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lunedì 4 luglio 2016

“Le processioni al Sud Italia danno fastidio ma se a contestarle è chi ha ridotto la Liturgia della Chiesa ad un teatrino?”

Articolo scritto per MiL dallo Storico dell’arte Dott. Flavio Garreffa, che ringraziamo di cuore. 
Buona lettura 
AC 
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“Le processioni al Sud Italia danno fastidio ma se a contestarle è chi ha ridotto la Liturgia della Chiesa ad un teatrino?” 

Da Napoli in giù in qualsiasi paese o città ci si reca a partire dal mese di maggio è un susseguirsi di riti e manifestazioni religioso - popolari che vedono commoventi ed imponenti cortei processionali portare in trionfo per le
strade dei propri centri abitati statue artistiche e di grande pregio in processione, tra archi di luminarie variopinte, canti antichi e ricchi di fascino arcano e fuochi pirotecnici. 
Oggi si guarda con ammirazione e con profonda fede a questi riti che anche se possono sembrare anacronistici e superati rappresentano ancora per intere generazioni un punto di riferimento costante per mantenere forte il legame con la propria fede a Cristo, alla Vergine e ai Santi Patroni. 
Nella maggior parte dei casi sono confraternite ad organizzare queste manifestazioni o semplici associazioni o comitati festa. 
E’ vero! Molti di questi antichi pii sodalizi confraternali oggi hanno purtroppo perso il loro senso autentico di fedeltà al Vangelo e alle autorità ecclesiastiche. 
Ci si riduce ad indossare l’abito sacro solo nel giorno della festa del Santo Titolare e poi durante l’anno spariscono dalle chiese, molti dei portatori di queste Immagini Sacre sono persone che appartengono a gruppi criminali e malavitosi e che del cristianesimo hanno una visione errata e distorta. 
Nei piccoli centri diventa una forma di ostentazione di potere, riducendo il tutto a grandi parate folcloriche. 
Ma non bisogna fare di tutta lerba un fascio! 
In molti paesi si respira una seria e onesta identità cristiana attorno a queste forme teatralizzate della pietà popolare e se molte persone ancora varcano i portoni delle chiese è solo perché restano uniti da queste pratiche religiose. 
Perché dico questo? 
E’ molto semplice! 
Si sa con grande amarezza che dopo la riforma liturgica del Concilio Vaticano II la maggior parte dei sacerdoti e soprattutto dei vescovi hanno pensato che celebrare i santi misteri sia una libera interpretazione dettata dal gusto personale, dalle devozioni e dal mettersi in mostra. 
L’altare del Divino Sacrificio diventa un tavolino smontabile, con una ciotola di fiori sul lato sinistro e due misere candele di gusto discutibile nella maggior parte dei casi poste sul lato destro e poi inizia la commedia. Il messale diventa un accessorio di secondo piano da interpretare ed ecco che si da avvio alle invezioni delle parti della liturgia, preghiere inventate sul momento, balli, paramenti usati inpropriamente, dissacralizzazione delle sacre specie eucaristiche, canti sullo stile “Sanremo giovani” , e la santa messa diventa lo spettacolo del prete di turno che da libero sfogo alle proprie fantasie devozionistiche. 
I vescovi delle Diocesi del Sud Italia quando si riuniscono nei loro incontri discutono sempre su due punti: “Purificazione della pietà popolare e rapporto con i giovani e le famiglie”. Come se oggi nelle Diocesi del Meridione d’Italia i problemi urgenti da affrontare fossero davvero questi.
Intanto la gente che assiste impotente e sgomenta a questi spettacoli di liturgie si rifugia nell’unica cosa che ancora richiama alla loro mente il senso del sacro, vale a dire la pietà popolare e le semplici devozioni alla Vergine e ai Santi. 
Però è raro vedere un vescovo che sospenda un sacerdote due mesi dal celebrare messa quando vede con documenti comprovati abusi gravi perpetrati alla liturgia, è raro vedere un vescovo scrivere un decreto sul giusto criterio e le norme da rispettare nelle celebrazioni liturgiche, è raro vedere un vescovo prendere dei provvedimenti sanzionali nei confronti dell’insubordinazione alla dottrina e alle norme liturgiche. 
Ma dalle “zelanti” Conferenze Episcopali di Puglia, Calabria e Sicilia arrivano lettere infuocate di riforma e snaturamento di processioni, comprese quelle per eccellenza del Corpus Domini. 
Sicuramente la pietà popolare va purificata ed evangelizzata da cattive interpretazioni che rasentano retaggi culturali impregnati di superstizione, folclore e anche paganesimo ma non sarebbe ancora più lodevole se si iniziasse da chi dovrebbe dare l’esempio che queste manifestazioni siano autenticamente vissute nello spirito del vangelo? 
Se i primi a fare della Sacra Liturgia una barzelletta sono la maggior parte dei sacerdoti come si può avere obbedienza e rispetto? 
Se i primi a non rispettare le norme della Chiesa sono i suoi ministri come si può pensare ad una riforma generale? 
Allora riflettiamo perché quando non vedremo più passare nei nostri paesi in processione le statue belle o brutte che siano dei nostri Santi Patroni o di Cristo e della Vergine, allora sarà quello il momento in cui avremo perso la nostra identità culturale e spirituale che ci tiene uniti al patrimonio dei luoghi in cui viviamo. 
Le chiese resteranno grandi contenitori vuoti per “piccoli sacerdoti” che continueranno a fare taeatro anziché liturgia! 

Dott. Flavio Garreffa Storico dell’arte 

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