Abbiamo dato notizia di una rivista (dal felice nome in latino "Cardinalis") che è e sarà inviata ai cardinali di tutto il mondo (QUI e QUI).
Questo articolo è apparso sulla rivista Cardinalis.
di
GIUSEPPE RUSCONI
Insomma… giornate cariche di argomenti la cui
trattazione, come si diceva, si prefigurava avrebbe potuto produrre novità
rilevanti nel prosieguo del Pontificato. Alla fine però, per la delusione di
tanti media, non è successo nulla di clamoroso, tale da soddisfare gli appetiti
comunicativi. La reazione è consistita nel dare un’eco giornalistica in genere
modesta agli eventi, forse con qualcosa in più da L’Aquila, dove Francesco ha ribaltato il giudizio dantesco su
Celestino V, considerando il papa dimissionario “uomo del sì”, piegatosi
umilmente alla volontà di Dio.
Nelle righe che seguono cerchiamo di evidenziare
quanto è successo di interessante per la Chiesa nel Concistoro ordinario di
sabato e in quello de facto straordinario
del lunedì e martedì.
IN CONCLAVE QUASI DUE TERZI DI CARDINALI CREATI DA
PAPA FRANCESCO
Sotto il segno dell’ulteriore internazionalizzazione
del Collegio cardinalizio papa Bergoglio nel pomeriggio di sabato 27 agosto ha
creato altri 20 cardinali (il ventunesimo, il belga mons. Lucas Van Looy, ha
rinunciato per le ombre su di lui provocate dal non aver agito con sufficiente
energia in due casi di sacerdoti accusati di abusi sessuali, quand’era vescovo
di Gand). Tra i 20, 16 sono elettori, 4 no; 8 gli europei, 5 gli americani, 5
gli asiatici, 2 gli africani. Il cardinale ghanese Richard Kuuia Baawobr era
assente per motivi di salute manifestatisi a poche ore dal Concistoro.
E’ sempre utile qui aggiornare le statistiche
rossoporpora, che vedono ora la presenza di 226 cardinali, di cui 132 elettori.
Tra questi ultimi papa Woytla ne ha creati 11, papa Ratzinger 38 e papa
Bergoglio 83. Da notare che ormai i porporati nominati dal pontefice gesuita
hanno quasi raggiunto la quota dei due terzi, fondamentale se si ragiona in
termini di Conclave.
Sempre tra gli elettori gli europei sono scesi a poco
più del 40%, essendo 53. Complessivamente 38 gli americani (16 al Nord, 7 in
Centroamerica, 15 nell’America meridionale). Gli asiatici sono 21, gli africani
17, mentre l’Oceania ha due presenze. Come si noterà l’internazionalizzazione a
livello di Conclave è ormai molto radicata. E ciò spinge anche a porsi il
problema dell’indispensabile conoscenza reciproca tra i porporati, unita a
quella di un organismo vaticano fondamentale, che è anche di governo ‘romano’, come
quello della Curia.
DALLE OMELIE PAPALI DEL RITO DI CREAZIONE DEI NUOVI
CARDINALI E DELLA MESSA CONCLUSIVA: LE CARATTERISTICHE FONDAMENTALI DI UN
PORPORATO
Del rito di consegna del biretum rubrum, dell’anello e dell’attribuzione del titolo di una
chiesa romana, svoltosi nella Basilica di San Pietro in tutta la sua
magnificenza, evidenziamo alcuni passi dell’omelia papale, che riguardano le
caratteristiche proprie di un porporato.
Il Papa, traendo spunto da passi del Vangelo di Luca e
di Giovanni, ha voluto ricordare la “fiamma
potente dello Spirito Santo” e “il
fuoco di brace, che è mite, nascosto, ma dura a lungo e serve per cucinare”.
Un’immagine duplice del fuoco che deve ravvivare anche ogni cardinale. Con tale
fuoco “un cardinale ama la Chiesa, sia
trattando le grandi questioni sia occupandosi di quelle piccole; sia
incontrando i grandi di questo mondo – deve farlo, tante volte –, sia i
piccoli, che sono grandi davanti a
Dio”.
