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lunedì 18 luglio 2022

Catholic World Report. Donne che scelgono i Vescovi. Non è il problema che pensi…

Un'acuta e interessante traduzione di Tosatti.
QUI il post dell'entrata delle tre donne alla Congregazione dei Vescovi.
Luigi


14 Luglio 2022, Marco Tosatti

Cari amici e nemici di Stilum Curiae, mi sembra opportuno portare alla vostra attenzione questo articolo apparso sul Catholic World Report, nella traduzione di Vincenzo Fedele, che ringraziamo di cuore. Buona lettura.

Il problema con le donne che aiutano a selezionare i vescovi non è quello che pensi che sia

La decisione di papa Francesco di nominare due donne al Dicastero per i vescovi è stata priva di consultazioni – e da un pontefice che suona costantemente il corno per “collegialità” e “sinodalità”.

9 luglio 2022 Peter MJ Stravinskas

Quando si sparge la voce che papa Francesco ha rilasciato un’altra intervista, penso non sia esagerato dire che tutto il mondo ecclesiale trattenga il fiato. La sua ultima performance, alla Reuters il 2 luglio, non ha fatto eccezione, essendo stato rilanciata in pompa magna . L’attenzione più recente è stata catalizzata dalla sua dichiarazione che intendeva nominare due donne al Dicastero per i vescovi, l’organismo che, fra le altre sue funzioni, è incaricato della selezione dei vescovi. Il dicastero è composto da uno staff permanente e da un gruppo di vescovi e cardinali di tutto il mondo che si incontrano regolarmente per valutare i potenziali candidati all’episcopato.

Il normale processo di nomina episcopale prevede che i nominativi siano presentati al nunzio apostolico del Paese in questione dalla provincia ecclesiastica in cui esiste il posto vacante da ricoprire. Quei sacerdoti vengono quindi controllati dallo staff del nunzio, che dovrebbe prevedere la consultazione di clero, religiosi e laici sull’idoneità del candidato (il tutto condotto in segreto). Il nunzio presenta poi al Dicastero per i Vescovi un ternus,cioè una proposta di tre nomi che propone e da prendere in considerazione. Tali nomi, insieme ai file che dettagliano l’idoneità dei candidati alla carica, vengono presentati a quel gruppo della gerarchia che provvederà alla loro valutazione. Quello che scelgono viene poi portato dal Prefetto al suo incontro regolarmente programmato con il Papa per la sua determinazione. Il Papa può approvare l’individuo in questione; può rifiutarlo e chiedere un altro giro di candidature; oppure può nominare chi vuole lui.

Il “finalista” viene quindi contattato dal nunzio per informarlo della nomina e chiederne l’accettazione. Per decenni a Roma si è scherzato sul fatto che il raccoglitore di file contenente i rifiuti fosse piuttosto esiguo; oggi non è più così visto il consistente numero di chierici che, di fatto, rifiuta queste promozioni. Detto questo, è sempre piuttosto divertente ascoltare la stragrande maggioranza dei vescovi eletti informare tutti, durante la conferenza stampa inaugurale, di quanto siano scioccati da questo sviluppo e di come il loro unico desiderio fosse quello di essere un semplice parroco!

Questo, in poche parole, è il procedimento. Allora, che dire di queste aggiunte femminili? Per cominciare è importante dire che ciò non implica in alcun modo la dottrina; infatti, lo stesso dicastero non è di istituzione divina (sebbene alcuni membri nel corso degli anni possano aver operato come se lo fosse). Saranno membri votanti o delle semplici consulenti? Quali sono le loro qualifiche? Laiche, religiose, o una di ciascuna?

Guardiamo la questione in modo prospettico.

