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mercoledì 4 aprile 2018

Viganò e il colosso gay friendly


Abbiamo letto  le dolorose e grottesche vicende della lettera di Benedetto XVI e di Mons. Viganò (vedi inter alia QUI) di cui si è occupata anche Mil (p.e. QUI) e dove Padre Scalese ha fatto nei giorni scorsi un commento "a bocce ferme"  sul "decoro istituzionale" che pare manchi a questa new wave ecclesiale (VEDI QUI).
Oggi pubblichiamo - a corollario di queste miserie umane e cristiane - un interessante articolo dell'amico Francesco Agnoli - scritto molto prima delle ultime vicende - sui rapporti tra Viganò e tutto un mondo gay friendly internazionale
Aggiungo una piccola segnalazione: tra i principali consultori (vedi QUI) della potentissima  Segreteria per la Comunicazione - di cui Viganò era Prefetto e di cui è ancora Assessore - appare tuttora Padre James Martin, il noto gesuita pro sodomia (vedi QUI) che quasi ogni settimana esce con esternazioni pro gay o felicitandosi per veri o presunti  outing di sacerdoti sodomiti (p.e. QUI).
Chissà perchè.
L
PS: voci bene informate parlano di contrasti fortissimi tra Mons. Viganò e la Segreteria di Stato, che forse hanno contribuito ad accelerare le sue dimissioni.  

La Nuova Bussola Quotidiana, Francesco Agnoli, 19-12-2017
Il Vaticano affida la realizzazione del nuovo portale informativo alla multinazionale Accenture, che fa vanto di essere gay friendly. E questo non sembra far problemi visto il grande spazio concesso dal plenipotenziario della comunicazione a persone contigue al mondo Lgbt. 

Il Vaticano ha deciso di creare un nuovo portale di comunicazione chiamato Vatican News e per la realizzazione ha chiamato la prestigiosa multinazionale della web solution per le imprese, Accenture. Ma di che cosa si tratta? Si tratta di un’impresa ai vertici nel campo della gestione di portali internet e non solo, che però ha aderito come molte altre multinazionali al credo Lgtbt come elemento distintivo di un nuovo modo di lavorare e rapportarsi con il dipendente e il cliente. 

A notare il "dettaglio" è il portale spagnolo Infovaticana in un articolo del suo direttore Gabriel Ariza, che non manca di sottolineare come Accenture sia una realtà imprenditoriale molto coinvolta con i “valori” Lgbt. Un esempio? Non è difficile trovare nel suo sito espressioni come questa: «Siamo impegnati a sensibilizzare e educare le nostre persone al rispetto verso la nostra comunità LGBT, sostenendo allo stesso tempo tutti i nostri dipendenti e fornendo loro un luogo di lavoro che garantisca sempre una positiva integrazione».

Che strano, sarà un caso ma nel portale non compaiono iniziative simili di sostegno alla famiglia. 

E ancora, una pagina in cui si elencano tutte le attività a sostegno della causa gay: «Per aumentare il coinvolgimento dei nostri colleghi LGBT nelle singole realtà locali, sponsorizziamo il global Pride in Accenture Network e offriamo un network LGBT globale ed una comunità di supporto per i colleghi transgender. Gestiamo anche un LGBT Ally Program per creare consapevolezza e inclusione su temi LGBT». 

Insomma: ad Accenture sono così avanti con i diritti che organizzano persino una sorta di Gay pride aziendale. Poteva il Vaticano sapere che a gestire la propria comunicazione, lautamente pagata, c'era una realtà che promuove valori in contrasto con la dottrina e la visione della vita che il Vaticano dovrebbe difendere di questi tempi? Difficile dare una risposta, anche se per scoprire di quale azienda si tratta basta dare una veloce scorsa al suo sito internet per trovare tutte le informazioni possibili. Possibile che sia sfuggito questo piccolo dettaglio? Anche qui difficile, dato che lo sdoganamento di esponenti di primo piano della cultura Lgbt sembra essere anch’esso un “credo” del nuovo corso Vaticano in fatto di comunicazioni. 

A capo di tutto il sistema comunicativo d’oltretevere, e anche della scelta di Accenture dato che è stata presentata ai giornali proprio da lui, c’è monsignor Dario Edoardo Vigano. Chi è don Viganò?

"Mondano, mondanissimo. Con frequentazioni molto particolari, per un prete...".

Mi sono venute in mente queste ed altre frasi analoghe, confidate sottovoce da uomini di chiesa, professori universitari, giornalisti ed impiegati Rai... quando ho letto l'articolo di Marco Tosatti, su La Nuova BQ, intitolato Radio Vaticana e le ospitate reciproche con l'icona gay.

In questo articolo si parla del convegno "Interferenze", organizzato dall'Ambasciata d’Italia presso la Santa Sede e dalla Segreteria vaticana per la Comunicazione il 15 dicembre 2017 a Palazzo Borromeo a Roma, con la regia di mons. Dario Edoardo Viganò, prefetto della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede.

Effettivamente, quanto alla mondanità, monsignor Viganò non nasconde nulla: non serve fare chissà quali ricerche per trovare decine di foto del monsignore, sempre in ghingheri, accanto a uomini e donne di spettacolo e di mondo. Festival del cinema di Cannes? Viganò presente! Festa del Circolo Canottieri Aniene? Viganò sorridente al fianco di Flavio Briatore, Gianni Letta, Giovanni Malagò, Bianca Berlinguer, i manager Massimo Angelini e Mario Benedetto, Enrico Testa, presidente di Sorgenia...

A giovargli, nel rapporto con un certo mondo non propriamente "da prete", deve essere l'elasticità mentale, che si svela non soltanto nell'abbigliamento (il colletto romano sembra quasi un collier, da come lo porta bene), ma anche nella grande tolleranza che lo anima.

