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sabato 31 marzo 2012

Domenica delle Palme e Triduo Pasquale a Vocogno e Domodossola


Gli orari della Settimana Santa 2012
secondo la forma tradizionale del Rito Romano
nella Chiesa di VOCOGNO






Domenica delle Palme 2011


DOMENICA DELLE PALME a VOCOGNO
1° aprile 2012 - ore 10.30
Benedizione degli ulivi, Processione, Santa Messa cantata [canto del Passio]

Quando a Fatima la Madonna predisse la II guerra mondiale

Le apparizioni della Madonna a Fatima sono una pagina della storia della Chiesa piuttosto speciale. Per decenni ci si è interrogati sul famoso Terzo segreto di Lucia, e forse non ne siamo ancora venuti a capo. A molti infatti, sembra che certe cose non tornino, e che nel segreto della Madonna, oltre ai riferimenti agli attacchi esterni alla Chiesa, resi noti, ci sarebbe stato un cenno alla apostasia della Chiesa stessa, ad una perdita di fede non solo del mondo, ma anche del clero, dei pastori.
Ma non è di questo che voglio parlare, rimandando, per chi fosse interessato, agli ottimi lavori di Antonio Socci e Marco Tosatti.
Quello che vorrei approfondire, perché mi sembra non sia stato fatto a sufficienza, è la (poco) famosa aurora boreale del 25-26 gennaio 1938.
Nelle apparizioni portoghesi la Madonna venne a mostrare ai pastorelli l’Inferno, cioè il castigo eterno, ma non solo. Dichiarò anche che sotto il pontificato di Pio XI, se gli uomini non si fossero convertiti, sarebbe scoppiata un’altra guerra mondiale, più spaventosa della prima, annunciata da una “notte illuminata da una luce sconosciuta”. Decisamente la Madonna di Fatima non fu, diciamo così, rassicurante. Fatto sta, però, che se l’apparizione è vera, il messaggio è chiaro: conversione, penitenza, preghiera, altrimenti castigo. Nel senso che altrimenti Dio avrebbe lasciato l’uomo in balia di se stesso e della sua cattiveria: non c’è peggior castigo, infatti, di quello che noi uomini spesso siamo così bravi ad infliggerci, da soli. Come la virtù ha già in sé, in parte, il suo premio, così il peccato in sè porta una pena: è male non solo di fronte a Dio, ma anche per l’uomo.
La rivelazione della “notte illuminata da una luce sconosciuta” , con la connessa affermazione secondo cui la Russia avrebbe sparso i suoi errori nel mondo, fu messa per iscritto da Lucia, per il vescovo di Leira-Fatima, soltanto il 31 agosto 1941. Qualcuno ha quindi potuto dichiarare che si tratterebbe soltanto di una profezia post eventum, un po’ troppo facile.
Forse è meglio analizzare bene i fatti.

Enzo Bianchi scrive una lettera aperta a Mons. Livi





Bose, 25 marzo 2012

Prof. Antonio Livi
c/o La Bussola Quotidiana
Via Benigno Crespi 30/2
20159 MILANO
redazione@labussolaquotidiana.it



"Egregio Professore,
le scrivo, anche senza conoscerla, perché sono rimasto addolorato dal suo articolo su La Bussola quotidiana. Mi auguro che presto possa esserci occasione di incontrarla di persona per ascoltare direttamente da lei le sue osservazioni sui miei scritti.
Nel frattempo ci tengo a precisare alcune questioni in merito a quanto da lei affermato. Non so come i cattolici possano ritenere che Bose sia “un nuovo ordine monastico” quando la Chiesa cattolica non riconosce nuovi ordini monastici da alcuni secoli. È invece falso che la Comunità di cui sono priore “non rispetta le leggi della Chiesa sulla vita comune religiosa”: siamo una Comunità con statuto e regola approvati dall’Ordinario della nostra diocesi, il Vescovo di Biella, che ci frequenta con assiduità e ci conosce molto bene, al punto da aver anche affidato sia a me che ad altri fratelli incarichi di responsabilità in Diocesi. Se lei riteneva di avere ragionevoli dubbi, perché non si è rivolto al Vescovo mons. Mana per avere informazioni e un giudizio autorevole?
Quanto a me, ci tengo ad assicurarla della mia fede cattolica e della mia leale appartenenza alla Chiesa: la fede che professo è quella del Credo che proclamo ogni domenica nella Messa. Per me, quindi, Gesù Cristo è il Figlio di Dio, il Signore morto e risorto per la nostra salvezza. Se non lo ritenessi tale, ma solo un uomo, lei pensa che avrei scelto la vita monastica cristiana, che da quasi cinquant’anni tento di vivere, con fatiche e inadempienze certo, ma nella fede in Lui?
La Chiesa cui appartengo è la Chiesa cattolica che mi ha generato a Cristo attraverso il battesimo: come può lei affermare che ne profetizzo la fine e assimilarmi a quanti auspicano una Chiesa “senza più dogmi, senza morale, senza sacramenti, senza autorità pastorale”? Perché scrive che non amo questa Chiesa, “colonna e fondamento della verità”? Da quali miei scritti o parole lo deduce? Perché arriva a dire che io insinuo che “alla Chiesa conveniva mettere Küng,

piuttosto che il suo collega Ratzinger, a capo della congregazione per la Dottrina della fede”? È lei che insinua, non io. Conosco il teologo e cardinal Ratzinger dal 1980, assieme a lui ho scritto un libro sull’esegesi cristiana, da lui, divenuto papa Benedetto XVI, sono stato ricevuto in udienza particolare e nominato esperto al Sinodo dei Vescovi sulla Parola di Dio. Forse lei vorrebbe attribuire anche al papa “l’assurdità” che imputa alla stampa cattolica per il fatto di ospitare le mie opinioni? Perché lei interpreta la mia lettura di un libro specifico di Küng – libro mai condannato né censurato dalla Chiesa, a differenza di altri – come mio sostegno a tutte le tesi di quel teologo che invece ho avuto modo di criticare in altre recensioni ai suoi libri?
Le ripeto il mio rammarico per le sue accuse e per un attacco di cui ignoro le ragioni, ma le rinnovo anche la mia disponibilità ad ascoltare le sue critiche e le sue osservazioni: per questo
le chiedo di poterla incontrare.
Il Signore le conceda la pace e la carità di cui tutti abbiamo bisogno."


Firmato Enzo Bianchi



Settimana Santa coi Monaci Benedettini a Norcia (Pg)



Tutte le funzioni si celebrano in forma straordinaria in latino
e con il canto gregoriano


1° Aprile - Domenica delle Palme
ore 10:00 S. Messa Conventuale, benedizione e distribuzione delle palme
e canto della Passione

5 aprile - Giovedì Santo
ore 5:00 - Tenebrae
ore 17:00 - S. Messa in Coena Domini

6 aprile - Venerdì Santo
ore 5:00 - Tenebrae
ore 15:00 - In Passione Domini

7 aprile - Sabato Santo
ore 5:00 - Tenebrae
ore 24:00 - Veglia Pasquale

8 aprile - DOMENICA DI PASQUA
ore 11.45 - SANTA MESSA
ore 17:30 - Vespri Solenni

9 aprile - LUNEDI' DI PASQUA
ore 11.45 - SANTA MESSA

Nuovi diaconi alla F.S.S.P.


