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martedì 17 marzo 2015

Boom di cistercensi ratzingeriani in Austria

 Il boom dei cistercensi ratzingeriani di Heiligenkreuzm
nel deserto della Chiesa austriaca
di Andrea Galli, da il Timone (marzo 2015)

Tra giugno e luglio dello scorso anno la storica e prestigiosa abbazia benedettina di Melk, in Austria, ha tenuto i suoi esercizi spirituali. A predicarli alla comunità di monaci è stato Eugen Drewermann, un nome che forse oggi dice poco, ma è stato in voga nel mondo di lingua tedesca e non solo negli anni 80 e 90, in particolare per il suo libro Funzionari di Dio. Psicogramma di un ideale, una spiegazione di come il clero cattolico soffra di una endemica nevrosi a causa di aspetti della dottrina quali il sacrificio della Croce o la Trinità, e di aspetti disciplinari come il celibato ecclesiastico. A Drewermann fu revocata la possibilità di insegnare nelle istituzioni cattoliche, fu poi sospeso a divinis e nel 2005 fu lui stesso a lasciare la Chiesa. La vicenda del suo invito a Melk, che ha dell’incredibile, sarebbe passata sotto silenzio se non fosse stata rilanciata da un occhiuto sito internet e se un gruppo di fedeli non avesse deciso di scrivere a Roma, alla Congregazione per la dottrina della fede, per denunciare l’accaduto e altri fatti riguardanti l’abbazia. Tra questi, la durezza dell’abate Gerhard Wilfinger nei confronti dei monaci che avevano criticato l’iniziativa, lo stile di vita mondano dello stesso Wilfinger e la sua tolleranza di fronte a comportamenti scandalosi all’interno della sua comunità.
L’episodio è uno dei tanti che si possono citare riguardo alla condizione della Chiesa austriaca, una delle più malate – per usare un’espressione forte ma non eccessiva – tra quelle di Paesi storicamente cattolici in Europa. Lo abbiamo scelto perché fa da perfetto contraltare a un altro caso, sempre austriaco: quello di un’oasi di spiritualità cristallina, di ortodossia e di zelo liturgico in un contesto di crescente dissolvimento del cattolicesimo nello spirito del mondo. Si tratta dell’abbazia cistercense di Heiligenkreuz, situata nella cittadina a cui ha dato il nome (che alla lettera significa Santa Croce) a una manciata di chilometri da Vienna.
Un fondatore santo, un abate della Provvidenza
Fu fondata nel 1135 dal nobile Leopoldo III, della dinastia dei Babenberg. Suo figlio era entrato nella comunità cistercense di Morimond, in Francia, e gli aveva chiesto un aiuto per impiantare quell’esperienza anche in altre terre. Leopoldo è oggi venerato come santo e patrono dell’Austria. Il figlio Ottone divenne vescovo di Frisinga, è considerato il padre della storiografia tedesca, è beato e le sue reliquie si trovano proprio a Heiligenkreuz.
Tra il 1938 e il 1945, sotto il nazismo, il monastero venne quasi interamente espropriato e diversi religiosi furono allontanati. Finita la guerra, toccò all’abate Karl Braunstorfer riannodare i fili di una storia millenaria e proiettarla verso il futuro. Prese parte ai lavori del Concilio Vaticano II e ne fece ritorno carico di responsabilità, dovendo compiere il previsto “aggiornamento” senza intaccare il carisma dell’ordine e i delicati equilibri dell’abbazia. Si dedicò tra le altre cose alla certosina, meglio cistercense stesura di un nuovo breviario in latino e a un’applicazione della riforma liturgica che non mortificasse il canto gregoriano, centrale nella vita dei monaci. «L’abate Braunstorfer è stato una benedizione, un vero uomo di Dio» dice il cistercense padre Karl Wallner, «grazie a lui le turbolenze che hanno segnato gli anni ’70 in tanti ambiti della Chiesa, qui non si sono sentite o molto poco. Oggi è servo di Dio, è stata infatti aperta la sua causa di beatificazione».