Ricorda Luca Telese: "Tra gli addetti ai lavori fa scalpore - nel 2002 - il suo voto a favore de "L'ora di religione" di Marco Bellocchio, che alcuni membri laici della commissione volevano vietare ai minori di 18 anni per la celebre scena della bestemmia rivolta da un personaggio minore a Sergio Castellitto: "Noi non siamo una commissione censura: le opere di valore artistico, anche quelle controverse, si discutono ma non si vietano" (Il Foglio, 30/4/2014).

Come non ricordare poi la sua idea di trasformare, nel giorno dell’apertura del Giubileo della Misericordia, la facciata di San Pietro in Disneyland (Il Tempo, 20 dicembre 2015)?

Se andiamo indietro con gli anni, troviamo monsignor Viganò responsabile di sale e cinema della diocesi di Milano, finchè scende a Roma, dove ottiene un insegnamento altisonante in Laterano: Professore ordinario di Teologia della comunicazione! Sì esiste anche questa disciplina, in cui Gesù Cristo non doveva essere molto versato se la sua comunicazione ebbe l'esito nefasto che tutti conosciamo: non gli applausi di un festival di Cannes, ma la crocifissione e l'ignominia.

Negli ultimi mesi di Benedetto, nel 2013, sul palcoscenico romano ne succedono di tutti i colori: prima, nel gennaio, Viganò viene scelto da Bertone alla guida del Centro televisivo Vaticano, poi, nel febbraio, Marco Simeon, chiacchieratissimo pupillo di Bertone, da molti considerato il killer, insieme all'ex cardinale di Genova, di Carlo Maria Viganò e di Ettore Gotti Tedeschi (troppo intenti a fare pulizia al Governatorato e allo Ior) viene silurato da Rai Vaticano perchè divenuto troppo imbarazzante, come racconta Alberto Statera su la Repubblica.

Il 27 giugno 2015 il balzo di carriera: Viganò diventa Prefetto della Segreteria per la Comunicazione della Santa Sede, accentrando su di sè una quantità di incarichi sino ad allora divisi tra svariate persone. Da allora, le accuse e le invidie nei suoi confronti si sprecano.

Ma al di là dei malumori dei collaboratori esterni di radio vaticana, di qualche giornalista dell'Osservatore romano che teme la chiusura ecc., , Viganò è chiacchierato anche per altri motivi: il grande spazio che concede a personalità che esprimono idee piuttosto contigue all'ideologia LGBT.

Proprio l'articolo citato di Tosatti mette in luce due fatti. Il primo: Viganò è colui che "ha nominato consultore della Segreteria della Comunicazione padre James Martin sj", noto per le sue aperture ciclopiche nei confronti del mondo LGBT. Sembra che non abbia altra missione che mutare il pensiero della Chiesa in questo campo.

Il secondo: tra gli ospiti di Interferenze c'è Pierluigi Diaco, conduttore di RTL 102.5, che su twitter dimostra una notevole familiarità con Viganò. Scrive Tosatti: "Pierluigi Diaco è un collega molto noto, che all’inizio di novembre ha celebrato la sua unione civile con il suo partner, e che ha annunciato in maniera molto mediatica la sua omosessualità. Ora, tutto questo non c’entra niente con la sua professionalità, è ovvio. Ma la curiosità resta di sapere come mai fra centinaia di colleghi della radio e della televisione la scelta sia caduta proprio su di lui, che le vicende personali hanno naturalmente trasformato in un’icona della battaglia LGBT". Anche perchè Diaco si è dichiarato favorevole anche all'adozione per le coppie gay, se vi fosse una "legislazione adeguata".

Martin e Diaco, sussurrano i maligni, sono solo due, tra i tanti.

Si dice infatti, nei corridoi, che mons. Nunzio Galantino sia stato nominato proprio su consiglio di Viganò: Galantino è quello che ha dato una lettura dell'episodio biblico di Sodoma non proprio fedele al testo biblico, ed è stato, inoltre, il principale avversario del Family day e di Massimo Gandolfini all'epoca dello scontro sulla legge Cirinnà. Un altro caso, come la nomina di Martin e le trasmissioni con Diaco? Potrebbe essere.

Ma come si sa, le malelingue cercano sempre conferme alle loro illazioni. E notano che Viganò, onnipresente, ha diretto dal 2013 al 2017 il master in giornalismo digitale alla Lateranense insieme ad Emilio Carelli, che svariati siti gay auspicano faccia, quanto prima, coming out (da qui). Di più: nel 2016 i due hanno condiretto insieme il master in giornalismo alla Lumsa, e dall'inizio del 2017 codirigono il master “Social media management” alla Lateranense (che sembra essere un po' il giardino di casa di Viganò).

Di Carelli wikipedia dice così: "Nel 2009 è oggetto di gossip per alcune fotografie compromettenti scattate all'uscita di alcuni locali pubblici. Nel Febbraio 2010 [Carelli] ammette di aver pagato per riavere le foto che erano state recapitate ad alcune testate giornalistiche e per evitarne la diffusione" (si veda anche qui).

Foto di cosa? Difficile pensare che non ci sia nulla di compromettente. Fatto sta, per concludere, che le frequentazioni di monsignor Viganò destano molte critiche ed illazioni: il quotidiano romano Il Tempo, per fare un solo esempio, due anni fa suggeriva che monsignor Krzysztof Charamsa, quello famoso del coming out pre Sinodo, proprio prima delle sue esternazioni sulla propria omosessualità, stesse "per diventare vescovo, grazie anche alla rete delle sue relazioni, tra cui spicca quella con don Dario Viganò, prefetto della Comunicazione" (Il Fatto quotidiano,12.10.2015 e qui).