Lo scorso sabato 17 marzo 2012 sono stati ordinati, per l'imposizione delle mani del Vescovo Alexander Samplre of Marquette e la preghiera consacratoria della Chiesa, 7 nuovi diaconi della Fraternità Sacerdotale di San Pietro.
Ai novelli diaconi i nostri più vivi e sinceri auguri!


fonte: Rorate Caeli blog

Domenica delle Palme "straordinaria" a San Remo (Im)

Domenica 1° aprile 2012
Santuario Madonna di N.S. Assunta della Costa, "Madonna della Costa"
ore 18:00 benedizione dei rami di palma e di ulivi
a seguire SANTA MESSA cantata, V.O.


Durante i Riti, i fedeli saranno aiutati a meditare sulla Passione di Cristo dai canti del Coro di Verezzo di San Remo, che eseguirà canti gregoriani (Missa de Angelis) e canti tradizionali popolari.

venerdì 30 marzo 2012

Domenica delle palme "straordinaria" a Imperia

Domenica 1º aprile 2012 - Dominica in palmis



Oratorio di N. S. di Loreto Imperia Oneglia - Loc. Borgo Peri


Ore 17:00
- Benedizione dei rami di palma e di ulivo
- Processione interna alla chiesa
- S. MESSA
Tutti i riti e la celebrazione del divino Sacrificio
saranno officiati nella Forma Extraordinaria del Rito Romano

Mons. Fellay, un nuovo spiraglio

Dal blog Sacri Palazzi di Andrea Tornielli, un altro interessante sviluppo sulla vicenda della Fraternità San Pio X.

Cari amici, domenica scorsa nelle chiese del Distretto tedesco della Fraternità San Pio X era stato letto un comunicato di padre Franz Schmidberger, nel quale si parlava della possibilità di sviluppi positivi nel rapporto tra la Santa Sede e i lefebvriani. Come ricorderete, lo scorso 16 marzo il cardinale William Levada ha consegnato nelle mani del vescovo Bernard Fellay la lettera di risposta vaticana, chiedendogli di decidere in merito al preambolo dottrinale entro un mese.

Ieri è stato diffusa una nota della Casa Generalizia di Menzingen, dunque dello stesso Fellay, che invita tutti i fedeli a pregare e a intensificare la “crociata del Rosario”, “affinché si faccia la Volontà divina, essa sola, secondo l’esempio datoci da Nostro Signore Gesù Cristo nell’Orto degli Ulivi: non mea voluntas, sed tua fiat (Luca 22, 42)”.

Perché la Fraternità San Pio X che vuole solo il bene della Chiesa e la salvezza delle anime, si rivolge fiduciosa alla Santissima Vergine Maria, affinché Ella le ottenga dal suo Divino Figlio i lumi necessari per conoscere chiaramente la Sua volontà e per compierla coraggiosamente”.

Questo comunicato mi ha colpito: non c’è un accenno o un accento polemico verso “Roma”, si parla soltanto del “bene della Chiesa” e della “salvezza delle anime”, chiedendo preghiere per ottenere “i lumi necessari” sulla decisione da prendere affinché sia secondo la “volontà divina”. Mi sembra che non vi sia nessuna opposizione con quanto affermato nei giorni scorsi da Schmidberger, il quale aveva detto: “Vi sono fondate speranze per una soluzione soddisfacente. Qualora essa giungesse a compimento tutte le forze della tradizione nella Chiesa verrebbero notevolmente rafforzate; in caso contrario esse verrebbero indebolite e scoraggiate. Ne va quindi in primo luogo non della nostra Fraternità, ma del bene della Chiesa».

Entrambi i comunicati non si limitano a sottolineare l’importanza del passaggio cruciale per i rapporti tra la Fraternità e la Santa Sede, ma si evince anche, a mio avviso, che la possibilità di una risposta positiva al preambolo si avvicina.
Andrea Tornielli

Il giovane Vescovo di Foligno chiede ai Benedettini di Norcia di celebrare nell'antico rito. E partecipa personalmente!


Il giovane Vescovo di Foligno, S. E. Mons. Gualtiero Sigismondi, ha chiesto ai monaci di Norcia (Pg) di celebrare una serie di SS. Messe solenni nella Forma Straordinaria del Rito Romano, nell’ambito della sua iniziativa volta ad esporre i fedeli della sua diocesi alla forma tradizionale.
Il Vescovo di solito assiste alla S. Messa sedendosi tra i membri del coro, dando così una testimonianza personale dell’importanza di questo “tesoro della Chiesa”, per dirla con le parole di Papa Benedetto.
La Messa viene celebrata una volta al mese nell’antica chiesa di Santa Maria infra portas alle 10.00.
La prossima S. Messa verrà celebrata il 14 Aprile 2012.

fonte: I monaci di S. Benedetto

Tolentino (MC): tradizionale Settimana Santa



SABATO 31 MARZO 2011 ore 21


Frazione : La Bura, Tolentino
Rappresentazione della Passione di Nostro Signore
,
organizzata dall’Associazione Don Primo Minnoni

- DOMENICA 1° aprile - II Domenica di PASSIONE detta delle Palme
- ore 16,30 Chiesa parrocchiale del Santissimo Crocifisso : benedizione delle Palme, processione fino alla chiesa del Sacro Cuore ( detta dei sacconi), Santa Messa in terzo del Parroco don Andrea Leonesi e dei Francescani dell'Immacolata.

"Avvenire" ed Enzo Bianchi. Un sacerdote scrive al Direttore in sostegno a Mons. Livi, ma la sua lettera non viene pubblicata

Un sacerdote ci ha inviato la lettera che ha spedito al Direttore di Avvenire sul "caso Enzo Bianchi".
A differenza delle altre due lettere di sostegno incondizionato per Enzo Bianchi e di sdegno per le parole di critica di Livi, la lettera in sostegno di quest'ultimo non è stata ancora pubblicata. Forse il Direttore non l'ha ricevuta? Eh,si sa, i disservizi delle Poste...
Noi la rendiamo nota, accogliendo la richiesta dell'autore, perché magari il Direttore ne venga così a conoscenza e sia stimolato a dare risposta. E a dimostrare l'equilibrio, l'imparzialità e l'onestà intellettuale (a cui egli asserisce essere ispirato il suo giornale) del quotidiano cattolico.



