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martedì 1 ottobre 2019

Santa Teresina di Lisieux "il Piccolo Fiore è il nemico mortale della mediocrità spirituale e della tiepidezza"

"Maria Francesca Teresa Martin Guérin nasce ad Alençon (Francia) il 2 gennaio 1873. Suoi genitori sono i Santi Luigi Martin e Zelia Guérin. È l’ultima dei nove figli nati in questa santa famiglia, dei quali ne sopravvivono solo cinque: Maria, Paolina, Leonia, Celina e Teresa. Il 9 aprile 1888, Teresa entra al Carmelo con il nome di Teresa di Gesù Bambino. 
A questo nome aggiunge successivamente “e del Volto santo”. 
In un’epoca in cui molti cristiani si offrono come “vittime alla Giustizia” per placare l’ira di Dio, Teresa si offre al Suo amore misericordioso, sapendo che la Giustizia divina –come tutti gli attributi di Dio – è sempre impregnata di Misericordia. Con il passare degli anni va crescendo la sua esperienza dell’amore incondizionato e gratuito di Dio e si sente chiamata a vivere nella gratitudine e nell’abbandono confidente come un bambino nelle braccia della madre. Questo le fa comprendere il valore delle più piccole opere fatte gratuitamente per amore (e non per “acquistare meriti”) e il suo amore quotidiano si affina fin nei minimi dettagli.(Cfr. Carmelitani Scalzi QUI)
AC 

 Santa Teresa di Lisieux è la più pericolosa tra tutti i santi? 

di Padre Robert McTeigue, SJ 

Il Piccolo Fiore è il nemico mortale della mediocrità spirituale e della tiepidezza 
Quali parole usereste per descrivere Santa Teresa? 

Gentile. Innocente. Come un bambino. Fiduciosa. Affettuosa. Appassionata. Nascosta. Piccola. 
Vengono in mente questi termini e altri simili. 
Posso suggerire un’altra parola per descriverla? 
È un termine che potreste non aspettarvi, che vi potrebbe sembrare sorprendente, perfino stridente, forse fastidioso. 
Descriverei Santa Teresa come “pericolosa”. 
Pericolosa?!? 
Il Piccolo Fiore? 
Com’è possibile? 
Come può l’apostola dell’infanzia spirituale essere pericolosa? 
Chi potrebbe considerarla una minaccia? 
Ma oggi la santità è difficile. 
Noi che siamo soddisfatti della nostra mediocrità abbiamo scuse tutte ben collaudate e delineate: non possiamo essere santi perché è davvero complicato. 
Dio non ci ha benedetti con il carattere o la forza necessari. 
Siamo stati gravati di vite troppo impegnate per godere semplicemente delle cose di Dio. Abbiamo famiglie e affari da curare. 
E le nostre comunità non ci sosterrebbero mai nel tentativo di diventare santi. 
Anche chi condivide la nostra religione è troppo mondano e privo di carità. 
Le nostre parrocchie sono divise, le nostre liturgie non ispirano, i nostri pastori sono scarsi predicatori. 
Non siamo mai stati in grado di trovare un direttore spirituale davvero valido; non abbiamo il tempo per leggere le Sacre Scritture. 
Ma non è solo con i nostri sforzi che diventiamo santi. 
 E allora cosa dovremmo fare? 
Il paradosso è che non ci viene richiesto nulla – Dio fa tutto il lavoro. 
Prendiamo in considerazione questo esempio: ho fatto visita a una famiglia che ha un bambino di tre anni. 
Come premio dopo cena, al piccolo Jacob è permesso di guardare un episodio de Il trenino Thomas. 
La collezione dei video è su uno scaffale posto in alto, ben al di sopra della sua testa. 
Non potrebbe mai arrivarci da solo. 
Si mette in piedi davanti alla libreria, con le braccia alzate, di modo da essere preso sotto le ascelle e alzato fino a dove vuole arrivare. 
Senza alcuna esitazione, senza neanche chiedere, sta lì con le braccia alzate, del tutto fiducioso del fatto che qualcuno lo solleverà. 
Penso che Santa Teresa direbbe che dobbiamo fare come il piccolo Jacob: Dobbiamo fare un passo avanti. 
Dobbiamo alzare le braccia e aspettare di essere sollevati. 
E dobbiamo lasciar agire Dio. Potremmo dire “È così semplice che può farlo anche un bambino”, ma non è proprio così. 
È così semplice che solo un bambino può farlo. 
Smettiamo di accampare scuse. 
Smettiamo di agitarci e di lottare. 
Smettiamo di cercare di compiere l’ascesa verso la santità contando solo sulla nostra volontà e la nostra saggezza. 
Facciamo semplicemente un passo avanti, alziamo le braccia e lasciamo che il Padre che ci ama ci sollevi. 
Il Piccolo Fiore è il nemico mortale della mediocrità spirituale e della tiepidezza Teresa è stata un caso speciale. 
Dio deve accettare che al giorno d’oggi le persone non siano capaci di grande santità. 
Deve accettarci come noi abbiamo accettato noi stessi, tiepidi, mediocri. 
È così che accampiamo le nostre scuse. 
Ma poi arriva Teresa, che con un sorriso le sfata tutte e non ci lascia la possibilità di nasconderci da Dio o da noi stessi.  
Ed è per questo che è pericolosa. Ci dirà che se non siamo santi non potremo biasimare nessuno se non noi stessi. E allora cosa possiamo fare? Se non scappiamo via, se alla fine ammettiamo che Teresa prova che la chiamata alla santità è universale, cosa fare? Esiste la tentazione di gettare il peso tutto su di noi: “Va bene, stringerò i denti e attraverso un deciso atto di volontà imiterò Teresa in ogni modo possibile. Conterò fino a tre, e poi sarò un figlio spirituale e sarò santo, e allora Dio dovrà amarmi!
Ma non è solo con i nostri sforzi che diventiamo santi. E allora cosa dovremmo fare? 
Il paradosso è che non ci viene richiesto nulla – Dio fa tutto il lavoro. 

[Traduzione dall’inglese a cura di Roberta Sciamplicotti] 

Fonte: Aleteia QUI

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