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lunedì 14 novembre 2022

Dalla rivista 'Cardinalis' #2\3: "IL CONCISTORO ORDINARIO DEL 27 AGOSTO E QUELLO DE FACTO STRAORDINARIO DEL 29-30 AGOSTO" #cardinalis

Abbiamo dato notizia di una rivista (dal felice nome in latino "Cardinalis") che è e sarà inviata ai cardinali di tutto il mondo (QUI e QUI).

Con molto piacere, riceviamo dalla redazione la traduzione autorizzata di alcuni interessanti articoli che possiamo proporre - in esclusiva in italiano per MiL - ai nostri lettori.
Luigi

Questo articolo è apparso sulla rivista Cardinalis.

 IL CONCISTORO ORDINARIO DEL 27 AGOSTO E QUELLO DE FACTO STRAORDINARIO DEL 29-30 AGOSTO

di GIUSEPPE RUSCONI

 A parere di non pochi media internazionali i giorni dal 27 al 30 agosto 2022 sarebbero potuti essere di importanza fondamentale per il futuro a breve della Chiesa cattolica. In tante redazioni si è guardato perciò con grande interesse a quanto succedeva in Vaticano in quel lasso di tempo. Pensate… sabato 27 agosto era previsto un Concistoro ordinario pubblico per la

nomina di 20 cardinali (annunciato curiosamente domenica 29 maggio 2022, il che ha alimentato le elucubrazioni), domenica 28 agosto il Papa si sarebbe recato in Abruzzo, a L’Aquila per aprire la Porta santa della più che settecentesca Perdonanza, presso quella basilica di Collemaggio in cui è sepolto papa Celestino V, colui che “per viltade fece il gran rifiuto” (come scrive Dante Alighieri nella ‘Divina Commedia’ collocandolo nell’anti-Inferno, tra gli ignavi ). Proprio sulla teca dell’urna contenente le spoglie di Celestino V il 28 aprile 2009 Benedetto XVI aveva deposto il suo pallio, con un gesto che nessuno al momento aveva compreso. Da ciò le speculazioni riguardo al pellegrinaggio di papa Francesco. Lunedì 29 e martedì 30 agosto era prevista infine una riunione di tutti i cardinali per dibattere in primo luogo della riforma della Curia, già promulgata ed entrata in vigore con la Costituzione apostolica Praedicate evangelium. In realtà tale riunione veniva ad assumere de facto le caratteristiche fondamentali di un Concistoro straordinario (Codice di diritto canonico, paragrafo 353.3: “Nel Concistoro straordinario, che si celebra quando lo suggeriscono peculiari necessità della Chiesa o la trattazione di questioni particolarmente gravi, vengono convocati tutti i cardinali”). Jorge Mario Bergoglio fin qui aveva convocato un solo Concistoro straordinario, il 21 e 22 febbraio 2014 (propedeutico al primo Sinodo sulla famiglia), aperto da una relazione  del cardinale Walter Kasper tra l’altro in materia di ammissione alla Comunione dei divorziati risposati. In quel Concistoro si era sviluppata una discussione molto sostenuta, tale – dicono – da dissuadere papa Francesco dall’indire per un bel po’ di tempo altri Concistori straordinari. Difatti (certo anche con la complicità delle restrizioni anti-Covid) si è dovuto attendere fino al citato 29 agosto 2022…

 

Insomma… giornate cariche di argomenti la cui trattazione, come si diceva, si prefigurava avrebbe potuto produrre novità rilevanti nel prosieguo del Pontificato. Alla fine però, per la delusione di tanti media, non è successo nulla di clamoroso, tale da soddisfare gli appetiti comunicativi. La reazione è consistita nel dare un’eco giornalistica in genere modesta agli eventi, forse con qualcosa in più da L’Aquila, dove   Francesco ha ribaltato il giudizio dantesco su Celestino V, considerando il papa dimissionario “uomo del sì”, piegatosi umilmente alla volontà di Dio.

Nelle righe che seguono cerchiamo di evidenziare quanto è successo di interessante per la Chiesa nel Concistoro ordinario di sabato e in quello de facto straordinario del lunedì e martedì.