Roberto


"Caro direttore,
ho riletto Mons.Livi su Enzo Bianchi . Egli sostiene tre cose incontestabili:
1) Quella di Bose non è una comunità religiosa in senso autenticamente giuridico . Anche se il priore ne ha creato una immagine di “monastero”. Non tutti sanno che Enzo Bianchi è un laico a tutti gli effetti.
2) Il sedicente priore, insiste molto sul lato umano di Gesù e del cristianesimo .(anche se dalle sole parole citate non si può dedurre una negazione della divinità di Cristo). Cosa che il Bianchi non farà mai. Non si tira la zappa sui piedi.
3) Inoltre egli non chiarisce abbastanza che la teologia di Hans. Kung è condannata dalla Chiesa.(mi riferisco solo al testo apparso sulla “Bussola Quotidiana”)
Io aggiungo che Enzo Bianchi non nasconde la sua critica all’attuale Pontefice soprattutto per la sua teologia liturgica ed anche qui si attacca furbescamente al Motu Proprio di ripristino della liturgia antica,( tra l’altro mai soppressa) mentre il pensiero del Papa è più vasto.
Ha una visione esageratamente ottimista del mondo in cui non si parla mai di Peccato Originale e non tiene conto che il discorso sulla riforma nella continuità a proposito del Vaticano II è un dato oggettivo. Anzi fa parte ormai del magistero pontificio dato che è stato il Papa a tirarlo fuori nel dicembre 2005. Tutti gli atti pontifici, compresa la svolta data ad Assisi tre, sono andati in questa linea.
Ignora la devozione a Maria e ai Santi. Pare disprezzi la pietà popolare. E qui non tiene conto della Costituzione sulla Liturgia del Vat.II al n. 12.
Per questi motivi mi pare esagerata la difesa del nostro nella rubrica “lettere” di avvenire di venerdì 23 scorso.
Era lecito difendere il Giornale, che però non è stato attaccato gravemente, ma occorrevano toni più equilibrati. Una critica non è una accusa ma un parere.
Avvenire parla di Bianchi perché informa sui fatti di Chiesa, ma questo non equivale a sposarne le idee . Infatti le uniche idee che il giornale deve fare sue, sono quelle del magistero. E Bose non è Magistero!
Occorre tener presente che oltre i “devoti di Bianchi” anche altri leggono Avvenire e possono dare del personaggio,valutazioni diverse. Non per questo reazionarie o insensibili al dialogo con il mondo.

Don Giorgio Bellei, Modena"

giovedì 29 marzo 2012

Mons. Moraglia: basta con i preti impresari, docenti, intellettuali ecc.






Monsignor Francesco Moraglia, da pochi giorni Patriarca di Venezia (nelle foto alcuni momenti del suo insediamento di domenica scorsa, prese dal Flickr del Patriarcato) conferma le positive aspettative sul suo conto. Certo non perde tempo e al primo discorso rivolto oggi ai preti della diocesi non rinuncia a parlare in modo chiaro.

"Amiamo più le nostre reti e le nostre barche che non il pescare, la fatica e l’impegno della pesca. Fuori di metafora, si rischia d’amare più le opere, i titoli accademici, le nostre pubblicazioni, le strutture che abbiamo costituito e ci circondano e servono alla nostra attività pastorale che non il fine per cui quelle cose sono state costituite, ossia le anime. Il rischio è essere organizzatori, impresari, docenti, intellettuali, psicologi, assistenti sociali e non pastori. Altri atteggiamenti che configgono con la carità pastorale sono quelli che fanno in modo che il pastore si serva del pulpito per dire qualcosa che non ha o ha poco a che fare col Vangelo: per esempio parlare di sé, “togliersi dei sassolini dalle scarpe”; con il desiderio di correggere l’errore, si finisce invece per offendere l’errante. Insomma ogni pastore, proprio in nome della carità pastorale, deve interrogarsi se il suo silenzio è di comodo o addirittura colpevole e se il suo parlare è mancanza d’amore, di pazienza o di fortezza o, ancora, espressione di malumore interiore. Questo esame di coscienza franco, sereno, con un po’ di misericordia nei nostri confronti, ci aiuta a comprendere se siamo uomini e preti liberi; tale revisione potrebbe iniziarsi chiedendo aiuto a un confratello del quale abbiamo stima e che sappiamo persona capace di dire la verità con amore e che sa amare con verità (...)"
Il discorso integrale si può leggere qui.



Domenica delle Palme "straodinaria" a Perugia

chiesa di S. Filippo Neri di Perugia in Via dei Priori (centro storico)
- Venerdì 30 marzo 2012 ore 19:15 dopo la Sacra Rappresentazione Pasquale "La Desolata".

- Domenica 1° aprile 2012 - Domenica delle Palme
ore 16:30 benedizione delle Palme presso la chiesa di S. Teresa degli Scalzi (Via dei Priori vicino alle scale mobili) e successiva processione fino alla chiesa di S. Filippo Neri.
Ore 17:00 celebrazione S. MESSA in V.O. nella chiesa di S. Filippo Neri.

SS. Rosarii a Modena per le relazioni S.Sede e la F.S.S.P.X e l'unità della Chiesa: "I cattolici hanno bisogno anche della Fraternità!".

Incoraggiati dalla notizia apparsa sul Blog il 26 marzo 2012, secondo la quale esistono ancora spiragli per una soluzione positiva del riconoscimento canonico della Fraternità S.Pio X, il Parroco della chiea Spirito Santo (Modena) ed un gruppo di parrocchiani hanno deciso di recitare il Rosario pubblicamente in chiesa ogni giorno alle ore 18:30 , fino al 15 aprile 2012 compreso (giorno in cui la F.S.S.P. X dovrà dare una chiara, definitiva e univoca risposta sull'accettazione del Preambolo dottrinale del 14.09.2011) per questa intenzione (l'unità della Chiesa).
Sono sostenuti da 2 convinzioni di fede:
1) La preghiera può ottenere qualsiasi Grazia
2) La Fraternità ha bisogno di Roma per essere fino in fondo cattolica, ma soprattutto noi abbiamo bisogno di un ritorno alla sana Tradizione teologica e liturgica. Doni che la Fraternità, se canonicamente inserita nella Chiesa, può portare con abbondanza.

CHIESA DELLO SPIRITO SANTO, MODENA Via Rosselli 180 41125 MO 059305104 www.spiritosantomodena.it

Settimana Santa "tradizionale" a Livorno con l' I.C.R.S.S.

chiesa di S. Giulia
- Giovedì 29 marzo: feria. Messa propria Omnia
- Venerdì 30 marzo: feria. Via Crucis 

alle ore 18
Messa propria Stabant juxta dei Sette Dolori della Beata Vergine Maria.

Villa Sacro Cuore
- Sabato 31 marzo: feria, Messa alle 11.30. Messa Miserere mihi
*

Settimana Santa "tradizionale" a Roma - F.S.S.P.



PARROCCHIA PERSONALE RITO TRIDENTINO - F.S.S.P.
Ss.MA TRINITA' dei PELLEGRINI - ROMA Settimana Santa 2012 - Orario Sacre Funzioni

DOMENICA delle Palme (1° Aprile)

Settimana Santa "straodinaria" a Sacconi, Tolentino (Mc)



Fidel Castro al Papa " Com'è cambiata la liturgia ..." ( da Cantuale Antonianum )


E' opportuno che nel nostro sito, dedicato alla Liturgia, si possa commentare l'interesssante domanda che Fidel Castro ha ieri rivolto a Papa Benedetto XVI riguardante proprio la Liturgia.
Lo facciamo affidandoci all'ottimo Cantuale Antonianum, sempre attento al "sentire cum Ecclesia".
A.C.