Innanzitutto, come fin troppe azioni di questo Papa, anche per questa non sono state previste consultazioni – da parte di un pontefice che suona costantemente il clacson della “collegialità” e della “sinodalità”. Com’è umiliante, oltre che poco professionale, che i vescovi di tutto il mondo debbano leggere un rapporto della Reuters per conoscere una simile decisione papale. In effetti, questo sostenitore del “decentramento” si è arrogato più autorità di qualsiasi altro pontefice degli ultimi sei decenni. (1) Governa la Chiesa con motu proprio. Il ricorso a tale mezzo, ovviamente, è necessario quando la persona al potere sa di non avere le truppe a supporto dei suoi programmi. La mancata consultazione produce anche pessimi documenti; Giovanni Paolo II e Benedetto XVI si consultarono ampiamente, anche se erano eminentemente più qualificati dell’attuale papa in tutte le discipline teologiche. (2)

In secondo luogo, se il processo di nomina è condotto correttamente a livello locale, ci dovrebbero essere già molte donne impegnate nell’esame. Come ho indicato in precedenza, le fasi diocesane e nazionali del processo prevedono un contributo rappresentativo di tutti i fedeli di Cristo – clero, religiosi e laici. Assicuriamoci che questo sia quello che sta accadendo.

Terzo, tornando alla fase romana, perché aggiungere solo le donne al mix? E gli uomini? Laici, religiosi Confratelli? Ancora più precisamente, che dire dei preti? Dopotutto, sono quelli più direttamente interessati da qualsiasi nomina episcopale. Se intendiamo “impacchettare” il Dicastero, perché non essere davvero inclusivi?

Il che porta al vero grande elefante nella cristalliera ecclesiastica: tante persone, tra cui Francesco, sembrano molto allenate nel dare spazio alle donne nella Chiesa. La mia preoccupazione è dare spazio agli uomini! Considera i seguenti fatti della vita cattolica (almeno negli Stati Uniti):

• Alla normale messa domenicale, non è raro che il sacerdote sia l’unico maschio nel santuario poiché cantore, lettore, servitori e ministri straordinari della Santa Comunione sono tutte donne! Ma il prete medio sente di poter davvero fare eco al saluto di Elisabetta alla Madonna: “Benedetta sei tu fra le donne”? Sicuramente molti sacerdoti (soprattutto delle giovani generazioni) si sentono abbastanza alienati.

• Anche il personale parrocchiale e diocesano è sovraccarico di donne, in alcuni casi è composto quasi esclusivamente da donne.

• Per decenni, le donne hanno servito nei consigli di ammissione per determinare l’idoneità degli aspiranti seminaristi e valutare le vocazioni. Anche se non vedo problemi con questa prassi, non sono a conoscenza di alcuna comunità religiosa di donne che abbia sacerdoti coinvolti nella valutazione delle loro candidate.

• Avendo trascorso tutta la mia vita sacerdotale nell’apostolato educativo, ho lavorato a stretto contatto ed efficacemente sia con laiche che con religiose. Ho avuto donne come miei “capi” e sono stato il “capo” di donne. Certamente ci sono alcune fedeli suore che guidano attualmente istituzioni romane: la francescana che dirige l’Antonianum; la domenicana di Nashville che è preside della facoltà di teologia dell’Angelicum; la Salesiana che è segretario del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale; la Suora Francescana dell’Eucaristia (altra congregazione americana) che funge da segretario generale del Governatorato dello Stato della Città del Vaticano. Penso invece alla suora americana – in abiti laici – che ha ricoperto incarichi in Vaticano e nell’USCCB, così come la suora francese (anch’essa elegantemente vestita e ben pettinata) che è l’attuale “numero due” nel potentissimo dicastero per il Sinodo ed è una notoria “liberale”. Quindi, ancora una volta, la domanda diventa: chi sta promuovendo che tipo di donna? Se potessimo resuscitare Madre Angelica, potrebbe essere proprio ciò che il dottore ha ordinato!