E qui Francesco ha portato due esempi non casuali. Il
primo quello del cardinale Agostino Casaroli (1914 – 1998), Segretario di Stato
tra il 1979 e il 1990 (e grande artefice della comunque controversa Ostpolitik dei decenni precedenti):
trattava con i Grandi per cercare di costruire un’Europa di pace dopo la guerra
fredda e nel medesimo tempo non rinunciava ad accompagnare i giovani carcerati
di Casal del Marmo. Secondo esempio è stato quello del cardinale
François-Xavier Nguyȇn van Thuán (1928-2002), presidente del Pontificio
Consiglio Giustizia e Pace: imprigionato dal regime comunista vietnamita,
riuscì a coltivare rapporti umani preziosi con i suoi secondini, tanto che
insieme intrecciarono una croce che il porporato portava sempre con sé.
I neo-cardinali, dopo la sentita e tradizionale visita
a papa Benedetto XVI, si sono poi ritrovati chi in Aula Nervi chi nel Palazzo
Apostolico per essere festeggiati da parenti, amici e fedeli delle singole
diocesi (“visite di cortesia”)
Se rileggiamo l’altra omelia, quella della messa
conclusiva del de facto Concistoro
straordinario di martedì 30 agosto, rileviamo l’insistenza su un atteggiamento
che dovrebbe essere proprio anche di un cardinale: lo stupore. Francesco ha
preso spunto da passi della Lettera agli Efesini di Paolo e del Vangelo di
Matteo: “Non finisce di stupirci l’insondabile
decisione divina di evangelizzare il mondo a partire da quel misero gruppo di
discepoli, i quali – come annota l’Evangelista – erano ancora dubbiosi. Ma, a
ben vedere, non diversa è la meraviglia che ci prende se guardiamo a noi,
riuniti qui oggi, ai quali il Signore ha ripetuto quelle stesse parole, quel
medesimo invio! Ognuno di noi, e noi come comunità, come Collegio”.
Da ciò la forte esortazione papale: “Fratelli, questo stupore è una via di
salvezza! Che Dio ce lo conservi sempre vivo, perché esso ci libera dalla
tentazione di sentirci “all’altezza”, di sentirci “eminentissimi”, di nutrire
la falsa sicurezza che oggi, in realtà, è diverso, non è più come agli inizi,
oggi la Chiesa è grande, la Chiesa è solida, e noi siamo posti ai gradi eminenti
della sua gerarchia – ci chiamano “eminenze” –… Sì, c’è del vero in questo, ma
c’è anche tanto inganno, con cui il Menzognero di sempre cerca di mondanizzare
i seguaci di Cristo e renderli innocui “.
La conclusione è netta: “Questo, cari fratelli e sorelle, è un ministro della Chiesa: uno che sa
meravigliarsi davanti al disegno di Dio e che con questo spirito ama
appassionatamente la Chiesa, pronto a servire la sua missione dove e come vuole
lo Spirito Santo”.
IL CONCISTORO DE
FACTO STRAORDINARIO E LA COMUNICAZIONE SCARNA
All’evento hanno partecipato circa 180 cardinali,
diversi patriarchi, oltre a alcuni “superiori” della Segreteria di Stato (presenza
canonicamente non prevista per il Concistoro straordinario, non essendo ‘pubblico’
e cioè essendo riservato ai soli cardinali … da ciò il de facto). Nell’annuncio fatto nel dopo-Angelus dell’Ascensione, lo scorso 29 maggio, il Papa aveva detto:
“Lunedì e martedì 29 e 30 agosto si terrà
una riunione di tutti i Cardinali per riflettere sulla nuova Costituzione
apostolica Praedicate Evangelium”.
Successivamente le informazioni ufficiali sull’evento
sono state molto scarne.
27 agosto: ”Nei
giorni 29 e 30 agosto avrà luogo la Riunione dei Cardinali sulla nuova Costituzione
Apostolica Praedicate Evangelium, secondo quanto annunciato da Papa Francesco
il 29 maggio scorso.