Probabilmente in questi ultimi 50 anni il Lider della Rivoluzione cubana non deve essere andato spesso a Messa.
Prova ne sia che, come riporta il Corriere Online, Castro pur anziano e malato ha voluto seguire in TV il viaggio del Pontefice e le sue celebrazioni, e la prima domanda rivolta da Fidel al Papa, durante il loro storico incontro, "ha riguardato i cambiamenti nella liturgia della Chiesa, che Castro ha trovato molto cambiata rispetto a quando era giovane".
Ricordiamo che Castro ha studiato dai Gesuiti, e ha una madre e una sorella devotissime alla Vergine Maria. Qualcosa della Messa si ricordava...
Non è dato sapere, almeno per ora, cosa abbia risposto il Papa. Possiamo immaginare: "Ha ragione caro Fidel, ma tra le tante cose sto cercando di sistemare anche questa questione della liturgia, non si preoccupi. Beh parliamo ora un po' di diritti umani, le va?"...
Battute a parte, è invece molto significativo anche l'apprezzamento che Benedetto XVI ha fatto a proposito della propria veneranda età: ha un anno in meno dell'86enne ex Presidente cubano: «Sono anziano - ha detto Ratzinger - ma posso ancora fare il mio dovere».
Non ha, insomma, nessuna intenzione di dimettersi, nè di mettersi in un angolo ad aspettare sorella morte.

Testo preso da: E Fidel Castro disse al Papa: "Come è cambiata la liturgia da quando ero giovane!" http://www.cantualeantonianum.com/2012/03/e-fidel-castro-disse-al-papa-come-e.html#ixzz1qUJdRr78
http://www.cantualeantonianum.com/2012/03/e-fidel-castro-disse-al-papa-come-e.html

mercoledì 28 marzo 2012

Echi Tridentini in Tolkien - II parte. "Prego molto. in latino".

Grazie alla segnalazione di un nostro lettore, abbiamo l'occasione di presentarvi alcune righe scritte da uno dei più grandi e noti scrittori inglesi: il prof. John Ronald Reuel Tolkien (1892-1973), cattolico, docente di Inglese Antico all'Università di Oxford. Gli appassionati del genere fantasy lo avranno di sicuro riconosciuto! Sì, proprio lui, l'autore del Il Signore degli Anelli, e di tante altre opere e romanzi. Nelle sue Lettere -l'epistolario che raccoglie lettere a partenti e ad amici, da cui abbiamo tratto questo brano- Tolkien appare innanzitutto come un uomo profondamente cristiano e cattolico. Questa sua visione ispira indubbiamente la sua opera, e dal suo senso religioso discendono anche le sue idee politiche.

Roberto
.
"Se già non lo fai, prendi l’abitudine di pregare. Io prego molto (in latino): il Gloria Patri, il Gloria in Excelsis, il Laudate Dominum; il Laudate Pueri Dominum (a cui sono particolarmente affezionato), uno dei salmi domenicali; e il Magnificat; anche la Litania di Loreto (con la preghiera Sub tuum praesidium). Se nel cuore hai queste preghieren non avrai mai bisogno di altre parole di conforto. E’ anche bene, una cosa ammirevole, sapere a memoria il Canone della Messa, perché la puoi recitare sottovoce se qualche circostanza avversa ti impedisse di assistervi. Così endeth Faeder lar his suna. Con tutto il mio amore." 
.
qui la III parte
.
 J.R.R.Tolkien, La realtà in trasparenza. Lettere (a cura di Humphrey Carpenter e Christopher Tolkien), Bompiani, Milano, 2001, pag.77.


Gnocchi e Palmaro ci scrivono sul caso del signor Enzo Bianchi

Ah, il caso Enzo Bianchi. Grazie monsignor Livi per averne parlato con tanta chiarezza. Questa faccenda del signor Bianchi detto fratel Enzo, è davvero una delle questioni che mostrano come sia ridotta questa povera Chiesa dove ciò che non è cattolico vale quanto, e anche più, della buona e sana dottrina. Con il tragicomico risvolto della censura rivolta con cattiveria, arroganza e, diciamo, poca lucidità contro chi osi denunciare l’assurdità della situazione.
Ma un grazie va anche al dottor Marco Tarquinio, direttore di
Avvenire, quotidiano dei vescovi italiani, per essere stato così sgradevole e, diciamo, poco lucido nel censurare monsignor Livi. Grazie davvero perché, se ancora fosse stata necessaria una prova del disastro, il dottor Tarquinio l’ha messa in bella copia nero su bianco: un’autocertificazione dello stato di coma del mondo cattolico. A questo proposito, avevamo pensato di scrivere qualcosa sul signor Bianchi, priorissimo della suopercomunità di Bose. Poi, nel nostro archivio, abbiamo trovato un articolo scritto per il Foglio qualche tempo fa. Visto e considerato che fratel Enzo dice e scrive con successo da anni sempre le stesse cose, abbiamo pensato che fosse ancora di attualità e potesse servire a rafforzare l’iniziativa di monsignor Livi che, se fossimo in un mondo cattolico serio, dovrebbe diventare una vera e propria campagna. Magari guidata dai vescovi: almeno qualcuno. Per la cronaca, l’articolo uscì con titolo “Bose dell’altro mondo”.
Alessandro Gnocchi Mario Palmaro

