Neocatarismo, da combattere, nella società e nella Chiesa di oggi.
Luigi
Chi conosce un po' la storia dei domenicani sa bene quale fu la scintilla che spinse S. Domenico a fondare il nostro Ordine. Mentre infatti Domenico viaggiava verso la Danimarca con il suo vescovo Diego, si imbatté nel Sud della Francia in una forma di “cristianesimo” ormai completamente vuotato del suo contenuto essenziale, detto anche catarismo.
Quest'eresia, che ha radici molto antiche, nasce come tentativo di spiegare il perché dell'esistenza del male nel mondo, e lo fa affermando l'esistenza di due dèi in continua lotta fra loro: il dio del bene, di cui parla il Vangelo, e quello del male presentato dall'Antico Testamento. Ma non è tutto. Le anime delle persone non sarebbero altro se non angeli rinchiusi nella materia e sottoposti al dominio del dio del male. Per potersi liberare da questo influsso malefico, i “cristiani” dovevano seguire, tra le altre cose, tutta una serie di comportamenti morali nel campo della sessualità e dell'alimentazione. Ad essi, per esempio, era interdetto il matrimonio e mangiare carni animali.
Di fronte ad una dottrina così lontana dalla luminosità e vitalità dell'autentico messaggio di Cristo, Domenico reagì prima con una intensa attività di predicazione, poi con la fondazione di un Ordine finalizzato proprio alla predicazione della Verità tutta intera, che è Cristo. Se ora guardassimo alla nostra società, potremmo ritrovarvi alcuni elementi che lasciano pensare ad un “ritorno di fiamma” di un certo catarismo,privato però in parte della sua portata teologico-spirituale. Come infatti tra i catari era proibito il matrimonio, così oggi buona parte della società moderna è tendenzialmente ostile ad ogni forma di unione stabile e duratura tra uomo e donna. Se i catari di ieri, però, non si sposavano per una forma di ascetismo tesa all'acquisto del paradiso, gli uomini di oggi non lo fanno perché desiderano rimanere liberi, privi di impegni definitivi, facendo così della loro “libertà” un proprio piccolo dio da adorare e soprattutto raggiungere.
Tra i catari, poi, era vietato mangiare carni animali, e ciò sempre, ben inteso, per finalità spirituali, per liberarsi cioè dagli influssi demoniaci e poter tendere così verso la gloria del Paradiso. La società contemporanea condivide in parte questo astenersi dal mangiare carni animali. Ciò però non per motivazioni ascetico-religiose, come accadeva nel medioevo, bensì perché è ritenuta disumana l'uccisione di animali per l'alimentazione dell'uomo. E di questo astenersi dal mangiare carne se ne fa spesso un segno di civiltà e di progresso (sebbene poi si tolleri l'uccisione di milioni di bambini nei ventri delle madri...), progresso al quale tutti dovrebbero tendere e a cui tutto occorrerebbe asservire, pena il rimanere indietro rispetto a non si sa bene quale traguardo da raggiungere.
Ma, si potrebbe dire, non c'è catarismo senza discorso teologico. È vero, ed è per questo che occorre fare un ultimo passo avanti. Tipico del catarismo, abbiamo detto, era il sentito dualismo bene-male. Come non vederlo anche ai nostri giorni, sebbene in forme lievemente diverse? Ad oggi, forse, non possiamo parlare di due dèi, come nei tempi passati, ma possiamo parlare di due “idoli”, cioè piccoli falsi dèi, che sentiamo in lotta fra loro. Il dio buono, in fondo, siamo sempre - e sottolineo sempre - noi. E quello cattivo? Cambia di volta in volta: il vicino di casa, il politico di turno, o la Chiesa stessa. Per dirla in breve, abbiamo soltanto tolto alla parola “Dio” la lettera “ d ”, facendo così dell'io il nostro “dio”, il nostro piccolo idolo, cioè, al quale si oppone costantemente qualcosa o qualcuno, ritrovandoci così sempre in guerra, in una guerra interminabile ed asfissiante.
Quanto è dunque importante al giorno d'oggi la presenza nella società civile di cristiani veri e contenti, capaci di testimoniare ai propri amici e conoscenti l'amore che Dio ha per ognuno di noi, personalmente! Un amore, questo, che è in grado di superare qualsiasi falsa ideologia, falsa morale e persino falso dualismo. Questa chiamata alla testimonianza cristiana, poi, è ancora più vera e forte per il nostro Ordine, in tutti i suoi rami: frati, monache, laici e suore. Come domenicani ci viene domandato, oggi come ieri, di predicare Cristo con assiduità, dolcezza e verità (opportune et importune, direbbe S. Paolo) a tutti gli uomini, mettendoli in guardia da false ideologie, false morali e persino falsi dèi. Perché solo uno è il Dio della vita, il Dio della Verità, il Dio che ha tanto amato il mondo fino a dare il suo Figlio unigenito. E lo ha fatto solo per un motivo: perché la sua gioia sia in noi e la nostra gioia sia piena (Gv 15,11).
fr. Fabrizio P.M. Cambi, O.P.
facciamo un esempio a caso, di neo-catarismo: "Laudato sii" ?
RispondiEliminaSi si neocatarismo
EliminaDal momento che tutto è in relazione, non è neppure compatibile la difesa della natura con la giustificazione dell’aborto. Non appare praticabile un cammino educativo per l’accoglienza degli esseri deboli che ci circondano, che a volte sono molesti o importuni, quando non si dà protezione a un embrione umano benché il suo arrivo sia causa di disagi e difficoltà: «Se si perde la sensibilità personale e sociale verso l’accoglienza di una nuova vita, anche altre forme di accoglienza utili alla vita sociale si inaridiscono» (LS 120)
Bello associare robe a caso con robe a caso
Splendido intervento di questo frate domenicano. L'analisi è da applausi. Purtroppo è proprio così.
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