Facendo seguito a quanto detto nel nostro precedente post, aggiungiamo che Mons. Fisichella ha criticato (e corretto) i titoli e gli articoli dei media (ah, si legge "media", e non "midia": è latino) attraverso i quali è stata distorta l'autenticità della decisione del Papa in merito all'aborto e ha annunciato che sarà cambiato il Codice di Diritto Canonico ma l'aborto resta un peccato gravissimo.
Mons. Paglia ha ribadito che Francesco non ha inteso affatto "depenalizzare" il peccato di aborto, ma, ribandendone la gravità, ha solamente modificato una questione "procedurale" (se così si può dire): ha concesso a tutti preti la facoltà di assolvere chi voglia e procuri l'aborto che comporta sempre la scomunica latae sententiae (che permane fintantoché non si chieda l'assoluzione).
grassetto e sottolineato nostri.
Roberto
Fisichella: sull’aborto si sono lette tante idiozie:
Monsignor Paglia ribadisce: la questione non va banalizzata, e la scomunica resta
da La Stampa del 23.11.2016
Monsignor Paglia ribadisce: la questione non va banalizzata, e la scomunica resta
da La Stampa del 23.11.2016
«Non c’entra niente la scomunica che viene tolta. Non c’entra nulla
dire `abortite perché il Papa vi perdona´, queste sono veramente delle
idiozie che rimangono tali sia nei titoli che nei contenuti». Così il
Presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione,
monsignor Rino Fisichella, in un’intervista a Tv2000 è tornato a parlare
di aborto.
«Voglio dire una cosa nei confronti dei giornalisti - ha aggiunto
Fisichella - due giorni fa in Sala Stampa ne ho sentite di tutti i
colori. C’è da parte di qualcuno la tentazione di leggere in fretta e
quando si legge in fretta non si capisce. C’è la tentazione di trovare
subito qualche cosa. E di tanti contenuti l’occhio è caduto solo
sull’aborto. C’è poi la volontà di qualcuno di voler denigrare e trovare
quello che non c’è».
Il Presidente del Pontificio Consiglio per la Nuova Evangelizzazione
ha inoltre voluto precisare che «il Papa ha detto chiaramente e lo ha
scritto: il peccato di aborto e uno dei peccati più gravi che esistano,
perché si pone fine a una vita innocente. Questo peccato rimane tale e
nel momento in cui si compie questo peccato, non solo da parte della
donna, che porta il peso più grande di tutto questo, ma da parte di
tutta una categoria che partecipa al peccato d’aborto, nel momento in
cui si compie dunque, c’è la scomunica e si è fuori dalla comunione
dalla Chiesa perché il peccato è gravissimo».
«Ma il Papa - ha sottolineato monsignor Fisichella - pur dicendo
questo dice con altrettanta forza che non esiste un peccato che Dio non
possa perdonare quando si ritrova con un cuore pentito. Il Papa dice che
non deve esserci nessun ostacolo, nessun limite. Prima infatti solo il
vescovo poteva assolvere il peccato di aborto».
«È una prassi che si è modificata - ha concluso monsignor Fisichella -
la prassi con la quale ora il Papa dice: desidero che chi porta dentro
di sé questo grande dolore ed è pentito, non abbia a trovare ostacoli ma
qualsiasi sacerdote può accogliere, perdonare e aiutare a camminare per
una vita nuova».
Sempre oggi ha parlato monsignor Vincenzo Paglia: interpellato da
Radio Vaticana, ha sottolineato che il Papa, nella lettera «Misericordia
et misera», non ha assolutamente «banalizzato» l’aborto. «È vero
esattamente l’opposto: - spiega il presidente della Pontificia accademia
per la vita - proprio perché concedere il perdono significa un dialogo,
una consapevolezza, una decisione di non ripetere più quello che si è
fatto. In questo senso, allargare ai sacerdoti vuol dire dare maggiore
possibilità a chi ha compiuto questo gesto
terribile di comprendere la gravità di quello che ha fatto e quindi di poter cambiare vita e di non farlo più. In questo senso, il Papa - consapevole della gravità - vuole offrire il modo migliore per impedire il ripetersi. Certamente, avere una maggiore possibilità di accedere a una medicina robusta aiuta chi è debole a cadere meno facilmente o comunque a non cadere. Quindi, proprio perché è un atto gravissimo è necessaria una straordinaria concessione della Misericordia».
terribile di comprendere la gravità di quello che ha fatto e quindi di poter cambiare vita e di non farlo più. In questo senso, il Papa - consapevole della gravità - vuole offrire il modo migliore per impedire il ripetersi. Certamente, avere una maggiore possibilità di accedere a una medicina robusta aiuta chi è debole a cadere meno facilmente o comunque a non cadere. Quindi, proprio perché è un atto gravissimo è necessaria una straordinaria concessione della Misericordia».
