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martedì 16 maggio 2023

Piacenza: celebrata la solennità di San Francesco di Sales

Qualche settimana fa, a Piacenza, è stato celebrato S. Francesco di Sales, patrono dell’ICRSS, che è presente con gran frutto spirituale nella città emiliana presso la chiesa di S. Giorgio in Sopramuro, sede della Confraternita della Beata Vergine del Suffragio.

Abbiamo atteso qualche tempo prima di pubblicare questo post, perché desideravamo unire il video dell’intera celebrazione, la cui elaborazione ha richiesto un po’ di tempo.

Eccovi ora la cronaca di quella bella giornata, per la quale ringraziamo l’amico Ivo Musajo Somma di Galesano. In calce all’articolo, troverete il link al video completo della S. Messa, nella quale è stata eseguita per la prima volta la messa polifonica Orbis Factor di Marco Brunelli, composta per l'occasione.

Domenica 29 gennaio, presso la chiesa di S. Giorgio in Sopramuro a Piacenza, sede della Confraternita della Beata Vergine del Suffragio, è stata solennemente celebrata la ricorrenza liturgica di San Francesco di Sales, vescovo e dottore della Chiesa. Il sacro rito è stato celebrato dal canonico Grégoire de Guillebon, dell’Istituto Cristo Re Sommo Sacerdote, affiancato, rispettivamente in qualità di diacono e suddiacono, dal canonico Matthieu Thermed e dall’abbé José Frias, appartenenti al medesimo istituto. Nell’occasione è stata eseguita per la prima volta la messa polifonica Orbis Factor di Marco Brunelli, interpretata dal coro Il Discanto di Cremona, diretto dal maestro Daniele Scolari. Le parti del “proprio” sono state invece eseguite dalla schola gregoriana Sant’Antonio Maria Zaccaria, sempre di Cremona, diretta dal maestro Emmanuele Brambilla. All’organo, Camillo Fiorentini.

Nella sua intensa omelia, il canonico Grégoire de Guillebon ha sottolineato che la solenne celebrazione della ricorrenza liturgica di San Francesco di Sales va senz’altro ricollegata alla speciale devozione dell’ICRSS per il santo vescovo savoiardo, speciale patrono dell’Istituto fin dalla sua fondazione; bisogna però anche ricordare che il dottore della Chiesa morì a Lione il 28 dicembre 1622 e che quindi l’occasione era quanto mai propizia per ricordare il quattrocentesimo anniversario della sua nascita al cielo. Colui che fu chiamato “il Dottore dell’amore di Dio”, ha proseguito il canonico de Guillebon, spese la sua esistenza nel perseguimento di tre diverse “comunioni”: la comunione civile, a livello politico e culturale, della società del suo tempo; la comunione religiosa della santa Chiesa, la cui veste era stata lacerata dall’eresia di Calvino; infine, la comunione spirituale, intima, dell’anima con Dio. A cavallo tra i secoli XVI e XVII la Savoia si presentava come un Paese legato da ogni punto di vista tanto alla Francia quanto all’Italia: il futuro vescovo di Ginevra (ma con sede ad Annecy), rampollo di un’antica famiglia della nobiltà locale, si presentava da questo punto di vista profondamente savoiardo, avendo saputo mettere a frutto il ricco patrimonio intellettuale che proveniva da questa sorta di duplice identità, a partire dai suoi studi universitari, che si svolsero prima a Parigi e poi a Padova.

Perfettamente romano, ammiratore di San Carlo Borromeo, fedelissimo alla Sede apostolica, San Francesco di Sales era tenuto nella più alta stima da papa Clemente VIII, ma era giustamente considerato anche presso le corti di Savoia e di Francia. Costantemente in relazione con gli ambienti dell’aristocrazia, non era perciò insensibile alle condizioni del popolo, a partire dai poveri e diseredati che abitavano nel territorio della sua diocesi, e si fece carico in prima persona dell’istruzione religiosa della gente semplice dello Chabelais, che con paziente dedizione seppe ricondurre alla fede cattolica. Percorrendo impervie regioni montuose, egli stesso catechizzò bambini e persone umili, addirittura impegnandosi nell’apprendimento dei dialetti di quei luoghi. La sua prospettiva era quella della santità come vocazione universale, così come universale è la Chiesa. “Dio – scrive San Francesco di Sales – ha comandato alle piante della creazione di dare frutti, ciascuna secondo la sua specie; così comanda ai cristiani, che sono le piante vive della sua Chiesa, di produrre frutti di devozione, ciascuno secondo la sua qualità. La devozione deve essere esercitata in modo diverso dal gentiluomo, dall’artigiano, dal servo, dal principe, dalla vedova, dalla figlia, dalla sposa; e non solo, ma la pratica della devozione deve essere adattata alle forze, agli impegni e ai doveri di ciascuno”.

Si oppone all’uso della forza, che il duca di Savoia, in caso di necessità, è bendisposto a utilizzare, per far tornare al cattolicesimo i calvinisti dello Chabelais: “È attraverso la Carità che dobbiamo scuotere le mura di Ginevra, attraverso la Carità che dobbiamo invaderla, attraverso la Carità che dobbiamo recuperarla. Non vi propongo né il ferro né quella polvere il cui odore e sapore ricordano la fornace infernale”. Come maestro spirituale, non meno che come confessore della fede ed evangelizzatore, San Francesco di Sales non separa mai la maestà della verità dallo splendore della carità.

Alla solenne celebrazione liturgica hanno preso parte numerosi fedeli, che, ormai da anni, frequentano in numero sempre crescente la chiesa di via Sopramuro a Piacenza: un luogo antico che, grazie all’impegno e alla dedizione della Confraternita della Beata Vergine del Suffragio e dell’Istituto Cristo Re Sommo Sacerdote si va sempre più delineando come un importante centro di devozione, formazione e conservazione della tradizione liturgica latina.

Ivo Musajo Somma

per vedere il video, cliccate qui