Mosaico dell'Ecclesia mater. Basilica paleocristiana proveniente da pietra tombale di Tabarka, in Tunisia (sec. IV-V). L'altare è al centro della navata. |
Proseguiamo con alcuni articoli - tratti da Chiesa e post concilio e dagli amici di Romualdica - sull'orientamento liturgico.
9° Articolo: "L'altare verso il popolo. Domande e risposte 7", Romualdica, cliccare QUI.
Per le puntate precedenti vedi QUI e QUI e QUI e QUI.
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9° Articolo: "L'altare verso il popolo. Domande e risposte 7", Romualdica, cliccare QUI.
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OTTAVA DOMANDA
Quando il sacerdote si trovava posto “dietro” l’altare, nelle chiese che avevano l’abside a Occidente, come San Pietro a Roma, ciò non costituiva, malgrado tutto, una celebrazione rivolti al popolo?
No! In effetti, durante la preghiera eucaristica (canon missæ), non solo il celebrante, ma anche i fedeli erano rivolti verso l’Oriente. Come ha fatto osservare san Giovanni Crisostomo [1], nei tempi antichi i fedeli stendevano le mani nel corso della preghiera, al pari del sacerdote (cfr. in seguito l’illustrazione di corredo alla decima domanda). Tutti guardavano in direzione delle porte aperte della chiesa, da dove penetrava la luce del sol levante, simbolo di Cristo resuscitato che ritorna.
Al di là della particolare venerazione per il sol levante che aveva il costruttore di queste basiliche, l’imperatore Costantino, certamente ha avuto la sua influenza questo brano del profeta Ezechiele (43, 1-2): “Mi condusse allora verso la porta che guarda a Oriente ed ecco che la gloria del Dio d’Israele giungeva dalla via orientale”. Così, con le porte della basilica aperte sull’Oriente, si attendeva che il Cristo venisse a partecipare alla celebrazione dell’eucaristia, come dopo la sua resurrezione era apparso più volte ai suoi discepoli durante il pasto (cfr. Lc 24, 36-49; Gv 21; At 1, 4).
All’origine i fedeli – donne e uomini separati – non stavano nella navata centrale, ma in quelle laterali [2], il cui numero poteva perciò arrivare fino a sei nelle grandi basiliche (quelle del Laterano e di San Pietro, a Roma, ne hanno solo quattro). In definitiva, questo modo di prendere posto nelle navate laterali corrispondeva all’abitudine di fermarsi lungo i muri laterali delle piccole chiese della cristianità primitiva. Questo è ancora oggi l’usanza nelle chiese d’Oriente: la navata o lo spazio centrale sotto la cupola rimangono liberi per le funzioni di culto. I fedeli anziani prendono posto su delle sedie (stasidien) lungo i muri della chiesa e nelle navate laterali, gli altri assistono all’ufficio in piedi. In Oriente, la posizione del corpo più conveniente per la partecipazione liturgica, è quella in piedi, e non l’inginocchiarsi, com’era da noi una volta; tale posizione esige una grande disciplina fisica, soprattutto nel corso di uffici che si prolungano.
Come si evince da alcuni scavi e dalle raffigurazioni che sono state trovate (cfr. qui l’immagine d’apertura), nelle basiliche costantiniane e nord-africane l’altare era quasi al centro della navata. Esso era attorniato da ogni lato da un recinto e, in genere, era sormontato da un baldacchino [3]. Il coro dei cantori (schola cantorum) prendeva posto davanti al celebrante. Nelle chiese di Ravenna, benché fossero tutte orientate, si conservò per lungo tempo questa disposizione dell’altare e della schola in mezzo alla navata [4]: la circostanza è attestata fino al secolo VIII.
