyone and always, so that repentance would not be a necessary condition for sacramental absolution. 

It is asked whether the teaching of the Council of Trent, according to which the contrition of the penitent, which consists in detesting the sin committed with the intention of sinning no more (Session XIV, Chapter IV: DH 1676), is necessary for the validity of sacramental confession, is still in force, so that the priest must postpone absolution when it is clear that this condition is not fulfilled. 

Vatican City, 10 July 2023


Walter Card. BRANDMÜLLER Raymond Leo Card. BURKE
Juan Card. SANDOVAL ÍÑIGUEZ         Robert Card. SARAH
Joseph Card. ZEN ZE-KIUN, S.D.B.


*

CONFIDENTIAL

 To His Holiness

 FRANCIS

 Supreme Pontiff

  Most Holy Father,

We are very grateful for the answers which You have kindly wished to offer us. We would first like to clarify that, if we have asked You these questions, it is not out of fear of dialogue with the people of our time, nor of the questions they could ask us about the Gospel of Christ. In fact, we, like Your Holiness, are convinced that the Gospel brings fullness to human life and responds to our every question. The concern that moves us is another: we are concerned to see that there are pastors who doubt the ability of the Gospel to transform the hearts of men and end up proposing to them no longer sound doctrine but “teachings according to their own likings” (cf. 2 Tim 4, 3).  We are also concerned that it be understood that God’s mercy does not consist in covering our sins, but is much greater, in that it enables us to respond to His love by keeping His commandments, that is, to convert and believe in the Gospel (cf. Mk 1, 15).

With the same sincerity with which You have answered us, we must add that Your answers have not resolved the doubts we had raised, but have, if anything, deepened them. We therefore feel obliged to re-propose, reformulating them, these questions to Your Holiness, who as the successor of Peter is charged by the Lord to confirm Your brethren in the faith. This is all the more urgent in view of the upcoming Synod, which many want to use to deny Catholic doctrine on the very issues which our dubia concern. We therefore re-propose our questions to You, so that they can be answered with a simple “yes” or “no.”

1. Your Holiness insists that the Church can deepen its understanding of the deposit of faith. This is indeed what Dei Verbum 8 teaches and belongs to Catholic doctrine. Your response, however, does not capture our concern. Many Christians, including pastors and theologians, argue today that the cultural and anthropological changes of our time should push the Church to teach the opposite of what it has always taught. This concerns essential, not secondary, questions for our salvation, like the confession of faith, subjective conditions for access to the sacraments, and observance of the moral law. So we want to rephrase our dubium: is it possible for the Church today to teach doctrines contrary to those she has previously taught in matters of faith and morals, whether by the Pope ex cathedra, or in the definitions of an Ecumenical Council, or in the ordinary universal magisterium of the Bishops dispersed throughout the world (cf. Lumen Gentium 25)?

2. Your Holiness has insisted on the fact that there can be no confusion between marriage and other types of unions of a sexual nature and that, therefore, any rite or sacramental blessing of same-sex couples, which would give rise to such confusion, should be avoided. Our concern, however, is a different one: we are concerned that the blessing of same-sex couples might create confusion in any case, not only in that it might make them seem analogous to marriage, but also in that homosexual acts would be presented practically as a good, or at least as the possible good that God asks of people in their journey toward Him. So let us rephrase our dubium: Is it possible that in some circumstances a pastor could bless unions between homosexual persons, thus suggesting that homosexual behavior as such would not be contrary to God’s law and the person’s journey toward God? Linked to this dubium is the need to raise another: does the teaching upheld by the universal ordinary magisterium, that every sexual act outside of marriage, and in particular homosexual acts, constitutes an objectively grave sin against God’s law, regardless of the circumstances in which it takes place and the intention with which it is carried out, continue to be valid?

3. You have insisted that there is a synodal dimension to the Church, in that all, including the lay faithful, are called to participate and make their voices heard. Our difficulty, however, is another: today the future Synod on “synodality” is being presented as if, in communion with the Pope, it represents the Supreme Authority of the Church. However, the Synod of Bishops is a consultative body of the Pope; it does not represent the College of Bishops and cannot settle the issues dealt with in it nor issue decrees on them, unless, in certain cases, the Roman Pontiff, whose duty it is to ratify the decisions of the Synod, has expressly granted it deliberative power (cf. can. 343 C.I.C.). This is a decisive point inasmuch as not involving the College of Bishops in matters such as those that the next Synod intends to raise, which touch on the very constitution of the Church, would go precisely against the root of that synodality, which it claims to want to promote. Let us therefore rephrase our dubium: will the Synod of Bishops to be held in Rome, and which includes only a chosen representation of pastors and faithful, exercise, in the doctrinal or pastoral matters on which it will be called to express itself, the Supreme Authority of the Church, which belongs exclusively to the Roman Pontiff and, una cum capite suo, to the College of Bishops (cf. can. 336 C.I.C.)?

4. In Your reply Your Holiness made it clear that the decision of St. John Paul II in Ordinatio Sacerdotalis is to be held definitively, and rightly added that it is necessary to understand the priesthood, not in terms of power, but in terms of service, in order to understand correctly our Lord’s decision to reserve Holy Orders to men only. On the other hand, in the last point of Your response You added that the question can still be further explored. We are concerned that some may interpret this statement to mean that the matter has not yet been decided in a definitive manner. In fact, St. John Paul II affirms in Ordinatio Sacerdotalis that this doctrine has been taught infallibly by the ordinary and universal magisterium, and therefore that it belongs to the deposit of faith. This was the response of the Congregation for the Doctrine of the Faith to a dubium raised about the apostolic letter, and this response was approved by John Paul II himself. We therefore must reformulate our dubium: could the Church in the future have the faculty to confer priestly ordination on women, thus contradicting that the exclusive reservation of this sacrament to baptized males belongs to the very substance of the Sacrament of Orders, which the Church cannot change?

5. Finally, Your Holiness confirmed the teaching of the Council of Trent according to which the validity of sacramental absolution requires the sinner’s repentance, which includes the resolve not to sin again. And You invited us not to doubt God’s infinite mercy. We would like to reiterate that our question does not arise from doubting the greatness of God’s mercy, but, on the contrary, it arises from our awareness that this mercy is so great that we are able to convert to Him, to confess our guilt, and to live as He has taught us. In turn, some might interpret Your answer as meaning that merely approaching confession is a sufficient condition for receiving absolution, inasmuch as it could implicitly include confession of sins and repentance. We would therefore like to rephrase our dubium: Can a penitent who, while admitting a sin, refuses to make, in any way, the intention not to commit it again, validly receive sacramental absolution?

Vatican City, August 21, 2023

             Walter Card. Brandmüller                     Raymond Leo Card. Burke

             Juan Card. Sandoval Íñiguez                  Robert Card. Sarah

             Joseph Card. Zen Ze-kiun

 

p.c. His Eminence Rev. Luis Francisco Card. LADARIA FERRER, S.I.

**

Notification to Christ’s Faithful (can. 212 § 3)

Regarding Dubia Submitted to Pope Francis

  Brothers and Sisters in Christ,

We, members of the Sacred College of Cardinals, in accord with the duty of all the faithful “to manifest to the sacred pastors their opinion on matters which pertain to the good of the Church” (can. 212 § 3) and, above all, in accord with the responsibility of Cardinals “to assist the Roman Pontiff … individually … especially in the daily care of the universal Church” (can. 349), in view of various declarations of highly-placed Prelates, pertaining to the celebration of the next Synod of Bishops, that are openly contrary to the constant doctrine and discipline of the Church, and that have generated and continue to generate great confusion and the falling into error among the faithful and other persons of good will, have manifested our deepest concern to the Roman Pontiff. By our letter of July 10, 2023, employing the proven practice of the submission of dubia [questions] to a superior to provide the superior the occasion to make clear, by his responsa [responses], the doctrine and discipline of the Church, we have submitted five dubia to Pope Francis, a copy of which is attached. By his letter of July 11, 2023, Pope Francis responded to our letter.

Having studied his letter which did not follow the practice of responsa ad dubia [responses to questions], we reformulated the dubia to elicit a clear response based on the perennial doctrine and discipline of the Church. By our letter of August 21, 2023, we submitted the reformulated dubia, a copy of which is attached, to the Roman Pontiff. Up to the present, we have not received a response to the reformulated dubia.

Given the gravity of the matter of the dubia, especially in view of the imminent session of the Synod of Bishops, we judge it our duty to inform you, the faithful (can. 212 § 3), so that you may not be subject to confusion, error, and discouragement but rather may pray for the universal Church and, in particular, the Roman Pontiff, that the Gospel may be taught ever more clearly and followed ever more faithfully.

                                               Yours in Christ,

       Walter Cardinal Brandmüller                        Raymond Leo Cardinal Burke

Juan Cardinal Sandoval Íñiguez                         Robert Cardinal Sarah

                  Joseph Cardinal Zen Ze-kiun

 Rome, 2 October 2023

Enclosures: 2

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Français

Dubia Burke-Brandmüller-Sarah-Sandoval-Zen

 1. Dubium à propos de l’affirmation selon laquelle nous devons réinterpréter la Révélation divine en fonction des changements culturels et anthropologiques à la mode.

A la suite des déclarations de certains évêques, ni corrigées, ni rétractées, il est demandé si, dans l’Eglise, la Révélation divine doit être réinterprétée en fonction des changements culturels de notre temps et de la nouvelle vision anthropologique que ces changements favorisent ; ou si la Révélation divine lie pour toujours, est immuable et ne peut donc être contredite, comme l’affirme l’enseignement du Concile Vatican II selon lequel à Dieu qui révèle est due l’obéissance de la foi (Dei Verbum 5) ; que ce qui est révélé pour le salut de tous doit demeurer « toujours en son intégrité » et transmis « à toutes les générations » (7) ; et que le progrès de la compréhension n’implique aucun changement dans la vérité des choses et des mots, parce que la foi « leur a été une fois pour toutes transmise » (8), et que le Magistère n’est pas supérieur à la Parole de Dieu, mais qu’il enseigne seulement ce qui a été transmis (10).

 

2. Dubium à propos de l’affirmation selon laquelle la pratique généralisée de la bénédiction des unions homosexuelles serait en accord avec la Révélation et le Magistère (CEC 2357).

Selon la Révélation divine, confirmée par l’Ecriture Sainte, que l’Eglise « par mandat de Dieu, avec l’assistance de l’Esprit Saint, (…) écoute (…) avec amour, (elle) la garde saintement et l’expose aussi avec fidélitée (Dei Verbum 10) : « Au commencement », Dieu créa l’homme à son image, homme et femme il les créa, et les bénit pour qu’ils soient féconds (cf. Gn I, 27-28), et l’apôtre Paul enseigne que la négation de la différence sexuelle est la conséquence de la négation du Créateur (Rm I, 24-32). Il est demandé : l’Église peut-elle déroger à ce « principe », en le considérant, contrairement à ce qu’enseignait Veritatis Splendor 103, comme un simple idéal, et en acceptant comme un « bien possible » des situations objectivement peccamineuses, telles les unions homosexuelles, sans trahir la doctrine révélée ?

 

3. Dubium à propos de l’affirmation selon laquelle la synodalité est une « dimension constitutive de l’Église » (Constitution apostolique Episcopalis Communio 6), de sorte que l’Église serait, par sa nature même, synodale.

Étant donné que le Synode des évêques ne représente pas le Collège des évêques, n’étant qu’un organe consultatif du Pape, et que les évêques, en tant que témoins de la foi, ne peuvent pas déléguer leur confession de la vérité, il est demandé si la synodalité peut être le critère régulateur suprême du gouvernement permanent de l’Église sans altérer l’ordre constitutif voulu par son Fondateur, selon lequel l’autorité suprême et plénière de l’Église est exercée à la fois par le Pape en vertu de sa charge et par le Collège des évêques en union avec son chef le Pontife romain (Lumen Gentium 22).

