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mercoledì 14 giugno 2023

Giovani tradizionalisti: «I Vescovi devono cercare un nuovo equilibrio» #NDC2023 #liturgia #chiesacattolica @lacroix

Vi proponiamo – in nostra traduzione – l’articolo dello storico Christophe Dickès pubblicato sul quotidiano francese (di ispirazione cattolica progressista) La Croix il 4 giugno 2023.
Nonostante le restrizioni imposte al rito tradizionale da papa Francesco, l’autore ritiene che tutti gli indizi indichino l’attaccamento dei più giovani a questa liturgia, come dimostra il sondaggio del quotidiano La Croix sui giovani cattolici, ed esorta a permettere a questa minoranza creativa di prendere il suo posto nella Chiesa universale.
QUI il commento di Edward Pentin, pubblicato sul quindicinale (cattolico conservatore) National Catholic Register il 9 giugno 2023.

L.V.


Nell’estate del 2021, nei giorni successivi alla pubblicazione del motu proprio Traditionis custodes che riduceva drasticamente l’uso del rito di San Pio V, alcune decine di giovani si sono rivolti al Papa e ai Vescovi in un video postato sui social network. In inglese, questo breve filmato di meno di due minuti ha innanzitutto riconosciuto il fatto che potrebbe esserci una mancanza di comprensione tra le giovani e le vecchie generazioni. In secondo luogo, questi giovani provenienti da ogni continente hanno testimoniato la loro fedeltà al Papa e ai Vescovi spiegando che non mettevano in discussione la validità della nuova liturgia.

Non si sono sentiti scontrosi, antiquati o separatisti. Infine, hanno spiegato il motivo del loro attaccamento al rito straordinario: la trascendenza che abita questo rito, la sua verticalità e il suo orientamento verso l’Oriente. Non c’era ideologia tra questi giovani, né desiderio di divergenza: «Siamo le tue pecore», hanno detto rivolgendosi al Papa.

Radicalità del metodo romano

Quasi due anni dopo, l’appello dei giovani è stato respinto da Roma. Peggio ancora, il testo uscito dagli uffici vaticani soffriva di punti oscuri dal punto di vista legale, così il card. Arthur Roche, Prefetto del Dicastero per il culto divino e la disciplina dei sacramenti, ha fatto firmare al Papa un altro testo che riduceva quasi a zero il potere episcopale in questo settore. Spremere il limone finché i semi non si rompono. Si è parlato molto di questa politica, che è in contrasto con lo spirito di decentramento che il Papa voleva dare al suo Pontificato.

Mentre l’ala progressista continua a ripetere che l’organizzazione piramidale della Chiesa deve finire, la sussidiarietà non sembra essere accettata dal mondo tradizionalista. La radicalità del metodo romano ha provocato persino una reazione del Papa emerito Benedetto XVI che, da un punto di vista personale, scoprendo questa decisione leggendo il giornale vaticano, l’ha considerata un errore¹.

Da parte loro, molti Vescovi sono stati altrettanto sorpresi da questo testo inaspettato, giustificato da un sondaggio tra le Diocesi, i cui risultati non sono mai stati resi pubblici. Dopo l’abolizione della Pontificia Commissione «Ecclesia Dei», che si occupava dei rapporti con il mondo tradizionalista, i Vescovi sembravano vedere questa decisione come un’opportunità per giudicare i bisogni al proprio livello. La riformulazione dello scorso aprile da parte di Roma ha infine minato la possibilità di (ri)costruire ponti.