Le
sessioni si svolgeranno la mattina dalle ore 09:00 ed il pomeriggio dalle ore
16:00, dopo una breve pausa per il pranzo. Sono previsti incontri per gruppi
linguistici su diversi aspetti relativi al Documento, come pure confronti in
Aula”.
Insomma, intercettando diversi porporati durante le
‘visite di cortesia’ comune era l’incertezza su come esattamente si sarebbe
svolto il Concistoro de facto straordinario,
in particolare per quanto riguarda gli interventi dei singoli. Diffuso anche il
timore che le eventuali critiche puntuali durante il dibattito nei gruppi
linguistici sarebbero state diluite nelle sintesi presentate dai moderatori in
Aula.
29 agosto: “È in
corso in Vaticano, alla presenza del Santo Padre Francesco, la Riunione dei
Cardinali sulla nuova Costituzione Apostolica Praedicate Evangelium”.
30 agosto – “I
lavori in gruppi linguistici e i confronti in Aula hanno dato modo di confrontarsi
liberamente su molti aspetti relativi al Documento e alla vita della Chiesa,
mentre l’ultima sessione di questo pomeriggio è stata dedicata al Giubileo
sulla Speranza 2025”.
Si è poi saputo che il confronto c’è stato (ma non completamente),
soprattutto nei gruppi linguistici, cui è stata riservata la maggior parte del
tempo. Erano in totale 12, con una quindicina di porporati a testa. Più modesto
invece il confronto in Aula, dove i moderatori dei gruppi hanno dovuto
sintetizzare il dibattito in 4 minuti ognuno e il tempo per gli interventi
liberi è stato assai limitato).
LA BASE DELLA DISCUSSIONE: LA PRAEDICATE EVANGELIUM
In apertura il saluto del cardinale decano Giovanni
Battista Re e il breve intervento del Papa (che ha pure concluso invitando ad “andare avanti” il Concistoro de facto straordinario il martedì
pomeriggio), mentre non è stata letta, ma solo distribuita la d’altronde già
conosciuta relazione sulla Praedicate
Evangelium del vescovo Marco Mellino (dal 2018 al 2020 segretario aggiunto
del Consiglio dei cardinali, poi segretario; inoltre dal 5 giugno scorso
segretario della Commissione interdicasteriale per la revisione del regolamento
curiale). A seguire l’inizio del dibattito nelle due modalità annunciate.
Giova ricordare che la proposta di una riforma della
Curia (l’ordinamento in vigore era stato promulgato da Giovanni Paolo II nel
1985) era stata avanzata durante le Congregazioni generali pre-conclave del
2013. A novembre 2013 era incominciata la riflessione sul tema nel Consiglio
dei cardinali; la prima bozza è di fine 2018, messa in larga consultazione così
da avere un nuovo testo nell’autunno 2019, posta in consultazione ristretta e
poi inviata ai cardinali residenti a Roma, successivamente rivista fino a
produrre il testo del giugno 2020 inoltrato al Papa. Dopo ulteriori
elaborazioni in sede ristretta (molto presente il neo-cardinale gesuita e
canonista Gianfranco Ghirlanda) la Costituzione apostolica è stata promulgata
lo scorso 19 marzo 2022 (San Giuseppe) ed è entrata in vigore il 5 giugno
successivo (Pentecoste).
In sintesi quali sono i punti qualificanti della Praedicate Evangelium? Seguiamo la
riflessione di mons. Mellino.
La Costituzione è posta sotto il segno della
missionarietà. E lo si nota subito considerato come il Dicastero per l’Evangelizzazione
salga al primo posto nell’organigramma dei ‘ministeri’, mentre viene
‘retrocesso’ al secondo posto il Dicastero per la Dottrina della Fede, che, con
quello – promosso - per il servizio della Carità, completa la triade dominante.
Evangelizzazione, fede, carità sono i fondamenti indispensabili per la
concretizzazione della missionarietà.
Rilevante è l’insistenza sulla necessità che la Curia
sia al servizio non solo del Papa, ma dei vescovi, della Chiesa universale e
delle Chiese particolari. La Curia dunque non si pone tra il Pontefice e i
vescovi, ma è al servizio di ambedue le parti.
