Ogni qualvolta leggiamo la ferale informativa: "adeguamento liturgico" abbiamo un mancamento... cosa avverrà a quella chiesa e soprattutto al suo artistico ed armonioso presbiterio?
"La distruzione finale. Atto 2". La potentissima "casta" liturgico/affaristica vuole frantumare anche quegli antichi presbiteri ancora miracolosamente scampati alla furia iconoclasta dei riformatori post-conciliari per la cui "soluzione finale" la CEI contribuirà con il 75% della spesa.
Ricordiamo che nessuno è pienamente padrone delle antiche chiese lasciate dai padri alla cura e alla custodia delle nuove generazioni.
L'attuale "Presidente del Comitato CEI per la valutazione dei progetti di intervento a favore dei beni culturali ecclesiastici e dell'edilizia di culto" è un Prelato degno ed onestissimo ma non basta!
Nel comunicato ( v.sotto) la potentissima "casta" liturgico/affaristica continua ad usare un linguaggio iniziatico e demagogico con dichiarazioni che surrettiziamente parlano di "chiesa povera...in dialogo con la cultura e le altre confessioni religiose" dimenticando colpevolmente il "sacrum": grazie al quale sono state erette le antiche chiese, le basiliche e le cattedrali. I fedeli se ne stanno sempre più lontani, distaccati ed estranei.
La VERA povertà e la VERA parsimonia possono essere attuate in un solo modo: utilizzando con umiltà tutto quello che è già presente nelle nostre chiese dai paramenti agli arredi liturgici altari compresi. Vedrete che risparmio economico! Quante bocche dei poveri si potevano sfamare dalla fine del Concilio in poi al posto delle spese folli occorse per distruggere e per "adeguare" gli interni delle antiche chiese!
Eppure la potentissima "casta" liturgico/affaristica che tutto controlla (dall'editoria alla musica sacra passando per l'edilizia) si prefigge di continuare a spendere delle somme enormi per violare l'armonia e per distruggere la bellezza architettonica delle chiese antiche che dovrebbero invece esser protette con pari orgoglio dalle Istituzioni ecclesiastiche e da quelle civili (Soprintendenze e Ministero per i Beni Culturali) .
La demagogia dissacrante promossa dalla "casta" ha fatto entrare le ruspe persino all'interno di chiese antiche pur di abbattere i monumentali altari che la pietas dei fedeli aveva eretto a gloria di Dio.
La demagogia dissacrante promossa dalla "casta" ha fatto entrare le ruspe persino all'interno di chiese antiche pur di abbattere i monumentali altari che la pietas dei fedeli aveva eretto a gloria di Dio.
A questo punto auspichiamo che la "casta" liturgico/affaristica continui a spendere le consuete cifre da capogiro, che evidentemente possiede per effetto dell'8/1000, per costruire delle nuove chiese e delle nuove cattedrali secondo i loro gusti piuttosto che castrare, sezionare e violentare quelle antiche.
Il vero adeguamento liturgico perfettamente in linea con il Concilio Vaticano II fu realizzato per volontà di Papa Benedetto XVI nel recente restauro della Cappella Paolina in Vaticano. (v.foto 2-3-4-5-6 sotto)
AC
Cei, bando per adeguamento liturgico delle cattedrali, in linea col Concilio
«L'adeguamento liturgico di una cattedrale deve essere il frutto di un lavoro sinodale, di un lavoro di Chiesa».
Non ha dubbi mons. Stefano Russo, vescovo di Fabriano-Matelica, segretario generale della Conferenza episcopale italiana e presidente del Comitato per la valutazione dei progetti di intervento a favore dei beni culturali ecclesiastici e dell'edilizia di culto.
Contributo fino al 75% della spesa.
Oggi si svolge a Roma una giornata di formazione promossa per illustrare il «Bando nazionale per l'adeguamento liturgico delle cattedrali» pubblicato dall'Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l'edilizia di culto e l'Ufficio liturgico nazionale, in applicazione delle disposizioni concernenti la concessione di contributi finanziari della Cei per i beni culturali e l'edilizia di culto - approvate nell'Assemblea generale dei vescovi (21-24 maggio 2018) - e del loro regolamento applicativo (Consiglio episcopale permanente del 23 maggio 2018).
Nel suo videosaluto, mons. Russo, trattenuto nelle Marche da un incontro con il sottosegretario Crimi, osserva che l'incontro odierno «costituisce la tappa di un percorso che ci vede attivi da tempo, segno di una coscienza che su queste questioni non si può improvvisare né prendere scorciatoie».