 

4. Dubium à propos du soutien apporté par des pasteurs et des théologiens à la théorie selon laquelle « la théologie de l’Église a changé » et que, par conséquent, l’ordination sacerdotale peut être conférée à des femmes.

A la suite des déclarations de certains prélats, ni corrigées, ni rétractées, selon lesquelles la théologie de l’Eglise et le sens de la Messe ont changé avec Vatican II, il est demandé si l’enseignement du Concile Vatican II est encore valable, selon lequel « [le sacerdoce commun des fidèles et le sacerdoce ministériel ou hiérarchique] ont entre eux une différence essentielle et non seulement de degré » (Lumen Gentium 10) et que les presbytres, du fait qu’il sont « investis par l’Ordre du pouvoir sacré d’offrir le Sacrifice et de remettre les péchés » (Presbyterorum Ordinis 2), agissent au nom et en la personne du Christ Médiateur, par qui le sacrifice spirituel des fidèles est rendu parfait. Il est en outre demandé si l’enseignement de la Lettre apostolique Ordinatio Sacerdotalis de saint Jean-Paul II, qui enseigne comme une vérité à tenir définitivement l’impossibilité de conférer l’ordination sacerdotale aux femmes, est toujours valide, de sorte que cet enseignement n’est plus soumis au changement ni à la libre discussion des pasteurs ou des théologiens.

 

5 Dubium à propos de l’affirmation « le pardon est un droit humain » et de l’insistance du Saint-Père quant au devoir d’absoudre tout le monde et toujours, de sorte que la contrition ne serait pas une condition nécessaire à l’absolution sacramentelle.

Il est demandé si l’enseignement du Concile de Trente, selon lequel la contrition du pénitent, qui consiste à détester le péché commis avec l’intention de ne plus pécher (Session XIV, Chapitre IV : DH 1676), est une condition nécessaire à la validité de la confession sacramentelle, est toujours en vigueur, de sorte que le prêtre doit différer l’absolution lorsqu’il est clair que cette condition n’est pas remplie.

 Cité du Vatican, 10 juillet 2023

 Walter Card. BRANDMÜLLER              Raymond Leo Card. BURKE

Juan Card. SANDOVAL ÍÑIGUEZ         Robert Card. SARAH

Joseph Card. ZEN ZE-KIUN, S.D.B.

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CONFIDENTIAL

 A Sa Sainteté

FRANÇOIS

Souverain Pontife

 Très Saint Père,

Nous vous sommes très reconnaissants des réponses que vous avez aimablement voulu nous adresser. Nous voudrions tout d’abord vous préciser que si nous vous avons posé ces questions, ce n’est pas par crainte du dialogue avec les hommes de notre temps, ni par peur des questions qu’ils pourraient nous poser au sujet de l’Évangile du Christ. Tout comme Votre Sainteté, nous sommes en effet convaincus de ce que l’Évangile apporte la plénitude à la vie humaine, et qu’il offre des réponses à chacune de nos interrogations. C’est une autre préoccupation qui nous anime : nous sommes inquiets de voir qu’il se trouve des pasteurs qui doutent de la capacité de l’Évangile à transformer le cœur des hommes et finissent par leur proposer non pas une saine doctrine, mais des « enseignements selon leurs propres désirs » (cf. 2 Tm 4, 3). Nous sommes également préoccupés par le fait qu’on ne comprenne pas que la miséricorde de Dieu ne consiste pas à couvrir nos péchés, mais qu’elle est bien plus grande, en ce qu’elle nous permet de répondre à son amour en gardant ses commandements, c’est-à-dire en nous convertissant et en croyant à l’Évangile (cf. Mc 1, 15).

Usant de même sincérité dont vous avez fait preuve à travers vos réponses, nous nous devons d’ajouter que celles-ci n’ont pas levé les doutes que nous avions exprimés, mais qu’elles les ont plutôt aggravés. Nous nous voyons donc dans l’obligation de soumettre à nouveau, en les reformulant, ces questions à Votre Sainteté, vous qui en tant que Successeur de Pierre êtes chargé par le Seigneur de confirmer vos frères dans la foi. Cela est d’autant plus urgent à la veille du prochain Synode, alors que beaucoup souhaitent utiliser celui-ci pour contredire la doctrine catholique, précisément sur les points sur lesquels portent nos dubia. Nous vous soumettons donc à nouveau nos questions, afin que vous puissiez y répondre simplement par « oui » ou par « non ».

 1. Votre Sainteté insiste sur le fait que l’Église peut approfondir sa compréhension du dépôt de la foi. C’est en effet ce qu’enseigne Dei Verbum 8 et cela fait partie de la doctrine catholique. Votre réponse, cependant, ne saisit pas le sens de notre préoccupation. De nombreux chrétiens, y compris des pasteurs et des théologiens, soutiennent aujourd’hui que les changements culturels et anthropologiques de notre époque devraient pousser l’Église à enseigner le contraire de ce qu’elle a toujours enseigné. Cela concerne des questions qui ne sont pas secondaires, mais essentielles pour notre salut, telles la confession de foi, les conditions subjectives de l’accès aux sacrements, et l’observance de la loi morale. Nous voulons donc reformuler notre dubium : est-il possible que l’Église enseigne aujourd’hui des doctrines contraires à celles qu’elle enseignait auparavant en matière de foi et de morale, que ce soit par le Pape ex cathedra, ou selon les définitions d’un Concile œcuménique, ou encore selon le Magistère ordinaire universel des Évêques dispersés dans le monde (cf. Lumen Gentium 25) ?

2. Votre Sainteté a insisté sur le fait qu’il ne peut y avoir de confusion entre le mariage et d’autres types d’unions de nature sexuelle et que, par conséquent, tout rite ou bénédiction sacramentelle de couples de même sexe engendrant une telle confusion devrait être évité. Cependant notre préoccupation est d’un autre ordre : nous nous inquiétons du fait que la bénédiction des couples homosexuels puisse dans tous les cas susciter à confusion, pas seulement dans la mesure où elle pourrait les faire apparaître comme analogues au mariage, mais aussi en ce que les actes homosexuels seraient présentés en pratique comme un bien, ou tout au moins comme le bien possible que Dieu demande aux hommes dans leur cheminement vers Lui. Reformulons donc notre dubium : est-il possible que, dans certaines circonstances, un pasteur puisse bénir des unions entre personnes homosexuelles, laissant ainsi entendre que le comportement homosexuel en tant que tel ne serait pas contraire à la loi de Dieu et au cheminement de la personne vers Dieu ? En lien avec ce dubium, il est nécessaire d’en soulever un autre : l’enseignement constant du Magistère ordinaire universel, selon lequel tout acte sexuel en dehors du mariage, et en particulier les actes homosexuels, constituent un péché objectivement grave contre la loi de Dieu, indépendamment des circonstances dans lesquelles ils ont lieu et de l’intention avec laquelle ils sont accompli, est-il toujours valable ?

3. Vous avez insisté sur la dimension synodale de l’Église, en ce sens que tous, y compris les fidèles laïcs, sont appelés à participer et à faire entendre leur voix. Toutefois, notre difficulté est toute autre : le futur Synode sur la « synodalité » est aujourd’hui représenté comme si, en communion avec le Pape, il représentait l’Autorité Suprême de l’Église. Or, le Synode des évêques est un organe consultatif du Pape, il ne représente pas le Collège des évêques et il ne peut pas résoudre les questions qui y sont traitées ni émettre des décrets à leur sujet, à moins que, dans des cas bien déterminés, le Pontife romain, à qui il revient de ratifier les décisions du Synode, ne lui ait expressément conféré un pouvoir délibératif (cf. c. 343 C.I.C.). Il s’agit là d’un point décisif dans la mesure où ne pas impliquer le Collège des évêques dans des questions du genre de celles que le prochain Synode entend soulever et qui ont trait à la constitution même de l’Église, serait précisément en contradiction avec la racine de cette synodalité que le Synodoe prétend vouloir promouvoir. Permettez-nous donc de reformuler notre dubium : le Synode des évêques qui se tiendra à Rome, et qui ne comprendra qu’une sélection choisie de pasteurs et de fidèles, exercera-t-il, au sujet des questions doctrinales ou pastorales sur lesquelles il sera appelé à s’exprimer, l’autorité suprême de l’Église, qui appartient exclusivement au Pontife romain et, una cum capite suo, au Collège des Évêques (cf. can. 336 C.I.C.) ?

4. Dans votre réponse, Votre Sainteté avez précisé que la décision de saint Jean-Paul II dans Ordinatio sacerdotalis doit être tenue pour définitive ; vous avez ajouté à juste titre qu’il est nécessaire de comprendre le sacerdoce, non pas en termes de pouvoir, mais en termes de service, afin de comprendre correctement la décision de notre Seigneur de réserver les Ordres sacrés aux seuls hommes. Néanmoins, dans le dernier point de votre réponse, vous ajoutez que la question peut encore être approfondie. Nous craignons que certains n’interprètent cette déclaration comme signifiant que la question n’a pas encore été définitivement tranchée. En fait, saint Jean-Paul II affirme dans Ordinatio sacerdotalis que cette doctrine a été enseignée infailliblement par le Magistère ordinaire et universel et qu’elle fait donc partie du dépôt de la foi. C’était la réponse de la Congrégation pour la Doctrine de la foi à un dubium soulevé à propos de la lettre apostolique, et cette réponse a été approuvée par Jean-Paul II lui-même. Il nous faut donc reformuler notre dubium : l’Église pourrait-elle à l’avenir avoir la faculté de conférer l’ordination sacerdotale à des femmes, contredisant ainsi le fait que la réservation exclusive de ce sacrement à des hommes baptisés appartient à la substance même du sacrement de l’ordre, que l’Église ne peut pas changer ?

5. Enfin, Votre Sainteté a confirmé l’enseignement du Concile de Trente selon lequel la validité de l’absolution sacramentelle requiert le repentir du pécheur, ce qui inclut l’intention de ne plus pécher. Et vous nous avez invités à ne pas douter de l’infinie miséricorde de Dieu. Nous voudrions réaffirmer que notre question ne résulte pas d’un doute sur la grandeur de la miséricorde de Dieu ; elle est née au contraire de la conscience de ce que cette miséricorde est assez grande pour nous rendre capables de nous convertir à Lui, de confesser notre faute et de vivre comme Il nous l’a enseigné. Cependant, certains pourraient interpréter votre réponse comme signifiant que le simple fait de s’approcher de la confession est une condition suffisante pour recevoir l’absolution, dans la mesure où cette démarche pourrait inclure implicitement la confession des péchés et le repentir. Nous voudrions donc reformuler notre dubium : un pénitent peut-il validement recevoir l’absolution sacramentelle si, tout en avouant un péché, il refuse de prendre d’une quelconque manière la résolution de ne pas le commettre à nouveau ?

Cité du Vatican, 21 août 2023

Walter Card. Brandmüller             Raymond Leo Card. BURKE

Juan Card. Sandoval Íñiguez        Robert Card. SARAH

Joseph Card. Zen Ze-kiun

[Copie à S. Em.za Rev.ma Luis Francisco Card. LADARIA FERRER, S.I.]

 **

Notification aux fidèles du Christ (can. 212 § 3)

au sujet des “Dubia” soumis au Pape François

  Chers frères et sœurs dans le Christ,

Nous, membres du Sacré Collège des Cardinaux, en vertu du devoir de tous les fidèles « de donner aux Pasteurs sacrés leur opinion sur ce qui touche le bien de l’Église » (can. 212 § 3), et surtout en vertu de la responsabilité incombant aux Cardinaux d’assister « le Pontife Romain… individuellement… surtout dans le soin quotidien de l’Église tout entière » (can. 349), au vu de diverses déclarations de prélats haut placés se rapportant à la célébration du prochain Synode des Évêques, déclarations ouvertement contraires à la doctrine et à la discipline constantes de l’Église, et qui ont engendré et continuent d’engendrer parmi les fidèles et les autres personnes de bonne volonté une grande confusion ainsi que la chute dans l’erreur, nous avons manifesté au Pontife romain notre très profonde préoccupation. Par notre lettre du 10 juillet 2023, recourant à la pratique éprouvée de la soumission de dubia [questions] à un supérieur pour donner à ce dernier l’occasion de clarifier, par ses responsa [réponses], la doctrine et la discipline de l’Église, nous avons soumis cinq dubia au pape François, dont une copie est jointe en annexe. Le pape François y a répondu par lettre du 11 juillet 2023.