Prima, la notizia buona: chi avesse già speso 9 euro per acquistare
La differenza cristiana di Enzo Bianchi, ora può risparmiarne 10 evitando di mettere nel carrello Per un’etica condivisa, appena dato alle stampe sempre da Bianchi. Complessivamente, 1 euro guadagnato poiché, se La differenza cristiana è zuppa, Per un’etica condivisa è pan bagnato. Anche nel suo ultimo libretto, il Priore di Bose mena il torrone del cristianesimo minimale buttandoci dentro come canditi tutti quei termini che colpiscono nel profondo i cattolici tentati dall’esserlo sempre meno: l’Ultimo, lo Straniero (in maiuscolo), polis, agorà, ananké (in corsivo), parresia (in tondo) e poi profezia. Tanta profezia, anch’essa in tondo, ma scritta con forza tale da creare un vortice che trascina il lettore in un mondo nuovo, un cristianesimo altro, una spiritualità purissima che manifesteranno il regno di Dio qui e subito, perfettamente. Purché si faccia come insegna fratel Enzo. Anzi, come impone fratel Enzo. Perché la sua scrittura, contrariamente al messaggio minimale che contiene, è tutt’altro che mansueta. Si prenda un suo libro e si contino le frasi che iniziano con un “Sì,”. Quando il ragionamento perde qualche colpo, quando bisogna imprimere nelle testoline dei lettori il concetto giusto, fratel Enzo, come un vecchio marpione dell’omiletica che incespica sul pulpito o un navigato caporedattore di giornale popolare che non riesce a venirne fuori con un titolo, ci infila il suo bravo “Sì,”. Dopo il “Sì” ci vuole sempre la virgola, che irrobustisce la pagina.
Provare per credere. La differenza cristiana, pagina 77, settima riga: “Sì, l’annuncio cristiano non deve avvenire a ogni costo”. Togliete quel “Sì,” e avrete ridotto a un decimo la forza del messaggio, che, detto per inciso, suona tanto come un insulto ai milioni di martiri.
Il Priore di Bose è tutto qui, nel suo dire il quasi nulla con molta forza, nel suo attaccare il dogma mostrandolo intatto ma vuoto. Un “vivere doppio”, come ha scritto Barbara Spinelli sulla Stampa tessendone l’elogio. Un “vivere doppio che è piuttosto un vivere-tra. Tra il mondo e ciò che non è del mondo. Tra adesione alla polis e distacco”. E come si potrebbe definire, se non un vivere-tra, quello di fratel Enzo? Fa l’editorialista del giornale storico della famiglia Agnelli e combatte il capitalismo, scrive sul giornale della Conferenza Episcopale Italiana e bersaglia la gerarchia, commenta il Vangelo su Famiglia Cristiana e proclama le verità altrui, fa il monaco solitario ed è sempre in viaggio ai quattro angoli del mondo, profetizza nell’iperuranio della teologia engagé e si occupa della legge sugli immigrati.
Un vivere-tra che segna fin dal principio la comunità fondata a Bose, tra Ivrea e Biella, da Enzo Bianchi, classe 1943, dottore in economia e commercio. Era un simbolico 8 dicembre 1965, giorno di chiusura del Concilio Vaticano II. Bose divenne punto d’incontro tra persone di entrambi i sessi appartenenti al cattolicesimo, al protestantesimo e al mondo ortodosso. E subito ne scaturì il carisma di punta avanzata dell’ecumenismo, di un vivere-tra teologico che fino a oggi non ha avuto alcun riconoscimento ecclesiastico. Non esiste istituto del diritto canonico della Chiesa cattolica che contempli un’entità di tal genere. Se al cattolico ordinario questo può apparire strano, a Bose vi diranno che è profetico. Il fatto che la loro comunità non possa essere contemplata dentro la struttura di questa Chiesa significa solo che la struttura di questa Chiesa deve mutare: troppo gerarchica, costantiniana, fondata sul potere, vecchia. Insomma, non è profetica, non è in grado di comprendere e trasmettere il vero messaggio evangelico. Tanto che, nella Regola di Bose si legge: “Nessuna comunità e nessuna persona possono realizzare ed esaurire tutte le esigenze dell’Evangelo. Solo la chiesa universale nella sua completezza storica può esprimere la totalità degli appelli contenuti in esso”.
Dal che parrebbe che “la chiesa universale nella sua completezza storica” non corrisponda alla Chiesa cattolica. Tanto che la Regola si affretta a dire al fratello e alla sorella di guardarsi bene dall’abbandonare la confessione di provenienza per farsi cattolici. Ma tutto ciò viene detto con tale mitezza e tale soavità e suona tanto bene che il cattolico poco accorto finisce per rimpiangere di essere stato battezzato nella Chiesa di Roma. Se non è così, bisogna che a Bose riscrivano la Regola e usino termini comprensibili a tutti. Però riesce difficile pensare di essersi sbagliati quando, poco più avanti si legge che il Priore, il “compaginatore della koinonía”, è colui che “spezza e interpreta la Parola per la comunità nelle varie congiunture in cui essa si viene a trovare”. Il povero cattolico medio, qui, è costretto a cogliere la contrapposizione tra lo spezzare il Pane Eucaristico e lo spezzare la Parola che spaccò in due la Cristianità ai tempi di Lutero. Ma l’abilità di Bose, della sua Regola e del suo Priore sta nel non arrivare fino in fondo: suggeriscono. E il colpo da maestro di Bianchi sta nell’usare questo linguaggio e nel praticare questi temi come se la vita della Chiesa fosse già mutata. “Ma come” sembra dire ai poveri cattolici medi “siete ancora tanto indietro? Non soffia ancora in voi lo spirito della profezia?”.
Davvero bravo, perché con questo metodo è arrivato ovunque, dalle parrocchie illuminate alla predicazione degli esercizi per gli alti gradi della gerarchia, da trasmissioni radiofoniche come “Ascolta si fa sera” e “Uomini e profeti” ai viaggi di rappresentanza per conto del Vaticano. Eppure, fonti ben informate dicono che alla Congregazione per la dottrina della fede, sul suo conto c’è un dossier riguardante materie come l’ecclesiologia, la sacramentaria e la cristologia. Ma come si fa a mandare avanti una pratica a carico di un personaggio come fratel Enzo? E il dossier rimane lì, anche perché il pensiero di Bianchi non è così minoritario come si potrebbe immaginare.
E’ la storia di Bose, fin dai suoi esordi, a insegnarlo. Nel 1967, il vescovo del luogo vietò qualsiasi celebrazione pubblica nella comunità a causa della presenza di un non cattolico. Ma, il 29 giugno del 1968, l’arcivescovo di Torino, cardinale Michele Pellegrino, entusiasta di quell’esperienza celebrò lui stesso la Messa vanificando di fatto l’atto del vescovo. Oggi, che tra fratelli e sorelle di varia provenienza sono ottanta, non è chiaro se l’interdetto sia formalmente ancora in vigore, ma questo conta poco, poiché si troverebbe anche oggi un cardinale epigono di Pellegrino, pronto a correre in soccorso a Bose.
In ogni caso, fratel Enzo tira avanti. Predica esercizi ad alto livello, convoca e presiede convegni internazionali, è nume tutelare delle edizioni Qiqajon, scrive per grandi editori, compila voci di enciclopedie, tiene cattedra di teologia biblica e patristica all’Università Vita-Salute San Raffaele di don Luigi Verzé. E tutto questo con il solo titolo accademico di dottore in economia e commercio. Un autodidatta. Un magnifico autodidatta, ma pur sempre un autodidatta. E, come tutti gli autodidatti, allievo di se stesso.