«Quanto avvenuto fino ad oggi - riconosce il segretario generale della Cei - non sempre è stato all'altezza delle aspettative. Abbiamo ereditato una ricchezza straordinaria: la maggior parte cattedrali ha grande valore storico e artistico ma gli adeguamenti realizzati sono spesso poco soddisfacenti» ( Bravissimo Eccellenza: i presbiteri andrebbero
riportati alla forma originale cancellando ogni traccia degli stupri post-conciliari N.d.R.)
Di qui il monito ad «operare in conformità con la riforma liturgica scaturita dal Concilio Vaticano II» e l'invito a «fare sempre più un lavoro di Chiesa dove i diversi attori in campo sono coinvolti con uno stile sinodale e la comunità è cosciente di quanto si va a fare».
«Adeguare una cattedrale non è una mera questione di immagine, è un atto di fedeltà al Concilio e un atto di tradizione e di fede, di amore», afferma Don Franco Magnani, direttore dell'Ufficio liturgico nazionale della Cei, introducendo i lavori della giornata di formazione. «A 50 anni dalla chiusura del Concilio riprendiamo con fiducia la grande sfida dell'adeguamento liturgico delle chiese, ma non partiamo da zero», osserva citando una Nota dei vescovi del 1996.
Importante, avverte, qualificare la formazione della committenza. «Adeguare una cattedrale - insiste - è un atto di fedeltà al Concilio e un atto di tradizione e di fede, di amore. Si tratta di consentire che avvenga in maniera bella, buona e vera l'incontro fecondo dello sposo con la sposa».
«Nel n. 23 della Sacrosanctum Concilium ( 23??? N.d.R.) troviamo un manifesto di alto livello per il nostro lavoro di adeguamento, una sfida da far tremare i polsi» per la quale «siamo chiamati a fare un gesto di ‘sana tradizione'». ( Riportiamo per esteso i capitoli 123 e 124 della Costituzione Sacrosantum Concilium "Lo stile artistico 123. La Chiesa non ha mai avuto come proprio un particolare stile artistico, ma, secondo l'indole e le condizioni dei popoli e le esigenze dei vari riti, ha ammesso le forme artistiche di ogni epoca, creando così, nel corso dei secoli, un tesoro artistico da conservarsi con ogni cura. Anche l'arte del nostro tempo e di tutti i popoli e paesi abbia nella Chiesa libertà di espressione, purché serva con la dovuta riverenza e il dovuto onore alle esigenze degli edifici sacri e dei sacri riti. In tal modo essa potrà aggiungere la propria voce al mirabile concento di gloria che uomini eccelsi innalzarono nei secoli passati alla fede cattolica. 124. Nel promuovere e favorire una autentica arte sacra, gli ordinari procurino di ricercare piuttosto una nobile bellezza che una mera sontuosità. E ciò valga anche per le vesti e gli ornamenti sacri. I vescovi abbiano ogni cura di allontanare dalla casa di Dio e dagli altri luoghi sacri quelle opere d'arte, che sono contrarie alla fede, ai costumi e alla pietà cristiana; che offendono il genuino senso religioso, o perché depravate nelle forme, o perché insufficienti, mediocri o false nell'espressione artistica. Nella costruzione poi degli edifici sacri ci si preoccupi diligentemente della loro idoneità a consentire lo svolgimento delle azioni liturgiche e la partecipazione attiva dei fedeli." N.d.R.)
«Nel n. 23 della Sacrosanctum Concilium ( 23??? N.d.R.) troviamo un manifesto di alto livello per il nostro lavoro di adeguamento, una sfida da far tremare i polsi» per la quale «siamo chiamati a fare un gesto di ‘sana tradizione'». ( Riportiamo per esteso i capitoli 123 e 124 della Costituzione Sacrosantum Concilium "Lo stile artistico 123. La Chiesa non ha mai avuto come proprio un particolare stile artistico, ma, secondo l'indole e le condizioni dei popoli e le esigenze dei vari riti, ha ammesso le forme artistiche di ogni epoca, creando così, nel corso dei secoli, un tesoro artistico da conservarsi con ogni cura. Anche l'arte del nostro tempo e di tutti i popoli e paesi abbia nella Chiesa libertà di espressione, purché serva con la dovuta riverenza e il dovuto onore alle esigenze degli edifici sacri e dei sacri riti. In tal modo essa potrà aggiungere la propria voce al mirabile concento di gloria che uomini eccelsi innalzarono nei secoli passati alla fede cattolica. 124. Nel promuovere e favorire una autentica arte sacra, gli ordinari procurino di ricercare piuttosto una nobile bellezza che una mera sontuosità. E ciò valga anche per le vesti e gli ornamenti sacri. I vescovi abbiano ogni cura di allontanare dalla casa di Dio e dagli altri luoghi sacri quelle opere d'arte, che sono contrarie alla fede, ai costumi e alla pietà cristiana; che offendono il genuino senso religioso, o perché depravate nelle forme, o perché insufficienti, mediocri o false nell'espressione artistica. Nella costruzione poi degli edifici sacri ci si preoccupi diligentemente della loro idoneità a consentire lo svolgimento delle azioni liturgiche e la partecipazione attiva dei fedeli." N.d.R.)