Ayant étudié sa lettre qui ne suivait pas la pratique habituelle des responsa ad dubia [réponses aux questions], nous avons reformulé les dubia pour obtenir une réponse claire fondée sur la doctrine et la discipline pérennes de l’Église. Par notre lettre du 21 août 2023, nous avons soumis au Pontife romain les dubia reformulés, dont une copie est jointe en annexe. À ce jour, nous n’avons pas reçu de réponse à ces dubia reformulés.

Étant donné la gravité de la matière de ces dubia, et spécialement en raison de l’imminence de la session du Synode des Évêques mentionnée plus haut, nous estimons qu’il est de notre devoir de vous informer, vous les fidèles (can. 212 § 3), afin que vous ne soyez pas sujets à la confusion, à l’erreur et au découragement, mais que vous puissiez prier pour l’Église universelle et, en particulier, pour le Pontife romain, afin que l’Évangile soit enseigné avec toujours plus de clarté, et suivi avec une fidélité toujours croissante.

Bien vôtre dans le Christ,

                    Walter Cardinal Brandmüller                    Raymond Leo Cardinal Burke

                    Juan Cardinal Sandoval Íñiguez                    Robert Cardinal Sarah

                    Joseph Cardinal Zen Ze-kiun

 Rome, le 2 Octobre 2023

Pièces jointes : 2

 

 Deutsch

D U B I A

1 Dubium über die Behauptung, dass die göttliche Offenbarung entsprechend den aktuellen kulturellen und anthropologischen Veränderungen neu interpretiert werden sollte.

Nach den Äußerungen einiger Bischöfe, die weder korrigiert noch zurückgenommen wurden, stellt sich die Frage, ob die göttliche Offenbarung in der Kirche gemäß den kulturellen Veränderungen unserer Zeit und gemäß der neuen anthropologischen Sichtweise, die diese Veränderungen fördern, neu interpretiert werden sollte; oder ob die göttliche Offenbarung für immer verbindlich, unveränderlich und ihr daher nicht zu widersprechen ist, gemäß dem Diktat des Zweiten Vatikanischen Konzils, dass Gott, der offenbart, „der Gehorsam des Glaubens“ gebührt (Dei Verbum 5); dass das, was zum Heil aller geoffenbart wird, „für immer unversehrt“ und lebendig bleiben und „an alle Generationen weitergegeben“ werden muss (7), und dass der Fortschritt des Verstehens keine Veränderung der Wahrheit der Dinge und Worte mit sich bringt, weil der Glaube „ein für alle Mal weitergegeben“ wurde (8), und das Lehramt nicht über dem Wort Gottes steht, sondern nur lehrt, was weitergegeben wurde (10).


2 Dubium über die Behauptung, dass die weit verbreitete Praxis der Segnung gleichgeschlechtlicher Partnerschaften mit der Offenbarung und dem Lehramt übereinstimmt (KKK 2357).

Nach der in der Heiligen Schrift bezeugten göttlichen Offenbar
ung, die die Kirche „aus göttlichem Auftrag und mit dem Beistand des Heiligen Geistes voll Ehrfurcht hört, heilig bewahrt und treu auslegt“ (Dei Verbum 10): „Im Anfang“ schuf Gott den Menschen zu seinem Bilde, männlich und weiblich schuf er sie und segnete sie, damit sie fruchtbar seien (vgl. Gen 1,27-28), wobei der Apostel Paulus lehrt, dass die Leugnung der geschlechtlichen Verschiedenheit die Folge der Leugnung des Schöpfers ist (Röm 1,24-32). Es stellt sich die Frage: Kann die Kirche von diesem „Grundsatz“ abweichen, indem sie ihn im Gegensatz zu dem, was Veritatis splendor 103 lehrt, als bloßes Ideal betrachtet und objektiv sündige Situationen wie gleichgeschlechtliche Partnerschaften als „mögliches Gut“ akzeptiert, ohne die geoffenbarte Lehre zu verletzen?

 

 3 Dubium über die Behauptung, Synodalität sei eine „konstitutive Dimension der Kirche“ (Const.Ap. Episcopalis Communio 6), so dass die Kirche von Natur aus synodal sei.

Da die Bischofssynode nicht das Bischofskollegium vertritt, sondern lediglich ein beratendes Organ des Papstes ist, da die Bischöfe als Zeugen des Glaubens ihr Bekenntnis zur Wahrheit nicht delegieren können, stellt sich die Frage, ob die Synodalität das oberste regulative Kriterium für die ständige Leitung der Kirche sein kann, ohne die von ihrem Gründer gewollte konstitutive Ordnung zu verfälschen, wonach die höchste und volle Autorität der Kirche sowohl vom Papst kraft seines Amtes als auch vom Bischofskollegium zusammen mit seinem Oberhaupt, dem Papst, ausgeübt wird (Lumen gentium 22).

4 Dubium über die Unterstützung von Seelsorgern und Theologen für die These, dass „die Theologie der Kirche sich geändert hat“ und daher die Priesterweihe an Frauen verliehen werden kann.

Nach den weder korrigierten noch zurückgenommenen Äußerungen einiger Prälaten, mit dem Zweiten Vatikanischen Konzil hätten sich die Theologie der Kirche und die Bedeutung der Messe verändert, stellt sich die Frage, ob das Diktat des Zweiten Vatikanischen Konzils noch gültig ist, wonach „das gemeinsame Priestertum der Gläubigen… und das Priestertum des Dienstes… [sich] unterscheiden (…) dem Wesen und nicht bloß dem Grade nach“ (Lumen Gentium 10) und die Priester die „heilige Weihevollmacht zur Darbringung des Opfers und zur Nachlassung der Sünden“ besitzen (Presbyterorum Ordinis 2), und im Namen und in der Person Christi, des Mittlers, handeln, durch den das geistliche Opfer der Gläubigen vollendet wird? Es stellt sich auch die Frage, ob die Lehre des apostolischen Schreibens Ordinatio Sacerdotalis des hl. Johannes Paul II., die als endgültig festzuhaltende Wahrheit lehrt, dass es unmöglich ist, Frauen die Priesterweihe zu erteilen, noch gültig ist, so dass diese Lehre nicht mehr einer Änderung oder einer freien Diskussion durch die Hirten oder die Theologen unterliegt.


5 Dubium über die Aussage „Vergebung ist ein Menschenrecht“ und das Beharren des Heiligen Vaters auf der Pflicht, jedem und immer die Absolution zu erteilen, so dass die Reue keine notwendige Bedingung für die sakramentale Absolution wäre.

Es stellt sich die Frage, ob die Lehre des Konzils von Trient noch in Kraft ist, wonach für die Gültigkeit der sakramentalen Beichte die Reue des Pönitenten erforderlich ist, die darin besteht, die begangene Sünde zu verabscheuen und nicht mehr sündigen zu wollen (Session XIV, Kapitel IV: DH 1676), so dass der Priester die Absolution aufschieben muss, wenn klar ist, dass diese Bedingung nicht erfüllt ist.

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An Seine Heiligkeit

FRANCIS

Summus Pontifex

Citta del Vaticano

 Heiliger Vater,

Wir sind sehr dankbar für die Antworten, die Sie uns freundlicherweise zu geben wünschten. Wir möchten zunächst klarstellen, dass wir, wenn wir Ihnen diese Fragen gestellt haben, dies nicht aus Angst vor dem Dialog mit den Menschen unserer Zeit oder vor den Fragen, die sie uns über das Evangelium Christi stellen könnten, getan haben. In der Tat sind wir, wie Eure Heiligkeit, davon überzeugt, dass das Evangelium dem menschlichen Leben Fülle verleiht und auf jede unserer Fragen eine Antwort gibt. Die Sorge, die uns bewegt, ist eine andere: Wir sind besorgt darüber, dass es Hirten gibt, die an der Fähigkeit des Evangeliums zweifeln, die Herzen der Menschen zu verwandeln, und ihnen schließlich nicht mehr die gesunde Lehre, sondern "Lehren nach ihren eigenen Vorlieben" (vgl. 2 Tim 4,3) vorschlagen.  Es ist uns auch ein Anliegen zu verstehen, dass die Barmherzigkeit Gottes nicht darin besteht, unsere Sünden zuzudecken, sondern dass sie viel größer ist, indem sie uns befähigt, auf seine Liebe zu antworten, indem wir seine Gebote halten, das heißt, uns bekehren und an das Evangelium glauben (vgl. Mk 1,15).

Mit der gleichen Aufrichtigkeit, mit der sie uns geantwortet haben, müssen wir hinzufügen, dass Ihre Antworten die Zweifel, die wir geäußert hatten, nicht ausgeräumt, sondern eher noch vertieft haben. Wir sehen uns daher veranlasst, Eurer Heiligkeit, welche als Nachfolgerin des Petrus vom Herrn beauftragt ist, Eure Brüder im Glauben zu bestärken, diese Fragen erneut zu stellen und sie neu zu formulieren. Dies ist umso dringlicher angesichts der bevorstehenden Synode, die viele nutzen wollen, um die katholische Lehre in genau den Fragen zu leugnen, die unsere Zweifel betreffen. Wir stellen Dir daher unsere Fragen erneut, damit sie mit einem einfachen "Ja" oder "Nein" beantwortet werden können.

1. Eure Heiligkeit besteht darauf, dass die Kirche ihr Verständnis des Glaubensgutes vertiefen kann. Das ist in der Tat das, was Dei Verbum 8 lehrt und was zur katholischen Lehre gehört. Ihre Antwort erfasst jedoch nicht unser Anliegen. Viele Christen, darunter auch Priester und Theologen, argumentieren heute, dass die kulturellen und anthropologischen Veränderungen unserer Zeit die Kirche dazu bringen sollten, das Gegenteil von dem zu lehren, was sie immer gelehrt hat. Dies betrifft wesentliche, nicht sekundäre Fragen unseres Heils, wie das Glaubensbekenntnis, die subjektiven Bedingungen für den Zugang zu den Sakramenten und die Einhaltung des Sittengesetzes. Wir wollen also unser Zweifel neu formulieren: Ist es der Kirche heute möglich, Lehren zu verbreiten, die im Widerspruch zu dem stehen, was sie früher in Fragen des Glaubens und der Moral gelehrt hat, sei es durch den Papst ex cathedra, sei es durch die Definitionen eines Ökumenischen Konzils oder durch das allgemeine Lehramt der über die ganze Welt verstreuten Bischöfe (vgl. Lumen Gentium 25)?

2. Eure Heiligkeit hat darauf bestanden, dass es keine Verwechslung zwischen der Ehe und anderen Arten von Verbindungen sexueller Natur geben darf und dass daher jeder Ritus oder sakramentale Segen für gleichgeschlechtliche Paare, der zu einer solchen Verwechslung führen würde, vermieden werden sollte. Unsere Sorge ist jedoch eine andere: Wir sind besorgt, dass die Segnung gleichgeschlechtlicher Paare in jedem Fall Verwirrung stiften könnte, nicht nur, weil sie analog zur Ehe erscheinen könnte, sondern auch, weil homosexuelle Handlungen praktisch als ein Gut oder zumindest als das mögliche Gut dargestellt würden, das Gott von den Menschen auf ihrem Weg zu ihm verlangt. Lassen Sie uns also unser Dubium neu formulieren: Ist es möglich, dass ein Priester unter bestimmten Umständen die Ehe zwischen homosexuellen Personen segnen und damit suggerieren könnte, dass homosexuelles Verhalten als solches nicht im Widerspruch zu Gottes Gesetz und dem Weg der Person zu Gott steht? In Verbindung mit diesem Zweifel muss ein weiterer aufgeworfen werden: Bleibt die vom universalen ordentlichen Lehramt vertretene Lehre gültig, dass jede sexuelle Handlung außerhalb der Ehe und insbesondere homosexuelle Handlungen eine objektiv schwere Sünde gegen das Gesetz Gottes darstellen, unabhängig von den Umständen, unter denen sie stattfinden, und von der Absicht, mit der sie vollzogen werden?