Nell’esercizio del suo servizio la Curia deve agire
evidenziando la sinodalità all’interno dei dicasteri, tra i dicasteri, con la
segreteria del Sinodo dei vescovi.
Il servizio curiale si realizza anche mediante un “sano decentramento”, così da valorizzare
le capacità delle Chiese locali nell’affrontare e risolvere questioni che non
riguardano l’unità di dottrina, di disciplina e di comunione della Chiesa.
Valorizzazione dunque del principio della sussidiarietà intraecclesiale.
In tale contesto acquisiscono importanza le conferenze
episcopali, non più considerate strutture gerarchiche intermedie, ma organismi
della già citata sussidiarietà.
Nella Costituzione appare non solo confermato, ma
potenziato il ruolo dei laici, che potranno presiedere in misura nuova
dicasteri e organismi collegati alla Santa Sede in virtù dell’affermazione che
“chi è preposto a un dicastero o altro
organismo della Curia Romana non ha autorità per il grado gerarchico di cui è
investito, ma per la potestà che riceve dal Romano Pontefice ed esercita a suo nome”. Si noterà la delicatezza
di una definizione che appare non come uno sviluppo logico di una situazione,
ma sa di una vera e propria rivoluzione canonica di quanto deciso dal Concilio
ecumenico Vaticano II nella Lumen
gentium.
Per finire la sintesi della Praedicate Evangelium occorre mettere in risalto che si chiedono
uomini nuovi, ma soprattutto rinnovati interiormente, umanamente e professionalmente.
Moralmente integri. Ovvero: la crescita
si deve accompagnare alla conversione.
QUALCHE CONSIDERAZIONE SULLE MODALITA’ DEL DIBATTITO
NEL CONCISTORO DE FACTO STRAORDINARIO
Com’è andato il Concistoro de facto straordinario? Che cosa si è detto sulla riforma della
Curia? Si è potuto intervenire in Aula, che era poi quella Nuova del Sinodo? Sono
domande di fondo che abbiamo posto il martedì a diversi porporati in uscita
dall’Aula Nervi. Le risposte sono state sostanzialmente di due tipi. Il primo:
un sorriso a tutto volto e “E’ andato
tutto molto bene… l’atmosfera era veramente di grande cordialità… la Praedicate
Evangelium ha avuto una grande accettazione”.
Il secondo: uno sguardo perplesso, la mano che fa capire ‘così così’ e in conclusione “Nessuno
ha esplicitamente rifiutato la Praedicate
Evangelium”. Scavando più a fondo,
anche tra i soddisfatti emerge chi riconosce che “si sono sentite diverse sensibilità sulla riforma della Curia”.
In ogni caso un punto positivo mette tutti d’accordo:
dopo il Concistoro i porporati si conoscono di più. Un fatto tanto più
necessario se si pone mente alla possibilità (di data incerta) di un conclave,
con un Collegio sempre più
internazionale, con un numero crescente e consistente di porporati che
provengono da Paesi lontani da Roma e anche periferici nelle strategie
mondiali. Nelle recenti giornate ‘romane’, oltre ai momenti cardinalizi
(comprese le ‘pause caffè’), ci sono state diverse occasioni conviviali di vedersi, dalla prima colazione, ai pranzi,
alle cene (la domenica, con il Papa a L’Aquila, è stato un momento
privilegiato). Certo in ogni caso si può osservare che, per quanto riguarda il
Concistoro, dirottare la discussione nei gruppi linguistici preferendola a quella
in Aula ha limitato assai la conoscenza dei porporati da parte dell’intero
Collegio…
Inoltre, per restare sull’argomento, sembra curioso
che il martedì pomeriggio – già spezzato altrettanto curiosamente dalla Messa
conclusiva addirittura alle 17.30 – sia stato dedicato alle informazioni
sull’Anno Santo del 2025, il Giubileo della Speranza. Legittimo chiedersi: non
si sarebbe potuto dare invece più spazio agli interventi dei singoli in Aula,
invece di costringere alcuni a consegnarli per iscritto o a rinunciare? Più
importante oggi la riforma della Chiesa e della Curia, i rapporti tra Papa e
cardinali oppure comunicazioni che si possono anche inviare per mail su un
avvenimento che sarà tra più di due anni? Perché togliere spazio a un dibattito
approfondito sull’attualità ecclesiale, con diversi porporati che, essendosi
anche ben preparati sull’argomento, pensavano che il Concistoro de facto straordinario sarebbe stato lo
spazio adeguato per esporre le loro convinzioni e porre sul tavolo le loro
domande?
