Vi proponiamo – in nostro traduzione – l’articolo di Essam al-Obeidi pubblicato il 18 dicembre sul sito Erem News, in cui si riportano le dichiarazioni di Najm al-Jubouri, Governatore e capo del comitato di sicurezza della provincia di Ninive al tempo del viaggio apostolico in Iraq del 5-8 marzo 2021, il quale smentisce tutto quanto raccontato da papa Francesco nella sua autobiografia Spera in merito ad un fallito duplice attentato (QUI; QUI, ironicamente, su MiL).
Ci limitiamo a rammentare al Santo Padre – con filiale devozione – che raccontare bugie è un peccato contro l’Ottavo Comandamento.
L.V.
Un ex funzionario iracheno ha commentato l’annuncio di papa Francesco di essere stato oggetto di un attentato in Iraq nel 2021.
Najm al-Jubouri, ex Governatore di Ninive, ha negato che papa Francesco sia stato oggetto di un attentato durante la sua visita in Iraq nel marzo 2021, e ha affermato che la visita si è svolta secondo gli standard di pianificazione della sicurezza e non ha visto alcuna minaccia o incidente di sicurezza.
«La visita è stata pianificata in anticipo ai più alti livelli, e sono state formate diverse squadre che sono arrivate giorni prima della visita per garantire la sicurezza di ogni movimento di papa Francesco, a partire dal suo ingresso nella provincia di Ninive, attraverso la sua visita alla Città Vecchia, il suo viaggio ad Al-Qush e Hamdaniya, e in altre città», ha detto Najm al-Jubouri al sito Erem News.
«Tra questi, squadre della provincia di Ninive e della capitale Baghdad, oltre a squadre di sicurezza britanniche e statunitensi e a una squadra specializzata dell’intelligence irachena».
In qualità di capo del comitato di sicurezza della provincia all’epoca, Najm al-Jubouri ha detto di essere stato a conoscenza di tutti i dettagli di sicurezza relativi alla visita a Ninive e in Iraq.
«Non è stato ricevuto alcun rapporto o cablogramma che indicasse una minaccia alla vita di papa Francesco, e tutte le operazioni e le direttive di sicurezza a Ninive sono state emanate sotto la mia diretta supervisione», ha dichiarato.
«Se ci fosse stata una minaccia alla vita di una figura del Papa, il protocollo di sicurezza internazionale avrebbe richiesto l’annullamento della visita, ma questo non è accaduto, il che è la prova conclusiva che non c’era alcuna minaccia», ha detto.
La provincia di Ninive ha goduto di un alto livello di sicurezza e stabilità durante quel periodo, che ha permesso a papa Francesco di visitare la città in tutta comodità, ha detto Najm al-Jubouri, aggiungendo: «La visita di papa Francesco non è stata l’unica, perché è stata seguita da quella di Emmanuel Macron, Presidente della Repubblica francese, che ha fatto il giro della Città Vecchia e ha visitato diversi siti senza registrare alcun incidente di sicurezza», ha aggiunto.
Le voci di un attentato potrebbero essere dovute ai «tentativi di alcune agenzie di sicurezza di ottenere risultati mediatici o attirare l’attenzione, oppure papa Francesco potrebbe aver ricevuto false informazioni di intelligence», ha detto Najm al-Jubouri.
«Non abbiamo sentito parlare di questo attentato, né abbiamo visto alcuna prova che lo dimostri, il che è sorprendente da pubblicare in questo momento, soprattutto perché noi in Iraq non eravamo a conoscenza di ciò che si diceva», ha detto.
Papa Francesco ha rivelato di essere stato l’obiettivo di un attentato suicida durante la sua visita in Iraq tre anni fa.
In un estratto pubblicato martedì dalla sua prossima autobiografia, papa Francesco ha raccontato che la polizia gli ha detto che almeno due noti attentatori suicidi stavano prendendo di mira un evento a cui avrebbe dovuto partecipare.
«Una donna imbottita di esplosivo, una giovane kamikaze, si stava dirigendo a Mosul per farsi esplodere durante la visita papale. E anche un furgone era partito a tutta velocità con il medesimo intento», ha scritto papa Francesco, secondo un estratto del libro pubblicato dal quotidiano italiano Corriere della Sera [QUI: N.d.T.].
Nell’estratto pubblicato martedì, papa Francesco ha detto che i servizi segreti inglesi avevano informato la Gendarmeria vaticana dell’attentato.
Papa Francesco ha detto di aver chiesto a un funzionario della Gendarmeria, il giorno dopo, cosa si sapeva dei due attentatori.
Ha scritto papa Francesco: «Il comandante mi rispose laconicamente: “Non ci sono più”. La polizia irachena li aveva intercettati, e fatti esplodere».
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