3. Sie haben darauf hingewiesen, dass die Kirche eine synodale Dimension hat, da alle, auch die Laien, aufgerufen sind, daran teilzunehmen und ihre Stimme zu erheben. Unsere Schwierigkeit ist jedoch eine andere: Heute wird die künftige Synode zur "Synodalität" so dargestellt, als ob sie in Gemeinschaft mit dem Papst die höchste Autorität der Kirche bilde. Die Bischofssynode ist jedoch ein beratendes Organ des Papstes; sie vertritt nicht das Bischofskollegium und kann weder die in ihr behandelten Fragen regeln noch Dekrete dazu erlassen, es sei denn, der Papst, der die Beschlüsse der Synode zu ratifizieren hat, hat ihr in bestimmten Fällen ausdrücklich eine Beratungsbefugnis erteilt (vgl. can. 343 C.I.C.). Dies ist insofern ein entscheidender Punkt, als die Nichtbeteiligung des Bischofskollegiums an Fragen, wie sie die nächste Synode zu erörtern beabsichtigt und die die eigentliche Verfassung der Kirche berühren, genau der Wurzel der Synodalität zuwiderlaufen würde, die sie zu fördern vorgibt. Formulieren wir also unser Dubium neu: Wird die Bischofssynode, die in Rom stattfinden soll und der nur eine ausgewählte Vertretung von Hirten und Gläubigen angehört, in den lehrmäßigen oder pastoralen Fragen, zu denen sie sich äußern soll, die höchste Autorität der Kirche ausüben, die ausschließlich dem römischen Papst und, una cum capite suo, dem Bischofskollegium zukommt (vgl. can. 336 C.I.C.)?

4. In Ihrer Antwort haben Eure Heiligkeit klargestellt, dass die Entscheidung des heiligen Johannes Paul II. in Ordinatio Sacerdotalis endgültig ist, und zu Recht hinzugefügt, dass es notwendig ist, das Priestertum nicht im Sinne der Macht, sondern im Sinne des Dienstes zu verstehen, um die Entscheidung unseres Herrn, die heiligen Weihen nur Männern vorzubehalten, richtig zu verstehen. Andererseits haben Sie im letzten Punkt Ihrer Antwort hinzugefügt, dass die Frage noch weiter erforscht werden kann. Wir sind besorgt, dass einige diese Aussage so interpretieren könnten, dass die Frage noch nicht endgültig entschieden ist. In der Tat bekräftigt der heilige Johannes Paul II. in Ordinatio Sacerdotalis, dass diese Lehre unfehlbar vom ordentlichen und universalen Lehramt gelehrt wurde und daher zum Glaubensgut gehört. Dies war die Antwort der Kongregation für die Glaubenslehre auf eine Anfrage bezüglich des apostolischen Schreibens, und diese Antwort wurde von Johannes Paul II. selbst bestätigt. Wir müssen daher unser Dubium neu formulieren: Könnte die Kirche in Zukunft die Möglichkeit haben, Frauen die Priesterweihe zu erteilen, und damit im Widerspruch dazu stehen, dass der ausschließliche Vorbehalt dieses Sakraments für getaufte Männer zum Wesen des Weihesakraments gehört, das die Kirche nicht ändern kann?

5. Schließlich haben Eure Heiligkeit die Lehre des Konzils von Trient bestätigt, wonach die Gültigkeit der sakramentalen Absolution die Reue des Sünders voraussetzt, die den Entschluss einschließt, nicht mehr zu sündigen. Und Sie haben uns aufgefordert, nicht an der unendlichen Barmherzigkeit Gottes zu zweifeln. Wir möchten noch einmal betonen, dass unsere Frage nicht aus dem Zweifel an der Größe der Barmherzigkeit Gottes erwächst, sondern im Gegenteil aus dem Bewusstsein, dass diese Barmherzigkeit so groß ist, dass wir uns zu ihm bekehren, unsere Schuld bekennen und so leben können, wie er uns gelehrt hat. Einige könnten Ihre Antwort dahingehend interpretieren, dass die bloße Annäherung an die Beichte eine ausreichende Bedingung für den Erhalt der Absolution ist, da sie implizit das Bekenntnis der Sünden und die Reue einschließen könnte. Wir möchten daher unser Dubium neu formulieren: Kann ein Pönitent, der zwar eine Sünde zugibt, sich aber weigert, in irgendeiner Weise die Absicht zu bekunden, sie nicht wieder zu begehen, gültig die sakramentale Absolution empfangen?

Vatikanstadt, am 21. August 2023

 Walter Card. BRANDMÜLLER            Raymond Leo Card. BURKE

Juan Card. SANDOVAL ÍÑIGUEZ        Robert Card. SARAH

Joseph Kard. ZEN ZE-KIUN

 p.c. Seine Eminenz Pater Luis Francisco Card. LADARIA FERRER, S.I. 

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Mitteilung an die Christgläubigen (can. 212 § 3)

bezüglich der an Papst Franziskus übermittelten

Dubia [Fragen] vom 10. und 21. August 2023

 

Brüder und Schwestern in Christus,

 Wir, Mitglieder des Heiligen Kardinalskollegiums, in Übereinstimmung mit der Pflicht aller Gläubigen, "den heiligen Hirten ihre Meinung über Angelegenheiten mitzuteilen, die das Wohl der Kirche betreffen" (can. 212 § 3), und vor allem in Übereinstimmung mit der Verantwortung der Kardinäle, "dem Papst ... persönlich ... zu helfen, besonders in der täglichen Sorge um die Gesamtkirche" (can. 349), haben angesichts verschiedener Erklärungen hochrangiger Prälaten im Zusammenhang mit der Feier der nächsten Bischofssynode, die in offenem Widerspruch zur ständigen Lehre und Disziplin der Kirche stehen und die unter den Gläubigen und anderen Personen guten Willens große Verwirrung und das Fallen in den Irrtum hervorgerufen haben und weiterhin hervorrufen, dem Papst unsere tiefste Besorgnis bekundet. Mit unserem Schreiben vom 10. Juli 2023 haben wir Papst Franziskus fünf dubia [Fragen] vorgelegt, wobei wir uns der bewährten Praxis bedient haben, einem Oberen dubia [Fragen] vorzulegen, um ihm die Gelegenheit zu geben, durch seine responsa [Antworten] die Lehre und die Disziplin der Kirche zu verdeutlichen; eine Kopie ist beigefügt. Mit seinem Schreiben vom 11. Juli 2023 hat Papst Franziskus auf unseren Brief geantwortet.

Nachdem wir seinen Brief studiert hatten, der nicht der Praxis der responsa ad dubia [Antworten auf Fragen] folgte, formulierten wir die dubia neu, um eine klare Antwort auf der Grundlage der ewigen Lehre und Disziplin der Kirche zu erhalten. Mit unserem Schreiben vom 21. August 2023 haben wir die neu formulierten dubia, von denen eine Kopie beigefügt ist, dem Papst vorgelegt. Bis heute haben wir keine Antwort auf die neu formulierten Zweifel erhalten.

In Anbetracht des Ernstes der Angelegenheit der dubia, besonders im Hinblick auf die bevorstehende Sitzung der Bischofssynode, halten wir es für unsere Pflicht, Sie, die Gläubigen, zu informieren (can. 212 § 3), damit Sie nicht der Verwirrung, dem Irrtum und der Entmutigung anheimfallen, sondern vielmehr für die Gesamtkirche und insbesondere für den Papst beten, damit das Evangelium immer klarer gelehrt und immer treuer befolgt wird.

                                                Mit freundlichen Grüßen in Christus,

                         Walter Kardinal Brandmüller                      Raymond Leo Kardinal Burke

                         Juan Kardinal Sandoval Íñiguez                Robert Kardinal Sarah

                         Joseph Kardinal Zen Ze-kiun

 Rom, 2. Oktober 2023

Beilagen: 2

  

Español

D U B I A


1 Dubium sobre la afirmacion de que la Revelación Divina deba ser reinterpretada en función de los cambios culturales y antropológicos en boga.
A raíz de las declaraciones de algunos obispos, que no han sido corregidas ni retractadas, se plantea la cuestión de si la Revelación Divina en la Iglesia debe ser reinterpretada según los cambios culturales de nuestro tiempo y según la nueva visión antropológica que estos cambios promueven; o si la Revelación Divina es vinculante para siempre, inmutable y por tanto no puede ser contradicha, según el dictado del Concilio Vaticano II, de que a Dios que revela se le debe "la obediencia de la fe" (Dei Verbum 5); que lo revelado para la salvación de todos debe permanecer "para siempre intacto" y vivo, y ser "transmitido a todas las generaciones" (7) y que el progreso del entendimiento no implica cambio alguno en la verdad de las cosas y de las palabras, porque la fe ha sido "transmitida de una vez para siempre" (8), y el Magisterio no es superior a la Palabra de Dios, sino que enseña sólo lo que ha sido transmitido (10).


2 Dubium sobre la afirmación de que la práctica generalizada de bendecir las uniones entre personas del mismo sexo concuerda con la Revelación y el Magisterio (CIC 2357).

Según la Revelación divina, atestiguada en la Sagrada Escritura, que la Iglesia "por mandato divino y con la asistencia del Espíritu Santo la oye con piedad, la guarda con exactitud y la expone con fidelidad” (Dei Verbum 10): "En el principio" Dios creó al hombre a su imagen, varón y hembra los creó y los bendijo para que fuesen fecundos (cf. Gn 1, 27-28), por lo que el apóstol Pablo enseña que negar la diferencia sexual es consecuencia de negar al Creador (Rm 1, 24-32). Surge la pregunta: ¿puede la Iglesia derogar este "principio", considerándolo, en contra de lo que enseña Veritatis splendor 103, como un mero ideal, y aceptando como "bien posible" situaciones objetivamente pecaminosas, como las uniones entre personas del mismo sexo, sin faltar a la doctrina revelada?

 

 3 Dubium sobre la afirmación de que la sinodalidad es una "dimensión constitutiva de la Iglesia" (Const.Ap. Episcopalis Communio 6), de modo que la Iglesia sería sinodal por naturaleza.

 Dado que el Sínodo de los Obispos no representa al Colegio Episcopal, sino que es un órgano meramente consultivo del Papa, ya que los obispos, como testigos de la fe, no pueden delegar su confesión de la verdad, se plantea la cuestión de si la sinodalidad puede ser el supremo criterio regulador del gobierno permanente de la Iglesia sin desvirtuar su ordenamiento constitutivo, tal como lo quiso su Fundador, según el cual la suprema y plena autoridad de la Iglesia es ejercida tanto por el Papa en virtud de su oficio como por el colegio de los obispos junto con su cabeza el Romano Pontífice (Lumen Gentium 22).


4 Dubium sobre el apoyo de pastores y teólogos a la teoría de que "la teología de la Iglesia ha cambiado" y, por tanto, la ordenación sacerdotal puede conferirse a las mujeres.

