Una bella traduzione di Aldo Maria Valli.
Con tutti i riferimenti biblici e del Catechismo della Chiesa Cattolica (strumento sembra ormai dimenticato dal Papa regnante Francesco).
Luigi
23-11-21
Cari amici di Duc in altum, nelle parrocchie, nelle scuole cattoliche o in altri ambiti non è raro il caso di fedeli laici che si rendono conto che il prete (o anche il vescovo) sta sbagliando. Il problema può essere dottrinale, morale o di altro tipo, ma la domanda è la stessa: che fare? Lasciar correre o intervenire? E, se si decide di intervenire, come comportarsi? In questo articolo del diacono James H. Toner – testo che vi propongo in una forma sintetizzata rispetto all’originale inglese (qui) – ecco alcune utili risposte.
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Come comportarsi di fronte a un prete che sbaglia? Immaginiamo di avere a che fare con un prete che:
tiene omelie o insegna in modi che rifiutano o ripudiano il dogma o la dottrina della Chiesa (Catechismo della Chiesa cattolica, 2037);
approva, sostiene o aiuta a finanziare organizzazioni o cause che negano o distorcono l’insegnamento della Chiesa;
vive in modo da scandalizzare (CCC 2284) i parrocchiani;
tollera docenti o personale della scuola parrocchiale le cui parole o i cui modi (CCC 2526) si fanno beffe dell’insegnamento della Chiesa (sappiamo, con il vescovo Sheen, che “se non ti comporti come credi, finirai per credere come ti comporti”);
permette il linguaggio (Efesini 5:4), l’abbigliamento (CCC 2521) o l’esempio che disonora Nostro Signore e la Sua Chiesa (Filippesi 1:27);
ignora o, peggio, sostiene presso la scuola parrocchiale materiali o metodi didattici in contrasto con la morale cattolica; o accetta di ammettere alla scuola i bambini i cui genitori proclamano o praticano valori manifestamente in contrasto con le dichiarazioni etiche senza tempo della Chiesa.
Che cosa devono fare i parrocchiani a fronte di questi preti (CCC 2039)?
Partiamo dal considerare le quattro ragioni principali per cui possono verificarsi questi comportamenti.
In primo luogo, il sacerdote è in aperta ribellione contro la fede che ci viene dagli Apostoli (CCC 2089). In secondo luogo, il sacerdote è poco istruito o poco formato (CCC 1783). Terzo, il sacerdote è preoccupato per la sua popolarità, che mette al di sopra di tutto (cfr Gv 12,43; Gal 1,10). Quarto, il sacerdote è immaturo, inesperto e/o pigro (CCC 2733). Queste quattro cause, per dirla nel modo più sincero, sono l’apostasia, l’ignoranza, la codardia e l’accidia.
Quando un pastore/sacerdote permette o incoraggia la turpitudine morale (direttamente o indirettamente), è consapevolmente e pesantemente peccatore, poco preparato ai suoi doveri, ossequioso alle mode morali e ai feticci del giorno, o vuole apparire giovanile, o soffre di una combinazione di questi difetti di carattere.
Allora, che fare in questa situazione? Ecco alcuni passaggi da eseguire.
Per prima cosa, chiarisci i fatti. Un sacerdote che è obbediente alla fede (Romani 1:5, 16:26), ben formato (vedi Giovanni Paolo II, Pastores dabo vobis [1992]), che cerca sempre di piacere a Dio davanti agli uomini (1 Tessalonicesi 2:4, At 5,29), e maturo (cfr CCC 1806) invariabilmente dispiacerà ad alcuni nella parrocchia! Tali persone scontente possono benissimo contestare la verità che sentono e vedono in un sacerdote buono e santo. Se c’è una disputa su questioni parrocchiali o scolastiche, bisogna quindi assicurarsi di avere prove credibili e ragionevolmente ottenute, non solo per sentito dire o in base a opinioni (cfr Mt 18,17) o le lamentele di coloro che smentiscono le verità della fede (cfr 2 Timoteo 3,8).
