di Riccardo Cascioli
Il finanziere George Soros ha dato consistenti
contributi ad organizzazioni cattoliche per «spostare le priorità della
Chiesa cattolica americana» dai temi vita e famiglia a quelli della
giustizia sociale: occasione particolare, la visita di Papa Francesco
negli Usa nel settembre 2015.
È quanto emerso nei giorni scorsi, in
aggiunta alle precedenti rivelazioni, dai numerosi documenti riservati hackerati alla sua Open Society Foundation.
La notizia è circolata soprattutto negli Stati Uniti,
focus dell’azione di Soros, ma merita di essere ripresa e conosciuta
ovunque perché le sue implicazioni riguardano la Chiesa universale.
Partiamo dai fatti contenuti nei documenti pubblicati da DC Leaks: nell’aprile 2015 la Open Society ha versato 650mila dollari nelle casse di due organizzazioni legate ad ambienti cattolici progressisti, PICO e Faith in Public Life (Fpl), con lo scopo di «influenzare singoli vescovi in modo da avere voci pubbliche a sostegno di messaggi di giustizia economica e razziale allo scopo di iniziare a creare una massa critica di vescovi allineati con il Papa».
Le due organizzazioni destinatarie dei versamenti sono
state scelte, spiegano i documenti, perché impegnate in progetti a lungo
termine che hanno lo scopo di cambiare «le priorità della Chiesa
cattolica statunitense».
La grande occasione è data dalla visita del
Papa negli Stati Uniti e la fondazione di Soros punta esplicitamente ad
usare i buoni rapporti di PICO con il cardinale honduregno Oscar
Rodriguez Maradiaga, tra i principali consiglieri di papa Francesco, per
«impegnare» il Pontefice sui temi di giustizia sociale e anche avere la
possibilità di inviare una delegazione in Vaticano prima della visita
di settembre in modo da far ascoltare direttamente al Papa la voce dei
cattolici più poveri in America.
C’è poi un Rapporto del 2016, un bilancio dell'anno precedente, in cui la fondazione di Soros
si ritiene soddisfatta di come sia andata la precedente campagna in
vista della visita del Papa e anche per il numero di vescovi che, in
vista delle presidenziali, hanno apertamente criticato i candidati che
puntano sulle paure della popolazione, con evidente riferimento a Donald
Trump ed altri candidati repubblicani.
Se questa soddisfazione sia giustificata o meno e
quanto la visita del Papa sia stata effettivamente influenzata da questa
azione di lobby, è certo materia di discussione.
Ma ognuno può trarre
le sue conclusioni ripercorrendo discorsi, incontri, conferenze stampa e
polemiche legate a quella visita.
Quello che qui preme sottolineare
sono invece due realtà che tali documenti portano alla luce e che hanno
un valore ben oltre la contingenza di una visita papale.
Il primo e più importante è il grande investimento
che organizzazioni filantropiche tradizionalmente anti-cattoliche stanno
facendo per sovvertire l’insegnamento della Chiesa.
È questo il vero
scopo del cambiamento di priorità invocato, dai temi su famiglia e vita a
quelli di giustizia sociale.
In questo Soros si colloca nel solco di
una tradizione ultradecennale che vede protagoniste le principali
fondazioni americane, dai Rockefeller ai Ford, dai Kellog a Turner e
così via.
È un progetto di “protestantizzazione” che il sottoscritto
aveva già documentato in un libro pubblicato venti anni fa (Il complotto demografico,
Piemme).
Il motivo?
La Chiesa cattolica che, in sede di organizzazioni
internazionali ha come obiettivo fondamentale di difendere la dignità
dell’uomo, è l’ultimo baluardo che si oppone all’instaurazione di un
nuovo ordine mondiale che vuole ridurre l’uomo a semplice strumento
nelle mani del potere.
Parte fondamentale di questo progetto è la diffusione universale del controllo delle nascite, dell’aborto come diritto umano, della distruzione della famiglia e della promozione dell’ideologia di genere. Proprio negli anni ’90 del secolo scorso, in un ciclo di conferenze internazionali dell’ONU (dal vertice di Rio de Janeiro sull’ambiente nel 1992 fino al summit di Roma sull’alimentazione nel 1996) si scatenò una battaglia diplomatica senza precedenti tra Stati Uniti e Unione Europea da una parte e Santa Sede dall’altra proprio su questi temi.
Parte fondamentale di questo progetto è la diffusione universale del controllo delle nascite, dell’aborto come diritto umano, della distruzione della famiglia e della promozione dell’ideologia di genere. Proprio negli anni ’90 del secolo scorso, in un ciclo di conferenze internazionali dell’ONU (dal vertice di Rio de Janeiro sull’ambiente nel 1992 fino al summit di Roma sull’alimentazione nel 1996) si scatenò una battaglia diplomatica senza precedenti tra Stati Uniti e Unione Europea da una parte e Santa Sede dall’altra proprio su questi temi.
Sebbene possiamo oggi notare come
quell’agenda abbia fatto passi da gigante a livello mondiale, la strenua
resistenza della Chiesa, che aveva trascinato con sé molti Paesi in via
di sviluppo (vittime di questo neo-colonialismo) ha ritardato e sta
ostacolando quel progetto.
Molto lo si deve a Giovanni Paolo II, il
quale ha sempre avuto chiaro che la famiglia e la vita sono oggi il
principale terreno su cui si gioca la battaglia per la dignità
dell’uomo.