Aver attraversato immuni quella stagione caotica, essersi risparmiati le sue conseguenze ha portato frutti a Heiligenkreuz e in abbondanza. Oggi è il monastero cistercense più grande d’Europa. Negli ultimi trent’anni, mentre altre comunità invecchiavano e si restringevano drammaticamente, ha visto aumentare i monaci da 42 a 86, con un’età media di 46 anni. Annesso all’abbazia, fin dal 1802 c’è un istituto teologia che dal 2007 è diventato di diritto pontificio e ha preso il nome di Papa Benedetto XVI. Gli studenti sono attualmente 274, di cui 190 da Germania, Austria e Svizzera, il resto da tutto il mondo: Europa dell’Est, Asia, Nord America e America latina. Tra loro 160 sono seminaristi o religiosi, il che fa della “Hochschule-Papst Benedixt XVI” il centro di formazione teologica con il più alto numero di candidati al sacerdozio nel mondo di lingua tedesca. Una realtà che ospita una delle biblioteche teologiche meglio fornite del Paese  e che è alle prese con l’allargamento dei propri spazi per venire incontro all’aumento delle iscrizioni.
Tradizione e verità danno frutti
Come mai da Austria, Germania o Svizzera, ma anche da Paesi lontanissimi arrivano a studiare lì giovani che potrebbero scegliere destinazioni più a portata di mano o sedi metropolitane più prestigiose? Secondo padre Karl Wallner, che della Hochschule è il direttore, «è merito dell’ambiente che si è formato nel tempo, con un rapporto armonico tra naturale soprannaturale. Ogni anno sono circa 5.000 i giovani che visitano l’abbazia e la scuola e restano colpiti dal contesto semplice quanto vitale. Non siamo tradizionalisti: celebriamo con cura ma nel novus ordo, il che, se prima eravamo criticati dagli ambienti progressisti, dopo il motu proprio Summorum Pontificum ci ha attirato critiche anche dagli ambienti tradizionalisti. Non siamo tradizionalisti ma cerchiamo di far respirare la Tradizione, e una teologia che sia autenticamente cattolica, fedele al Magistero in tutta la sua bellezza e profondità. Tanti seminaristi che si trovano in seminari spenti o a contatto con ambienti teologici sterili, qui trovano stimoli per la loro crescita e linfa per la loro vita di fede». A conferma di ciò c’è un altro dato singolare. I docenti della Hochschule  – fra cui anche due nomi di assoluto prestigio della cultura cattolica europea come il francese Rémi Brague e la tedesca Hanna Barbara Gerl-Falkovitz – non sono pagati. Lo fanno gratuitamente, ci dice padre Wallner, perché gratificati della platea motivata ed entusiasta che hanno di fronte.
Un altro fattore che ha contribuito al fiorire di Heiligenkreuz nelle ultime due decadi è stato quello di Joseph Ratzinger. L’allora prefetto della Congregazione per la dottrina della fede fece visita più volta già negli anni 80 all’atipica comunità di cistercensi. Ne nacque un legame che non si è mai interrotto. Nel 2007, nel suo viaggio apostolico al Santuario di Mariazell in Austria, Benedetto XVI fece sosta a Heiligenkreuz: un gesto inatteso e che fu poco compreso. Fu un voler omaggiare «il più antico monastero cistercense del mondo restato attivo senza interruzione», come disse allora, ma soprattutto la sua esemplarità nel mantenere vivo oggi lo spirito delle origini, quello di san Benedetto, la cui regola è seguita appunto anche dai cistercensi, e quello di san Bernardo di Chiaravalle, che, ricordò il Papa, «aveva un ascendente così entusiasmante ed incoraggiante su molti giovani del suo tempo chiamati da Dio, perché era animato da una particolare devozione mariana». E «dove c’è Maria, là c’è l’immagine primigenia della donazione totale e della sequela di Cristo». Benedetto sottolineò che «un monastero è soprattutto questo: un luogo di forza spirituale», per cui arrivando in un luogo come Heiligenkreuz si ha la stessa impressione di quando, dopo una camminata sulle Alpi che è costata sudore, finalmente ci si può rinfrescare ad un ruscello di acqua sorgiva». Inutile dire che la scuola teologica dell’abbazia, che di Benedetto XVI porta ora anche il nome, dedica al pensiero del Papa merito una speciale attenzione. L’attuale abate, Maximilian Heim, è stato insignito nel 2011 del premio della Fondazione Joseph Ratzinger-Benedetto XVI, in quanto «uno dei più acuti rappresentanti della nuova generazione di teologi che si ispirano all’opera di Ratzinger». Il preside della Hochschule, padre Karl Wallner, ha collaborato strettamente con il cardinale Gerhard Ludwig Müller, già curatore dell’opera omnia di Ratzinger e, si può dire, custode del lascito ratzingeriano alla Congregazione per la dottrina della fede.