A raíz de las declaraciones de algunos prelados, que no han sido corregidas ni retractadas, de que con el Vaticano II había cambiado la teología de la Iglesia y el sentido de la Misa, se plantea la cuestión de si sigue siendo válido el dictado del Concilio Vaticano II, que "El sacerdocio común de los fieles y el sacerdocio ministerial o jerárquico, aunque diferentes esencialmente y no sólo en grado” (Lumen Gentium 10) y que los presbíteros, en virtud del "poder sagrado del Orden, para ofrecer el sacrificio y perdonar los pecados” (Presbyterorum Ordinis 2), actúan en nombre y persona de Cristo Mediador, por quien se perfecciona el sacrificio espiritual de los fieles? También se plantea la cuestión de si sigue siendo válida el magisterio de la carta apostólica Ordinatio Sacerdotalis de San Juan Pablo II, que enseña como una verdad que hay que sostener definitivamente que es imposible conferir la ordenación sacerdotal a las mujeres, de modo que  esta enseñanza ya no está sujeta a cambios ni a la libre discusión de los pastores o teólogos.

 

5 Dubium sobre la afirmación "el perdón es un derecho humano" y la insistencia del Santo Padre en el deber de absolver a todos y siempre, de modo que el arrepentimiento no sería una condición necesaria para la absolución sacramental.

Se plantea la cuestión de si sigue vigente la doctrina del Concilio de Trento, según la cual, para que la confesión sacramental sea válida, es necesaria la contrición del penitente, que consiste en detestar el pecado cometido con la intención de no pecar más (Sesión XIV, Capítulo IV: DH 1676), de modo que el sacerdote debe posponer la absolución cuando es evidente que no se cumple esta condición.

Ciudad del Vaticano, 10 Julio 2023

Walter Card. Brandmüller                          Raymond Leo Card. Burke

Juan Card. Sandoval Íñiguez                             Robert Card. Sarah

Joseph Card. Zen Ze-Kiun, S.D.B.


*
CONFIDENCIAL


A Su Santidad

FRANCIS

 Sumo Pontífice

  Santísimo Padre,

Le agradecemos mucho las respuestas que ha tenido a bien ofrecernos. En primer lugar, quisiéramos aclarar que, si le hemos formulado estas preguntas, no es por miedo al diálogo con los hombres de nuestro tiempo, ni a las preguntas que podrían hacernos sobre el Evangelio de Cristo. De hecho, nosotros, como Vuestra Santidad, estamos convencidos de que el Evangelio da plenitud a la vida humana y responde a todas nuestras preguntas. La preocupación que nos mueve es otra: nos preocupa ver que hay pastores que dudan de la capacidad del Evangelio para transformar el corazón de los hombres y acaban por proponerles no ya la sana doctrina, sino "enseñanzas según sus propios gustos" (cf. 2 Tim 4, 3).  También nos preocupa que se comprenda que la misericordia de Dios no consiste en cubrir nuestros pecados, sino que es mucho mayor, ya que nos permite responder a su amor guardando sus mandamientos, es decir, convirtiéndonos y creyendo en el Evangelio (cf. Mc 1, 15).

Con la misma sinceridad con la que Vuestra Santidad nos ha respondido, debemos añadir que Vuestras respuestas no han resuelto las dudas que habíamos planteado, sino que, antes bien, las han profundizado. Por ello, nos sentimos obligados a volver a proponer, reformulándolas, estas preguntas a Vuestra Santidad, que como sucesor de Pedro está encargado por el Señor de confirmar a Vuestros hermanos en la fe. Esto se hace tanto más urgente en vista del próximo Sínodo, que muchos quieren utilizar para negar la doctrina católica sobre las mismas cuestiones a las que se refieren nuestras dubia. Por tanto, volvemos a proponerle nuestras preguntas, para que puedan ser respondidas con un simple "sí" o "no".

1.      Su Santidad insiste en que la Iglesia puede profundizar su comprensión del depósito de la fe. Esto es, en efecto, lo que enseña Dei Verbum 8 y pertenece a la doctrina católica. Su respuesta, sin embargo, no coge nuestra preocupación. Muchos cristianos, incluidos pastores y teólogos, sostienen hoy que los cambios culturales y antropológicos de nuestro tiempo deberían impulsar la Iglesia a enseñar lo contrario de lo que siempre ha enseñado. Ello afecta a cuestiones esenciales, no secundarias, para nuestra salvación, como la confesión de fe, las condiciones subjetivas para acceder a los sacramentos y la observancia de la ley moral. Por tanto, queremos reformular nuestro dubium: ¿es posible que la Iglesia enseñe hoy doctrinas contrarias a las que ha enseñado anteriormente en materia de fe y de moral, ya sea por el Papa ex cathedra, ya sea en las definiciones de un Concilio Ecuménico, ya sea en el magisterio universal ordinario de los Obispos dispersos por el mundo (cf. Lumen Gentium 25)?

2.      Su Santidad ha insistido en que no puede haber confusión entre el matrimonio y otro tipo de uniones de naturaleza sexual y que, por tanto, debe evitarse cualquier rito o bendición sacramental de parejas del mismo sexo que pueda dar lugar a tal confusión. Nuestra preocupación, sin embargo, es otra: nos preocupa que la bendición de parejas del mismo sexo pueda crear confusión en cualquier caso, no sólo en el sentido de que pueda hacerlas parecer análogas al matrimonio, sino también en el sentido de que los actos homosexuales se presentarían prácticamente como un bien, o al menos como el posible bien que Dios pide a las personas en su camino hacia Él. Reformulemos, pues, nuestro dubium: ¿Es posible que en algunas circunstancias un pastor pueda bendecir uniones entre personas homosexuales, sugiriendo así que el comportamiento homosexual como tal no sería contrario a la ley de Dios y al camino de la persona hacia Dios? Vinculada a esta dubia es necesario plantear otra: ¿sigue siendo válida la enseñanza sostenida por el magisterio ordinario universal, según la cual todo acto sexual fuera del matrimonio, y en particular los actos homosexuales, constituyen un pecado objetivamente grave contra la ley de Dios, independientemente de las circunstancias en las que tenga lugar y de la intención con la que se realice?

3.      Usted ha insistido en que existe una dimensión sinodal de la Iglesia, en el sentido de que todos, incluidos los fieles laicos, están llamados a participar y a hacer oír su voz. Nuestra dificultad, sin embargo, es otra: hoy se presenta el futuro Sínodo de la "sinodalidad" como si, en comunión con el Papa, representara la Suprema Autoridad de la Iglesia. Sin embargo, el Sínodo de los Obispos es un órgano consultivo del Papa; no representa al Colegio Episcopal y no puede resolver las cuestiones tratadas en él ni emitir decretos sobre las mismas, a no ser que, en determinados casos, el Romano Pontífice, a quien corresponde ratificar las decisiones del Sínodo, le haya concedido expresamente poder deliberativo (cf. c. 343 C.I.C.). Se trata de un punto decisivo, en la medida en que no implicar al Colegio episcopal en cuestiones como las que el próximo Sínodo pretende plantear, que tocan a la constitución misma de la Iglesia, iría precisamente contra la raíz de esa sinodalidad, que dice querer promover. Reformulemos, pues, nuestro dubium: el Sínodo de los Obispos que se celebrará en Roma, y que incluye sólo una escogida representación de pastores y fieles, ¿ejercerá, en las cuestiones doctrinales o pastorales sobre las que deberá expresarse, la Suprema Autoridad de la Iglesia, que pertenece exclusivamente al Romano Pontífice y, una cum capite suo, al Colegio de los Obispos (cf. c. 336 C.I.C.)?

4.      En Su respuesta, Su Santidad dejó claro que la decisión de San Juan Pablo II en Ordinatio Sacerdotalis debe mantenerse definitivamente, y añadió acertadamente que es necesario entender el sacerdocio, no en términos de poder, sino en términos de servicio, para comprender correctamente la decisión de Nuestro Señor de reservar las Órdenes Sagradas sólo a los hombres. Por otra parte, en el último punto de su respuesta ha añadido que la cuestión aún puede profundizarse. Nos preocupa que algunos puedan interpretar esta afirmación en el sentido de que la cuestión aún no ha sido decidida de manera definitiva. De hecho, San Juan Pablo II afirma en la Ordinatio Sacerdotalis que esta doctrina ha sido enseñada infaliblemente por el magisterio ordinario y universal, y por tanto que pertenece al depósito de la fe. Esta fue la respuesta de la Congregación para la Doctrina de la Fe a un dubium planteado sobre la carta apostólica, y esta respuesta fue aprobada por el propio Juan Pablo II. Por lo tanto, debemos reformular nuestro dubium: ¿podría la Iglesia en el futuro tener la facultad de conferir la ordenación sacerdotal a las mujeres, contradiciendo así que la reserva exclusiva de este sacramento a los varones bautizados pertenece a la sustancia misma del sacramento del Orden, que la Iglesia no puede cambiar?

5.       Finalmente, Su Santidad confirmó la enseñanza del Concilio de Trento según la cual la validez de la absolución sacramental requiere el arrepentimiento del pecador, que incluye la resolución de no volver a pecar. Y nos invitó a no dudar de la infinita misericordia de Dios. Queremos reiterar que nuestra pregunta no surge de dudar de la grandeza de la misericordia de Dios, sino que, por el contrario, surge de nuestra conciencia de que esta misericordia es tan grande que somos capaces de convertirnos a Él, de confesar nuestra culpa y de vivir como Él nos ha enseñado. En cambio, algunos podrían interpretar su respuesta en el sentido de que el mero acercamiento a la confesión es condición suficiente para recibir la absolución, en la medida en que podría incluir implícitamente la confesión de los pecados y el arrepentimiento. Por tanto, quisiéramos reformular nuestro dubium: ¿Puede recibir válidamente la absolución sacramental un penitente que, aun admitiendo un pecado, se niega a manifestar, de cualquier modo, la intención de no volver a cometerlo?

 Ciudad del Vaticano, 21 de agosto de 2023

             Walter Card. Brandmüller                                    Raymond Leo Card. Burke

             Juan Card. Sandoval Íñiguez                                  Robert Card. Sarah

           Joseph Card. Zen Ze-kiun


 p.c. Su Eminencia Rvdo. Luis Francisco Card. LADARIA FERRER, S.I.


*

Notificación a los fieles de Cristo (c. 212 § 3)

En relación con Dubia presentada al Papa Francisco

 Hermanos y hermanas en Cristo,

Nosotros, miembros del Sagrado Colegio Cardenalicio, de acuerdo con el deber de todos los fieles de " manifestar a los Pastores sagrados su opinión sobre aquello que pertenece al bien de la Iglesia" (c. 212 § 3) y, sobre todo, de acuerdo con la responsabilidad de los Cardenales de “asistir al Romano Pontífice...personalmente...ayudando al Papa sobre todo en su gobierno cotidiano de la Iglesia universal" (c. 349), a la vista de diversas declaraciones de Prelados de alto rango, relativas a la celebración del próximo Sínodo de los Obispos, que son abiertamente contrarias a la constante doctrina y disciplina de la Iglesia, y que han generado y siguen generando gran confusión, así como la caída en error entre fieles y demás personas de buena voluntad, hemos manifestado nuestra más profunda preocupación al Romano Pontífice. Mediante nuestra carta del 10 de julio de 2023, empleando la consabida práctica de la presentación de dubia [preguntas] a un superior para proporcionar al superior la ocasión de aclarar, mediante sus responsa [respuestas], la doctrina y la disciplina de la Iglesia, hemos presentado cinco dubia al Papa Francisco, de las que adjuntamos copia. En su carta del 11 de julio de 2023, el Papa Francisco respondió a nuestra carta.

Habiendo estudiado su carta, que no seguía la práctica de las responsa ad dubia [respuestas a preguntas], reformulamos la dubia para obtener una respuesta clara basada en la doctrina y disciplina perennes de la Iglesia. Por carta del 21 de agosto de 2023, presentamos al Romano Pontífice la dubia reformulada, de la que adjuntamos copia. Hasta la fecha, no hemos recibido respuesta a la dubia reformulada.

