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domenica 23 luglio 2023

Lo scandalo Rupnik non è chiuso, anzi. Non basta dire "non è più gesuita". Ancora è prete #rupnik

Noi aspettiamo ancora la riduzione allo stato laicale di padre Rupnik e l'ammissione su chi ha tolto la sua scomunica.
Qui gli altri nostri post sul caso Rupnik.
Luigi

Il Sismografo, 20-7-23

(L.B., R.C., a cura Redazione “Il sismografo”) Dal 14 luglio la Compagnia di Gesù tace e nulla precisa sullo status di padre Marko Ivan Rupnik. Sembra definitivo che il mosaicista sloveno non abbia presentato ricorso nel caso della sentenza che lo ha espulso dalla Compagnia. Dunque, secondo numerosi articoli pubblicati in questi giorni, mai smentiti, la guida spirituale del Centro Aletti, prete potente, famoso e ricco imprenditore, non è più sacerdote gesuita. Per molti, a questo punto, la speranza è che lo scandalo si sia concluso così: Rupnik fuori e non se ne parla più!
Ma non è affatto così. Pensare in questo modo e comportarsi di conseguenza è tanto abominevole come quanto per trent'anni Rupnik ha fatto con diverse donne e uomini usando la copertura sacerdotale. Oggi non basta dire Rupnik non è più gesuita.
Oggi per la verità si dovrebbe poter dire Rupnik non è più sacerdote. E' il minimo.
Allo stato attuale delle cose, la Chiesa cattolica, la gerarchia vaticana e quella dei gesuiti, si devono porre la questione del nuovo scandalo che si evidenzia in modo clamoroso: l'abusatore seriale, oggi ex-gesuita, adempiendo ad alcune regole minori nell'ambito dell'incardinazione, può continuare a fare il prete come vuole e dove vuole, fondare altri centri di spiritualità, fregarsi di titoli e autorevolezza ecclesiastica, radunare fedeli e predicare loro esercizi spirituali, guidare gruppi di sacerdoti e religiose, laici e laiche consacrate.
Rupnik non ha voluto appellarsi proprio per ottenere questo status, quello di poter girare per mare e per terra senza controlli. Ecco un altro aspetto del grave e insopportabile errore commesso da Papa Francesco quando prese la decisione di cancellare a p. Rupnik la scomunica pochi giorni dopo che era stata sancita dal Dicastero per la Dottrina della Fede.
Se la gerarchia cattolica non ha capito o non vuole capire che è inammissibile continuare ad essere prete, prima ancora che gesuita, salesiano, marista o francescano, quando sentenze passate in giudicato dicono che si tratta di persone colpevoli di gravi abusi sessuali, di potere e di coscienza, perderà la sua lotta contro queste piaghe.
Consentire che Rupnik possa continuare ad essere presbitero lacera il cuore di milioni di cattolici e pone molte domande sull'esercizio del potere da parte della gerarchia.
***
Alcuni lettori attenti e gentili ci hanno posto una questione rilevante al riguardo. Quale sarebbe la prova, magari il documento, in base alla quale noi abbiamo sempre scritto che è stato il Papa a cancellare la scomunica Rupnik. Vero, non ci sono "prove", o meglio, ci sono autorevoli indiscrezioni e soprattutto c'è una narrazione ufficiale del caso firmata dalla Compagnia di Gesù che dimostra la dinamica della storia Rupnik. I vertici che seguirono l'intero iter della vicenda dal 2020 ad oggi erano e sono tuttora tre persone: il Preposito dei Gesuiti p. Arturo Sosa, l'allora Prefetto del Dicastero per la Dottrina della Fede, card. Luis Ladaria e Jorge Mario Bergoglio, Papa Francesco.
Chi di queste tre persone poteva prendere una tale decisione?