28 commenti:

  1. Vi ringrazio di questo post, Heiligenkreuz se lo merita. È davvero un'oasi nel deserto di quella che fu la Felix Catholica Austria. Come sempre, si conferma qui che "li riconoscete dai frutti"!

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    2. Son posizione come questa, volgarissima, a screditare il mondo della Tradizione.

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    3. Sono l'Anonima delle 6,41 e ringrazio il prof. Dante Pastorelli per la risposta qui sopra. Lo credo bene che noi corretti tradizionalisti siamo visti come scismatici, se abbiamo nelle nostre fila esponenti di tal fatta. La zizzania serve solo a danneggiare la nostra buona battaglia. Della serie: "non temo i nemici intelligenti bensì gli alleati stolti"!

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    4. Ma chi deve giudicare farebbe bene a discernere il molto grano dal poco loglio.
      C'è tanto loglio nella Chiesa, e molto meno grano: si dovrebbe per questo considerar la Chiesa eretica e scismatica? Semmai possono esserlo di fatto alti prelati e semplici sacerdoti, capi di certe associazioni (i membri, spesso incolti, son plagiati) e tutti coloro che ripudiano consapevolmente la Verità.

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    1. Questi cistercensi non sono proprio una realtà tradizionale, ma una realtà che cerca di conciliare passato e presente con oculatezza e pietà. E quindi son da apprezzare nell'immane squallore dei monasteri. Un giorno, chissà, potrebbero anche capire, studiando e approfondendo il loro carisma e la loro storia, il grande tesoro spirituale rappresentato dalla liturgia tradizionale.

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    2. X Il Nuovo
      Vedo che è ben consolidata la prassi progressista di ritenere un malato di mente, bisognoso di cure chiunque non sia delle stesse vostre idee. E questo non è integralismo e delirio di onnipotenza allo stato puro? Un po' più di umiltà e continenza nei giudizi sarebbe una cosa positiva.

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    3. Il professor Pastorelli accenna al tentativo di "conciliare passato e presente con oculatezza e pietà" dei cistercensi di Heligenkreuz. Per chi guarda la realtà dal di fuori appare veramente così. Purtroppo vista dall'interno la realtà è meno poetica. Comunico solo alcune cose: i monaci non cucinano: ci sono le aziende alle quali è stato appaltato il servizio. Il menù fa invidia a quello di un hotel 5 stelle. I monaci non fanno pulizie, non si lavano neppure le mutande: ci sono le aziende alle quali sono state appaltate pulizia dei locali e della biancheria.
      I monaci non si rifanno neppure il letto: ci sono le aziende alle quali è stato appaltato pure quello. I monaci si sono costruiti una piscina E' stata allestita una palestra per bodybuilding super attrezzata. E all'ingresso di tale palestra è stata apposto un cartello con questa scritta: "preparatorium ad martyrium". La messa antica viene celebrata privatamente da due o tre monaci, gli altri sono molto contrari. In ogni cella è stato realizzato un bagno super accessoriato. E' stata installata pure una vasca Jacuzzi. In ogni cella è stata messa una presa per la connessione internet 24 ore su 24. In ogni cella vi è la televisione. Alcuni monaci anziani hanno criticato tutte queste innovazioni.......... e sono stati emarginati.....

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    4. Caro Anonimo28 agosto 2016 11:21, sono molto curioso riguardo a quello che hai detto? Dove hai trovato queste informazioni? O forse hai trascorso alcuni giorni lì? Grazie mille.
      F.P.

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    1. Certo che la messuccia novus ordo declamata in austriaco deve essere veramente una ciofega.
      Pensa che in Austria se un imam accetta di predicare il corano in lingua austriaca viene pagato dallo stato.
      Ovviamente neanche un imam viene pagato dallo stato perché se non sai l'arabo i mussulmani non ti eleggono imam:))))

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    3. E questo Paulus è un caso di loglio post-conciliare. E si capisce in qualsiasi lingua.
      Quanto al cammino di rinnovamento del papa, staremo a vedere. Non è tutto oro quel che luccica.

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    4. Quelli del Nord Europa sono dei laboratori talmente importanti e significativi che i cattolici di quei Paesi passano volentieri ad altro credo o disertano lodevolmente le chiese. Che eccellenti risultati.

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    5. Ma questo Paulus da dove arriva???

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    6. Tutte le chiese cristiane hanno avuto una diminuzione di credenti, l'opinione che il CVII sia responsabile di quella dei cattolici vale quanto quella che senza il CVII la situazione sarebbe ben peggiore

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    7. ......e tu da dove esci Hierro1973.....?

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    8. Io esco da una sacrestia vecchia e impolverata del 1600 con addosso pizzi e merletti! ......e odoro anche d'incenso! Dò fastidio per caso?

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    9. Grande Nuovo ci mancavano le tue pillole di saggezza!

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    10. Attento Hierro! Se sente che indossi pizzi e merletti un certo prete s'inalbera.

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    11. Per me Hierro puoi anche uscire con una minigonna!

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    12. Il guaio è che di questi tempi nessuno si scandalizzerebbe.

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  5. La chiesa è in cammino e il papà è con noi!!! Rodetevi il fegato!!!

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    1. Boia che astio! Stia attento al suo di fegato piuttosto! Glielo dico con affetto eh!

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    2. La Chiesa (con la C maiuscola) è in cammino, lo è sempre stata, ma in quanto da tanti secoli, come scrive il Manzoni, soffre, combatte e prega e spiega le sue tende dall'uno all'altro mar: campo di quei che sperano, Chiesa del Dio vivente ecc.
      Il cammino della Chiesa è l'evangelizzazione il cui fine è la conversione di atei, pagani ed il ritorno di eretici e scismatici nell'unico ovile sotto la guida dell'unico pastore, se voglion esser certi della salvezza.
      Il cammino dell'approfondimento della Verità è sempre stato perseguito dal Magistero, ma eodem sensu eademque sententia. E' l'esplicitazione di ciò ch'è contenuto nella Sacra Scrittura e nella Tradizione. Lo sviluppo non è oggettivo (mutamento della verità) ma soggettivo, teso cioè a meglio comprender ciò ch'è presente nel Depositum Fidei.

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    3. Ma noi siamo così tranquilli e certi delle promesse di Cristo che abbiamo un fegato sanissimo e svolgente le funzioni che Dio gli ha assegnato. Voi invece avete la lingua che si muove meccanicamente sciolta dalla retta ragione.

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