Vi proponiamo l’articolo di Franca Giansoldati, che ringraziamo, da Il Messaggero di oggi 2/2/2023 che condividiamo anche nel merito.
Smantelliamo le opere d’arte di Rupnik ma non solo: ci aspettiamo che le immagini che le ritraggono non siano più usate in ambito ecclesiastico per santini di ordinazioni, per poster informativi di anni pastorali, di esercizi spirituali, ecc. (e purtroppo ce ne sono molti).
Pensate che sofferenza per le vittime (e i familiari) vedere il moltiplicarsi in giro delle (brutte) immagini create da Rupnik, il loro padre spirituale/violentatore, e diffuse in ambiti sacri come chiese e oratorî… e per di più saperlo impunito…
Censuriamole se non per giusta riprovazione per il colpevole, almeno per rispetto per le vittime.
Qui altri nostri post sul caso Rupnik.
Roberto
«Smantelliamo le opere d'arte del prete accusato di abusi» dalla Francia parte il movimento che tocca anche il caso Rupnik a Roma.
Città del Vaticano – Le opere d'arte di un religioso che si è macchiato di abusi e sono contenute all'interno di chiese, monasteri e cappelle dovrebbero essere rimosse per rispettare le vittime. E' quello che sta succedendo in Francia e che presto potrebbe essere applicato altrove, dove esistono manufatti artistici firmati da sacerdoti che hanno commesso reati sessuali e abusi di potere su vittime fragili. Il dibattito partito in sordina è ormai decollato e sta rimbalzando oltre i confini francesi. Tutto è iniziato a Charly, a sud di Lione, dove il sindaco di questa cittadina ha annunciato che le vetrate della chiesa saranno rimosse. All'origine di questa drastica decisione c'è la scoperta amara affiorata solo recentemente a seguito di indagini: l'autore dell'opera vetraria - il sacerdote Louis Ribes, morto nel 1994 – durante la sua vita si è reso responsabile di atti di pedofilia, insabbiati in varie circostanze dai suoi superiori.
La riflessione
Intanto il dilemma se lasciare o meno al loro posto i manufatti artistici di preti accusati di abusi resta un rovello. E' giusto smantellare opere d'arte? In Francia la questione si sta facendo seria. Da più di cinque anni il collettivo delle vittime del sacerdote Louis Ribes insiste per la rimozione dei dipinti e delle vetrate di quest'uomo, conosciuto prima della sua morte come "il Picasso delle chiese". Dal 2021, almeno 60 persone lo hanno accusato di abusi sessuali e stupri commessi negli anni '70 e '80 nelle diocesi di Lione, Grenoble-Vienne e Saint-Etienne. Naturalmente la Chiesa ha riconosciuto i crimini, ma alcuni comuni tardano a rilasciare le opere, soprattutto per motivi finanziari. A Charly, a sud di Lione, il sindaco ha accettato di rimuovere le vetrate.
«È una soddisfazione» ha detto Luc Gemet, 59 anni, vittima del sacerdote. Alla stampa francese ha raccontato che tra gli otto e i quattordici anni, mentre frequentava il seminario a Vienne-Estressin «ci ha chiesto di spogliarci per disegnarci. Questo era il pretesto per toccarci o violentarci, e dagli schizzi faceva dei dipinti». Le denunce che Luc (come altri) hanno inoltrato alle autorità non hanno avuto alcun effetto. Le opere del sacerdote Louis Ribes sono state esposte in molte chiese della regione. «Tutte le vittime sanno come è stato fatto, si riconoscono nei dipinti. La prima volta che mi è successo è stato mentre spingevo la porta di una cappella. Quando ho visto questi dipinti sono rimasto sconvolto, mi ci sono voluti tre giorni per rimettermi in piedi. Mi ha fatto ripiombare in questo abominio». Le vittime hanno raccolto oltre 14.000 firme e non si fermeranno. Finora sono tre le diocesi - Lione, Saint-Étienne e Grenoble - d'accordo a smantellare le opere. Chissà se questa sorte toccherà ai lavori internazionali di padre Rupnik.
