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lunedì 24 luglio 2023

E' UFFICIALE e definitivo: don #Rupnik non è più Gesuita (ma resta prete). Saranno prese decisioni anche in merito al Centro Aletti.

Avevamo pubblicato ieri un commento (si veda qui) sul caso Rupnik, che pur essendo stato dismesso dalla Compagnia dei Gesuiti, resta tutt'ora sacerdote. 
Oggi 24 luglio 2023 la Compagnia ha annunciato formalmente (qui la lettera aperta del superiore p. Verschueren sul sito della Compagnia) che, essendo decorso inutilmente il termine di 30 giorni per eventuale ricorso alla decisione dei suoi superiori di dimetterlo dall'ordine religioso, don Rupnik non è più gesuita. Definitivamente. 
(Qui un nostro post sulle ultime 24 ore di tempo e sul fatto che tutto si stava concludendo "come se nulla fosse").
E così don Rupnik (non è più "padre", titolo che si dà ai sacerdoti regolari, cioè ai sacerdoti appartenenti ad un ordine religioso) oltre a non aver voluto relazionarsi con le proprie vittime, nemmeno per cercare di riparare alla sofferenza inflitta, non ha avuto nemmeno la minima intenzione di "difendersi" nanti la Curia generale del proprio ordine che ha deciso di sanzionarlo. 
Nulla. Massima indifferenza. 
Nella lettera si annunciano anche misure in merito al rapporto fra la Compagnia e il Centro Aletti: "viene sciolta non solo la comunità dei gesuiti al suo interno, ma si sta procedendo anche all’uscita dei gesuiti dall’Associazione di fedeli che determina lo statuto canonico del Centro". 
Quindi, da oggi, don Rupnik per poter celebrare e svolgere il suo ministero sacerdotale ("ma quale ministero sacerdotale?" ci viene da chiedere) dovrà cercare e trovare un vescovo disposto ad accoglierlo e ad incardinarlo nella propria diocesi. Cosa non difficile, visto quanto è stato potente.  
Qui l'articolo di AP a firma N. Winfield di stamane, 24/7/2023.
Qui gli altri nostri post sul caso Rupnik. 

Roberto

Da Settimana News 24/7/2023

 Repubblica e Associated Press hanno pubblicato in prima mattinata due articoli, basati su una lettera a loro disposizione del padre gesuita Verschueren, superiore delle Comunità internazionali di Roma, in merito alla definitività delle dimissioni di p. Marko Rupnik dalla Compagnia. Definitività sopraggiunta al termine dei 30 giorni di tempo a disposizione di Rupnik per presentare ricorso rispetto alla decisione presa dall’ordine.

Proseguendo la sua linea di intransigente non disponibilità ad alcuna forma di dialogo, primariamente con le vittime dei suoi abusi sessuali, spirituali e di coscienza, Rupnik non ha reagito in alcun modo davanti alla decisione presa dai gesuiti.

Non posso che esprimere il più profondo rammarico – scrive p. Verschueren – per la persistente e testarda incapacità di p. Rupnik di confrontarsi con le voci di così tante persone che si sono sentite ferite, umiliate e offese dal suo comportamento e dalla sua condotta verso di esse”.

In merito a quanto scritto dalla direttrice del Centro Aletti, Maria Campatelli, sulla richiesta avanzata a suo tempo da Rupnik per uscire dalla Compagnia, Verschueren ha affermato che “era stata respinta in quanto i gesuiti volevano che egli riparasse quanto fatto nei confronti delle sue vittime”.

Davanti alle critiche mosse alla decisione della Compagnia, che si limita alla dimissione di Rupnik dall’ordine senza ulteriori conseguenze per ciò che riguarda il suo status clericale, Verschueren ha ricordato che, stante la normativa vaticana vigente e l’attuale Codice di diritto canonico, non era possibile fare passi ulteriori da parte della Curia generale dei gesuiti.

Vengono annunciate anche misure in merito al rapporto fra la Compagnia e il Centro Aletti: viene sciolta non solo la comunità dei gesuiti al suo interno, ma si sta procedendo anche all’uscita dei gesuiti dall’Associazione di fedeli che determina lo statuto canonico del Centro.

Da oggi in avanti, per poter esercitare il suo ministero di prete, Rupnik deve trovare un vescovo diocesano disponibile a incardinarlo – ed eventualmente con lui, gli altri gesuiti che facevano parte del Centro Aletti e hanno chiesto di uscire dalla Compagnia. “Qualcosa che non è poi così improbabile – scrive AP – in quanto Rupnik può trovare appoggi saldi anche tra i vescovi”.