Ancora una breve constatazione: c’è tra chi abbiamo
contattato qualcuno che ha espresso il suo malcontento perché il dibattito è
avvenuto su una Costituzione Apostolica già promulgata ed entrata in vigore: “Un dibattito che a ben vedere è stato sostanzialmente inutile”. Qualcun altro ha
anche lamentato che il testo della Praedicate
Evangelium non è mai stato sottoposto al parere dell’intero Collegio
cardinalizio, ma solo a piccole parti di esso.
ASSENTE FORZATO IL CARDINALE CINESE ZEN
Prima di passare ai contenuti del dibattito un’annotazione
che sembra doverosa. Non tutti i porporati hanno potuto partecipare al
Concistoro: certo alcuni per acciacchi legati all’età… ma ce n’è uno che non
avrebbe potuto esserci perché impedito a muoversi considerato com’ è un ‘nemico
del popolo’. E’ il cardinale Joseph Zen
Ze-kiun, nato a Shangai 90 anni fa e arcivescovo emerito di Hong Kong. Il porporato,
arrestato dalla polizia della dépendance cinese
l’11 maggio e rilasciato su cauzione, sarà processato dal 19 al 23 settembre
perché accusato (la fantasia dei regimi è sempre fertile, quando si tratta di
colpire l’opposizione) di illecito amministrativo (amministrava un fondo di
aiuto legale, psicologico, medico a beneficio di migliaia di attivisti
anti-regime). E’ vero che si sta per rinnovare l’accordo provvisorio tra
Vaticano e Cina per la nomina dei vescovi (pur dimostratosi, come facilmente
prevedibile, molto lacunoso). Tuttavia, pur comprendendo la necessità di
cautele diplomatiche, sarebbe stato proprio così pericoloso che il Concistoro avesse
deciso di fare una preghiera per Zen e, se possibile, di pubblicare un breve
comunicato di vicinanza all’eroico, tenace combattente per la libertas Ecclesiae?
IL DIBATTITO NEI GRUPPI LINGUISTICI E IN AULA
Conversando con alcuni porporati e integrando le
informazioni da loro avute con le considerazioni di altri apparse sulla stampa,
si può tentare di ricostruire
decorosamente lo svolgimento del dibattito registrato nei gruppi linguistici e
in Aula.
Come previsto, uno dei temi più dibattuti è stato
quello della valorizzazione gerarchica della presenza laica nella Curia. In
diversi interventi si sono chieste da una parte precisazioni su quali dicasteri
e organismi curiali sarebbero esclusi da tale possibilità per ragioni anche di
buon senso (vedi ad esempio il Supremo Tribunale della Segnatura apostolica).
Il Dicastero per la Dottrina della Fede? Quello per i Vescovi? Quello per il
Clero? (a proposito: c’è stato anche chi ha espresso perplessità sulla nuova
denominazione generalizzata, Dicasteri, con l’abolizione delle Congregazioni,
di per sé propaggine del Collegio cardinalizio)
Ma
c’è dell’altro, ancora più importante. Alcuni hanno messo sul tappeto la
questione della fonte della giurisdizione a livello dottrinale: il sacramento
dell’ordine sacro (come nell’intero primo millennio della Chiesa, ripreso dal
Vaticano II) o la potestà suprema del Papa? Che sia in atto una deriva
teocratica della concezione papale? Ogni giurisdizione ecclesiastica è di natura
apostolica-sacramentale (il vescovo santifica, insegna e governa) e legata alla
salvezza delle anime, distinta dalla natura politico-giuridica dell’esercizio
del potere in uno Stato, compreso lo Stato Vaticano.