La scomunica `latae sententiae´ (automatica, ndr) per chi procura aborto, «resta così com’è nel Codice di Diritto Canonico. In questo senso, - ricorda monsignor Paglia - non c’è nessun cambiamento nella concezione della gravità del peccato: resta l’eliminazione colpevole di un innocente ed è gravissimo. Il senso del testo papale è appunto nella volontà di far comprendere che chi si pente, anche di questo gravissimo peccato, viene perdonato e abbracciato dal Signore. In questo senso, viene come dimenticata da Dio la scomunica che era comminata per questo atto drammatico. Certamente, poi, c’è in questo gesto del Papa una grande considerazione della debolezza o dei drammi di tante donne che, se lasciate a loro stesse, difficilmente riescono a uscirne e a trovare una strada non solo per non ripetere quanto hanno fatto, ma anche per sentirsi aiutate di fronte al dramma che sempre ogni aborto procura, anche nelle stesse donne».
se questo papa parlasse CHIAROOOOOO !! e non con l' interprete OK ! , tante idiozie i giornalisti , che pure vanno presi con le pinze non le avrebbero pubblicate
RispondiEliminaCome volevasi dimostrare è arrivata la spiegazione postuma
RispondiEliminaMettiamo le pezze agli sfondoni del nostro Pontefice, mi raccomando!!
RispondiEliminaParla Mons. Paglia ! uno bono , che ha lasciato la diocesi di Terni fradicia di debiti , da prendere ad esempio !
RispondiEliminae intanto ha fatto carriera ! ,,,
si difendono uno con l' altro ! come al solito
CONTRADDIZIONI INTRINSECHE…
RispondiEliminaC’è chi, dopo questa decisione del Papa, ha accusato la Chiesa di “lassismo” nei confronti dell’aborto. È così?
«Ripetutamente il Pontefice non ha mancato di evidenziare come l’aborto sia un “peccato” gravissimo. Davanti a ciò, comunque – come dinanzi a ogni azione grave che un fedele può compiere smentendo la grazia ricevuta nel Battesimo – la misericordia di Dio va oltre. In un certo qual modo supera la gravità di quanto compiuto e la redime. Nessuno mai può essere (e rimanere) crocifisso sopra i propri sbagli e per tutti, a condizione, non dimentichiamolo, di essere pentiti del male compiuto, c’è il perdono di Dio attraverso il ministero del confessore, segno e strumento della grazia. In questo modo, la misericordia, elargita da Dio, diventa davvero giusta, e la giustizia, amministrata dalla Chiesa, diventa misericordiosa (CHE RAZZA DI SPIEGAZIONE E’? QUESTO VALEVA ANCHE PRIMA! O NO? NDR). Non direi, quindi, che la decisione del Santo Padre riveli un “lassismo” della gravità dell’aborto (PERCHE’? LA SPIEGAZIONE DI PRIMA NON SPIEGA NULLA! ANZI! NDR), evidenzia invece la grandezza del cuore di Dio che ama e perdona sempre».
Non c’è però il rischio che il peccato di aborto possa essere minimizzato?
«Non credo proprio. Anzi. L’estensione della facoltà è proprio per venire incontro il più possibile e nel minor tempo possibile al fedele incorso in una condizione di scomunica così grave. Non dimentichiamo che l’aborto (procurato e con effetto ottenuto) non è solamente un “peccato” bensì un “delitto”. Nella Bolla di indizione dell’Anno Santo il Papa spiegò quale era il compito dei Missionari della Misericordia: "Saranno sacerdoti a cui darò l’autorità di perdonare anche i peccati che sono riservati alla Sede Apostolica". Dopo l’entrata in vigore del Codice di Diritto Canonico del 1983, infatti, non esiste più la riserva sui peccati (remissibili o dal vescovo diocesano o dalla Sede Apostolica) ma sui delitti. Il Codice, in questo modo, ha preferito tralasciare le categorie morali, per mantenere una stretta competenza giuridica. Il delitto di aborto, che era tra i delitti riservati alla competenza del Vescovo o del canonico penitenziere e concesso ai Missionari della Misericordia, pur restando un peccato grave, ha una propria qualificazione giuridica in forza di una legge che ne prevede una pena annessa. A partire dalla domanda sul perché non ogni — ma tutti in generale — confessore è abile a rimettere la pena per un delitto, possiamo rispondere che la sollecitudine materna della Chiesa sa bene che — in forma generica, mutuando un’immagine medica per quanto concerne il peccato — non ogni malattia si cura con la stessa terapia e lo stesso terapeuta. Per malattie diverse ci sono medicine e medici diversi, non tutto viene curato alla stessa maniera; da parte dell’autorità competente, a peccati diversi non si possono dare sanzioni uguali, perché ciò urterebbe contro la giustizia. La stessa cosa vale per la remissione dei peccati. Tutti i confessori possono perdonare i peccati, ma non tutti i confessori possono assolvere dalle scomuniche o da altre sanzioni. Per questo la Chiesa dispone che alcuni delitti — i quali lacerano nel profondo la compagine ecclesiale quando si riferiscono in primo luogo ai sacramenti — vengano sanati da un confessore particolarmente qualificato ed esperto nell’esercizio del sacramento della penitenza, qualora essi, però, non siano oggetto di trattazione in un processo di foro esterno (APPUNTO! QUINDI CONCEDERLO A TUTTI E’ DERUBRICARE DI FATTO IL DELITTO D’ABORTO! NDR) ».
http://www.famigliacristiana.it/articolo/nessun-lassismo-sullaborto-il-papa-evidenza-la-grandezza-del-cuore-di-dio.aspx