Aleteia (QUI per l'intero articolo "Quando suore e preti 'appendono la veste al chiodo': ragioni di alcune novità da un 'Rescritto'"), il 27 settembre scorso, annunciava delle nuove istruzioni della S. Sede a proposito dei sacerdoti e religiosi che lasciano lo stato clericale\dispensa dei voti.
L'articolo è di Giovanni Marcotullio, tristemente noto QUI per aver giustificato i riti pagani della Pachamama.
L'articolo è di Giovanni Marcotullio, tristemente noto QUI per aver giustificato i riti pagani della Pachamama.
Si tratta, per ora, "solo" di un Rescritto pontificio, mediato dalla Congregazione per il Clero su un caso singolo, ma, se fosse vero, sarebbe pazzesco:
"[…] Se al prete che lasciava il ministero prima non era permesso neanche continuare ad essere in contatto con la sua parrocchia, ora si chiede che gli si faciliti lo svolgimento di «servizi utili» alla comunità. In particolare, il numero 5 del rescritto recita come segue: «L’Autorità ecclesiastica si adopererà per facilitare che il chierico dispensato svolga servizi utili alla comunità cristiana, mettendo al suo servizio i propri doni e i talenti ricevuti da Dio» (n. 5).
Inoltre, il numero 6 aggiunge che «il chierico dispensato sia accolto dalla comunità ecclesiale in cui risiede, per continuare il suo cammino, fedele ai doveri della vocazione battesimale» (n. 6). Si elimina quindi alla radice il riferimento precedente all’«esilio» del prete, che recitava come segue: «Il prete dispensato dal celibato e a maggior ragione il prete che si è sposato deve stare lontano dal luogo o territorio in cui è conosciuto il suo stato precedente» (n. 5f). Si è anche totalmente eliminato l’obbligo prescritto dal precedente rescritto di imporre una penitenza al prete dispensato, perché si presupponeva che avesse commesso un peccato e avesse violato i suoi obblighi. Per questo stabiliva: «Verrà imposto all’interessato una qualche opera di carità o di pietà». D’altra parte, se il prete che chiedeva la dispensa voleva sposarsi (cosa abituale nella maggior parte dei casi), il precedente rescritto prescriveva che «l’ordinario deve prestare la massima attenzione affinché la sua celebrazione venga effettuata con discrezione, senza pompa o sfarzo» (n. 4). Cioè, nascondendo il sacramento del matrimonio del prete alla comunità. Come se ricevere un simile sacramento fosse, in questo caso e solo in questo, una vergogna o, peggio ancora, uno scandalo per i fedeli. Ora invece si dice solo che si celebri il matrimonio «rispettando la sensibilità dei fedeli del luogo» (n. 4). Oltre ai cambiamenti di linguaggio, di tono e di normativa, il nuovo decreto scende ancora di più nel pratico e consente ai preti dispensati di poter continuare ad essere pastoralmente attivi. Infatti, il precedente rescritto prevedeva quanto segue: «Il prete dispensato è escluso dall’esercizio dell’ordine sacro… e non può fare omelie o ricoprire alcun incarico di direzione nell’ambito pastorale, né gli si potrà conferire alcuna responsabilità nell’amministrazione parrocchiale» (n. 5b) e «non può esercitare in nessun luogo la funzione di lettore, di accolito, o distribuire o essere ministro straordinario dell’eucaristia» (n. 5f). Sebbene contemplasse la possibilità che l’Ordinario della diocesi potesse derogare ad alcune o anche a tutte queste clausole (n. 6). Il nuovo rescritto proclama: «Il chierico dispensato può esercitare gli uffici ecclesiastici che non richiedono l’ordine sacro, con il permesso del vescovo competente» (n. 5a)."
Ci troveremo ora preti e religiosi con morose (o morosi....) al seguito che insegneranno nelle scuole cattoliche, faranno catechismo o leggeranno in chiesa?
Contiamo che sia un pesce d'aprile (ma siamo a novembre), perchè, altrimenti, dove va a finire il rispetto per tanti sacerdoti e religiosi esemplari e la considerazione per noi poveri fedeli laici? Non ci avevano detto forse che "noi siamo Chiesa"?
O dopo i riti romani e vaticani con la Dea Madre Pachamama (QUI, QUI, QUI e QUI) va bene anche questo?
O dopo i riti romani e vaticani con la Dea Madre Pachamama (QUI, QUI, QUI e QUI) va bene anche questo?
Sarebbe bello che la Congregazione per il Clero e il suo Prefetto, il card. Beniamino Stella, smentissero il disastro annunciato.
Luigi