Altro tema discusso quello dell’utilizzo del termine
‘sinodalità’, a volte diluito in ‘comunione’.
In diversi interventi la Praedicate Evangelium è stata lodata, soprattutto in nome della
necessità ormai indiscutibile di una Chiesa missionaria. In sintesi: se la
Chiesa è missionaria, anche la Curia lo deve diventare.
Molto apprezzati gli interventi da parte di cardinali
di terre lontane da Roma, che hanno permesso a tutti (nei gruppi linguistici o
in Aula) di rendersi conto delle condizioni in cui si trovano ad agire le
Chiese locali soprattutto in Asia e in Africa.
Si è parlato anche di economia e di finanze, campi in
cui le novità della Praedicate Evangelium
sono di spessore, nel senso della razionalizzazione, della competenza e
della trasparenza. Sono campi in cui i laici sono già molto presenti.
Come detto, alcuni porporati non hanno potuto
intervenire in aula (ufficialmente per ragioni di tempo). Tra loro i cardinali tedeschi
Gerhard Ludwig Müller e Walter Brandmüller, che nei giorni seguenti hanno rese
pubbliche le loro testimonianze.
Per il prefetto emerito della Congregazione per la
Dottrina della Fede non si ha con la Praedicate
Evangelium “un progresso
dell’ecclesiologia, ma una palese contraddizione con i suoi principi
fondamentali, se tutta la giurisdizione nella Chiesa è dedotta dal primato
giurisdizionale del Papa”. Certo “una
Chiesa totalmente fissata sul Papa era ed è sempre la caricatura
dell’insegnamento cattolico sull’istituzione, la perpetuità, il significato e
la ragione del sacro primato del Romano Pontefice”.
Per il novantatreenne storico della Chiesa “la
convocazione di un concistoro dopo tanto tempo motiva una riflessione sulla
natura e il compito del cardinalato, soprattutto nelle circostanze attuali.
Bisogna pure sottolineare che i cardinali non sono soltanto membri del conclave
per l’elezione del sommo pontefice. I veri compiti dei cardinali,
indipendentemente dalla loro età, sono formulati nei canoni 349 e seguenti del
codice di diritto canonico. Vi si legge: ‘assistono il romano pontefice sia
agendo collegialmente quando sono convocati insieme per trattare le questioni
di maggiore importanza, sia come singoli, cioè nei diversi uffici ricoperti
prestandogli la loro opera nella cura soprattutto quotidiana della Chiesa
universale’. E al papa “prestano principalmente aiuto nei concistori” (canone
353”).
Oggi,
sostiene Brandmüller, la situazione è molto diversa: la franchezza richiesta,
la tanto conclamata parresia è
sostituita “da uno strano silenzio”. Nei
concistori – “convocati quasi solo per le
cause dei santi” – “non c’è mai stato un dibattito, uno scambio di argomenti su
un tema preciso”. Eppure “quanto più
gravi e urgenti sono i problemi del governo pastorale, tanto più necessario è
il coinvolgimento del collegio cardinalizio”. Brandmüller ritiene che
nell’attuale Collegio cardinalizio forse la maggioranza degli elettori non si
conosca reciprocamente. E’ un problema grave, se si pensa che il Collegio sarà
chiamato a eleggere il Papa. Perciò si chiede Brandmüller se non sia il caso di
limitare il diritto di voto in conclave ai cardinali residenti a Roma.
Per finire:
che cosa si è detto della questione su cui tanti media internazionali hanno
ricamato, quella delle presunte dimissioni di Jorge Mario Bergoglio, legata
anche alla modifica delle norme delle Congregazioni generali, della Sede
vacante, del Conclave? Niente. Certo i porporati sono consci che l’età di
Francesco non è più verde, sono consci dei suoi acciacchi fisici… ma il Papa è
ben presente e, come dimostrano i suoi gesti e documenti, non ha nessuna
intenzione di dimissionare…
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