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martedì 15 febbraio 2022

Novantasette preti di Bergamo hanno «lasciato»

Riportiamo l’articolo pubblicato il 13 febbraio su La barca e il Mare - Chiesa e Dintorni, blog creato nel 2021 ad opera di una vecchia conoscenza dei lettori di MiL: mons. Alberto Carrara, delle cui «bizzarrie» ci siamo molte volte occupati (QUI, QUI e QUI) e fino a cinque anni fa Direttore del Settimanale on-line della Curia bergamasca.
Nel suo nuovo blog, il prelato firma una analisi molto preoccupante del prebiterio bergamasco, fino agli anni Cinquanta uno dei più floridi d’Italia, in crisi di vocazioni, tra un Seminario ormai vuoto e un lunghissimo elenco di riduzioni allo stato laicale dei sacerdoti diocesani.
Dell’articolo ci lascia sinceramente stupiti la leggerezza e freddezza ragionieristica con cui viene affrontato l’argomento, quasi fosse un evento ineludibile, trattato con disincantato compiacimento e soprattutto evitando la questione centrale: perché? Perché dagli anni immediatamente successivi alla conclusione del Concilio Vaticano II si assiste a questo «crollo»? Perché così tanti preti diocesani «hanno lasciato»? Tutto rinviato a prossimi articoli...
Con un pizzico di malizia notiamo che, a corredo dell’articolo, è stata scelta la fotografia di un gruppo di seminaristi il cui abbigliamento richiama evidentemente una impostazione «tradizionale» (verso la quale il prelato ha più volte mostrato profonda allergia), ovvero quella Tradizione a cui si richiamano i seminari di quegli Istituti (e quelle Sante Messe, aggiungiamo) che stanno conoscendo un esplosivo incremento di vocazioni (e una Santa Messa tradizionale che, laddove è possibile ancora celebrarla, riempie le chiese di giovani).
«C’è ancora del buono in questo mondo».

L.V.


Dal Concilio Vaticano II a oggi.
Le cifre e qualche considerazione per capire

C’è un capitolo della storia della Chiesa di Bergamo che è o dimenticato o rimosso. E si capisce. È quello che riguarda i preti che «hanno lasciato», quelli cioè che, dopo aver attraversato una loro crisi personale, hanno deciso di mettere fine al loro servizio di preti nella Chiesa e hanno cambiato vita. Spesso si sono sposati, qualche volta con il permesso della Chiesa, qualche volta soltanto civilmente.

Il numero degli abbandoni in dettaglio

La cosa che, a prima vista, impressiona è il loro numero. Dagli anni ’60 – cioè da quell’evento cruciale che è il Concilio Vaticano II – ad oggi i preti della diocesi di Bergamo che hanno lasciato sono, stando ai dati attendibili di cui disponiamo, 97. Ci riferiamo ai vescovi più recenti che hanno retto la diocesi di Bergamo.

Durante l’episcopato Gaddi (1963-1977) hanno lasciato in 26. Durante l’episcopato Oggioni (1977-1991), 15. Durante l’episcopato Amadei (1991-2009), 27 e durante il corrente episcopato Beschi (iniziato nel 2009) hanno abbandonato in 21. I restanti 8 hanno lasciato durante gli episcopati precedenti.

Alcuni dati che permettono di valutare ulteriormente. Di tutti i 97 preti il più lontano di anno di nascita è del 1912 (ordinato nel 1934), un altro nasce nel 1914 (ordinato nel 1938) un altro nel 1921 (ordinato nel 1944), un altro nel 1922 (ordinato nel 1952). Quelli che hanno abbondonato negli anni più recenti – sempre stando all’elenco di cui disponiamo – sono nati nel 1987 (ordinato nel 2015), nel 1988 (2013), nel 1990 (2015).

Le cifre impressionano se si pensa che, quel numero degli abbandoni è molto vicino al totale delle ordinazioni degli ultimi 15 anni. È stato come se si fossero cancellati dalla storia della Chiesa di Bergamo gli ultimi quindici anni di ordinazioni sacerdotali.

Gli abbandoni in rapporto ai numeri delle ordinazioni. Il crollo recente

Tuttavia, la cifra, forse, impressiona di meno se si pensa al numero dei sacerdoti che, in quello stesso periodo, hanno ricevuto l’ordinazione, soprattutto nella seconda metà del secolo scorso. A partire dal 1963, primo anno dell’episcopato Gaddi, fino al 2021, i preti ordinati a Bergamo sono stati in totale 800.

Con questa distribuzione: 274 con Gaddi (media di 19,57 ogni anno), 175 con Oggioni (12,5 ogni anno), 269 con Amadei (14 ogni anno), 82 con Beschi (6,8 all’anno).

Il dato più vistoso che emerge da queste ultime cifre è il crollo degli ultimi anni. La percentuale ultima è meno della metà della precedente e meno di un terzo rispetto a quella iniziale di Gaddi.

Il dato più significativo è la percentuale dei preti che hanno “lasciato”. Con un calcolo sommario – tenendo conto che, come detto, alcuni hanno lasciato prima del 1963 – si può dire che la percentuale dei preti che hanno abbandonato rispetto ai preti ordinati si aggira attorno al 12 per cento. È una percentuale più alta rispetto a quella media dell’insieme dell’Italia che si aggira attorno al 10 per cento.

(Da notare che le cifre non sono da ritenersi esattissime, tenendo conto che non siamo in grado di avere la percentuale dello stesso esatto periodo di cui stiamo parlando, cioè 1963-2021).

La crisi del seminario e le prospettive future

Da notare che il calo – o, per meglio dire: il crollo – continua. Attualmente gli alunni dei sei anni di teologia sono in tutto 27. Così distribuiti: 3 in prima teologia, 6 in seconda, 5 in terza, 3 in quarta, 7 in quinta, 3 in sesta. Seguono “percorsi personalizzati” (alla fine dei quali decideranno se rientrare o lasciare) in 8.

La conclusione, dunque, è molto semplice. È vero che Bergamo sono stati ordinati molti preti, ma molti preti hanno lasciato. La facilità ad imboccare quella forma particolare di vita ha portato con sé la relativa facilità ad abbandonarla.

Da qui molte domande. Come spiegare un fenomeno così dolorosamente vistoso per la Chiesa di Bergamo? Quali le risposte non tanto teoriche ma concrete, pratiche da dare? In altre parole: questi dati suggeriscono cambiamenti significativi nel modo di fare oggi nella Chiesa di Bergamo?

Molte domande, difficili risposte. Cercheremo di dirci qualcosa, solo qualcosa ovviamente, in un paio articoli di prossima pubblicazione.

1 commento:

  1. Condivido il tenore complessivo dell'articolo. C'è però da dire che sono da apprezzare più le persone coerenti rispetto a quelle non coerenti, se una persona disgraziatamente va in crisi, è giusto che lasci il sacerdozio, invece ci sono molti sacerdoti che non credono più (o dottrinalmente non sono più cattolici) e restano sacerdoti, perché non sanno fare un mestiere o perché per pigrizia non hanno voglia di affrontare il mondo. In ogni caso mi trovo d'accordo con l'articolo, e credo che i frutti malefici del Concilio Vaticano II siano anche queste molte defezioni.

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