 

IN CONCLAVE QUASI DUE TERZI DI CARDINALI CREATI DA PAPA FRANCESCO

Sotto il segno dell’ulteriore internazionalizzazione del Collegio cardinalizio papa Bergoglio nel pomeriggio di sabato 27 agosto ha creato altri 20 cardinali (il ventunesimo, il belga mons. Lucas Van Looy, ha rinunciato per le ombre su di lui provocate dal non aver agito con sufficiente energia in due casi di sacerdoti accusati di abusi sessuali, quand’era vescovo di Gand). Tra i 20, 16 sono elettori, 4 no; 8 gli europei, 5 gli americani, 5 gli asiatici, 2 gli africani. Il cardinale ghanese Richard Kuuia Baawobr era assente per motivi di salute manifestatisi a poche ore dal Concistoro.

E’ sempre utile qui aggiornare le statistiche rossoporpora, che vedono ora la presenza di 226 cardinali, di cui 132 elettori. Tra questi ultimi papa Woytla ne ha creati 11, papa Ratzinger 38 e papa Bergoglio 83. Da notare che ormai i porporati nominati dal pontefice gesuita hanno quasi raggiunto la quota dei due terzi, fondamentale se si ragiona in termini di Conclave.

Sempre tra gli elettori gli europei sono scesi a poco più del 40%, essendo 53. Complessivamente 38 gli americani (16 al Nord, 7 in Centroamerica, 15 nell’America meridionale). Gli asiatici sono 21, gli africani 17, mentre l’Oceania ha due presenze. Come si noterà l’internazionalizzazione a livello di Conclave è ormai molto radicata. E ciò spinge anche a porsi il problema dell’indispensabile conoscenza reciproca tra i porporati, unita a quella di un organismo vaticano fondamentale, che è anche di governo ‘romano’, come quello della Curia.

 

DALLE OMELIE PAPALI DEL RITO DI CREAZIONE DEI NUOVI CARDINALI E DELLA MESSA CONCLUSIVA: LE CARATTERISTICHE FONDAMENTALI DI UN PORPORATO

Del rito di consegna del biretum rubrum, dell’anello e dell’attribuzione del titolo di una chiesa romana, svoltosi nella Basilica di San Pietro in tutta la sua magnificenza, evidenziamo alcuni passi dell’omelia papale, che riguardano le caratteristiche proprie di un porporato.

Il Papa, traendo spunto da passi del Vangelo di Luca e di Giovanni, ha voluto ricordare la “fiamma potente dello Spirito Santo” e “il fuoco di brace, che è mite, nascosto, ma dura a lungo e serve per cucinare”. Un’immagine duplice del fuoco che deve ravvivare anche ogni cardinale. Con tale fuoco “un cardinale ama la Chiesa, sia trattando le grandi questioni sia occupandosi di quelle piccole; sia incontrando i grandi di questo mondo – deve farlo, tante volte –, sia i piccoli, che sono grandi davanti a Dio”.

E qui Francesco ha portato due esempi non casuali. Il primo quello del cardinale Agostino Casaroli (1914 – 1998), Segretario di Stato tra il 1979 e il 1990 (e grande artefice della comunque controversa Ostpolitik dei decenni precedenti): trattava con i Grandi per cercare di costruire un’Europa di pace dopo la guerra fredda e nel medesimo tempo non rinunciava ad accompagnare i giovani carcerati di Casal del Marmo. Secondo esempio è stato quello del cardinale François-Xavier Nguyȇn van Thuán (1928-2002), presidente del Pontificio Consiglio Giustizia e Pace: imprigionato dal regime comunista vietnamita, riuscì a coltivare rapporti umani preziosi con i suoi secondini, tanto che insieme intrecciarono una croce che il porporato portava sempre con sé.

I neo-cardinali, dopo la sentita e tradizionale visita a papa Benedetto XVI, si sono poi ritrovati chi in Aula Nervi chi nel Palazzo Apostolico per essere festeggiati da parenti, amici e fedeli delle singole diocesi (“visite di cortesia”)

Se rileggiamo l’altra omelia, quella della messa conclusiva del de facto Concistoro straordinario di martedì 30 agosto, rileviamo l’insistenza su un atteggiamento che dovrebbe essere proprio anche di un cardinale: lo stupore. Francesco ha preso spunto da passi della Lettera agli Efesini di Paolo e del Vangelo di Matteo: “Non finisce di stupirci l’insondabile decisione divina di evangelizzare il mondo a partire da quel misero gruppo di discepoli, i quali – come annota l’Evangelista – erano ancora dubbiosi. Ma, a ben vedere, non diversa è la meraviglia che ci prende se guardiamo a noi, riuniti qui oggi, ai quali il Signore ha ripetuto quelle stesse parole, quel medesimo invio! Ognuno di noi, e noi come comunità, come Collegio”.

