Sandro Magister sempre preciso nei suoi post.
Luigi
8-9-22
L’irrazionalità di tante decisioni di papa Francesco non è solo nella cernita dei cardinali, sia dei promossi che degli esclusi, come ha messo a nudo il 31 agosto tra il serioso e il burlesco l’arcivescovo di Milano Mario Delpini nell’indimenticabile suo encomio (con inizio a 2h 14’ 20’’ della videoregistrazione) del vescovo della piccola diocesi di Como Oscar Cantoni, rivestito di porpora a differenza di lui.
L’irrazionalità sembra aver contagiato anche gli istituti vaticani più in sintonia con Jorge Mario Bergoglio, tra i quali la Pontificia accademia per la vita presieduta dal vescovo Vincenzo Paglia, 77 anni, personalità di spicco della Comunità di Sant’Egidio.
Questo, almeno, è il severo giudizio calato sull’ultimo prodotto teologico dell’accademia da due studiosi di prim’ordine quali il cardinale Gerhard L. Müller, già prefetto della congregazione per la dottrina della fede, e il professor Stephan Kampowski, ordinario di antropologia filosofica presso il Pontificio istituto teologico Giovanni Paolo II per le scienze del matrimonio e della famiglia.
A cadere sotto la loro critica è il volume, curato da Paglia e pubblicato quest’estate dalla Libreria Editrice Vaticana, “Etica teologica della vita. Scrittura, tradizione, sfide pratiche”, che raccoglie gli atti di un seminario dell’accademia e propone “una rivoluzione della morale cattolica” che sovverte l’insegnamento dell’enciclica “Humanae vitae” di Paolo VI, che definiva moralmente illecita la contraccezione artificiale.
Ma fin qui niente di nuovo. Già all’indomani della sua pubblicazione, nel 1968, la “Humanae vitae” fu contestata e respinta non solo da schiere di teologi ma da intere conferenze episcopali.
La novità sarebbe invece – a giudizio di Müller e Kampowski – proprio nell’irrazionalità della tesi sostenuta oggi dalla Pontificia accademia per la vita, che dichiara di essere d’accordo con l’insegnamento della “Humanae vitae” e nello stesso tempo afferma il contrario, che cioè la contraccezione artificiale può essere moralmente lecita, perché questa sarebbe, al di là della lettera, “l’intenzione più profonda” dell’enciclica di Paolo VI.
Non è chiaro se papa Francesco condivida o no questa tesi. Egli consente però che essa sia sostenuta da un importante istituto della Santa Sede, e i suoi cenni in materia non mancano di ambiguità.
È vero che egli ha sempre detto di ammirare Paolo VI più di ogni altro papa dell’ultimo secolo. Ma in una delle sue prime interviste a tutto campo, al “Corriere della Sera” del 5 marzo 2014, interpellato sulla “Humanae vitae”, rispose che “tutto dipende da come viene interpretata”, poiché “la questione non è quella di cambiare la dottrina, ma di andare in profondità e far sì che la pastorale tenga conto delle situazioni”.
Inoltre, papa Francesco piega spessissimo a servizio dei cambiamenti da lui auspicati – l’ultima volta nel colloquio con i gesuiti del Canada pubblicato da “La Civiltà Cattolica” – l’antico detto di san Vincenzo di Lérins secondo cui anche il dogma “progredisce, consolidandosi con gli anni, sviluppandosi col tempo, approfondendosi con l’età”.
Insomma, nella Chiesa c’è già chi calcola che il sinodo promosso dal papa sulla sinodalità – aperto com’è all’ascolto delle più varie e avventate proposte d’innovazione – potrebbe avere tra i suoi sbocchi anche il superamento della dottrina della “Humanae vitae”.
Ma torniamo al saggio del cardinale Müller e del professor Kampowski. È ampio e argomentato, con un ricco apparato di note, e può essere letto integralmente, per la prima volta in lingua italiana, in quest’altra pagina di Settimo Cielo:
Mentre in inglese esso è già in rete dal 27 agosto nel sito americano “First Things”:
Questo che segue è il suo brevissimo “incipit”, che termina proprio col denunciare l’irrazionalità della tesi sostenuta dalla Pontificia accademia per la vita, consistente appunto “nell’affermare il contrario dell’insegnamento, sostenendo allo stesso tempo di essere d’accordo”. Tutto all’opposto dell’aristotelico principio di non contraddizione.
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ANDARE OLTRE L’OSSERVANZA LETTERALE DELLA LEGGE
La Pontificia accademia per la vita sfida gli insegnamenti della “Humanae vitae” e della “Donum vitae”
di Gerhard Müller e Stephan Kampowski
Nella sua recente pubblicazione “Etica teologica della vita. Scrittura, tradizione, sfide pratiche”, la Pontificia accademia per la vita propone una rivoluzione della morale sessuale cattolica, suggerendo che, in presenza di atteggiamenti giusti da parte dei coniugi, la pratica della contraccezione e della procreazione artificiale omologa può essere moralmente lecita, contraddicendo così direttamente il magistero della Chiesa, come si trova, ad esempio, nell’enciclica “Humanae vitae” (1968) di papa Paolo VI, nell’enciclica “Evangelium vitae” (1995) di papa Giovanni Paolo II e nelle istruzioni “Donum vitae” (1987) e “Dignitatis personae” (2008) della Congregazione per la dottrina della fede. La rivoluzione riguarda sia il contenuto che il modo di argomentare.
Di seguito forniremo un’analisi critica della sezione del libro che contiene queste affermazioni. Un’analisi attenta è necessaria perché il dettato del testo è sottile e non si limita semplicemente a dire che la “Humanae vitae” (come documento di base del magistero sulla contraccezione) o la “Donum vitae” (come documento di base del magistero sulle tecniche di procreazione medicalmente assistita) hanno sbagliato. Gli autori, infatti, nel proporre la possibile liceità morale della contraccezione e della procreazione artificiale, sostengono di non andare contro, ma semplicemente oltre la lettera dei precedenti documenti ecclesiali, portando a compimento le intenzioni più profonde di questi testi magisteriali. Qui si tratta di una novità. In passato, chi non era d’accordo con l’insegnamento della ”Humanae vitae” o della “Donum vitae” si limitava a dire di essere in dissenso e a fornire le proprie ragioni. Il nuovo approccio adottato dal testo della Pontificia accademia per la vita consiste, invece, nell’affermare il contrario dell’insegnamento, sostenendo allo stesso tempo di essere d’accordo. […]