COPERTURE
In Vaticano è risaputo che Rupnik in tanti anni di attività artistica abbia goduto di amicizie e coperture influenti, a cominciare dal cardinale Angelo De Donatis, vicario della diocesi di Roma. I gesuiti della Compagnia di Gesù di recente hanno fatto un riassunto del doloroso caso evidenziando che da parte loro era già stata aperta una inchiesta preliminare per fare chiarezza sulle accuse di «molestie sessuali e di assoluzione di una complice (...) nel peccato contro il sesto comandamento». Già nel 2019 l'indagine preliminare aveva appurato che le «accuse erano credibili» e che era stato inviato un plico alla Congregazione per la Dottrina della Fede; nel frattempo a Rupnik erano state imposte "misure restrittive cautelari" a gennaio 2020. A sorpresa però poche settimane dopo a Rupnik fu affidato il compito inspiegabile di tenere la predica per il ritiro spirituale della Curia romana del primo venerdì della Quaresima. Oggi nessuno sa spiegarsi il motivo, né si riesce ad individuare la genesi di un gesto del genere. Infine a maggio, nonostante la sentenza unanime di colpevolezza da parte della Congregazione della Fede, il gesuita sloveno fu graziato e da allora Rupnik ha continuato a tenere conferenze in giro per il mondo, ritiri spirituali e accettare altri importanti incarichi artistici per ornare luoghi di culto con i suoi mosaici d'oro.
Non sono d'accordo sulla rimozione di opere a causa dell'indegnità morale del loro autore. Certo avrei molta ritrosia (understatement) ad usare foto o riproduzioni di lavori di Rupnik, ancora di più a commissionarne di nuovi oggi. In verità, anche ieri, prima che questi crimini emergessero, non li amavo particolarmente per motivi estetici. Ma un approccio assimilabile a quello del #meetoo e delle varie correnti del politicamente corretto è pericoloso, grossolano, forse potenziale foriero di ingiustizie e di una visione ideologizzata del mondo degna del totalitarismo sovietico se fosse applicato in modo generalizzato ed indiscriminato a tanti ambiti.
RispondiEliminaMa va la! Che siamo nazisti che bruciamo le opere d'arte? Vogliamo fare come chi vorrebbe cancellare la cultura russa perché è in corso una guerra? Suvvia. Caravaggio si macchio' di omicidio all'epoca. Quindi togliamo le opere di Caravaggio dalle chiese?
RispondiEliminamolte delle immagini rappresentate nei mosaici molto probabilmente hanno il volto delle donne violentate nell'atelier. D'altra parte, verrebbe da chiedersi se opere artistiche basate su una pseudoteologia intrisa di perversione siano da mantenere in un luogo sacro.Il problema mi pare sia qui e va al di là del fatto se siano opere d'arte o meno. Non paragonerei Rupnik a Caravaggio. Il primo è un religioso, con ben 4 voti. Caravaggio era un uomo che, quanto meno, non aveva vincoli di voti.
RispondiEliminaSee bruciamo anche le opere di Boccaccio di Oscar Wilde e perché no cancellimo tutte le registrazioni dei qeen. Possono arrivare a tanto solo dei tradì nasi
RispondiEliminaNella storia dell'arte ci sono molti esempi di artisti dalla vita privata certamente non edificante:Caravaggio, Cellini,Orlando di Lasso per citarne alcuni.
RispondiEliminaCerto questo era un prete...ma bisognerebbe comunque,a mio parere,separare l'arte dalla vita privata.
Altrimenti siamo sì come quelli che bruciarono i libri.
Fin dall'inizio una voce dentro di me mi suggeriva che il vostro insistere su Rupnik era dovuto al fatto che le sue opere non vi piacevano
RispondiEliminaGrazie per avermi tolto i dubbi
E comunque vi chiedo: la parrocchia vicina alla mia ha fatto fare a Rupnik un'intera cappella Eucaristica; dovrebbe quindi smantellarla buttando nel gabinetto tutti i soldi spesi perché l'autore è un suino e per rispetto verso qualcuno che quasi certamente non entrerà mai lì dentro?
Non ci avevo pensato, ma probabilmente hai ragione.
EliminaIo pensavo strumentalizzassero la storia per attaccare il Papa, ma anche la tua teoria è molto sensata.
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RispondiEliminaSe dovessimo togliere opere ogni opera d’arte guardando il comportamento dell’artista, diventeremo come coloro che vogliono cancellare la cultura. Rimarrebbe poco. E comunque, su questo caso, non vi sembra di sbattere il mostro in prima pagina? Per essere cattolici, non c’é male!
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