Da ciò la forte esortazione papale: “Fratelli, questo stupore è una via di salvezza! Che Dio ce lo conservi sempre vivo, perché esso ci libera dalla tentazione di sentirci “all’altezza”, di sentirci “eminentissimi”, di nutrire la falsa sicurezza che oggi, in realtà, è diverso, non è più come agli inizi, oggi la Chiesa è grande, la Chiesa è solida, e noi siamo posti ai gradi eminenti della sua gerarchia – ci chiamano “eminenze” –… Sì, c’è del vero in questo, ma c’è anche tanto inganno, con cui il Menzognero di sempre cerca di mondanizzare i seguaci di Cristo e renderli innocui “.

La conclusione è netta: “Questo, cari fratelli e sorelle, è un ministro della Chiesa: uno che sa meravigliarsi davanti al disegno di Dio e che con questo spirito ama appassionatamente la Chiesa, pronto a servire la sua missione dove e come vuole lo Spirito Santo”.

 

IL CONCISTORO DE FACTO STRAORDINARIO E LA COMUNICAZIONE SCARNA

All’evento hanno partecipato circa 180 cardinali, diversi patriarchi, oltre a alcuni “superiori” della Segreteria di Stato (presenza canonicamente non prevista per il Concistoro straordinario, non essendo ‘pubblico’ e cioè essendo riservato ai soli cardinali … da ciò il de facto). Nell’annuncio fatto nel dopo-Angelus dell’Ascensione, lo scorso 29 maggio, il Papa aveva detto: “Lunedì e martedì 29 e 30 agosto si terrà una riunione di tutti i Cardinali per riflettere sulla nuova Costituzione apostolica Praedicate Evangelium”.

Successivamente le informazioni ufficiali sull’evento sono state molto scarne.

27 agosto: ”Nei giorni 29 e 30 agosto avrà luogo la Riunione dei Cardinali sulla nuova Costituzione Apostolica Praedicate Evangelium, secondo quanto annunciato da Papa Francesco il 29 maggio scorso.

Le sessioni si svolgeranno la mattina dalle ore 09:00 ed il pomeriggio dalle ore 16:00, dopo una breve pausa per il pranzo. Sono previsti incontri per gruppi linguistici su diversi aspetti relativi al Documento, come pure confronti in Aula”.

Insomma, intercettando diversi porporati durante le ‘visite di cortesia’ comune era l’incertezza su come esattamente si sarebbe svolto il Concistoro de facto straordinario, in particolare per quanto riguarda gli interventi dei singoli. Diffuso anche il timore che le eventuali critiche puntuali durante il dibattito nei gruppi linguistici sarebbero state diluite nelle sintesi presentate dai moderatori in Aula.

29 agosto: “È in corso in Vaticano, alla presenza del Santo Padre Francesco, la Riunione dei Cardinali sulla nuova Costituzione Apostolica Praedicate Evangelium”.

30 agosto – “I lavori in gruppi linguistici e i confronti in Aula hanno dato modo di confrontarsi liberamente su molti aspetti relativi al Documento e alla vita della Chiesa, mentre l’ultima sessione di questo pomeriggio è stata dedicata al Giubileo sulla Speranza 2025”.

Si è poi saputo che il confronto c’è stato (ma non completamente), soprattutto nei gruppi linguistici, cui è stata riservata la maggior parte del tempo. Erano in totale 12, con una quindicina di porporati a testa. Più modesto invece il confronto in Aula, dove i moderatori dei gruppi hanno dovuto sintetizzare il dibattito in 4 minuti ognuno e il tempo per gli interventi liberi è stato assai limitato).

 

LA BASE DELLA DISCUSSIONE: LA PRAEDICATE EVANGELIUM

In apertura il saluto del cardinale decano Giovanni Battista Re e il breve intervento del Papa (che ha pure concluso invitando ad “andare avanti” il Concistoro de facto straordinario il martedì pomeriggio), mentre non è stata letta, ma solo distribuita la d’altronde già conosciuta relazione sulla Praedicate Evangelium del vescovo Marco Mellino (dal 2018 al 2020 segretario aggiunto del Consiglio dei cardinali, poi segretario; inoltre dal 5 giugno scorso segretario della Commissione interdicasteriale per la revisione del regolamento curiale). A seguire l’inizio del dibattito nelle due modalità annunciate.

