Monsignor Bernard Fellay a Menzingen
L'intervista di Mons. Fellay al Catholic News Service.
Equilibrio, serenità, nessuna traccia di cedimenti
«Penso che la mossa del Santo Padre – perché proviene davvero da lui – sia autentica. Non sembra esserci alcuna trappola. Per cui dobbiamo esaminarla con attenzione e se possibile andare avanti ». Tuttavia, nell'affermare che devono ancora essere verificate garanzie da parte del Vaticano tuttora pendenti, dichiara : « La questione non è ancora definita. Abbiamo bisogno di qualche ragionevole chiarimento che la struttura e le condizioni proposte siano praticabili. Non stiamo andando a suicidarci lì, ciò sia molto chiaro ».
Mons Fellay, nel ribadire quanto la cosa stia a cuore al Papa, aggiunge: «Personalmente, avrei voluto aspettare ancora per qualche tempo per vedere le cose più chiaramente, ma ancora una volta sembra davvero che il Santo Padre voglia che accada ora ». Mons. Fellay ha espresso apprezzamento per gli sforzi di Benedetto XVI nel correggere derive "progressiste" dalla dottrina cattolica e dalla tradizione a partire dal Vaticano II : « Molto, molto delicatamente – il Papa cerca di non rompere le cose - ma cerca anche di mettere in atto alcune importanti correzioni ».
Alla domanda se il Vaticano II stesso appartiene alla tradizione cattolica, risponde diplomaticamente: « Vorrei sperarlo ». E poi: « Il Papa dice che... il Concilio deve essere considerato all'interno della grande Tradizione della Chiesa, deve essere compreso in conformità con essa. Queste sono affermazioni su cui siamo pienamente d'accordo, totalmente, assolutamente. Il problema potrebbe essere nell'applicazione, cioè: ciò che accade realmente è in coerenza o in armonia con la Tradizione? » [Dichiarare questo non significa necessariamente che la crisi sia stata determinata dalla cattiva applicazione di un concilio buono: i buchi le ambiguità le rotture restano. Fellay ha giustamente messo in discussione che ciò che viene applicato sia in coerenza e in armonia con la tradizione, dopo aver realisticamente ammesso che il Concilio fa parte della storia della Chiesa e che quindi non può essere ignorato. Il ripareggiamento della verità farà parte della storia futura e sarà favorito da un ruolo riconosciuto all'interno della Chiesa. È quello che speriamo.]
Mons. Fellay aggiunge ancora, sull'atteggiamento della Fraternità : « noi non vogliamo essere aggressivi, non vogliamo essere provocatori ». [del resto se si vuol collaborare nel ripareggiare la verità, è bene che cessi l'accusa: ma certamente non termina la giusta critica e la corrispondente azione pastorale che diventa propositività]. Egli riconosce che la FSSPX è servita come un "segno di contraddizione" durante un periodo di crescente influenza progressista nella Chiesa. E vede la possibilità che la Fraternità continui a svolgere questo ruolo anche dopo la riconciliazione con Roma, aggiungendo la fotografia della situazione circa le reazioni prevedibili: « Alcuni ci danno il benvenuto ora, altri lo faranno in seguito, ed altri mai ». E poi: « Se vediamo alcune divergenze all'interno della Fraternità, sicuramente ce ne sono anche nella Chiesa cattolica ».
«Ma non siamo soli » a impegnarci per « difendere la Fede", ha detto il vescovo. « È il Papa stesso che lo fa. È il suo compito. E se noi siamo chiamati ad aiutare il Santo Padre in questo, così sia ».
Fonte:
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Monsignor Fellay a Villepreux -27 maggio 2012
Nel corso di un'omelia pronunciata la Domenica di Pentecoste a Villepreux, Francia, durante il pellegrinaggio dei sacerdoti e fedeli a Orléans (quest'anno non Parigi, in occasione del 600° anniversario della nascita di S. Giovanna d'Arco), il Superiore Generale della Fraternità San Pio X, il Vescovo Bernard Fellay, ha detto alcune parole su temi di attualità con Roma. Il contesto generale del discorso è la nascita della Chiesa nella Pentecoste e la fiducia nella Divina Provvidenza, quando tutto sembra perduto, come appariva in Francia a Giovanna, anche se (e soprattutto perché) il futuro è ignoto.
« Un'altra cosa molto simile è la deplorevole, quasi disperata, situazione, non di un paese, ma della Chiesa. La Chiesa, la Sposa di Cristo in una situazione del genere! Chi poteva immaginarlo? La demolizione, i colpi subiti, dal Concilio, durante e dopo, sono lì, proprio davanti a noi. Triste. Deplorevole. Abbiamo il coraggio di pensare: "come potrà la Chiesa risorgere?" E, osiamo dire, umanamente, è finita. Ma non abbiamo il diritto di dire "umanamente" quando si parla di Chiesa, perché la Chiesa resta, rimane, la Chiesa di Nostro Signore Gesù Cristo. E, anche se la vediamo in questo stato deplorevole, non abbiamo il diritto di associare questo deplorevole stato con la Chiesa e poi dire, "la Chiesa non è più". No! La Chiesa rimane, ma come sfigurata, come se avesse un cancro generalizzato, e non abbiamo questa certezza che risorgerà....
