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lunedì 18 settembre 2023

Torino. Laici e "ministresse" che distribuiscono la Comunione alla presenza di sacerdoti in panciolle

E a noi non danno la S. Comunione in bocca e in ginocchio...
Luigi

Lo Spiffero, 10-9-23

 Lunedì scorso [4 settembre 2023] si sono svolti nel santuario di Santa Rita a Torino i funerali di monsignor Giuseppe Ghiberti. Alla Messa, presieduta dall’arcivescovo, mons. Roberto Repole, erano presenti sei vescovi, almeno cento sacerdoti e molti diaconi. Alla Comunione, i ministri straordinari si sono mossi per distribuire il Corpo di Cristo ai fedeli con calice e patena. Chi frequenta il santuario sa bene come un gruppo di “ministre straordinarie” – che indossano una specie di stola bianca a punta – distribuiscano solitamente la Comunione ai fedeli anche quando ci sono i preti celebranti, i quali stanno comodamente seduti sui loro scranni. Il magistero dell’ufficio liturgico diocesano è così pienamente realizzato.

Tale costume è ormai generalmente invalso, ma contrasta con le norme generali che lo proibiscono quando siano presenti alla celebrazione i ministri ordinati: vescovi, presbiteri e diaconi. Così il canone 230,3: «Ove lo suggerisca la necessità della Chiesa, in mancanza di ministri ordinati, anche i laici, pur senza essere lettori o accoliti, possono supplire alcuni dei loro uffici, cioè esercitare il ministero della parola, presiedere alle preghiere liturgiche, amministrare il battesimo e distribuire la sacra Comunione». Sul settimanale diocesano viene annunciato il corso per i ministri straordinari dell’Eucaristia. Saranno edotti anche su questo punto? Oppure non se ne farà cenno in quanto norme ritenute obsolete e da ridicolizzare e quindi da aggirare. Non ci sarebbe nulla di cui meravigliarsi se solo si pensa che cosa prescriveva il Concilio (Sacrosantum Concilium, 36) rispetto all’uso del latino come lingua ordinaria nei sacri riti e concedendo l’uso del volgare nelle letture, nelle monizioni e nei canti e come invece oggi lo straordinario – il volgare – sia diventato obbligatorio e l’ordinario – il latino – una proibizione. Come raccontava un arguto prelato, la Chiesa del post Concilio è il regno delle eccezioni dove solo quando si deve dire di no si applicano scrupolosamente le regole. Soprattutto per inibire la celebrazione della Messa tridentina.

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