Adesso qualcuno vorrà spiegare che lo Spirito soffia dove vuole e che la storia della Chiesa è punteggiata da individui che hanno intuito, profeticamente, strade nuove. Guardate San Francesco. Però, chiunque abbia fatto almeno l’esame di “Storia medievale 1” sa che la grandezza di san Francesco sta nell’essersi rimesso al giudizio della Chiesa di Roma e non nell’averla voluta giudicare. Monsignor Piero Zerbi, maestro dei medievalisti dell’Università Cattolica di Milano insegnava che sta qui la differenza tra Francesco d’Assisi e Pietro Valdo: uno divenuto Santo e l’altro eretico.
Ma fratel Enzo non teme scivoloni e se c’è da menare fendenti su Roma non guarda in faccia a nessuno. “Questo è un tempo triste per chi non possiede la verità e crede nel dialogo e nella libertà” dice nella Differenza cristiana, citando una frase di Zagrebelsky. E poi rincara: “Io aggiungerei che è un tempo triste per certi cattolici che certo non pensano di possedere la verità, ma pur mettendo la loro fede in Dio e in Gesù Cristo che lo ha narrato, sanno che la verità eccede sempre i credenti. (...) Sì, è un tempo triste perché il cristianesimo appare minacciato nel suo specifico, e non minacciato da chi lo avversa o addirittura lo perseguita, bensì, come sovente accade nella storia, dai credenti stessi”.
E così, senza compromettersi facendo nomi, da Papa Benedetto XVI in giù sono sistemati tutti coloro che complottano per depotenziare la nuova Pentecoste avviata con il Concilio Vaticano II, tutti coloro che si oppongono al soffio dello Spirito. Gli altri, invece, i veri credenti, quelli che, come nei migliori ossimori, “non pensano di possedere la verità”, pur se invitati a un generico immergersi “nella storia, nelle sue opacità, nelle sue contraddizioni”, in realtà sono chiamati a divenire “comunità alternativa”.
Anche qui, Bianchi allude, profetizza, più che marcare nettamente. Ma, presi dal suo ragionare, si può essere indotti a immaginare veramente una nuova Pentecoste annunciata ed evocata da “comunità alternative” in cui “si manifesti pienamente la Venuta del Signore”. Una Nuova Era dello Spirito? Non viene specificato, però, nella Regola di Bose si legge che “Nella vita monastica è lo Spirito a chiamare, pur servendosi di mediazioni umane, e non la chiesa tramite il ministero episcopale, come accade per i ministeri ordinati”. E certo colpisce questo continuo evocare, anche se non fino in fondo, la contrapposizione tra una Chiesa istituzionale, vecchia e una Chiesa spirituale, nuova. Il tutto sottolineato da una sezione del sito web della comunità che si intitola “Pneumatofori”, portatori dello Spirito, in cui si dice: “Sono passati tra noi..” seguono 19 nomi per poi concludere “lasciandoci il loro spirito”.
Nell’attesa, le “comunità alternative” sono chiamate a evitare di porre Cristo al centro del proprio agire sociale. Niente leggi che sappiano di sacrestia: l’Altro, lo Straniero siano la regola, il nascondimento sia il mezzo, l’umanizzazione, e non la salvezza, sia il fine. Dunque, in Per un’etica condivisa, Bianchi spiega che gli ripugna un mondo in cui “le chiese propugnano un’etica e concentrano tutte le loro energie affinché sia assunta dalla società, si mostrano capaci di quei servizi necessari ai quali lo stato non sa dare attuazione, soprattutto in risposta ai diversi tipi di povertà ed emarginazione, offrono la loro esperienza e qualità di intervento nell’educazione giovanile, chiedendo però un riconoscimento del proprio ruolo”.
Per non parlare dei cosiddetti “atei devoti che oggi pontificano”. Ai quali Bianchi manda a dire che “non vi è nessuna necessità mondana di Dio, nessuna possibilità di teismo utilitario come invece vorrebbe far credere una società in carenza di ideali. Alla larga da “un progetto che vede le chiese correre in aiuto e supporto alla società per fornire, alimentare valori di cui esse hanno bisogno per il loro ordine ed equilibrio”.
In un colpo solo, fratel Enzo fa fuori gli atei devoti e San Tommaso d’Aquino. Il Dottore Angelico, nella Summa spiega l’utilità delle leggi dello Stato e della repressione penale, che servono ad “abituare a evitare il male e a compiere il bene per timore della pena, in modo che poi esso sia compiuto spontaneamente”. Ma è chiaro che, per dei puri destinati a vivere nel nascondimento e nella carità perfetta, la fatica di produrre leggi che conducano gli uomini al bene, invece che benedetta, appare blasfema.
E’ difficile non far risalire tutto questo a una sottovalutazione dell’Incarnazione di Cristo, da cui scende direttamente l’impegno del cristiano nella vita quotidiana. La Civitas Dei di Sant’Agostino, alla quale appartiene il cristiano, non è un luogo impalpabile e neppure una comunità separata che diventi esempio per la società. L’appartenente alla Civitas Dei ha il dovere mettere mano anche alla città dell’uomo, e il suo impegno è essenzialmente milizia.
Ma se l’impegno è debole, di solito, la cristologia è debole. Il Priore, quando cita Cristo, si affretta a spiegare che è colui che “ha narrato Dio agli uomini”. Linguaggio opaco che produce la sensazione di trovarsi davanti a una vicenda incompleta. Sensazione alimentata da Bianchi con un libretto per bambini intitolato “Gesù. Il profeta che raccontava Dio agli uomini”. E’ vero che dentro dice che Gesù è Figlio di Dio. Ma poi spiega ai suoi piccoli lettori: “Gesù (...) era un bambino come noi che viveva con i suoi genitori, Maria e Giuseppe, in un villaggio una piccola cittadina della Galilea. Quando aveva dodici anni ha sentito una chiama più forte. (...) Gesù è stato inviato, mandato, è divenuto un testimone, cioè uno che raccontava Dio agli uomini”.
Forse, sta qui la ragione del cristianesimo minimale di Bianchi, che ha un precedente illustre in Giuseppe Dossetti, passato dalla militanza nella Dc alla scelta monastica. Non a caso, il Priore di Bose ha un posto fisso nel Consiglio di amministrazione della dossettiana Fondazione per le scienze religiose Giovanni XXIII di Bologna. Come quello di Dossetti, il monachesimo di Bianchi è anomalo. Non sceglie la via della solitudine per lodare e adorare Dio, ma per caricarsi di carisma profetico con il fine ultimo di trasformare la Chiesa e renderla più spirituale e democratica attraverso le alchimie della politica. Un ribaltamento di orizzonte che passa dall’influsso della Chiesa sulla società a quello della società sulla Chiesa.
L’unica differenza tra Dossetti e Bianchi sta nel partner. Il monaco bolognese, tra gli artefici della costituzione repubblicana, fece della sua creatura il luogo d’elezione per l’incontro con il Pci di Togliatti. Pensò la carta costituzionale come piattaforma utopica per un progetto che trasformasse la vita politica italiana e, quindi, anche la Chiesa. Dal che discese una visione ideologica della costituzione in nome della quale Dossetti, prima combattè Craxi e poi lasciò il suo romitaggio per fronteggiare il cavaliere nero Berlusconi.
Bianchi, oggi, ha a che fare con gli eredi di un Pci putrefatto, una sorta di partito radicale di massa in cui convive tutto e in contrario di tutto, da Rosy Bindi a Massimo Cacciari passando per Dario Franceschini: come dire il nulla, l’ideale per le profezie minimali del Priore.
Ma l’obiettivo non è cambiato, nel mirino c’è sempre la Chiesa romana e la sua concezione costantiniana. Il che fa tirare una boccata d’ossigeno a Eugenio Scalfari, che, alla Fiera del libro del 2005 disse: “Se tutti i cattolici fossero come Enzo Bianchi io sarei molto rassicurato”.
Come dargli torto?