Quando diciamo che Roma vorrebbe darci un riconoscimento canonico, siamo pieni di diffidenza. Vedendo il modo con cui le autorità hanno trattato la Tradizione e tutto ciò che ha un po' di sentire tradizionale, o tendenze tradizionali, quando vediamo come sono stati trattati, siamo pieni di diffidenza. E anche con la paura. La paura del futuro, e diciamo: "ma come sarà possibile che ciò accada?" Ma abbiamo il diritto di sentirci in questo modo? È un vero reale sentire o troppo umano? ...
Certo, è necessario agire con tutta la prudenza, certamente, analizzando i pericoli, per vedere se è possibile o no, ma fino ad ora, miei cari fratelli, possiamo dire che una certa direzione sembra apparire, che potrebbe dire che potrebbe forse essere possibile che ci venga riconosciuto, che si continui, ma, fino a questo momento, io stesso non ho tutti gli elementi, cioè gli elementi finali, che possono permettere di dire, "sì o no". E così fino ad oggi, e siamo a questo punto... Questo è tutto. Se abbiamo elementi sufficienti per decidere che, sì, è possibile, bene, allora, possiamo giungere alla conclusione. E se si giunge alla conclusione che, no, non è possibile, è troppo pericoloso, allora, no, è impossibile, non si può andare avanti. E diremo "no". Tutto qui. Non siamo noi che cercheremo di imporre al Buon Dio la nostra decisione, la nostra volontà. Al contrario, tentiamo di cercarla, attraverso gli eventi, le cose che procedono, qual è la Sua volontà, che cosa vuole, il Buon Dio? È così sorprendente che siamo arrivati a questo punto? Non siamo stati a cercar questo. Oggi, almeno io ho conseguito la certezza, che colui che vuole riconoscere la Società è, in fin dei conti [ bel et bien ], il Papa. Vedo che, a Roma, tutti non sono della stessa idea. A Roma e altrove. Ma il Papa, sì. E allora si va fino alla fine? Riuscirà a cedere di fronte alla pressione, all'opposizione? ... Preghiamo, continuiamo a pregare, chiediamo questa luce per tutti. Che si possa rimanere molto uniti. Perché è vero che una tale decisione, ed è anche uno dei motivi di questa paura, implica un cambiamento di prospettiva.... Da alcune parti si sente: "è possibile?". Con tutti gli elementi che ho nelle mie mani, io dico, "sì, sembra possibile per me", ma, ancora una volta, a condizione che ci si lasci liberi di agire. Sembra chiaro che, se ci vogliono, se si reintroduce la Tradizione nella Chiesa, si può parlare in questo modo. Quindi non per noi soltanto, ma anche per tutta la Chiesa, in modo che tutta la Chiesa può ottenere da essa, da questa cosa magnifica, la vita cristiana.
Ci sono certamente molte domande che restano aperte. Questa questione di una non-intesa su alcuni punti del Concilio, non siamo d'accordo. È proprio questo che è sorprendente: perché, allora, perché allora ci offrono questo percorso, ci deve essere un motivo. ... il motivo è questo stato della Chiesa ».
Fonte:
http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2012/05/roma-fsspx-mons-fellay-parla-il-giorno.html--------------------------------------------------------------------------------------------
Intervista rilasciata il giorno di Petecoste - 27 maggio 2012
“ Ci sono dei rumori che circolano ma la cosa ufficiale è che i cardinali ed i vescovi della Congregazione della Fede hanno esaminato il testo proposto da me. È tutto, non so altro. Hanno detto che lo avevano consegnato al Santo Padre, che il Santo Padre avrebbe preso una decisione. Nel medesimo documento si dice anche che ne avrebbero riparlato con me, che ci sono delle precisazioni, delle domande da fare. È tutto quello che so, come voi, dalla stampa. Non so niente di più, né riguardo ai tempi né riguardo alla sostanza. Si può dire che è tutto ancora aperto. Evidentemente mi pare proprio che da qualche mese ci sia una linea, di cui si parla, che il Papa voglia darci una normalizzazione, un riconoscimento canonico ma accompagnato da quali condizioni? Mi pare che da qualche mese tutti gli interrogativi riguardino questo problema. Infine, se stimiamo che le condizioni siano sufficienti perché possiamo vivere, continuare a vivere, ebbene diremo di sì; se non ci permettono di vivere, o se esigessero che perdiamo la nostra identità o tutto ciò che ha costituito la nostra forza e tutto ciò per cui possiamo apportare qualcosa alla Chiesa, oggi, vale a dire la Tradizione, allora non ne vale la pena. Tutto si riduce a questo interrogativo, che è ancora aperto. Aspettiamo la risposta da Roma. Non so quando. Alcuni dicono presto. Padre Lombardi sembra dire che sarà differita senza sapere però fino a quando. Dunque resto in attesa ”.
Fonte:
http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2012/05/aggiornamento-sulle-dichiarazioni-di.html
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