Giova ricordare che la proposta di una riforma della Curia (l’ordinamento in vigore era stato promulgato da Giovanni Paolo II nel 1985) era stata avanzata durante le Congregazioni generali pre-conclave del 2013. A novembre 2013 era incominciata la riflessione sul tema nel Consiglio dei cardinali; la prima bozza è di fine 2018, messa in larga consultazione così da avere un nuovo testo nell’autunno 2019, posta in consultazione ristretta e poi inviata ai cardinali residenti a Roma, successivamente rivista fino a produrre il testo del giugno 2020 inoltrato al Papa. Dopo ulteriori elaborazioni in sede ristretta (molto presente il neo-cardinale gesuita e canonista Gianfranco Ghirlanda) la Costituzione apostolica è stata promulgata lo scorso 19 marzo 2022 (San Giuseppe) ed è entrata in vigore il 5 giugno successivo (Pentecoste).

In sintesi quali sono i punti qualificanti della Praedicate Evangelium? Seguiamo la riflessione di mons. Mellino.

La Costituzione è posta sotto il segno della missionarietà. E lo si nota subito considerato come il Dicastero per l’Evangelizzazione salga al primo posto nell’organigramma dei ‘ministeri’, mentre viene ‘retrocesso’ al secondo posto il Dicastero per la Dottrina della Fede, che, con quello – promosso - per il servizio della Carità, completa la triade dominante. Evangelizzazione, fede, carità sono i fondamenti indispensabili per la concretizzazione della missionarietà.

Rilevante è l’insistenza sulla necessità che la Curia sia al servizio non solo del Papa, ma dei vescovi, della Chiesa universale e delle Chiese particolari. La Curia dunque non si pone tra il Pontefice e i vescovi, ma è al servizio di ambedue le parti.

Nell’esercizio del suo servizio la Curia deve agire evidenziando la sinodalità all’interno dei dicasteri, tra i dicasteri, con la segreteria del Sinodo dei vescovi.

Il servizio curiale si realizza anche mediante un “sano decentramento”, così da valorizzare le capacità delle Chiese locali nell’affrontare e risolvere questioni che non riguardano l’unità di dottrina, di disciplina e di comunione della Chiesa. Valorizzazione dunque del principio della sussidiarietà intraecclesiale.

In tale contesto acquisiscono importanza le conferenze episcopali, non più considerate strutture gerarchiche intermedie, ma organismi della già citata sussidiarietà.

Nella Costituzione appare non solo confermato, ma potenziato il ruolo dei laici, che potranno presiedere in misura nuova dicasteri e organismi collegati alla Santa Sede in virtù dell’affermazione che “chi è preposto a un dicastero o altro organismo della Curia Romana non ha autorità per il grado gerarchico di cui è investito, ma per la potestà che riceve dal Romano Pontefice ed esercita a suo nome”. Si noterà la delicatezza di una definizione che appare non come uno sviluppo logico di una situazione, ma sa di una vera e propria rivoluzione canonica di quanto deciso dal Concilio ecumenico Vaticano II nella Lumen gentium.

Per finire la sintesi della Praedicate Evangelium occorre mettere in risalto che si chiedono uomini nuovi, ma soprattutto rinnovati interiormente, umanamente e professionalmente. Moralmente integri.  Ovvero: la crescita si deve accompagnare alla conversione.

 

QUALCHE CONSIDERAZIONE SULLE MODALITA’ DEL DIBATTITO NEL CONCISTORO DE FACTO STRAORDINARIO

Com’è andato il Concistoro de facto straordinario? Che cosa si è detto sulla riforma della Curia? Si è potuto intervenire in Aula, che era poi quella Nuova del Sinodo? Sono domande di fondo che abbiamo posto il martedì a diversi porporati in uscita dall’Aula Nervi. Le risposte sono state sostanzialmente di due tipi. Il primo: un sorriso a tutto volto e “E’ andato tutto molto bene… l’atmosfera era veramente di grande cordialità… la Praedicate Evangelium ha avuto una grande accettazione”. Il secondo: uno sguardo perplesso, la mano che fa capire ‘così così’ e in conclusione “Nessuno ha esplicitamente rifiutato la Praedicate Evangelium”.  Scavando più a fondo, anche tra i soddisfatti emerge chi riconosce che “si sono sentite diverse sensibilità sulla riforma della Curia”.  

