Luigi
Si terranno oggi
nella cattedrale di Ivrea i funerali del vescovo emerito mons. Luigi Bettazzi, morto domenica scorsa a 99 anni, celebrati dal suo attuale successore mons. Edoardo Cerrato. Classe 1923, mons. Bettazzi era il solo vescovo italiano ancora in vita ad aver partecipato al Concilio Vaticano II (fu consacrato vescovo nel 1963, come ausiliare di Bologna, diventando poi ordinario di Ivrea nel 1966).
Ultimo esponente italiano del Vaticano II e forse anche di quel "Vaticano III" vagheggiato da chi già all'indomani dell'assise non era ancora pago del terremoto di cambiamenti susseguitisi in capo a pochi anni. Al punto che, prima ancora che il concilio terminasse, 42 vescovi (Bettazzi era il solo italiano) si radunarono alle Catacombe di Domitilla per firmare un patto all'insegna della... "Chiesa dei poveri" (slogan che non di rado ha finito piuttosto per impoverire la Chiesa riducendone il messaggio a mero accompagnamento sociale).
Nel suo trentennale episcopato eporediese e anche nei lunghi anni successivi da emerito, di Bettazzi si ricordano soprattutto le lettere a Berlinguer, la battaglia sull'obiezione fiscale per le spese militari, le marce pacifiste e infine le aperture – in aperto sostegno al governo Prodi – in materia di Dico e varie prese di posizione che hanno fatto dell'anziano presule una bandiera (rossa).Nel cursus honorum di mons. Bettazzi non manca nulla, compresa un'esegesi alquanto fantasiosa nel novembre 2022 in cui il presule ammetteva di «sovvertire la concezione dell’aborto da parte della Chiesa», ipotizzando in sintesi che l'embrione non sia automaticamente persona, o almeno non subito (discorsi che ultimamente abbiamo sentito riecheggiare a piani più alti). Insomma, è stato indubbiamente una voce "profetica" – laddove per "profetico" si intende solitamente "prete di sinistra". Profetico lo fu, però, effettivamente nella celebre intervista del febbraio 2012 quando parlò della possibile rinuncia di Benedetto XVI, poi effettivamente avvenuta un anno dopo. Morto Benedetto, in una nuova intervista del gennaio 2023 ha ripetuto l'esperimento annunciando la rinuncia di Francesco (chi vivrà, vedrà). E anche la remota "profezia" delle catacombe si è avverata, ma nel senso di depauperare innanzitutto l'azione della Chiesa della sua dimensione spirituale e così privandone i poveri stessi. Anche grazie al contributo di voci "profetiche" come la sua.
Un piccolo dettaglio dei funerali di mons. Luigi Bettazzi: sulla bara il libro dei Vangeli e... la "bandiera della pace" (quella con i colori dell'arcobaleno, da non confondere peraltro con la simile ma non identica bandiera Lgbt). Meglio ancora sarebbe chiamarla bandiera "pacifista", a ricordare quell'ismo che segna la differenza con la pace cristiana che non ha bisogno di bandiere.
Un simbolo marcato inevitabilmente da una connotazione politica, tipico di un certo movimentismo di sinistra – e innalzato anche in certi cortei dove non manca mai qualcuno animato da eccessivo zelo non-violento che lo porta a spaccare macchine e vetrine. Un simbolo però fatto proprio, specie nei primi anni 2000, anche da una parte del mondo cattolico cui la croce non basta più e finisce per esser «preda di facili entusiasmi e ideologie alla moda» (citando Battisti).
Un simbolo "divisivo", diremmo, verso chi quei «facili entusiasmi e ideologie alla moda» non condivide e pure sarebbe parte del gregge affidato al clero arcobaleno che aprendosi al "mondo" finisce per escludere piuttosto che includere, oltretutto capovolgendo il dettato evangelico: i buoni... a sinistra.
Preghiamo il Padrone della messe che ci invii pastori, non capi-fazione.
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P.S. Ancora una foto "iconica" del presule scomparso che celebra con stoviglie di ceramica al posto dei vasi sacri e portacandele della nonna, neanche fosse in condizioni di emergenza: l'epilogo della "Chiesa delle catacombe".