 Dada la gravedad del asunto de la dubia, especialmente en vista de la inminente sesión del Sínodo de los Obispos, juzgamos nuestro deber informaros a vosotros, los fieles (c. 212 § 3), de manera que no quedéis sujetos a confusión, error y desaliento, sino que oréis por la Iglesia universal y, en particular, por el Romano Pontífice, para que el Evangelio sea enseñado cada vez más claramente y seguido cada vez más fielmente.

                                                Vuestros en Cristo,

           Walter Cardenal Brandmüller                        Raymond Leo Cardenal Burke

                      Juan Cardenal Sandoval Íñiguez                  Robert Cardenal Sarah

                   Joseph Cardenal Zen Ze-kiun

 Roma, 2 de octubre de 2023



Português

D U B I A

 1) Dubium sobre a afirmação de que a Revelação Divina deve ser reinterpretada tendo por base as mudanças culturais e antropológicas em voga.

Depois das afirmações de alguns bispos, que não foram corrigidas nem retratadas, pergunta-se se, na Igreja, a Revelação Divina deve ser reinterpretada segundo as mudanças culturais do nosso tempo e segundo a nova visão antropológica que tais mudanças promovem; ou se a Revelação Divina é vinculante para sempre, imutável e que, portanto, não é de se contradizer, de acordo com o ditame do Concílio Vaticano II de que a Deus que revela é devida «a obediência da fé» (Dei Verbum 5); que o que é revelado para a salvação de todos deve permanecer para sempre «íntegro» e vivo, e deve ser «transmitido a todas as gerações» (7); e que o progresso da compreensão não implica qualquer mudança da verdade das coisas e das palavras, porque a fé foi transmitida «duma vez para sempre» (8), e o Magistério não é superior à palavra de Deus, mas ensina apenas o que foi transmitido (10).

 

2) Dubium sobre a afirmação de que a prática difusa da bênção das uniões com pessoas do mesmo sexo estaria de acordo com a Revelação e o Magistério (CIC 2357).

Segundo a Revelação Divina, atestada na Sagrada Escritura, que a Igreja «por mandato divino e com a assistência do Espírito Santo, [...] ouve piedosamente, [...] guarda religiosamente e expõe fielmente» (Dei Verbum 10): «No princípio», Deus criou o homem à sua imagem, macho e fêmea os criou, e abençoou-os, para que fossem fecundos (cfr. Gn 1, 27-28), pelo que o Apóstolo Paulo ensina que negar a diferença sexual é consequência da negação do Criador (Rm 1, 24 - 32). Pergunta-se: pode a Igreja derrogar este "princípio", considerando-o, em contraste com o que ensina Veritatis splendor 103, como um simples ideal, e aceitando como "bem possível" situações objectivamente pecaminosas, como as uniões com pessoas do mesmo sexo, sem assim atentar contra a doutrina revelada?

 

3) Dubium sobre a afirmação de que a sinodalidade é uma «dimensão constitutiva da Igreja» (Const. Ap. Episcopalis communio 6), de modo que a Igreja, pela sua natureza, seria sinodal.

Dado que o Sínodo dos Bispos não representa o colégio episcopal, mas é um mero órgão consultivo do Papa, porquanto os bispos, como testemunhas da fé, não podem delegar a sua confissão da verdade, pergunta-se se a sinodalidade pode ser o supremo critério regulador do governo permanente da Igreja sem assim se convulsionar a sua configuração constitutiva tal como foi querida pelo seu Fundador, e segundo a qual a autoridade suprema e plena da Igreja há-de ser exercida tanto pelo Papa, em virtude do seu ofício, como pelo colégio dos bispos juntamente com a sua cabeça, o Romano Pontífice (Lumen gentium 22).

 

4) Dubium sobre o apoio dado por pastores e teólogos à teoria de que «a teologia da Igreja mudou» e, portanto, de que se poderia conferir a ordenação sacerdotal às mulheres.

No seguimento das afirmações de alguns prelados, que não foram corrigidas nem retractadas, segundo as quais, com o Concílio Vaticano II, teria mudado a teologia da Igreja e o significado da Missa, pergunta-se se ainda é válido o ditame do Concílio Vaticano II de que "o sacerdócio comum dos fiéis e o sacerdócio ministerial diferem essencialmente e não apenas em grau" (Lumen gentium 10) e de que os prebíteros, em virtude do «sagrado poder da Ordem para oferecer o Sacrifício e perdoar pecados» (Presbyterorum Ordinis 2), agem em nome e na pessoa de Cristo mediador, e por meio dele torna-se perfeito o sacrifício espiritual dos fiéis? Pergunta-se, além disso, se ainda é válido o ensinamento da carta apostólica de São João Paulo II Ordinatio sacerdotalis, que ensina como verdade a ser mantida de forma definitiva a impossibilidade de conferir a ordenação sacerdotal às mulheres, pelo que este ensinamento já não está sujeito a mudança nem à livre discussão de pastores ou teólogos.


5) Dubium sobre a afirmação «o perdão é um direito humano» e a insistência do Santo Padre no dever de absolver a todos e sempre, pelo que o arrependimento não seria condição necessária para a absolvição sacramental.

Pergunta-se se ainda está em vigor o ensinamento do Concílio de Trento segundo o qual, para a validade da confissão sacramental, é necessária a contrição do penitente, que consiste em detestar o pecado cometido com o propósito de não pecar mais (Sessão XIV, Capítulo IV: DH 1676), de modo que o sacerdote deve adiar a absolvição quando for claro que esta condição não está cumprida.

Cidade do Vaticano, 10 de Julho de 2023
Walter Card. Brandmüller       Raymond Leo Card. Burke
Juan Card. Sandoval Íñiguez    Robert Card. Sarah
Joseph Card. Zen Ze-Kiun, S.D.B.

CONFIDENCIAL

  A Sua Santidade

FRANCISCO

Sumo Pontífice

 Beatíssimo Padre,

Estamos muito gratos pelas respostas que gentilmente nos quisestes oferecer. Em primeiro lugar, gostaríamos de deixar claro que, se Vos fizemos estas perguntas, não foi por medo do diálogo com os homens do nosso tempo, nem das perguntas que nos poderiam fazer sobre o Evangelho de Cristo. De facto, estamos convencidos, como Vossa Santidade, de que o Evangelho traz plenitude à vida humana e oferece respostas a todas as nossas perguntas. A preocupação que nos move é outra: preocupa-nos ver que há pastores que duvidam da capacidade do Evangelho de transformar os corações dos homens e acabam por lhes propor não a sã doutrina, mas «ensinamentos de acordo com os próprios desejos» (cf. 2 Tm 4, 3). Preocupa-nos também que não se compreenda que a misericórdia de Deus não consiste em cobrir os nossos pecados, mas é muito maior, na medida em que nos torna capazes de corresponder ao Seu amor observando os Seus mandamentos, ou seja, convertendo-nos e acreditando no Evangelho (cf. Mc 1, 15).

Com a mesma sinceridade com que Vós nos respondestes, devemos acrescentar que as Vossas respostas não resolveram as dúvidas que tínhamos levantado, mas, quando muito, aprofundaram-nas. Por isso, sentimo-nos na obrigação de voltar a propor estas questões, reformulando-as, a Vossa Santidade, que, como sucessor de Pedro, é incumbido pelo Senhor de confirmar os Vossos irmãos na fé. Isto é ainda mais urgente em vista do iminente Sínodo, que muitos querem usar para negar a doutrina católica precisamente nas questões sobre as quais incidem os nossos dubia. Por isso, voltamos a propor-Vos as nossas perguntas, para que a essas se possa responder com um simples «sim» ou «não».

1. Vossa Santidade insiste em que a Igreja pode aprofundar a sua compreensão do depósito da fé. Isto é, de facto, o que a Dei Verbum 8 ensina e pertence à doutrina católica. A Vossa resposta, porém, não alcança a nossa preocupação. Muitos cristãos, incluindo pastores e teólogos, argumentam hoje que as mudanças culturais e antropológicas do nosso tempo deveriam levar a Igreja a ensinar o contrário do que sempre ensinou. Isto diz respeito a questões essenciais, não secundárias, para a nossa salvação, como a confissão de fé, as condições subjectivas para aceder aos Sacramentos e a observância da lei moral. Por isso, queremos reformular o nosso dubium: é possível que a Igreja ensine hoje doutrinas contrárias às que ensinou anteriormente em matéria de fé e de moral, seja pelo Papa ex cathedra, seja nas definições de um Concílio ecuménico, seja no magistério ordinário universal dos bispos espalhados pelo mundo (cf. Lumen Gentium 25)?

2. Vossa Santidade insistiu que não pode haver confusão entre o matrimónio e outros tipos de uniões de natureza sexual, e que, por conseguinte, quaisquer rito ou bênção sacramental de casais homossexuais, que dariam lugar a tal confusão, devem ser evitados. A nossa preocupação, porém, é outra: preocupa-nos que a bênção de casais homossexuais possa, em todo o caso, causar confusão, não só na medida em que possa fazer com que pareçam análogos ao matrimónio, mas também na medida em que os actos homossexuais sejam apresentados praticamente como um bem, ou pelo menos como o bem possível que Deus pede aos homens no seu caminho para Ele. Reformulamos, pois, a nossa dúvida: será possível que, em certas circunstâncias, um pastor possa abençoar uniões entre pessoas homossexuais, dando, assim, a entender que o comportamento homossexual enquanto tal não seria contrário à lei de Deus e ao caminho da pessoa para Deus? Ligado a este dubium, é necessário levantar um outro: continua a ser válido o ensinamento defendido pelo magistério ordinário universal, segundo o qual todo o acto sexual fora do matrimónio, e em particular os actos homossexuais, constitui um pecado objectivamente grave contra a lei de Deus, independentemente das circunstâncias em que se realiza e da intenção com que é praticado?

3. Insististes que existe uma dimensão sinodal da Igreja, na qual todos, incluídos os fiéis leigos, são chamados a participar e a fazer ouvir a sua voz. A nossa dificuldade, todavia, é outra: hoje está-se a apresentar o futuro Sínodo sobre a «sinodalidade» como se, em comunhão com o Papa, ele representasse a autoridade suprema da Igreja. Porém, o Sínodo dos Bispos é um órgão consultivo do Papa, não representa o Colégio dos Bispos e não pode resolver as questões nele tratadas nem emitir decretos sobre elas, a não ser que, em casos específicos, o Romano Pontífice, a quem compete ratificar as decisões do Sínodo, lhe tenha expressamente concedido poder deliberativo (cf. Cân. 343 C.I.C.). Trata-se de um ponto decisivo, na medida em que não envolver o Colégio dos Bispos em questões como as que o próximo Sínodo pretende levantar, que tocam a própria constituição da Igreja, iria precisamente contra a raiz daquela sinodalidade que se afirma querer promover. Permita-se-nos, portanto, reformular o nosso dubium: o Sínodo dos Bispos que se realizará em Roma, e que inclui apenas uma representação escolhida de pastores e de fiéis, exercerá, nas questões doutrinais ou pastorais sobre as quais será chamado a exprimir-se, a autoridade suprema da Igreja, que pertence exclusivamente ao Romano Pontífice e, una cum capite suo, ao Colégio dos Bispos (cf. Cân. 336 C.I.C.)?

4. Na Vossa resposta, Vossa Santidade deixou claro que a decisão de São João Paulo II na Ordinatio sacerdotalis deve ser considerada definitivamente e acrescentou, com razão, que é necessário compreender o sacerdócio não em termos de poder, mas em termos de serviço, para compreender correctamente a decisão de Nosso Senhor de reservar as Ordens Sagradas apenas para os homens. Por outro lado, no último ponto da Vossa resposta, acrescentastes que a questão pode ainda ser aprofundada. Preocupa-nos que alguns possam interpretar esta afirmação no sentido de que a questão ainda não está definitivamente decidida. De facto, São João Paulo II afirma na Ordinatio sacerdotalis que esta doutrina foi ensinada infalivelmente pelo magistério ordinário e universal, e, portanto, que pertence ao depósito da fé. Esta foi a resposta da Congregação para a Doutrina da Fé a um dubium levantado sobre a carta apostólica e esta resposta foi aprovada pelo próprio João Paulo II. Devemos, portanto, reformular o nosso dubium: poderia a Igreja, no futuro, ter a faculdade de conferir a ordenação sacerdotal às mulheres, contradizendo, assim, que a reserva exclusiva deste sacramento aos homens baptizados pertence à própria substância do Sacramento da Ordem, que a Igreja não pode mudar?

