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giovedì 2 marzo 2023

Chi è il card. Jean-Claude Hollerich S.I.? Quello che, come il card. Marc Armand Ouellet P.S.S.… vorrebbe succedere a papa Francesco…

Vi proponiamo – in nostra traduzione – la lettera numero 924 pubblicata da Paix Liturgique il 1º marzo 2023.

L.V.


Il card. Jean-Claude Hollerich S.I., relatore generale della XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi «Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione» (il cosiddetto Sinodo sulla sinodalità), è uno dei prelati più in vista della Chiesa di oggi.

Un prelato con un’ascesa fulminante…¹

Il card. Jean-Claude Hollerich S.I., lussemburghese, 64 anni, è, da parte sua, più che l’amico dei Gesuiti, è Gesuita lui stesso. Ordinato nell’anno 1990, è stato integrato nella provincia gesuita del Giappone, di cui conosceva la lingua e la cultura (ha insegnato alla Sophia University di Tokyo). Arcivescovo ratzingeriano del Lussemburgo nel 2011, è divenuto cardinale bergogliano nell’anno 2019.

Sandro Magister gli ha riservato un articolo killer: «Se il prossimo conclave vorrà un secondo Francesco, ecco il nome e il programma»². È stato nominato nel 2021 relatore generale alla XVI Assemblea generale ordinaria del Sinodo dei Vescovi «Per una Chiesa sinodale: comunione, partecipazione e missione» (il cosiddetto Sinodo sulla sinodalità), che è stato in parte concepito come un mezzo di mediazione con gli «eccessi» del Cammino sinodale tedesco. In una serie di interviste ha avuto così modo di esporre per filo e per segno una sorta di programma moderato.

Si è opposto alla dichiarazione di aborto come diritto fondamentale espressa dal Parlamento europeo, ma comprende che si sia preoccupati per la dignità delle donne e ritiene che il discorso della Chiesa in difesa della vita non sia più percepibile e che si debbano trovare altre vie. Quali? Non lo dice. Auspica, «dopo matura riflessione», che vengano ordinati uomini sposati scelti fra i viri probati, ciò che – crede – permetterebbe di risolvere la crisi delle vocazioni. Non ritiene utile l’ordinazione femminile, nella misura in cui il riconoscimento delle potenzialità del sacerdozio comune dei battezzati consenta loro d’esercitare molti ruoli importanti. Concretamente, egli fa sua la misura di compromesso, che è da tempo nell’aria: le donne non devono consacrare l’Eucaristia, ma si può loro affidare l’omelia.

E soprattutto: «Noi dobbiamo cambiare il nostro modo di vedere la sessualità». Infatti: «Le posizioni della Chiesa sul carattere peccaminoso delle relazioni omosessuali sono erronee. Credo che i fondamenti sociologici e scientifici di tale dottrina non siano più corretti». Questo vale a fortiori per i divorziati «risposati» ed anche per i protestanti: «A Tokyo io davo la Comunione a tutti coloro che venivano a Messa. Non ho mai rifiutato la Comunione a nessuno. Partivo dal principio che, se un Protestante veniva a comunicarsi, è perché sapeva cosa i Cattolici intendano per Comunione, almeno tanto quanto gli altri Cattolici che partecipavano a quella Messa». Ma per aggiungere: «Tuttavia, non concelebrerei con un pastore evangelico». Oooh!

… ma con un record catastrofico

Questa ascesa vertiginosa è forse dovuta ai suoi risultati in Lussemburgo, che l’organo di informazione Luxemburger Wort ha riportato il 16 febbraio e che il portale Riposte Catholique riassume come segue:

«Se nell’anno 2008 il 75 per cento dei residenti credeva o praticava una religione, nell’anno 2021 erano solo il 48 per cento.

Condotto alla fine dell’anno 2020 e all’inizio dell’anno 2021, questo sondaggio dell’European Value Survey trasmesso da Statec rivela che il 40,86 per cento degli intervistati ritiene che la religione sia “per niente importante” e il 35,45 per cento la considera “non importante”, mentre all’estremo opposto solo il 5,27 per cento degli intervistati la considera “molto importante”.

L’insignificanza della religione è più pronunciata in Lussemburgo rispetto alla media europea, poiché su scala europea la religione è importante per il 36 per cento della popolazione.

Il 59 per cento degli intervistati ha dichiarato di non aver mai frequentato un luogo di culto. Mentre il 4 per cento lo frequenta una volta alla settimana e la stessa percentuale una volta al mese, il 15,5 per cento partecipa alle funzioni religiose solo in occasione di feste o cerimonie. Mentre nell’anno 2008 solo il 39 per cento dei residenti affermava che “Dio non è importante nella loro vita”, questa percentuale è salita al 60 per cento nell’anno 2021. Vale la pena notare che la quota di residenti senza religione è aumentata dal 35 per cento al 44 per cento, mentre la quota di atei è salita dal 10 per cento al 18 per cento».