In ogni caso un punto positivo mette tutti d’accordo: dopo il Concistoro i porporati si conoscono di più. Un fatto tanto più necessario se si pone mente alla possibilità (di data incerta) di un conclave, con un Collegio  sempre più internazionale, con un numero crescente e consistente di porporati che provengono da Paesi lontani da Roma e anche periferici nelle strategie mondiali. Nelle recenti giornate ‘romane’, oltre ai momenti cardinalizi (comprese le ‘pause caffè’), ci sono state diverse occasioni conviviali  di vedersi, dalla prima colazione, ai pranzi, alle cene (la domenica, con il Papa a L’Aquila, è stato un momento privilegiato). Certo in ogni caso si può osservare che, per quanto riguarda il Concistoro, dirottare la discussione nei gruppi linguistici preferendola a quella in Aula ha limitato assai la conoscenza dei porporati da parte dell’intero Collegio…

Inoltre, per restare sull’argomento, sembra curioso che il martedì pomeriggio – già spezzato altrettanto curiosamente dalla Messa conclusiva addirittura alle 17.30 – sia stato dedicato alle informazioni sull’Anno Santo del 2025, il Giubileo della Speranza. Legittimo chiedersi: non si sarebbe potuto dare invece più spazio agli interventi dei singoli in Aula, invece di costringere alcuni a consegnarli per iscritto o a rinunciare? Più importante oggi la riforma della Chiesa e della Curia, i rapporti tra Papa e cardinali oppure comunicazioni che si possono anche inviare per mail su un avvenimento che sarà tra più di due anni? Perché togliere spazio a un dibattito approfondito sull’attualità ecclesiale, con diversi porporati che, essendosi anche ben preparati sull’argomento, pensavano che il Concistoro de facto straordinario sarebbe stato lo spazio adeguato per esporre le loro convinzioni e porre sul tavolo le loro domande?

Ancora una breve constatazione: c’è tra chi abbiamo contattato qualcuno che ha espresso il suo malcontento perché il dibattito è avvenuto su una Costituzione Apostolica già promulgata ed entrata in vigore: “Un dibattito che a ben vedere è stato sostanzialmente inutile”. Qualcun altro ha anche lamentato che il testo della Praedicate Evangelium non è mai stato sottoposto al parere dell’intero Collegio cardinalizio, ma solo a piccole parti di esso.

 

ASSENTE FORZATO IL CARDINALE CINESE ZEN

Prima di passare ai contenuti del dibattito un’annotazione che sembra doverosa. Non tutti i porporati hanno potuto partecipare al Concistoro: certo alcuni per acciacchi legati all’età… ma ce n’è uno che non avrebbe potuto esserci perché impedito a muoversi considerato com’ è un ‘nemico del popolo’.  E’ il cardinale Joseph Zen Ze-kiun, nato a Shangai 90 anni fa e arcivescovo emerito di Hong Kong. Il porporato, arrestato dalla polizia della dépendance cinese l’11 maggio e rilasciato su cauzione, sarà processato dal 19 al 23 settembre perché accusato (la fantasia dei regimi è sempre fertile, quando si tratta di colpire l’opposizione) di illecito amministrativo (amministrava un fondo di aiuto legale, psicologico, medico a beneficio di migliaia di attivisti anti-regime). E’ vero che si sta per rinnovare l’accordo provvisorio tra Vaticano e Cina per la nomina dei vescovi (pur dimostratosi, come facilmente prevedibile, molto lacunoso). Tuttavia, pur comprendendo la necessità di cautele diplomatiche, sarebbe stato proprio così pericoloso che il Concistoro avesse deciso di fare una preghiera per Zen e, se possibile, di pubblicare un breve comunicato di vicinanza all’eroico, tenace combattente per la libertas Ecclesiae?

 

IL DIBATTITO NEI GRUPPI LINGUISTICI E IN AULA

Conversando con alcuni porporati e integrando le informazioni da loro avute con le considerazioni di altri apparse sulla stampa, si può tentare di  ricostruire decorosamente lo svolgimento del dibattito registrato nei gruppi linguistici e in Aula.

