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mercoledì 14 marzo 2012

Perugia. Guinnes di primati: ogni settimana una lettera contro la Messa, antica e moderna, sul settimanale La Voce. L’intervento del Pastore Valdese.


Anno nuovo, cattiverie nuove.


Dal 13 gennaio 2012 puntualmente il settimanale, cattolico d’informazione dell’Umbria La Voce, diretto dal Commendatore al merito della Repubblica Italiana Mons. Elio Bromuri, registra l’intervento di un lettore che è decisamente contrario alla celebrazione della Santa Messa nel rito straordinario (questo non ci meraviglia affatto) ma anche della Messa celebrata, digne, attente ac devote, nel rito ordinario (v. sotto : lettera del 13 gennaio 2012, che ha iniziato la serie, finora ininterrotta, degli attacchi settimanali) e, dulcis in fundo..., addirittura nei confronti del Papa Benedetto XVI, felicemente regnante, definito “ostaggio dei lefebvriani”.
E’ chiaro che le fatue argomentazioni liturgiche, prese solo come scusante dal lettore, sono in realtà delle frecce avvelenate scagliate contro il giovane Celebrante onde ferir lui, la compatta Comunità parrocchiale, colpevole di apprezzare quelle Liturgie ed infine arginare il crescente gruppo giovanile, che costituisce la parte più splendente (e numerosa) del “gruppo stabile” dei fedeli che frequentano la Santa Messa regolata dal Motu Proprio “Summorum Pontificum”.
Invece che elogiare quei bravi giovani, Celebrante e collaboratori, comunità che “senza interruzione e con voce concorde è impegnata a lodare Dio” (Paolo VI, Lettera Apostolica: Sacrificium Laudis) li si attacca con pretestuose invenzioni.
Non rattristano però gli attacchi di chi non condivide le scelte liturgiche fiorite sotto il Pontificato Benedetto XVI ma la puntuale e strana ospitalità che quegli interventi usufruiscono nel settimanale religioso La Voce.
E' anche assai "sospetta" la mancata "difesa d'ufficio" di un sacerdote.
Avendo il solerte lettore carismatico esaurito le sue deboli argomentazioni (risum teneatis) è arrivato in suo aiuto un "fratello separato", pastore valdese, solitamente impegnato, come tutta la comunità valdese, nell'attaccare tutto ciò che è cattolico persino le questioni di etica e di morale.
Tuttavia le parole del pastore valdese sono utili in un giornale religioso contro il "comune nemico": la Tradizione e l'impostazione liturgica "benedettiana"
.
E' difatti articolarmente significativo quanto ha scritto il Pastore Valdese intervenuto a sostegno della “liturgia comprensibile” che, evidentemente, ritiene in pericolo ( v. sotto lettera pubblicata da La Voce il 9 marzo 2012).
Noi siamo solidali con il giovane Celebrante ed i suoi collaboratori e con TUTTA la Comunità Parrocchiale che ha dimostrato di amare e di condividere lo zelo liturgico che i bravi Padri Oratoriani hanno saputo trasmettere ai giovani per arricchire devotamente le celebrazioni, in entrambe le forme, nella centrale Chiesa di San Filippo.
Chi scrive ha udito una Docente universitaria, rinomata ricercatrice storico-musicale, riferita ai giovani del gruppo stabile perugino, esclamare : “ Chi non vorrebbe come propri figli questi ragazzi? Grazie al loro esempio sono ritornata in chiesa!”
A.C.