Il sito Luxemburger Wort aggiunge che non è tanto la religione quanto il Cattolicesimo che sta scomparendo di fronte alle «nuove spiritualità». Poiché la natura aborre il vuoto, i Lussemburghesi si aggrappano a ciò che possono: «Questo studio evidenzia l’aumento delle spiritualità alternative in Lussemburgo. Infatti, il 41 per cento dei residenti crede in “uno spirito, una forza soprannaturale”. A queste persone va aggiunto il 15 per cento degli intervistati che crede che esista un “dio personale” e il 18 per cento degli agnostici, che non lo sanno. Il restante 21 per cento ritiene che “non esista alcun dio”.

Rimangono anche altre credenze. È il caso della vita dopo la morte, in cui crede il 30,7 per cento degli intervistati, mentre il 40 per cento non crede e il 26,5 per cento non si esprime sull’argomento. La reincarnazione convince il 23,6 per cento degli intervistati, mentre il 61,8 per cento dice di non crederci. L’inferno è meno popolare, con solo il 10,1 per cento di credenti».

Mostrando comunque una grande vigilanza sanitaria

All’inizio dell’anno 2022, il card. Jean-Claude Hollerich S.I. ha suscitato un clamore sulla stampa italiana quando ha dichiarato al quotidiano La Nazione che l’accesso ai Sacramenti dovrebbe essere subordinato al possesso di un «lasciapassare verde», in altre parole un test Covid o un vaccino.

Il 5 gennaio, il portale Riposte Catholique ha riassunto la questione: «Sul quotidiano italiano La Nazione, il card. Jean-Claude Hollerich, presidente della Commissione delle Conferenze episcopali dell’Unione europea, vuole vietare le Messe a chi non ha il pass sanitario: “In questa fase, dobbiamo salvare delle vite”. Alla faccia delle anime…

È anche Arcivescovo di Lussemburgo, dove dal 22 dicembre fino almeno al 28 febbraio, una recente legge ha vietato l’accesso alle Messe a più di venti persone prive di tessera sanitaria, nota localmente come “green pass”. Questa misura è voluta dal card. Jean-Claude Hollerich, per il quale “si dovrebbe andare a Messa solo con un green pass”. Le Messe per meno di venti persone sono accessibili previa registrazione. Per le celebrazioni con più di venti persone è necessario presentare altri documenti.

Di passaggio, ha preso posizione contro gli oppositori dei vaccini: “La posizione degli oppositori della vaccinazione anti-vaccini”, ha commentato il card. Jean-Claude Hollerich, “non aiuta a trovare una soluzione al problema, fanno male alle persone. Confondono”».

Mulieres in ecclesiis loquantur

Passiamo agli approfondimenti liturgici. Contrariamente a quanto chiede San Paolo nella Prima Lettera ai Corinzi (14, 34), nel novembre 2022, il portale Riposte Catholique riferisce che in occasione dell’ottava di San Villibrordo, patrono del Lussemburgo, una donna predicherà in una chiesa cattolica:

«Un lettore ci segnala che in occasione dell’ottava di San Villibrordo, che si svolge questa settimana a Echternach, in Lussemburgo, e che dà luogo a diverse celebrazioni in memoria del patrono del Lussemburgo e fondatore dell’abbazia di Echternach, dove morì il 7 novembre 739, una donna predicherà.

Questa ottava è predicata da Josiane Mirkes, una parrocchiana di Echternach, nota per non aver vissuto secondo i precetti della Chiesa. Inoltre, a questa persona sono affidate diverse responsabilità a livello diocesano. Ha tenuto una lunga omelia durante la messa celebrata oggi, lunedì 7 novembre, per il decanato di Città del Lussemburgo. Questa pratica non rispetta le disposizioni del Catechismo della Chiesa Cattolica e quelle del Codice di diritto canonico».

Mentre l’insegnamento religioso scompare dalle scuole lussemburghesi

Allo stesso tempo, la Chiesa in Lussemburgo non sta facendo nulla per contrastare la mossa del nuovo governo di eliminare l’educazione religiosa dalle scuole. Il piano è stato delineato alla fine del 2013:

«In Lussemburgo, tutti gli alunni delle scuole pubbliche possono scegliere nel loro orario, due volte alla settimana, tra una lezione di religione e una di morale. La prima opzione è la più popolare, seguita dal 70 per cento degli alunni della scuola primaria e dal 60 per cento della scuola secondaria. In un Paese il cui principale giornale – il Luxemburger Wort – e la principale comunità straniera – i Portoghesi – sono cattolici, il pubblico della Chiesa rimane particolarmente forte», spiega il portale Cath-ch.

