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martedì 30 giugno 2015

"Ci uccideranno ma guardate la mia faccia : vi sembro spaventato?" Sanguis Martyrum, semen Christianorum

Senza timore della morte e del martirio 
di Riccardo Cascioli 

«…Non vorrei soffermarmi sulle atroci, disumane e inspiegabili persecuzioni, purtroppo ancora oggi presenti in tante parti del mondo, spesso sotto gli occhi e nel silenzio di tutti. Vorrei invece oggi venerare il coraggio degli Apostoli e della prima comunità cristiana; il coraggio di portare avanti l’opera di evangelizzazione, senza timore della morte e del martirio, nel contesto sociale di un impero pagano». 
Vale la pena soffermarsi su queste parole pronunciate ieri da papa Francesco nell’omelia della messa celebrata nella festa dei Santi Pietro e Paolo. 
Quando parliamo di cristiani perseguitati non basta denunciare, seppure anche questo sia necessario; non basta ricordarli nella preghiera, per quanto sia questa la prima arma a usare per correre in loro difesa; dobbiamo soprattutto imparare da loro, dobbiamo guardare alla testimonianza di Cristo che rendono a noi e al mondo intero chiedendo a Dio di darci la stessa forza e la stessa fede. 
«Penso che finiranno per distruggere la nostra comunità. 
Ci uccideranno – ha detto poche settimane fa padre Douglas Bazi, sacerdote iracheno e parroco a Erbil, parlando a degli studenti in Brianza -. 
Ma guardate la mia faccia: vi sembro spaventato? 
Anche la mia gente ha lo stesso volto: non abbiamo paura. 
La nostra fede è così importante che non ci arrenderemo». 
È questo il volto odierno di chi porta avanti «l’opera di evangelizzazione, senza timore della morte e del martirio»
Sono questi i volti su cui fissare lo sguardo per imparare la stessa passione e la stessa saldezza nella fede. 
«La presenza qui dei sacerdoti è una grande grazia - dice il vicario apostolico di Aleppo (Siria) Georges Abou Khazen, in un'intervista a Tempi, mentre descrive l'inferno che questa città è diventata - : nessun vescovo o parroco o religioso ha lasciato il suo posto. 
Questo per la gente è importante, è un segno di speranza e incoraggiamento. 
Quando mi chiedono che cosa dovremmo fare, io rispondo: non lo so, non ho una risposta, ma sono qui e resterò qui. Per costruire». 
Ognuno al posto in cui Dio ci ha chiamati, come dice Claudel nell'Annuncio a Maria: «Santità non è farsi lapidare in terra di Paganìa o baciare in bocca un lebbroso, ma fare la volontà di Dio, con prontezza, si tratti di restare al nostro posto, o di salire più alto». 
Fare la volontà di Dio, con prontezza; portare avanti l'opera di evangelizzazione, senza timore della morte e del martirio. 
Dovunque noi siamo, a qualunque compito Dio ci chiami. 
Come fu per Pietro e Paolo; come è oggi per tanti cristiani perseguitati; come deve essere per noi, qui, in una società che invece di eliminarci con la forza ci ha narcotizzati. 

Fonte : La nuova Bussola Quotidiana