Poveri in spirito e poveri di spirito

Prendo in mano una rivista del mondo cattolico progressista, e trovo scritto che la Chiesa ha fatto una scelta, un’ “opzione preferenziale”, per i poveri, i “malriusciti”, gli emarginati, gli ultimi ecc. Non è una constatazione nuova. Ben prima della triste teologia della liberazione, lo notavano i primi avversari del cristianesimo, Celso e Porfirio. In tempi più recenti, Nietzsche ed Hitler dicevano lo stesso, ovviamente con un analogo disgusto. E’ senza dubbio vero: sotto ogni cielo e in ogni epoca, chi più chi meno, perché sempre uomini e peccatori, i cristiani hanno soccorso orfani e vedove; hanno creato ospedali e xenodochi; hanno riscattato schiavi e prigionieri… Eppure, nel modo in cui questa “preferenza” viene espressa oggi in certi ambienti, vedo qualcosa di ideologico, cioè di parziale e limitante.
Parziale e limitante perché talora si dimentica quante volte sono stati uomini e donne ricchi, facoltosi, a fare del bene ai poveri, a divenire poveri con i poveri. Possiamo ricordare la generosità delle principesse dei primi secoli, come Pulcheria, di ricche matrone come Melania, Fabiola e Marcella, di nobildonne ottocentesche come la contessa di Barolo, Maddalena di Canossa, Teresa Verzeri…
Anche san Francesco, il più verace sposo di “madonna povertà”, nacque ricco e si fece povero. Povero volontario.
Parziale e limitato, il pauperismo di certuni, perché dimentica quante opere di misericordia sono nate anche dai soldi, non sempre del tutto puliti, di mercanti ed usurai, che tra medioevo e rinascimento hanno spesso finanziato prodigiose opere di carità; perché dimentica quante volte uomini poveri come il Cottolengo, o san Giovanni Bosco, hanno saputo salire le scale dei ricchi, anche di uomini non integerrimi, senza disprezzo manicheo sulle labbra, per ottenerne pane per i poveri, con grande frutto. Parziale, ancora, perché come non sono mai mancati i ricchi generosi, e distaccati dalle loro stesse ricchezze, cosa non certo facile, non scarseggiano neppure i poveri che, una volta divenuti ricchi, vogliono assaporare con assoluto egoismo la loro nuova condizione.
Sì, la Chiesa, come Cristo, deve amare i poveri, ma non è materialista come l’ideologia marxista. Crede dunque che i ricchi, come i poveri, abbiano l’anima, e che tra eternità e tempo vi sia una gerarchia: la vita eterna è una ricchezza più grande di ogni ricchezza terrena, e non è in ciò che è materiale, necessariamente, che si realizza l’equità e la giustizia; non è nel benessere, che pure è cosa buona, che si compie la felicità umana. Certo, tra i peccati che “gridano vendetta al cospetto di Dio”, Leone XIII mise il negare la “giusta paga agli operai”, e prima di lui Ambrogio si scagliava contro i ricchi che credono che la terra sia proprietà solo loro; certo, dopo Leone XIII, Pio XI attaccò il “funesto ed esecrabile internazionalismo bancario o imperialismo internazionale del denaro”, così come i suoi predecessori medievali avevano stigmatizzato i banchieri usurai e i guadagni illeciti. Ciò non toglie che per la Chiesa l’anima dei ricchi non vale di meno di quella dei poveri, e quella dei poveri non vale di più di quella dei ricchi.
Non mi convince, ancora, la visione pauperista in stile marxista di certo mondo “cattolico”, perché si riduce troppo spesso a predica, ad utopia, a vagheggiamento di una attenzione verso i lontani, che mi sembra, a volte, un po’ troppo facile. Perché dimentica troppo spesso quello che una santa che di poveri se ne intendeva, Madre Teresa di Calcutta, definiva “il più povero tra i poveri”, cioè il bambino nel grembo materno. Non di rado, quando si parla di questo tema, in troppi di questi cattolici, esplode una rabbia strana, che si palesa in espressioni come queste: “a te interessano gli embrioni, i feti, e dimentichi gli uomini”. A me pare sia vero il contrario: chi ha attenzione verso il più piccolo dei fratelli, la avrà, necessariamente, anche verso gli altri. Chi vede l’umanità anche dove essa è più nascosta, e più fragile, più facilmente la scorgerà anche dove è più evidente. Chi è disposto ad accogliere il figlio non aspettato o “imperfetto”, saprà accogliere anche il prossimo suo, più di chi, al contrario, sopprime la carne della sua carne ed il sangue del suo sangue.
Oggi però dobbiamo chiederci, come cristiani, chi sono i nuovi poveri. Certo, sono anche coloro che non hanno beni materiali a sufficienza. Non siamo puri spiriti e Cristo si dedicava anche a moltiplicare pani e pesci. Ma nel nostro Occidente la povertà odierna più grande, quella che molti pauperisti non sanno vedere, è quella spirituale. Abbondano i poveri che mancano del senso della vita: così soli e indigenti da vivere senza Dio; così poveri da non sapere cosa siamo al mondo a fare; così poveri da cercare inutilmente, nell’egoismo sfrenato e nel consumismo di beni materiali o di affetti sciupati, un goccio di vita vera.
A costoro la Chiesa deve spezzare il pane della sapienza, anche tornando ad essere luogo di bellezza, nel canto, nell’arte, nella liturgia. Deve ridare Dio, il senso della grazia e del peccato, ed il senso del sacro. Sono questi i maggiori doni che si possono fare ai poveri di spirito, pasciuti o non pasciuti, ma spesso egualmente disperati, di oggi.

Francesco Agnoli, il Foglio, 22/3/2012

Riti della Settimana Santa, Triduo e Pasqua in rito antico

ORARI delle funzioni della Settimana Santa in Livorno a cura dell’Istituto Cristo Re Sommo Sacerdote si veda qui.

domenica 8 aprile 2012 - SOLENNITA' DI PASQUA di RESURREZIONE DI N.S.G.C.

- chiesa di Santa Luicia, in Sopraponte di Gavardo (Bs)
ore 11:00 SANTA MESSA celebrata nella Forma Extraordinaria del Rito Romano

"Velatio" di croci e immagini nelle chiese. Teologia e tradizione di un rito antico, previsto ancora oggi

Accurato studio sulle origini e sul significato teologico e spirituale di un rito antichissimo, che caratterizza le ultime due settimane di Quaresima, dette “Tempo di Passione”.


di Alessandro Scaccianoce

Con la quinta domenica di Quaresima si entra nel “Tempo di Passione“, caratterizzato da una marcata attenzione al mistero della Passione e Morte del Signore Gesù.

In origine limitata alla sola Settimana Santa, che si apriva con la Domenica delle Palme, detta appunto “De Passione Domini”, nel tempo la contemplazione della Passione del Signore, culmine della Redenzione e fonte di vitalità spirituale, venne anticipata e celebrata anche nella settimana precedente.

Questo tempo speciale, che si inserisce nel già propizio tempo di Quaresima, viene sottolineato con alcune specifiche regole cultuali. Tra queste la più caratteristica è la “Velatio”, ovvero la velatura delle croci e delle immagini della chiesa esposte alla venerazione dei fedeli. A norma del Messale tridentino, nel sabato che precede la I domenica di Passione, (quindi il sabato della IV settimana di Quaresima), «finita la Messa e prima dei Vespri si coprono le croci e le immagini della chiesa con veli violacei; le croci restano coperte fino al termine dell’adorazione della croce da parte del celebrante il Venerdì Santo, le immagini fino all’intonazione del Gloria nella Messa della Vigilia Pasquale». In tale periodo solo le immagini della Via Crucis restano senza velo. Il giovedì santo la croce dell’altare maggiore, per il tempo della Messa, si copre con un velo bianco.



