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mercoledì 7 settembre 2022

La Messa Tradizionale nell'arte #59 - S. Nicola da Tolentino - B. Tisi detto Garofalo, Ferrara (1525) #mtlnellarte

Tra qualche giorno (il 10 settembre) la Chiesa commemora S. Nicola da Tolentino. 
Ecco allora che anche quest'oggi (dopo quella di due settimana fa, qui) per la nostra rubrica "La Messa tradizionale nell'arte" presentiamo un quadro che ci è stato segnalato da un lettore. 
Si tratta di un dipinto ad olio che raffigurato San Nicola da Tolentino, risalente probabilemnte alla  prima metà  del '500. (1520/1525 ca.)
Sul sito delle Gallerie Estensi - Palazzo dei Diamanti (ove è custodito questo dipinto) è indicato come autore Benvenuto Tisi Detto Garofalo (1476/1559).

Rubriche e prassi della "Messa di sempre".
Nella iconografia tradizionale, la scena dell'Elevazione si presenta sempre simile.
Si nota anche in questo caso il chierico ceriferario (per la Consacrazione) che svolge anche la funzione di ministrante accolito, nell'atto di compiere un gesto caro secolare e ben identificativo del Rito tradizionale: quello di sorreggere il bordo inferiore della pianeta, come prescritto.
Storia dell'elevazione dell'ostia
La prima risale al XII  (col vescovo Odon de Sully 1196 - 1208 e si diffuse nel XIII nel Nord Euorpa per essere accettata da Roma nel XIV) ed ebbe due scopi teologici e pratici assieme: 
- quello di avvisare i fedeli che in quel momento avrebbero potuto prostrarsi per adorare il Corpo di Cristo (ed evitare che lo facessero prima, durante anche la consacrazione, compiendo così adorazione dell'ostia ancora non consacrata); 
- vincere l'eresia che si stava diffondendo in quel periodo secondo la quale la consacrazione perfetta della specie del pane sarebbe avvenuta solo dopo la fine delle parole consacratorie della specie del vino. L'elevazione dell'Ostia - introdotta nel XII - che "avvisava" i fedeli di poter adorare il Corpo di Cristo, serviva per rimarcare e confermare che Egli era già presente in corpo, sangue, anima e divinità nella sola Ostia (a prescindere dalla successiva consacrazione del vino). 
Solo in tempi successivi e per "coerenza" con la prima, fu introdotta anche la seconda elevazione del Calice.
Col Messale tridentino infine furono codificate le genuflessioni 
 immediatamente (statim) successive alle due consacrazioni. Ahinoi, quanta differenza coi tempi moderni! 
In tempi medioevali, infine, pare, che l'elevazione durasse qualche minuto, e che l'antichissima usanza di suonare delle campane alla consacrazione servisse per avvisare i fedeli del momento più importante della Messa e permettere a quelli nei pressi della chiesa di entrare e ammirare e adorare l'Ostia e il Calice, e ai più lontani di raccogliersi in preghiera e adorare spiritualmente. 
Indulgenza
Abbiamo letto che al gesto di sorreggere il lembo inferiore della pianeta/casula del sacerdote al momendo delle due "grandi" elevazioni (come prescrive la rubrica del Messale tradizionale) sia stata concessa l'indulgenza parziale (di 7 anni), se si recita "Dominus meus et Deus meus". 

***
Per altre immagini cliccare sull'etichetta "MTL nell'arte"

(Sono senz'altro ben accette segnalazioni e suggerimenti, da parte dei lettori, di altre opere d'arte raffigurati scene della Messa Tradizinale in Latino o di altri sacramenti o sacramentali in rito tradizionale. Grazie sin da ora).

2 commenti:

  1. Mi sembra ovvio che la Chiesa non debba imporre la propria morale ai non cristiani!
    Il messaggio di Gesù va accolto liberamente, non dietro minaccia.

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  2. L'elevazione però ha finito per spezzare l'unità del Canone e concentrare tutta l'attenzione sul Racconto della Cena, di fatto considerato l'unica parte importante
    Con effetti che si vedono anche ora in qualsiasi parrocchia

    RispondiElimina