No a «mero funzionalismo». «Lo spazio architettonico è parte integrante del rito, consente una sinergia dinamica dei molteplici codici in azione. Siamo chiamati - conclude - a intervenire su un nuovo hardware sul quale far funzionare il software della riforma liturgica. Il bando intende rendere possibile questa sfida».
Progettare una chiesa ex novo «costituisce un'impresa affascinante e assai impegnativa», ma progettare «l'adeguamento liturgico di una chiesa già esistente, o addirittura di una cattedrale, costituisce un'impresa ancora più affascinante e impegnativa» e costituisce «un progetto culturale di ampia portata, richiede la partecipazione attiva di varie competenze, il pastore, il liturgista, l'architetto, l'artista, lo storico dell'arte e dell'architettura, lo storico della Chiesa».
Così mons. Claudio Maniago, vescovo di Castellaneta (Taranto) e presidente della Commissione episcopale per la liturgia della Cei, intervenuto alla giornata di formazione per illustrare il «Bando nazionale per l'adeguamento liturgico delle cattedrali» in corso a Roma.
L'adeguamento di una cattedrale è necessario, spiega, per «consentire alla Chiesa di riunirsi attorno all'altare e all'ambone per pregare e celebrare come comunità, gerarchicamente strutturata, esattamente come vuole la riforma liturgica».
Fondamentale «muoversi in modo consapevole nel contesto attuale» affinché l'edificio di culto sia espressione coerente della Chiesa delineata dal Concilio e auspicata da Papa Francesco. In uscita, quindi «in dialogo con la cultura e le altre confessioni religiose (che c'entra??? N.d.R.); «povera e per i poveri» e quindi con un progetto «essenziale, solido e senza sprechi» (in una cattedrale antica??? Fatene una nuova allora!!! N.d.R.).
Si tratta di «dare evidenza e primato alle celebrazioni dei sacramenti; insomma una chiesa «come spazio in cui la Chiesa si riunisce attorno all'altare e all'ambone a celebrare la santa Eucaristia».
In essa, avverte mons. Maniago, si devono immediatamente e chiaramente individuare i suoi simboli fondamentali: il fonte battesimale, l'altare, l'ambone.
La chiesa deve essere inoltre accessibile a tutti, illuminata, sicura.
Soddisfacente dal punto di vista climatico.
Particolare cura dovrà essere posta alle dimensioni acustica e luminosa.
Per quanto riguarda la cattedrale, essa è distinta dalla presenza della cattedra episcopale, «icona della Chiesa fondata sugli apostoli» e «icona visibile» della Chiesa locale.
Per questo la cattedrale «rappresenta un modello esemplare sia nell'organizzazione dello spazio rituale che nella celebrazione della liturgia, è un microcosmo della fede di un popolo».
In essa «vivono una unicità e una esemplarità di cui non possiamo non tenere conto».
«Il contributo assegnabile» per l'adeguamento liturgico delle cattedrali «può arrivare fino al 75% della spesa massima ammissibile di 400mila euro».
A parlare è don Valerio Pennasso, direttore dell'Ufficio nazionale per i beni culturali ecclesiastici e l'edilizia di culto della Cei.
Don Pennasso ha presentato il bando e il regolamento e spiegato che «il bando è unico, a due livelli: diocesano e nazionale».
Si parte con la candidatura diocesana a livello regionale per una prima verifica dell'adeguatezza agli indicatori del bando nazionale, cui seguirà la valutazione di ammissibilità ai bandi diocesani da parte di Ufficio liturgico nazionale, Ufficio nazionale Bce, Commissione arte sacra diocesana, Giuria del bando.
Il 7 maggio 2019 è l'ultimo termine per la presentazione delle manifestazioni di interesse/formazione all'indirizzo concorsi.bce@chiesacattolica.it. in modo da poter selezionare entro il 29 maggio quelle che saranno effettivamente coinvolte nel progetto e per le quali verranno avviate le procedure per i bandi diocesani.