Quindi, si proceda con carità e gentilezza. Dovremmo giudicare come noi stessi vorremmo essere giudicati (Matteo 7:12, Tobia 4:14). State attenti, però, a quegli appelli alla “carità” che potrebbero essere utili per creare cortine fumogene, così da camuffare comportamenti inaccettabili. La carità non deve mai essere contrapposta alla verità; non è mai caritatevole distorcere o negare la verità. Quando qualcuno ti chiede, “in nome dell’amore”, di rifiutare la verità, ti viene chiesto di mentire. Questo non è amore. Essere chiamati a sopprimere la verità o a insabbiarla “per il bene dell’organizzazione” o del Paese o della Chiesa è un segno sicuro di corruzione. A differenza del buon vino, la menzogna non migliora con l’età (cfr Proverbi 12,19).
Quando è il momento di agire, andate in gruppi di due o tre parrocchiani e parlate gentilmente (non in modo conflittuale) con la parte in questione: un insegnante, un preside o un pastore. Il parlare calmo aiuta a respingere l’ira (cfr Proverbi 15,1). A volte le incomprensioni nascono proprio da questo e possono essere risolte con una discussione amichevole. Tuttavia, se state arrivando a un punto in cui ritieni che possano essere necessarie registrazioni e memorandum, sappiate che state rapidamente entrando in un abito legale Qui stiamo discutendo le opzioni e gli obblighi dei parrocchiani, non i processi legali o giudiziari (cfr. Zaccaria 8:16-17).
Inoltre, occorre conoscere il processo di ricorso. Se c’è un problema, diciamo, con il vicario parrocchiale, e una discussione amichevole non risolve il problema, allora deve essere consultato il parroco. Se il problema è il pastore, e una conversazione altrettanto amichevole non pone fine alla difficoltà, allora deve essere informato il vescovo.
Non rifuggite dalla responsabilità di informare la gerarchia (cfr Isaia 35:3, Ebrei 12:12) su questioni preoccupanti. Se la conversazione al riguardo con il parroco si è rivelata inutile o infruttuosa, richiamare all’attenzione del vescovo qualsiasi serio problema spirituale nella parrocchia non equivale certo a giudicare in modo avventato o a calunniare (CCC 2477). I vescovi insegnano, governano e santificano (CCC 1558), e ogni buon vescovo vuole conoscere la salute morale di tutti i sacerdoti e del popolo della sua diocesi.
Supponiamo, però, che il problema sia il vescovo stesso. I genitori a quel punto devono valutare se i loro figli possono frequentare un’altra scuola cattolica (o prendere in considerazione l’homeschooling) o cercare un’altra parrocchia (presumibilmente più ortodossa) o anche un’altra diocesi (CCC 2204, 2223, 2688). Dovete prendervi cura della vostra famiglia, spiritualmente e fisicamente (1 Timoteo 5:8).
Circa le quattro caratteristiche di un prete che sbaglia, ricordare quanto segue.
Nel caso di sacerdote eterodosso, è improbabile che egli ascolti il consiglio sincero dei parrocchiani. Le prove devono essere raccolte equamente e presentate al vescovo, normalmente dopo che il sacerdote in questione è stato informato dai parrocchiani della decisione di seguire quella strada. Ma se vedete qualcosa, ditelo (con tatto) al prete.
Se sta ingannando spiritualmente le persone e alcuni se ne rendono conto, occorre intraprendere una saggia azione correttiva. Non abbiamo licenza di guardare dall’altra parte, apaticamente (cfr 2 Tessalonicesi 3,13-15). Infatti, come Neemia, siamo obbligati a dire: “Quello che stai facendo è sbagliato! Devi avere riverenza per Dio e fare ciò che è giusto” (5:9).
Il sacerdote poco istruito può rispondere alle suppliche sincere dei parrocchiani. Un prete poco formato può continuare a imparare (come tutti noi!). Può rispondere bene a suggerimenti giusti, ragionevoli e premurosi. Per lo meno, saprà dal consiglio dei parrocchiani che ci si aspetta di più da lui. Ricordate anche che, sebbene l’eccellenza accademica vada bene in un sacerdote, non sostituisce la santità e il desiderio ardente di portarci tutti a Cristo, attraverso la testimonianza morale che accompagna quel desiderio (pensate a san Giovanni Vianney, che non era uno studioso, ma un sacerdote santo e devoto e, per una buona ragione, è il santo patrono dei parroci).