Giovani attratti dal rito tradizionale

Tuttavia, il sondaggio del quotidiano La Croix del 26 maggio ha mostrato che i semi non si sono spezzati e che il muro eretto dalle decisioni romane non ha prodotto gli effetti sperati. Peggio ancora, sembra che i semi stiano germogliando a tal punto che il 38 per cento dei giovani intervistati ha dichiarato di apprezzare la Santa Messa tradizionale, mentre il 40 per cento non ha nulla in contrario, anche se questo rito non corrisponde alle sue aspettative. La realtà sul campo espressa da questo sondaggio rivela una complessità che non corrisponde più alla polarità progressista/tradizionalista degli anni Settanta. A questo proposito, c’è un sorprendente parallelo tra questo sondaggio e il video citato all’inizio di questo articolo: questi giovani presentano un volto sorprendentemente moderno, mostrando al mondo la speranza che è in loro.

Come sottolinea Jérôme Chapuis nel suo editoriale, sarebbe un errore confinare questo piccolo gruppo tradizionalista in categorie affrettate come «reazionari» o «catto-identitari». Ciò che è ancora più interessante è che la scelta della Santa Messa tradizionale non è legata solo al background familiare: infatti, un sondaggio americano commissionato dalla Fraternità sacerdotale di San Pietro nel 2021 ha rivelato che, nella fascia di età compresa tra i 18 e i 39 anni, solo il 16 per cento ha dichiarato di andare alla Santa Messa tradizionale sotto l’influenza dei genitori. Per oltre il 36 per cento di loro, il fattore essenziale nella scelta del rito antico è stato il rispetto e la venerazione.

Una minoranza creativa in crescita

Oggi la questione non è tanto se la Santa Messa tradizionale sia il futuro della Chiesa, ma come le autorità episcopali intendono affrontare la realtà di questa crescente «minoranza creativa». E come gestire le nuove vocazioni all’interno della Chiesa, senza porre seri problemi di coscienza a un giovane convertito a questa sensibilità, quando Roma deve dare la sua approvazione per ogni nuova ordinazione.

La storia delle società ci dice che la «persecuzione» di un gruppo da parte di un potere non produce mai l’effetto desiderato. Al contrario, lo rafforza. Papa Benedetto XVI lo ha capito nel suo lavoro per la pace. Secondo mons. Georg Gänswein, suo segretario particolare, il Papa emerito trovava pericoloso «confinare un gruppo di fedeli in un angolo con il rischio che si sentissero perseguitati».

Possiamo quindi ritenere che, a parte i rari Vescovi zelanti che applicano alla lettera le direttive romane, la realtà della pratica obbliga le parti a riscoprire e coltivare un’ecclesiologia di comunione. Questa sarebbe la strada migliore da percorrere: quella della ricerca di un nuovo equilibrio. Questa via è stretta, ma non impossibile. Sarebbe un richiamo al fatto che tutti hanno un posto nella casa del Padre, come un’eco delle parole del profeta Geremia: «Le farò tornare ai loro pascoli; saranno feconde e si moltiplicheranno. Costituirò sopra di esse pastori che le faranno pascolare, così che non dovranno più temere né sgomentarsi; di esse non ne mancherà neppure una» (23, 3-4).

¹ Georg Gänswein, Nient’altro che la Verità. La mia vita al fianco di Benedetto XVI, Milano, 2023.

1 commento:

  1. L'articolo proposto è molto interessante per questo ringrazio la Redazione. Quello che menti eccelse, come ad esempio Benedetto XVI, avevano prognosticato cioè che sarà necessaria una nuova generazione anagrafica per avere una vera e duratura "pax" liturgica si sta realizzando. Per questo ad una generazione "giovane" e vergine estranea dalla decennale contesa "modernisti-conservatori" qui naturalmente protesa alla riaffermazione identitaria cultuale è stato imposto il "Belli Instrumentum" della Traditionis custodes& robaccia affine che le nuove generazioni non vogliono usare preferendo aspettare la fine naturale della parabola umana degli ideatori di questi metodi persecutori. Certamente anche noi tradi anagraficamente "segnati" dovremmo fare un bel passo indietro lasciando le code polemiche di una scontentezza continua che sconfina con la sfiducia verso tutti e verso tutto.

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