Anche nella chiesa costantiniana di San Pietro, a Roma, l’altare non si trovava, come si potrebbe pensare, al di sopra della tomba dell’Apostolo, ma quasi al centro della navata. Là dov’era sepolto il Principe degli Apostoli, vi era una “memoria” senza altare, sormontata da un baldacchino a colonne, come si può vedere in una raffigurazione molto antica, quella dello scrigno d’avorio di Pola (cfr. l’immagine qui al termine). La supposizione spesso avanzata che un tempo vi fosse un altare maggiore mobile, là ove i pellegrini entrano ed escono per visitare la tomba dell’Apostolo, non è stata provata.
Poiché nella basiliche con l’abside a Occidente e l’altare in mezzo alla navata centrale, i fedeli si disponevano, come abbiamo visto, lungo le navate laterali – fra le cui colonne vi erano, peraltro, dei tendaggi che si aprivano durante la Messa –, di fatto non volgevano le spalle all’altare. Ciò che del resto non sarebbe potuto nemmeno essere supposto, considerato il rispetto che si portava alla santità dell’altare. Essi potevano girarsi senza difficoltà verso l’Oriente – in direzione dell’entrata – con una leggera rotazione del corpo.
Anche nel caso, inverosimile, che nel corso della preghiera eucaristica i fedeli non avessero guardato verso l’entrata, ma verso l’altare, rimane il fatto che, anche così, non si sarebbe potuto verificare il faccia a faccia tra il celebrante e l’assemblea, poiché, come abbiamo già detto, nei tempi antichi l’altare era nascosto dalle tende.
A partire dal Medioevo, l’altare di queste basiliche venne generalmente trasferito verso l’abside. Nella chiesa di San Pietro ciò avvenne, come si sa, verso il 600, durante il pontificato di san Gregorio Magno, il quale apportò allo stesso tempo importanti modifiche al coro e fece costruire una cripta circolare che permettesse ai pellegrini di recarsi liberamente alla tomba dell’Apostolo, senza dovere passare per il presbiterio (cfr. l’immagine qui al termine).
In seguito il popolo si dispose via via nella navata. A un’epoca – oggi impossibile da determinare – in cui nelle basiliche costantiniane, gli assistenti smisero di volgersi verso l’Oriente, per rimanere rivolti all’altare, si giunse a una parvenza di celebrazione “rivolti versi il popolo”.
[1] PG 62, 204.
[2] Quest’affermazione, che rischia di sorprendere il lettore non avvertito, è tuttavia pienamente fondata. Consideriamo a titolo d’esempio lo schema della chiesa di San Clemente a Roma. Lo spazio centrale davanti all’altare è occupato dalla schola cantorum (recinto riservato ai cantori) e i fedeli prendono posto nelle navate laterali. Notiamo tuttavia una diversa ipotesi avanzata dal prof. Cyrille Vogel, che nel caso di una basilica in cui i fedeli sarebbero, di fatto, nella navata, ritiene che “a Roma, verso la metà del secolo V, la conversio ad orientem (rivolgersi a Oriente), implicando una aversio a mensa (volgere le spalle all’altare), non era o non era più in uso presso i fedeli” (“L’Orientation vers l’est du célébrant et des fidèles pendant la célébration eucharistique”, in L’Orient Syrien, vol. IX, 1964, p. 29).
[3] Sempre a titolo d’esempio, si consideri il piano della chiesa di Sabratha, in Libia. Il celebrante, rivolto a Oriente, tiene le spalle all’abside, rivolto alle porte della chiesa. I fedeli non sono posizionati davanti a lui – non ne avrebbero lo spazio –, ma nelle navate laterali. Essi non hanno alcuna difficoltà a rivolgersi verso l’Oriente, come il celebrante.
[4] Cfr. K. Gamber, Liturgie und kirchenbau (Liturgia e costruzione delle chiese), pp. 132-136.
Abside dell'antica chiesa di San Pietro, a Roma, prima della sua ricostruzione durante il pontificato di san Gregorio Magno (ricostruzione in base alla placca d'avorio di Pola). |
[Klaus Gamber, “L’autel face au peuple. Questions et réponses”, in Tournés vers le Seigneur!, Éditions Sainte-Madeleine, Le Barroux 1993, pp. 19-55 (pp. 37-43) / 7 - continua]