«L'adeguamento liturgico - chiosa Pennasso - può essere un'occasione per elaborare e attuare un progetto pastorale dell'intera comunità diocesana; è un progetto culturale di valore storico, artistico e liturgico; costituisce una celebrazione esemplare per tutta la diocesi».
«L'adeguamento liturgico - chiosa Pennasso - può essere un'occasione per elaborare e attuare un progetto pastorale dell'intera comunità diocesana; è un progetto culturale di valore storico, artistico e liturgico; costituisce una celebrazione esemplare per tutta la diocesi».
Sir
Fonte: Toscana Oggi QUI
Foto 1: 2015 Basilica Cattedrale Metropolitana di Oristano: la distruzione/smontaggio dell'antico, artistico altare (opus Pietro Pozzo). (Foto scattata di nascosto da una fedele disperata).
(continua)
Cappella Paolina (Vaticano) Le Quarantore
Cappella Paolina (Vaticano)Primi anni '60
Cappella Paolina (Vaticano) dopo l'adeguamento liturgico post-conciliare
Cappella Paolina (Vaticano) 1978 Preghiera prima del Conclave
Cappella Paolina (Vaticano) dopo l'adeguamento liturgico post-conciliare
Cappella Paolina (Vaticano) 1978 Preghiera prima del Conclave
Cappella Paolina (Vaticano) 4 luglio 2009 : riapertura della Cappella dopo un lungo restauro
Ennesima e falsa affermazione che il cosiddetto " adeguamento liturgico" sia stato voluto di proposito dal CVII, per giustificare la distruzione di quei capolavori che sono tanti altari, balaustre e presbiteri dei secoli passati, costruiti con la fede e il danaro dei veri poveri che lasciavano i loro campicelli e casette alle chiese, per poterle costruire e mantenere. Follia distruttrice che rivela non solo l'ignoranza ma anche l'impotenza nichilista ed il declino della missione evangelizzatrice della gerarchia cattolica, che ricorre a miseri espedienti per giustificare la perdita della loro fede e di quella, conseguente, del popolo. Tutti sanno che l'iconoclastia di ogni forma di arte al servizio dell'evangelizzazione iniziò solo con la riforma liturgica di Paolo VI che, tuttavia produsse limitati, anche gravi, esempi di " adeguamento", nei pontificati successivi, ora amplificati, incentivati da Chi proclama che l'arte nella Chiesa è una " carnevalata " e i Musei Vaticani un magazzino ammuffito. Molti ricorderanno la squallida distruzione, avvenuta negli anni settanta, della stupenda balaustra e la costruzione di un brutto altare al centro di quel capolavoro che è la Chiesa Nuova, costruita da S. Filippo Neri che volle tanti capolavori di arti figurative al servizio della sua mirabile e feconda evangelizzazione. L'operazione dissennata è tanto più inaccettabile in quanto finanziata con i soldi che il tradito popolo fedele che ama da sempre la bellezza, concede alla Chiesa, e permessa dalle Soprintendenze che dovrebbero tutelare meglio un patrimonio dello Stato e dell'umanità intera, che non vuole vedere al posto di capolavori di fede e di arte, banconi da supermercato o da palestra. Una gerarchia che sperpera con arroganza i soldi dei fedeli rinnegando la tradizione apostolica che inizia con le catacombe, rivestite di un'iconografia rappresentante le storie di Cristo e della Salvezza, espressione della fede dei martiri. Gioiscono i nemici liberal-massonici e marksisti, della Chiesa cattolica che la vedono rinnegare se stessa, come loro hanno sempre voluto e operato. A proposito, i signori mitrati da che parte stanno?
RispondiEliminaCredo che il problema di fondo che emerga è che il presbiterio oggi è considerato uno spazio dove la Chiesa celebra sè stessa e non Cristo.
RispondiEliminaTogliere l'8xmille alla CEI, sperperato non senza interessi personali, sarebbe un dovere di ogni cattolico italiano che non vuole essere correo di simili deviazioni ma sentirsi in uno spazio veramente sacro, necessario per nutrire la propria fede e non annichilito e sbalzato fuori da una tradizione millenaria che ha evangelizzato il mondo. Conseguenza di questi " capolavori di orrore", come li definì il card. Ravasi, promossi da esaltati ed ignoranti mitrati malati di protagonismo, è da 50 anni a questa parte, la progressiva perdita della fede e della partecipazione dei fedeli. Dovranno affittare quegli squallidi edifici che rimarranno vuoti a supermercati, società sportive e bancarie e di vendita di automobili etc.
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