Il nuovo Governo, «guidato da Xaviel Bettel, insediatosi all’inizio di dicembre a seguito di elezioni parlamentari anticipate, prevede di lasciare nel piano di studi un solo corso di “educazione ai valori”, che presenterebbe, tra l’altro, “in modo oggettivo, le principali correnti religiose e filosofiche” (il Governo non ha specificato se ai trecento insegnanti di religione sarà chiesto di riqualificarsi). Questo progetto non sembra avere il sostegno dei genitori: secondo un sondaggio, il 72 per cento della popolazione vuole mantenere l’alternativa tra i due insegnamenti».

Nonostante la maggioranza contraria al progetto, la Chiesa cattolica non ha esitato… a sostenere il Governo contro i suoi fedeli, con una difesa molto debole e una rara pusillanimità: «La Chiesa è pronta al cambiamento, ma vogliamo un vero dialogo e ci rammarichiamo che tutto ciò che portiamo alla società non sia riconosciuto, ad esempio a livello caritativo», ha reagito Roger Nilles, portavoce della Diocesi di Lussemburgo, al quotidiano La Croix nel luglio 2013.

Il progetto è stato adottato dai Deputati lussemburghesi nel luglio 2016, con una vaga ambizione di «convivenza» che non ha soddisfatto nessuno, nemmeno la sinistra locale, che ha votato contro:

«Giovedì pomeriggio il Parlamento ha votato per la creazione di un nuovo corso unico “Vita e società”, che segna la fine della religione a scuola. Come hanno spiegato gli autori del corso in una conferenza stampa tenutasi la mattina stessa al Ministero dell’Istruzione, la nuova materia esiste per il momento solo sotto forma di schede indicative che dovrebbero offrire un quadro di riferimento per eventuali discussioni. L’idea è di evitare il meno possibile di “definire troppo da vicino” il nuovo corso, che si concentrerà sulla nozione di convivenza.

L’obiettivo, come ha spiegato un insegnante alla stampa, è innanzitutto quello di sensibilizzare gli studenti a determinate questioni sociali e di aiutarli a sviluppare opinioni proprie e fondate, approfondendo la conoscenza di tali questioni, ma anche imparando a mettersi in discussione in un contesto di scambio e discussione con gli altri. La “produzione di conoscenza”, come ha specificato l’insegnante, non era un obiettivo in sé del corso. Di conseguenza, ogni insegnante è libero di completare il quadro dato come meglio crede», cerca di spiegare il quotidiano lussemburghese Le Quotidien.

Solo i Conservatori si esprimono: «Alla Camera dei Deputati, Laurent Zeimet ha nuovamente criticato un progetto di legge in cui lo Stato toglierebbe ai cittadini il diritto di scegliere l’istruzione dei propri figli. Per il Deputato cristiano-sociale, lo Stato non dovrebbe interferire nella definizione dei valori, ma dovrebbe rispettare le convinzioni religiose dei genitori. […] Secondo il Deputato, la religione continua a svolgere un ruolo importante nella vita di molte persone, anche se spesso se ne fa un uso improprio. […] Secondo Laurent Zeimet, il Governo ha perso l’opportunità di introdurre un corso innovativo rifiutando la proposta di otto rappresentanti religiosi di sviluppare insieme un corso unico. “Lo zelo del governo nel cancellare la religione non è un segno di modernità, ma un anacronismo”, ha dichiarato il Cristiano-sociale.

Lo stesso vale per l’Alternativ Demokratesch Reformpartei [Partito Riformista di Alternativa Democratica: N.d.T.] che, attraverso Fernand Kartheiser, ha denunciato un “corso del nulla”, nonché “la decostruzione di tutto ciò che ha valore agli occhi dell’uomo: la nazione, l’identità e la fede”».

Tutto questo è avvenuto nel silenzio assordante della Chiesa cattolica del Lussemburgo.

Il card. Jean-Claude Hollerich S.I. sarebbe uno dei favoriti per un eventuale futuro Conclave.

¹ Riportiamo qui di seguito un articolo di don Pio Pace su Res Novæ del 16 ottobre 2022: I papabili di sinistra.

3 commenti:

  1. Come mai sempre più spesso si legge di vescovi gesuiti? E il quarto voto che fine ha fatto? Ecco perché poi va a finire come sappiamo.

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  2. Non esiste "Città del Lussemburgo": esiste solo Lussemburgo, che è la città capitale del Granducato di Lussemburgo, il quale appunto prende nome da lei.
    Per il resto, questo Hollerich si era distinto anche da noi facendosi fotografare a tavola con l'eroico Luca Casarini, il no global (ma consultente del Ministero dell'Interno) riciclatosi come traghettatore di migranti.

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  3. Ammetto di essere un "infiltrato" che però profitta del vostro post sul cardinale lussemurghese Jean-Claude Hollerich S.J. per esternare tutta la sua simpatia nei confronti del porporato gesuita da voi così tanto bistrattato. E che si augura di vedere un giorno Hollerich spuntare dal balcone di San Pietro con talare e zucchetto bianchi.

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