5. Por fim, Vossa Santidade confirmou o ensinamento do Concílio de Trento, segundo o qual a validade da absolvição sacramental exige o arrependimento do pecador, que inclui o propósito de não voltar a pecar. E convidou-nos a não duvidar da infinita misericórdia de Deus. Gostaríamos de reiterar que a nossa pergunta não deriva da dúvida sobre a grandeza da misericórdia de Deus, mas, pelo contrário, nasce da nossa consciência de que essa misericórdia é tão grande a ponto de nos tornar capazes de nos convertermos a Ele, confessar a nossa culpa e viver como Ele nos ensinou. Por sua vez, há quem possa interpretar a Vossa resposta como se o simples facto de abeirar-se da confissão seja uma condição suficiente para receber a absolvição, pois poderia implicitamente incluir a confissão dos pecados e o arrependimento. Gostaríamos, portanto, de reformular o nosso dubium: pode receber validamente a absolvição sacramental um penitente que, embora admitindo um pecado, se recusar a fazer, de qualquer forma, o propósito de não o voltar a cometer?

 Cidade do Vaticano, 21 de Agosto de 2023

          Walter Card. Brandmüller          Raymond Leo Card. Burke

          Juan Card. Sandoval Íñiguez       Robert Card. Sarah

          Joseph Card. Zen Ze-kiun

 c. c. S. Em.ª Rev.ma Luis Francisco Card. Ladaria Ferrer, S.I.

 

Notificação aos fiéis leigos (Cân. 212 § 3)

sobre os dubia apresentados ao Papa Francisco

 Irmãos e irmãs em Cristo,

Nós, membros do Sacro Colégio dos Cardeais, tendo presente o dever de todos os fiéis de «manifestar aos sagrados Pastores a sua opinião acerca das coisas atinentes ao bem da Igreja» (Cân. 212 § 3) e, sobretudo, tendo presente a responsabilidade dos Cardeais de «assistir ao Romano Pontífice (...) individualmente (…) na solicitude quotidiana da Igreja universal.» (Cân. 349), consideradas várias declarações de alguns altos Prelados relativas à celebração do próximo Sínodo dos Bispos, evidentemente contrárias à doutrina e à disciplina constantes da Igreja, e que geraram e continuam a gerar entre os fiéis e outras pessoas de boa vontade grande confusão e a queda no erro, manifestámos ao Romano Pontífice a nossa profundíssima preocupação. Recorrendo à comprovada prática da apresentação de dubia [perguntas] a um superior, para lhe dar a ocasião de esclarecer, através das suas responsa [respostas], a doutrina e a disciplina da Igreja, com a nossa carta de 10 de Julho de 2023, apresentámos cinco dubia ao Papa Francisco, cuja cópia se encontra em anexo. O Papa Francisco respondeu-nos com carta de 11 de Julho de 2023.

Tendo estudado a sua carta, que não seguiu a prática das responsa ad dubia [respostas a perguntas], reformulámos os dubia para suscitar uma resposta clara, baseada na doutrina e na disciplina perenes da Igreja. Com a nossa carta de 21 de Agosto de 2023, apresentámos ao Romano Pontífice os dubia reformulados, cuja cópia se encontra em anexo. Até à data, não recebemos resposta.

Dada a gravidade da matéria dos dubia, especialmente tendo em vista a iminente sessão do Sínodo dos Bispos, julgamos ser nosso dever informar-vos, fiéis (Cân. 212 § 3), para que não sejais sujeitos à confusão, ao erro e ao desânimo, mas rezeis pela Igreja universal e, em particular, pelo Romano Pontífice, para que o Evangelho seja ensinado cada vez mais claramente e seguido cada vez mais fielmente.

                                               Vossos em Cristo,

  Walter Cardeal Brandmüller                       Raymond Leo Cardeal Burke

        Juan Cardeal Sandoval Íñiguez                       Robert Cardeal Sarah

             Joseph Cardeal Zen Ze-kiun

 Roma, 2 de Outubro de 2023

Anexos: 2



Polski

D U B I A

 Dubium 1. odnośnie do twierdzenia, że powinniśmy dokonywać reinterpretacji Objawienia Bożego zgodnie z modnymi zmianami kulturowymi i antropologicznymi.

 

Po wypowiedziach niektórych biskupów, które nie zostały ani skorygowane, ani wycofane, zadaje się pytanie, czy Objawienie Boże w Kościele powinno podlegać reinterpretacji zgodnie ze zmianami kulturowymi naszych czasów i zgodnie z nową wizją antropologiczną, którą owe zmiany promują; czy też Objawienie Boże jest wiążące na zawsze, niezmienne i dlatego nie można mu zaprzeczyć, zgodnie z nakazem Soboru Watykańskiego II, że Bogu, który objawia, należy się „posłuszeństwo wiary" (Dei Verbum 5); że to, co zostało objawione dla zbawienia wszystkich, musi pozostać „na zawsze zachowane w całości" i żywe, i musi być „przekazywane wszystkim pokoleniom" (7); i że postęp zrozumienia nie pociąga za sobą żadnej zmiany w prawdzie rzeczy i słów, ponieważ wiara została przekazana „raz na zawsze" (8), a Urząd Nauczycielski nie jest ponad Słowem Bożym, ale naucza tylko tego, co zostało przekazane (10).

 

Dubium 2. odnośnie do twierdzenia, że powszechna praktyka błogosławienia związków osób tej samej płci byłaby zgodna z Objawieniem i Urzędem Nauczycielskim (KKK 2357).

Zgodnie z Objawieniem Bożym, potwierdzonym w Piśmie Świętym, którego Kościół „z rozkazu Bożego i przy pomocy Ducha Świętego słucha (…) pobożnie (…), święcie go strzeże i wiernie wyjaśnia" (Dei Verbum 10): „Na początku" Bóg stworzył człowieka na swój obraz, stworzył mężczyznę i niewiastę, po czym błogosławił im, aby byli płodni (por. Rdz 1, 27-28), przy czym Apostoł Paweł naucza, że negowanie odmienności płci jest konsekwencją negowania Stwórcy (Rz 1, 24-32). Zadaje się pytanie: Czy Kościół może odstąpić od tej „zasady", uznając ją, wbrew nauczaniu Veritatis Splendor 103, za zwykły ideał i akceptując jako „możliwe dobro" obiektywnie grzeszne sytuacje, takie jak związki osób tej samej płci, nie dopuszczając się przy tym zdrady doktryny objawionej?

 

Dubium 3. odnośnie do stwierdzenia, że synodalność jest „konstytutywnym wymiarem Kościoła" (Konstytucja apostolska Episcopalis Communio 6), co oznaczałoby, że Kościół ze swej natury jest synodalny.

Zważywszy, że Synod Biskupów nie reprezentuje Kolegium Biskupów, ale jest jedynie organem doradczym papieża, ponieważ biskupi, jako świadkowie wiary, nie mogą delegować wyznawania przez siebie prawdy, zadaje się pytanie, czy synodalność może stanowić najwyższe kryterium regulacyjne stałego rządu Kościoła bez zniekształcania ustanowionego przez jego Założyciela porządku konstytutywnego, zgodnie z którym najwyższa i pełna władza Kościoła jest sprawowana zarówno przez papieża na mocy jego urzędu, jak i przez Kolegium Biskupów wraz z jego głową, Biskupem Rzymskim (Lumen Gentium 22).

 

Dubium 4. odnośnie do popierania przez duchowieństwo i teologów teorii, zgodnie z którą „teologia Kościoła uległa zmianie", a zatem święcenia kapłańskie mogą być udzielane kobietom.

Po wypowiedziach niektórych dostojników kościelnych, które nie zostały ani skorygowane, ani wycofane, zgodnie z którymi wraz z Soborem Watykańskim II zmieniła się teologia Kościoła i znaczenie Mszy świętej, zadaje się pytanie, czy nadal obowiązuje dictum Soboru Watykańskiego II, zgodnie z którym „[kapłaństwo powszechne wiernych i kapłaństwo urzędowe lub hierarchiczne] różnią się istotą, a nie stopniem tylko" (Lumen gentium 10) oraz że prezbiterzy na mocy „święt[ej] władz[y] kapłańsk[iej] składania ofiary i odpuszczania grzechów" (Presbyterorum ordinis 2) działają w imieniu i w osobie Chrystusa Pośrednika, przez którego duchowa ofiara wiernych staje się doskonała. Ponadto zadaje się pytanie, czy nauczanie zawarte w liście apostolskim św. Jana Pawła II Ordinatio Sacerdotalis, który głosi jako ostateczną prawdę niemożność udzielania święceń kapłańskich kobietom, zachowuje ważność, przez co nauczanie to nie podlega już zmianom ani swobodnej dyskusji duchownych czy teologów.

 

Dubium 5 odnośnie do stwierdzenia „przebaczenie jest prawem człowieka" i nalegania Ojca Świętego na obowiązek rozgrzeszania wszystkich i zawsze, tak aby skrucha nie była niezbędnym warunkiem sakramentalnego rozgrzeszenia.

Zadaje się pytanie, czy wciąż obowiązuje nauczanie Soboru Trydenckiego, zgodnie z którym żal penitenta, który polega na wstręcie do popełnionego grzechu z zamiarem niegrzeszenia więcej (Sesja XIV, Rozdział IV: DZ 1676), jest niezbędny z punktu widzenia ważności spowiedzi sakramentalnej, wobec czego kapłan musi odłożyć w czasie rozgrzeszenie, gdy oczywiste jest, że warunek ten nie został spełniony.


Watykan, 10 lipca 2023 r.
Kardynał Walter Brandmüller Kardynał Raymond Leo Burke
Kardynał Juan Sandoval Íñiguez Kardynał Robert Sarah
Kardynał Joseph Zen Ze-Kiun, S.D.B.
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TAJNE

 Do Jego Świątobliwości

Papieża

FRANCISZKA

Ojcze Święty!

Jesteśmy bardzo wdzięczni za odpowiedzi, których zechciałeś nam udzielić. Na wstępie chcielibyśmy wyjaśnić, że postawiliśmy te pytania nie ze strachu przed dialogiem z ludźmi naszych czasów ani przed pytaniami o Chrystusową Ewangelię, które mogliby nam oni zadać. W rzeczywistości, podobnie jak Wasza Świątobliwość, jesteśmy przekonani, że Ewangelia nadaje pełnię ludzkiemu życiu i odpowiada na każde nasze pytanie. Troska, która nas porusza, jest innej natury: Niepokoi nas, że istnieją duszpasterze, którzy wątpią w to, że Ewangelia jest w stanie przemienić ludzkie serca i nie proponują im już zdrowej doktryny, ale „nauki według własnych pożądań" (por. 2 Tm 4, 3).  Zależy nam również na tym, aby rozumiano, że Boże miłosierdzie nie polega na tuszowaniu naszych grzechów, ale jest o wiele większe, ponieważ pozwala nam odpowiedzieć na Jego miłość poprzez przestrzeganie Jego przykazań, to znaczy poprzez nawrócenie i przyjęcie wiary w Ewangelię (por. Mk 1, 15).