Al prete adulatore, desideroso di compiacere la folla (anche a discapito della verità), si potrebbe ben ricordare che Barabba vinse il primo sondaggio d’opinione (Mt 27,20-26). Questo tipo di prete progressista raramente, se non mai, discuterà di questioni importanti (almeno non riguardanti il tesoro dell’insegnamento cattolico ortodosso), e penserà alla Chiesa come a un club sociale, non come al nostro mezzo di salvezza. Tutti noi vogliamo essere amati, ma se quel desiderio arriva al punto di tradire Nostro Signore, siamo di fronte a un patto malvagio. Farlo capire al sacerdote debole potrebbe aiutarlo a rendere più forte la sua spina dorsale presbiterale.
Il prete immaturo (probabilmente giovane, ma non necessariamente) può crescere. Come ex ufficiale dell’esercito, so che quasi tutti i colonnelli una volta erano sottotenenti. Nel caso di un sacerdote immaturo, la carità è veramente necessaria, e può essere efficace (cfr 1 Tessalonicesi 5,14). A proposito, san Paolo ci ha messo in guardia dall’essere “frettolosi” (1 Timoteo 5:22) nell’ordinare gli uomini, per timore che uomini inetti o impreparati siano chiamati prematuramente ai loro nuovi e sacri doveri.
Se la vostra parrocchia ha diaconi, potrebbero essere in grado di aiutarvi. Molto dipenderà dal carattere, dalla personalità e dall’esperienza del diacono stesso. I diaconi possono essere parte importante della soluzione, ma anche parte del problema. Un diacono che non si prende il tempo (o rischia il suo “stare” con il sacerdote) per esortare il “suo” sacerdote non vale il suo sale (cfr Mt 5,13). Se mi consentite un altro esempio militare, un buon diacono è simile all’esperto sergente di plotone che consiglia con cura il suo giovane tenente, il quale resta l’ufficiale superiore del sergente.
C’è un adagio associato all’uomo di frontiera Davy Crockett: “Assicurati di avere ragione; allora vai avanti”. Prima di consigliare, istruire o criticare, lasciate che la situazione si sviluppi (a meno che, ovviamente, non ci sia una questione di abuso, che deve essere immediatamente e completamente affrontata). Assicuratevi di avere ragione circa il caso in questione. Chiarite i fatti. Accettate consigli (Tobia 4:18). Pianificate la vostra strategia con saggezza. Chiedetevi come la vostra scelta di parole o azioni sarà percepita (o mal percepita) da coloro che consiglierete.
Ma non ci sia errore: non dovete permettere insegnamenti falsi e fraudolenti, corruzione morale o condotta vile (Matteo 7:15, Galati 1:8-9, 2 Giovanni 1:10-11, Giuda 1:4, 2 Pietro 2:1, Efesini 5:11, Colossesi 2:8). Siamo responsabili non solo di ciò che pensiamo, diciamo e facciamo, ma anche di ciò che permettiamo. Potreste non essere in grado di correggere i falsi pastori, ma non dovete arrenderti supinamente a loro o alle loro iniquità ed empietà. In breve, non cooperate con il male ( CCC 1868).
Usate la tecnica del sandwich: complimentarsi (se possibile); criticare (gentilmente ma con fermezza e chiarezza); complimentarsi ancora.
Con le loro parole, opere e testimonianze, i nostri buoni sacerdoti ci aiutano tanto. Con le nostre parole, opere e testimonianze possiamo essere in grado di aiutare loro ad aiutarci. Quando vi lamentate giustamente del peccato o dell’errore in una parrocchia o nella sua scuola, assicuratevi di avere ragione. Quindi andate avanti: complimentatevi e lodate ogni volta che potete. Criticate ogni volta che dovete. Chiedete ai sacerdoti di pregare, con fervore, per voi; e voi pregate, fervidamente, per loro.
Fonte: crisismagazine.com
Titolo originale: What to Do When You Have a Weak Priest