• Sono anche stanco di sentire parlare del patriarcato della Chiesa cattolica. A dire il vero, ogni cultura cattolica tradizionale è un matriarcato. Storicamente, madri e nonne hanno governato l’ovile in qualsiasi casa cattolica. E, negli Stati Uniti, durante l’era pre-Vaticano II, furono le suore a formare la comunità cattolica attraverso le nostre scuole, e furono loro a suscitare il rispetto e l’affetto dei cattolici e, altrettanto bene, della maggior parte del resto della popolazione americana. In effetti, nessun diplomato della scuola cattolica ha mai pensato che una suora – o qualsiasi altra donna – fosse inferiore. Inoltre, se negli anni ’50 o ’60 qualcuno ti avesse detto che una donna era presidente di college o presidente di ospedale, sapevi che si trattava di una suora cattolica. Sfortunatamente, quando la stragrande maggioranza delle suore americane smarrirono la strada, persero anche la propria influenza, oltre alla stima dei fedeli

Mentre si parla di nomine episcopali, permettetemi di fare alcune altre proposte in merito:

• La moderna procedura di selezione dei vescovi non è sacrosanta. Nel corso della storia, i vescovi sono stati eletti dal loro clero o anche per acclamazione popolare dei fedeli. Ancora oggi vi sono alcune diocesi dove i canonici del capitolo della cattedrale eleggono un vescovo (che viene poi confermato dal papa) o nelle Chiese orientali dove i vescovi sono ugualmente eletti dal sinodo (e successivamente confermati dal papa). Piuttosto inspiegabilmente abbiamo appena assistito a un semplice cardinale designato fare in modo che il suo attuale ausiliario diventi un ordinario (andando a sentimento penso che debba essere stato uno dei procedimenti più veloci).

• Possiamo fare a meno dei vescovi ausiliari? Oltre ad essere “macchine di ratifica”, qual è il loro scopo? Le basi teologiche di questo ufficio sono così deboli che devono essere loro assegnate sedi “titular” (cioè diocesi inesistenti).

• Possiamo muoverci nella direzione di eliminare il trasferimento dei vescovi? Se l’anello al dito di un vescovo significa qualcosa, spostarlo in giro è poco più che l’equivalente ecclesiastico di uno “scambio di moglie”. La possibilità di trasferimenti episcopali alimenta le peggiori forme di politica, clericalismo e carrierismo. I Padri della Chiesa troverebbero rivoltante questa pratica.

• Perché l’intero processo di selezione deve essere avvolto nel segreto? A mio avviso, l’unico foro che richiede la segretezza è il confessionale. L’esperienza dimostra che le richieste di segretezza nella Chiesa di solito segnalano l’insorgere di spavaldi compromessi.

È ragionevole immaginare che papa Francesco abbia pensato a qualcuno dei problemi qui sollevati? Oppure, questo è solo un altro esempio di simbolismo papale – oltretutto mal concepito – come tante altre “iniziative” papali?

Note di chiusura:

(1) Ad esempio, ha insistito sul fatto che i vescovi devono avere l’approvazione romana affinché un sacerdote appena ordinato possa celebrare la Santa Messa nell’usus antiquior o fondare comunità religiose nascenti.Mitis Iudex, il motu proprio che avrebbe dovuto snellire il processo di annullamento, presentava tutti i tipi di difetti a cui è stato necessario rimediare dopo la sua promulgazione. Il documento di riordino della Curia romana sembrava suggerire che un laico potesse dirigere qualsiasi dicastero. In questa intervista alla Reuters, Francesco ha fatto marcia indietro osservando che, forse, i dipartimenti per la comunicazione, l’istruzione e la cultura potrebbero essere guidati da un laico. Il problema è che i laici non possiedono il carisma del governo; Ritengo che anche il Dicastero per l’Educazione e la Cultura Cattolica potrebbe aver bisogno, a volte, di competenze di governo.


Il reverendo Peter MJ Stravinskas ha fondato The Catholic Answer (la risposta cattolica) nel 1987 e The Catholic Response (il responso cattolico) nel 2004, nonché la Società Sacerdotale del Beato John Henry Cardinal Newman, un’associazione clericale di fedeli, impegnata nell’educazione cattolica, nel rinnovamento liturgico e nella nuova evangelizzazione. Padre Stravinskas è anche il presidente della Catholic Education Foundation, un’organizzazione che funge da risorsa per rafforzare l’identità cattolica delle scuole cattoliche.

Traduzione di Vincenzo Fedele