Articolo 1 : La Voce , venerdì 9 marzo 2012
Un grande rinnovamento: la liturgia comprensibile

Caro Direttore, nel 1968 ero chiamato "il giovane conservatore" perché non seguivo la moda di allora, anche in ambito ecclesiastico. Sia ben chiaro, non sono mai stato chiuso ai buoni rinnovamenti, infatti ho accettato e eseguito con buon profitto il rinnovamento barthiano [dal nome del teologo evangelico Karl Barth, 1886-1968, ndr]. Con tutto rispetto verso il lavoro meraviglioso fatto nel 1600 da Giovanni Diodati (traduzione della Bibbia in italiano) preferisco la nuova versione, la Traduzione interconfessionale in lingua corrente edita da Ldc-Abu.
Ebbene: un buon soffio di rinnovamento è venuto dal Concilio Vaticano Il anche nell'indicazione
della lingua locale per le celebrazioni eucaristiche, e nel considerare il presbitero un "servitore della Parola di Dio" che - sta tra i membri della comunità e-si rivolge loro nella loro lingua, e non
se ne sta più lontano da loro dando le spalle e parlando una lingua sconosciuta ai più. Paolo, l'apostolo delle Genti, scriveva alla Chiesa di Corinto nella sua Prima lettera, 14,6:
"Fratelli, se io quando vengo da voi mi mettessi a parlare in lingua sconosciuta, non sarei per voi un aiuto". Preferisco dire cinque parole che si capiscono piuttosto che diecimila incomprensibili. Così posso istruire anche gli altri.
Archimede Bertolino
pastore valdese – Terni

Articolo di Venerdì 13 gennaio 2012, la prima lettera inviata al Settimanale :
All'improvviso mi ritrovo in una liturgia "tridentina"

Nell'ultima domenica di Avvento mi sono recato alla messa vespertina delle 18.30 nella mia
parrocchia ... ma ho notato una diversa sistemazione dell'altare avanzato: una gran croce centrale tra quattro grandi candelabri, più tre datate tavolette-leggio appoggiate. Si è presentato il sacerdote con indosso una pianeta scura e corta, vecchio stile, con la successiva aggiunta di una
piccola stola (manipolo) sul braccio sinistro ed in testa il "tricorno" nero; all'ingresso, sul presbiterio, il chierico al seguito ha tolto il tricorno dal capo del celebrante e, dopo un baciamano al sacerdote, ha baciato anche il cappello. Questa liturgia obsoleta contrastava con l'aspetto giovane del sacerdote che ha celebrato la messa in italiano, ma davanti all'altare, volgendo le spalle alla assemblea. Il chierico dal Sanctus alla Consacrazione ha ripetutamente richiamato (o meglio disturbato) i fedeli con il campanello, considerandoli spettatori estranei al sacrificio eucaristico, anche se avevano risposto alle formule.
Personalmente ho seguito la messa con il foglietto delle letture, ma non ho realizzato una partecipazione viva in continuo legame con il sacerdote celebrante.
Ultimata la messa, ho incrociato il parroco, cui circa tre anni fa in Consiglio parrocchiale avevo espresso le mie riserve in merito all'introduzione di una messa prefestiva in rito latino, e ho chiesto se secondo lui avevo partecipato ad una messa pre- o post-conciliare.
La risposta è stata che occorreva pazientare, in quanto alle ore 17 il sacerdote aveva celebrato una messain latino "rito tridentino", pertanto l'altare era rimasto con quella sistemazione. Fino alla maggiore età ho felicemente frequentato quella chiesa, e spiace verificare questa situazione mentre una rinnovata liturgia, non intendo accompagnata da canti con la chitarra, potrebbe meglio attirare i giovani.
Lettera firmata
Perugia
( il commento del Direttore del Settimanale) Comprendo il suo disagio. Ritengo che il parroco dovrebbe fare chiarezza ai suoi parrocchiani e garantire il servizio liturgico in maniera appropriata, senza scadere nel ridicolo del bacio del tricorno e del manipolo. È triste dover constatare che quanto lei descrive offre un segnale di distanza provocatoria rispetto alla vita della comunità cattolica attuale, un senso di nostalgia verso il passato e di imperfetta comunione con la Chiesa del presente.

(Le altre lettere settimanali saranno pubblicate successivamente)

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