Vale la pena ricordare per inciso che proprio per questo
motivo e per questa battaglia, il Papa istituì allora il Pontificio
Consiglio per la Famiglia e anche l’Istituto per gli studi su Matrimonio
e Famiglia presso la Pontificia Università Lateranense (l’Istituto
Giovanni Paolo II che nei giorni scorsi ha visto un cambiamento
significativo alla sua guida).
Si può capire quindi come si siano intensificati gli sforzi internazionali
per indebolire la Chiesa su questo fronte.
Negare l’esistenza di
princìpi non negoziabili e la promozione quasi esclusiva della giustizia
sociale a scapito dei temi di famiglia e vita è la via maestra per
raggiungere questo scopo.
E i soldi di Soros sono parte di questi sforzi
che però vanno ben oltre l’attività della sua Fondazione.
Del resto - e qui è la seconda questione - questi personaggi e queste organizzazioni
trovano una facile sponda all’interno della Chiesa stessa in certi
ambienti progressisti che già per conto loro condividono questo
approccio.
Proprio le due organizzazioni finanziate da Soros nel 2015 ne
sono una dimostrazione. PICO, ad esempio, è stata fondata nel 1972 dal
padre gesuita John Baumann e si propone di affrontare i problemi sociali
attraverso l’organizzazione di cellule fondate sulle comunità delle
varie religioni presenti, per intenderci un modello evoluto di comunità
di base di sudamericana memoria.
Proprio per questo PICO si è guadagnata
il supporto del cardinale Maradiaga (c’è un video promozionale del 2013 in
cui il cardinale invita a sostenere PICO).
Ma tale organizzazione è
anche ispirata dal “guru” comunista Saul Alinski, conosciuto come il
“profeta” dell’organizzazione delle comunità di base e delle minoranze
etniche.
Del resto nell’elenco dei finanziatori di PICO troviamo le
Fondazioni Ford e Kellogg in aggiunta a un’altra decina di fondazioni
dalla forte identità liberal.
Curiosamente, poi, si trova Alinski anche
all’origine della carriera politica di Hillary Clinton e non può quindi
sorprendere l’impegno di PICO, tra l’altro, nella campagna elettorale
per le presidenziali.
Impegno ancora più esplicito per l’altra organizzazione finanziata da Soros, Faith in Public Life,
che tra i successi del 2015 – oltre alla “preparazione” della visita
del Papa, tra cui un sondaggio ad hoc sui cattolici americani teso a
supportare l’agenda liberal – cita anche la mobilitazione per bloccare la legge sulla libertà religiosa della Georgia, finalizzata tra l’altro a garantire l’obiezione di coscienza contro l’imposizione dell’ideologia gender e delle nozze gay.
Quanto il cardinale Maradiaga e altri esponenti dell’episcopato
sono coscienti o partecipi di questo disegno decisamente
anti-cattolico?
Non lo sappiamo e non ci azzardiamo a processarne le
intenzioni.
Possiamo solo notare come certi esponenti ecclesiali di
primo piano vengano individuati come omogenei ai progetti di chi vuole
distruggere la Chiesa, a prescindere poi dal successo o meno che abbiano
certi tentativi di approccio.
Si può infatti facilmente capire che di tale progetto di cambiamento
nella dottrina della Chiesa faccia parte anche un'opera di infiltrazione
di specifici personaggi nei centri decisionali della Chiesa.
E non si
può non andare immediatamente al caso di Jeffrey Sachs, l’economista
dell’ONU e direttore dell’Earth Institute che ha avuto un ruolo
importante nell’enciclica “Laudato Sii”, tanto da essere chiamato dal
Vaticano sia per le presentazioni dell’enciclica sull’ambiente sia per i
convegni internazionali sullo sviluppo sostenibile.
La sua inspiegabile onnipresenza è stata contestata nei mesi scorsi – oltre che dal nostro giornale (clicca qui, qui e qui) – dalle principali organizzazioni pro-life e pro-family internazionali perché Sachs è ben noto come grande sostenitore delle politiche di controllo delle nascite.
La sua inspiegabile onnipresenza è stata contestata nei mesi scorsi – oltre che dal nostro giornale (clicca qui, qui e qui) – dalle principali organizzazioni pro-life e pro-family internazionali perché Sachs è ben noto come grande sostenitore delle politiche di controllo delle nascite.
Ma è stato difeso a spada tratta dal presidente
della Pontificia Accademia delle Scienze Sociali, il vescovo argentino
Marcelo Sanchez Sorondo, che ne ha anche sponsorizzato la nomina da
parte di papa Francesco nella Pontificia Accademia da lui presieduta.
Ebbene, ciò che forse non è stato detto, è che Sachs è anche conosciuto
per essere un uomo di Soros (peraltro entrambi sono ebrei originari
dell’Est Europa), da diversi decenni impegnato nella concezione e
diffusione di teorie economiche a sostegno dell’Open Society perseguita da Soros.
Alla luce dei documenti che attestano le strategie di Soros nei confronti della Chiesa cattolica, la presenza di Sachs nei piani alti del Vaticano risulta meno inspiegabile, sebbene ancora più inquietante.
Alla luce dei documenti che attestano le strategie di Soros nei confronti della Chiesa cattolica, la presenza di Sachs nei piani alti del Vaticano risulta meno inspiegabile, sebbene ancora più inquietante.
A questo punto sarebbe
però opportuno che a spiegarsi siano il vescovo Sorondo, il cardinale
Maradiaga e quanti altri sono coinvolti in questa rete.
Fonte: La nuova Bussola quotidiana
Fonte: La nuova Bussola quotidiana