Zachowując tę samą szczerość, z jaką udzieliłeś nam swoich odpowiedzi, zmuszeni jesteśmy dodać, że Twoje odpowiedzi nie rozwiały podniesionych przez nas wątpliwości, a wręcz je pogłębiły. Dlatego czujemy się zobowiązani do ponownego postawienia tych pytań Waszej Świątobliwości, któremu – jako następcy Piotra – Pan powierzył zadanie utwierdzania braci w wierze. Jest to sprawa szczególnie nagląca w obliczu zbliżającego się Synodu, który wielu chce wykorzystać do zanegowania katolickiej doktryny właśnie w tych kwestiach, których dotyczą nasze dubia. Dlatego ponawiamy nasze pytania do Ciebie, aby można było na nie odpowiedzieć prostym „tak" lub „nie".

1. Wasza Świątobliwość utrzymuje, że Kościół może pogłębić swoje rozumienie depozytu wiary. Właśnie tego naucza Dei Verbum 8 i stanowi to część doktryny katolickiej. Odpowiedź Waszej Świątobliwości nie uwzględnia jednak naszych obaw. Wielu chrześcijan, w tym duszpasterzy i teologów, argumentuje dziś, że kulturowe i antropologiczne zmiany naszych czasów powinny popchnąć Kościół do nauczania czegoś przeciwnego do tego, czego zawsze nauczał. Dotyczy to kwestii nie drugorzędnych, ale zasadniczych dla naszego zbawienia, takich jak wyznanie wiary, subiektywne warunki dopuszczenia do sakramentów i przestrzeganie prawa moralnego. Dlatego chcemy przeformułować nasze dubium: czy Kościół może dziś nauczać doktryn sprzecznych z tymi, których nauczał wcześniej w kwestiach wiary i moralności, czy to przez papieża [przemawiającego] ex cathedra, czy w ramach definicji soboru ekumenicznego, czy też w ramach zwykłego powszechnego magisterium biskupów rozproszonych po całym świecie (por. Lumen gentium 25)?

2. Wasza Świątobliwość położył nacisk na fakt, że nie można mylić małżeństwa z innymi rodzajami związków o charakterze płciowym, a zatem należy unikać wszelkich obrzędów lub sakramentalnego błogosławieństwa par tej samej płci, które mogłyby prowadzić do tego rodzaju dezorientacji. Jednak nasz niepokój dotyczy czegoś innego: obawiamy się, że błogosławienie par jednopłciowych może rodzić zamieszanie w każdym przypadku, nie tylko dlatego, że może sprawić, iż będą się one wydawać czymś analogicznym do małżeństwa, ale także dlatego, że akty homoseksualne byłyby praktycznie przedstawiane jako dobro, a przynajmniej jako możliwe dobro, o które Bóg prosi ludzi podążających ku Niemu. Przeformułujmy więc nasze dubium: Czy jest możliwe, że w pewnych okolicznościach kapłan mógłby pobłogosławić związki między osobami homoseksualnymi, sugerując w ten sposób, że zachowanie homoseksualne jako takie nie byłoby sprzeczne z prawem Bożym i z podążaniem danej osoby ku Bogu? Z powyższym dubium wiąże się konieczność podniesienia kolejnego: czy nauczanie podtrzymywane przez powszechne magisterium zwyczajne, zgodnie z którym każdy pozamałżeński akt płciowy, a w szczególności akty homoseksualne, stanowi obiektywnie ciężki grzech przeciwko prawu Bożemu, niezależnie od okoliczności, w jakich ma miejsce i od intencji, z jaką jest realizowany, jest nadal aktualne?

3. Podkreśliłeś, że Kościół ma wymiar synodalny, w którym wszyscy, w tym wierni świeccy, są wezwani do uczestnictwa i wyrażenia swojego głosu. Nasza trudność polega jednak na czymś innym: przyszły Synod o „synodalności" przedstawiany jest obecnie tak, jak gdyby w komunii z papieżem stanowił najwyższą władzę w Kościele. Synod Biskupów jest jednak organem doradczym papieża; nie stanowi reprezentacji Kolegium Biskupów i nie może rozstrzygać kwestii, którymi się zajmuje, ani wydawać dekretów w tych sprawach, chyba że w pewnych przypadkach Biskup Rzymski, którego obowiązkiem jest ratyfikowanie decyzji Synodu, wyraźnie przyzna mu głos decydujący (por. kan. 343 KPK). Jest to o tyle kluczowy punkt, że niezaangażowanie Kolegium Biskupów w takie sprawy, jak te, które zamierza poruszyć następny Synod, a które dotykają samej struktury Kościoła, byłoby dokładnie sprzeczne z korzeniami owej synodalności, którą ten Synod rzekomo chce promować. Przeformułujmy zatem nasze dubium: czy Synod Biskupów, który ma się zebrać w Rzymie i w którego skład wejdzie jedynie wybrana reprezentacja duszpasterzy oraz wiernych, będzie sprawował w kwestiach doktrynalnych lub duszpasterskich, odnośnie do których ma się wypowiedzieć, najwyższą władzę w Kościele, która należy wyłącznie do Biskupa Rzymskiego i, una cum capite suo, do Kolegium Biskupów (por. kan. 336 KPK)?

4. W swojej odpowiedzi Wasza Świątobliwość wyjaśnił, że decyzja św. Jana Pawła II wyrażona w Ordinatio Sacerdotalis powinna być ostatecznie podtrzymana i słusznie dodał, że konieczne jest rozumienie kapłaństwa nie w kategoriach władzy, lecz w kategoriach służby, tak aby prawidłowo zrozumieć decyzję naszego Pana o zarezerwowaniu święceń kapłańskich wyłącznie dla mężczyzn. Z drugiej strony, w ostatnim punkcie swojej odpowiedzi dodałeś, że kwestia ta wciąż może być przedmiotem dalszych badań. Obawiamy się, że niektórzy mogą zinterpretować to stwierdzenie jako równoznaczne z tym, iż kwestia ta nie została jeszcze rozstrzygnięta w sposób ostateczny. W istocie św. Jan Paweł II potwierdza w Ordinatio Sacerdotalis, że doktryna ta była nauczana w sposób nieomylny w ramach zwyczajnego i powszechnego magisterium, a zatem należy do depozytu wiary. Takiej odpowiedzi udzieliła Kongregacja Nauki Wiary na wątpliwość dotyczącą tego listu apostolskiego, a odpowiedź ta została zatwierdzona przez samego Jana Pawła II. Musimy zatem przeformułować nasze dubium: czy Kościół w przyszłości mógłby mieć zdolność udzielania święceń kapłańskich kobietom, zaprzeczając w ten sposób, że wyłączne zastrzeżenie tego sakramentu dla ochrzczonych mężczyzn stanowi samą istotę sakramentu święceń, której Kościół zmienić nie może?

5. Na koniec Wasza Świątobliwość potwierdził nauczanie Soboru Trydenckiego, zgodnie z którym ważność sakramentalnego rozgrzeszenia wymaga żalu grzesznika, co wiąże się z postanowieniem niegrzeszenia po raz kolejny. Wasza Świątobliwość zachęcił nas, abyśmy nie wątpili w nieskończone miłosierdzie Boże. Chcielibyśmy powtórzyć, że nasze pytanie nie wynika z powątpiewania w wielkość Bożego miłosierdzia, ale wręcz przeciwnie, wynika ze świadomości, że to miłosierdzie jest tak wielkie, iż jesteśmy w stanie nawrócić się do Niego, wyznać nasze winy i żyć tak, jak On nas nauczył. Z kolei niektórzy mogliby zinterpretować odpowiedź Waszej Świątobliwości jako oznaczającą, że samo przystąpienie do spowiedzi jest wystarczającym warunkiem otrzymania rozgrzeszenia, ponieważ domyślnie mogłoby ono obejmować wyznanie grzechów i skruchę. Chcielibyśmy zatem przeformułować nasze dubium: Czy penitent, który przyznając się do grzechu, odmawia powzięcia w jakikolwiek sposób zamiaru niepopełniania go ponownie, może w sposób ważny otrzymać sakramentalne rozgrzeszenie?

Watykan, 21 sierpnia 2023

             Kard. Walter Brandmüller                     Kard. Raymond Leo Burke

             Kard. Juan Sandoval Íñiguez                  Kard. Robert Sarah

             Kard. Joseph Zen Ze-kiun

d.w.: Jego Eminencja Kardynał Luis Francisco LADARIA FERRER S.I.

 **  

 Powiadomienie skierowane do Chrystusowych wiernych (kan. 212 § 3)

odnośnie do dubiów przesłanych papieżowi Franciszkowi

 

Bracia i Siostry w Chrystusie!

       My, członkowie Świętego Kolegium Kardynalskiego, kierując się spoczywającym na wszystkich wiernych obowiązkiem „wyjawiania swojego zdania świętym pasterzom w sprawach dotyczących dobra Kościoła” (kan. 212 § 3), a przede wszystkim spoczywającym na kardynałach obowiązkiem „świadcz[enia] pomoc[y] Biskupowi Rzymskiego (...) pojedynczo (...) zwłaszcza w codziennej trosce o Kościół powszechny” (kan. 349), zważywszy na różne deklaracje wysoko postawionych duchownych, dotyczące przebiegu najbliższego Synodu Biskupów, które pozostają w jawnej sprzeczności ze stałą doktryną Kościoła i dyscypliną kościelną, i które doprowadziły oraz wciąż prowadzą do wielkiego zamieszania i popadania w błędy przez wiernych i inne osoby dobrej woli, wyraziliśmy nasze najgłębsze zaniepokojenie wobec Biskupa Rzymskiego. W naszym liście z 10 lipca 2023 r., posługując się sprawdzoną praktyką przedkładania dubiów [pytań] zwierzchnikowi, aby dać mu okazję do wyjaśnienia, poprzez jego responsa [odpowiedzi], doktryny i dyscypliny Kościoła, przedłożyliśmy papieżowi Franciszkowi pięć dubiów, których kopię załączamy. W piśmie z 11 lipca 2023 r. papież Franciszek odpowiedział na nasz list.

Zapoznawszy się z jego listem, który nie odpowiadał praktyce responsa ad dubia [odpowiedzi na pytania], przeformułowaliśmy dubia, aby uzyskać jasną odpowiedź opartą na odwiecznej doktrynie i dyscyplinie Kościoła. W naszym liście z 21 sierpnia 2023 r. przedłożyliśmy Biskupowi Rzymskiemu przeformułowane dubia, których kopię załączamy. Jak dotąd nie otrzymaliśmy odpowiedzi na przeformułowane dubia.

Mając na uwadze powagę materii dubiów, zwłaszcza w obliczu zbliżającej się sesji Synodu Biskupów, uważamy za swój obowiązek powiadomić [o tym] Was, wiernych (kan. 212 § 3), tak abyście nie ulegali zamieszaniu, błędom i zniechęceniu, ale raczej modlili się za Kościół powszechny, a w szczególności za Biskupa Rzymskiego, by Ewangelia była głoszona coraz jaśniej i przestrzegana w sposób coraz bardziej wierny.

                                                Wasi w Chrystusie

                        Kardynał Walter Brandmüller

   Kardynał Raymond Leo Burke

   Kardynał Juan Sandoval Íñiguez

   Kardynał Robert Sarah

   Kardynał Joseph Zen Ze-kiun

 Rzym, 2 października 2023 r.

Załączniki: 2

7 commenti:

  1. Senza la lettera di risposta del Santo Padre tutta questo teatrino è inutile: il Papa questa volta aveva risposto, a differenza dei dubbi precedenti

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    1. La risposta è stata ambigua ,fanno bene a chiedere dei chiarimenti.E' un loro dovere visto che del loro operato dovranno rispondere a Dio.E non solo loro e noi.....

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  2. E' inutile: Francesco non riesce a dire si o no. Tutto grigio e fumoso. Malissimo.

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  3. Signore, aiutaci!. Proteggi, questi santi cardinali!.
    MAX 75

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  4. Siamo sicuri che servirà a qualcosa questo? Io ho i miei forti dubbi. Si veda i Dubbia su Amoris Laetitia.

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  5. Si possono avere le risposte precise date dal Papa alla versione dei dubia in cui non era necessario il solo sì o no?

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  6. Tanto tuonò che piovve.

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