Come previsto, uno dei temi più dibattuti è stato quello della valorizzazione gerarchica della presenza laica nella Curia. In diversi interventi si sono chieste da una parte precisazioni su quali dicasteri e organismi curiali sarebbero esclusi da tale possibilità per ragioni anche di buon senso (vedi ad esempio il Supremo Tribunale della Segnatura apostolica). Il Dicastero per la Dottrina della Fede? Quello per i Vescovi? Quello per il Clero? (a proposito: c’è stato anche chi ha espresso perplessità sulla nuova denominazione generalizzata, Dicasteri, con l’abolizione delle Congregazioni, di per sé propaggine del Collegio cardinalizio) 

Ma c’è dell’altro, ancora più importante. Alcuni hanno messo sul tappeto la questione della fonte della giurisdizione a livello dottrinale: il sacramento dell’ordine sacro (come nell’intero primo millennio della Chiesa, ripreso dal Vaticano II) o la potestà suprema del Papa? Che sia in atto una deriva teocratica della concezione papale? Ogni giurisdizione ecclesiastica è di natura apostolica-sacramentale (il vescovo santifica, insegna e governa) e legata alla salvezza delle anime, distinta dalla natura politico-giuridica dell’esercizio del potere in uno Stato, compreso lo Stato Vaticano.  

Altro tema discusso quello dell’utilizzo del termine ‘sinodalità’, a volte diluito in ‘comunione’.  

In diversi interventi la Praedicate Evangelium è stata lodata, soprattutto in nome della necessità ormai indiscutibile di una Chiesa missionaria. In sintesi: se la Chiesa è missionaria, anche la Curia lo deve diventare.

Molto apprezzati gli interventi da parte di cardinali di terre lontane da Roma, che hanno permesso a tutti (nei gruppi linguistici o in Aula) di rendersi conto delle condizioni in cui si trovano ad agire le Chiese locali soprattutto in Asia e in Africa.

Si è parlato anche di economia e di finanze, campi in cui le novità della Praedicate Evangelium sono di spessore, nel senso della razionalizzazione, della competenza e della trasparenza. Sono campi in cui i laici sono già molto presenti.

Come detto, alcuni porporati non hanno potuto intervenire in aula (ufficialmente per ragioni di tempo). Tra loro i cardinali tedeschi Gerhard Ludwig Müller e Walter Brandmüller, che nei giorni seguenti hanno rese pubbliche le loro testimonianze.

Per il prefetto emerito della Congregazione per la Dottrina della Fede non si ha con la Praedicate Evangelium un progresso dell’ecclesiologia, ma una palese contraddizione con i suoi principi fondamentali, se tutta la giurisdizione nella Chiesa è dedotta dal primato giurisdizionale del Papa”. Certo “una Chiesa totalmente fissata sul Papa era ed è sempre la caricatura dell’insegnamento cattolico sull’istituzione, la perpetuità, il significato e la ragione del sacro primato del Romano Pontefice”.

Per il novantatreenne storico della Chiesa “la convocazione di un concistoro dopo tanto tempo motiva una riflessione sulla natura e il compito del cardinalato, soprattutto nelle circostanze attuali. Bisogna pure sottolineare che i cardinali non sono soltanto membri del conclave per l’elezione del sommo pontefice. I veri compiti dei cardinali, indipendentemente dalla loro età, sono formulati nei canoni 349 e seguenti del codice di diritto canonico. Vi si legge: ‘assistono il romano pontefice sia agendo collegialmente quando sono convocati insieme per trattare le questioni di maggiore importanza, sia come singoli, cioè nei diversi uffici ricoperti prestandogli la loro opera nella cura soprattutto quotidiana della Chiesa universale’. E al papa “prestano principalmente aiuto nei concistori” (canone 353”).

Oggi, sostiene Brandmüller, la situazione è molto diversa: la franchezza richiesta, la tanto conclamata parresia è sostituita “da uno strano silenzio”. Nei concistori – “convocati quasi solo per le cause dei santi” – “non c’è mai stato un dibattito, uno scambio di argomenti su un tema preciso”. Eppure “quanto più gravi e urgenti sono i problemi del governo pastorale, tanto più necessario è il coinvolgimento del collegio cardinalizio”. Brandmüller ritiene che nell’attuale Collegio cardinalizio forse la maggioranza degli elettori non si conosca reciprocamente. E’ un problema grave, se si pensa che il Collegio sarà chiamato a eleggere il Papa. Perciò si chiede Brandmüller se non sia il caso di limitare il diritto di voto in conclave ai cardinali residenti a Roma.

Per finire: che cosa si è detto della questione su cui tanti media internazionali hanno ricamato, quella delle presunte dimissioni di Jorge Mario Bergoglio, legata anche alla modifica delle norme delle Congregazioni generali, della Sede vacante, del Conclave? Niente. Certo i porporati sono consci che l’età di Francesco non è più verde, sono consci dei suoi acciacchi fisici… ma il Papa è ben presente e, come dimostrano i suoi gesti e documenti, non ha nessuna intenzione di dimissionare…

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