Si tratta di un rito molto antico risalente addirittura al sec. IX, forse un retaggio della separazione dei penitenti pubblici nella chiesa. I penitenti pubblici erano i fedeli che si erano resi colpevoli di gravi peccati dopo il Battesimo. Questi, dopo un periodo di penitenza, nel periodo precedente la Pasqua, venivano riammessi alla comunione la mattina del Giovedì Santo, con un apposito rito. Nel tempo, poi,

Pelleggrinaggio "tradizionale" in Puglia - 1° maggio 2012

I gruppi pugliesi legati alla forma antica della liturgia romana si stanno mobilitando per organizzare un pellegrinaggio della Tradizione simile a quello organizzato ogni anno a Livorno dai gruppi toscani.

L'appuntamento è fissato per il 1° maggio 2012, presso il santuario mariano di Santa Maria di Leuca (Lecce).
Sarà presieduto dal zelante Cardinale Raymond Burke, Prefetto del Supremo Tribunale della Segnatura Apostolica.

I pellegrini si raduneranno a Leuca verso le 10, donde a piedi, pregando il rosario e cantando canti sacri, giungeranno dopo circa un'ora alla basilica-santuario sul capo di Santa Maria de finibus terrae dove alle 12 il Cardinale celebrerà la Santa Messa prelatizia in forma extrarodinaria.

Seguirà il pranzo, tempo libero e un'assemblea con preghiera conclusiva.
Parteciperà al pellegrinaggio anche don Nicola Bux, Consultore dell'Ufficio delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice.

Questo sarà il primo pellegrinaggio pugliese, che si spera si possa ripetere ogni anno, e che vedrà gruppi provenienti dal foggiano, Barletta, Bari, Monopoli, Lecce, Taranto.

Chi volesse avere maggiori informazioni può contattare i promotori scrivendo all'indirizzo di posta elettronica: schola.ecclesiamater@gmail.com

fonte: Cordialiter

martedì 27 marzo 2012

Lettera aperta di Mons. Livi a Tarquinio, Direttore dell'Avvenire, sul "Caso Enzo Bianchi"

A seguito delle dichiarazioni del Direttore di Avvenire, Tarquinio, l'autore dell'articolo "Falsi Profeti" che ha destato tanta indignazione-delusione tra gran parte dei Cattolici (forse perchè ha aperto loro gli occhi sugli errori ideologici - eresie di Enzo Bianchi) scrive una lettera aperta a Tarquinio e LaBussolaQuotidiana la pubblica il 27.03.2012.
A.C.



"Sig. Direttore,

Il 23 marzo scorso Lei sul Suo giornale mi ingiunge di vergognarmi per quello che avevo scritto su La Bussola Quotidiana a proposito di Enzo Bianchi, accusandomi di aver orchestrato squallide manovre diffamatorie basate sulla menzogna. Siccome alcuni lettori (anche se non tutti) e i cattolici italiani in generale possono aver pensato che queste accuse (che costituiscono – queste sì – denigrazione e diffamazione nei miei confronti) siano fondate, mi vedo costretto a fornire loro pubblicamente alcune spiegazioni.

1. Io non ho scritto contro Enzo Bianchi come persona ma contro la sua “fama di santità”, ossia contro la presentazione che se ne fa come di un vero mistico, di un autorevole interprete della Scrittura, di un venerato maestro di dottrina cristiana, di un eroico combattente per la riforma della Chiesa e per l’ecumenismo. Io vorrei invece richiamare l’attenzione di chi ha responsabilità pastorale sul fatto che i suoi scritti e i suoi discorsi – che certa stampa utilizza come se potessero essere dei validi sussidi per la catechesi ? sono inficiati di un’ideologia neognostica, incentrata sul progetto di una religione universale a carattere etico (la Welthethik), secondo la prospettiva del suo autore di riferimento, che è Hans Küng.

2. Per questo preciso motivo ho deprecato lo spazio e il rilievo che il Suo giornale ha dato a una meditazione biblica di Bianchi, pubblicandola in un paginone a colori di “Agorà” della domenica. Io l’ho visto distribuito in alcune chiese di Roma assieme ai foglietti della Messa, e mi è sembrato assurdo che quel commento di Bianchi al Vangelo della prima domenica di Quaresima fosse presentato ai fedeli quasi come un sussidio per la pastorale liturgica. Quale approfondimento della dottrina cristiana e quale edificazione nella fede eucaristica – mi domandavano – possono venire da discorsi che presentano Gesù come un modello (umano) di quella morale umanitaria che ritiene di poter prescindere dalla grazia del Redentore? Il modo è pieno di gente che parla di Gesù in termini che sono più propri dell’umanesimo ateo che del dogma cattolico: non è questo che mi turbava: mi turbava i fatto che ancora una volta fosse presentato come un autorevole maestro della fede, con l’autorevolezza che può conferire il “giornale dei vescovi italiani”, un personaggio che, a mio avviso, la vera fede non contribuisce affatto a diffonderla. Non si tratta di un problema personale o ideologico, ma di un problema esclusivamente pastorale, e io come sacerdote lo considero l’unico problema importante.

3. Lei, Direttore, non ha ragione quando scrive che io avrei potuto criticare Bianchi o altri collaboratori di Avvenire «su ciò che è opinabile: valutazioni storiche e socio-culturali, opinioni artistiche, scelte lessicali, giudizi politici…», mentre invece mi sarei «azzardato» a «porre in dubbio la fede altrui e l’altrui indiscutibile adesione alla buona dottrina cattolica su ciò che è opinabile non è». Lei non ha ragione perché io critico appunto il modo di commentare il Vangelo in un giornale ufficialmente cattolico, e in questa materia nella Chiesa c’è sempre stata e sempre ci sarà il diritto di critica (la teologia cattolica e lo steso dogma nascono dal confronto critico con i diversi modi di presentare il contenuto della rivelazione divina). Ciò che per un cattolico «opinabile non è» è solo il dogma enunciato dalla Chiesa con il suo magistero solenne. Le interpretazioni del dogma e la sua presentazione catechetica, così come le scelte pastorali, sono invece materia di libera discussione. Non c’è nulla di criminoso e di vergognoso nel fatto di aver voluto manifestare la mia opinione circa l’inopportunità pastorale di presentare alla meditazione dei fedeli dei discorsi, come quelli di Bianchi, così ambigui rispetto al dogma cattolico. Da quando è diventato «indiscutibile» il fatto dell’«adesione alla buona dottrina cattolica» da parte dei collaboratori dell’Avvenire? Basta la parola del Direttore? È un nuovo caso di «Roma locuta, quaestio finita»?

4. Nel fare quei rilievi dottrinali e pastorali, peraltro, io non ho minimamente voluto «porre in dubbio la fede altrui», cioè di Enzo Bianchi. Sembra che Lei, dottor Tarquinio, non abbia presente la fondamentale distinzione tra la fede come atto interiore del soggetto che aderisce con tutto se stesso a Cristo e alla sua dottrina (e di questo atto interiore è consapevole solo il soggetto stesso) e la fede come enunciazione esteriore (professione di fede, proclamazione della fede, catechesi, evangelizzazione, teologia); io so bene di non dover giudicare la sincerità e la fermezza della fede egli altri (della coscienza di ciascuno di noi è giudice solo Dio, il quale «scruta i reni e il cuore» degli uomini), ma so anche che ho il dovere di giudicare la rispondenza di un discorso sul Vangelo alle verità fondamentali contenute nella dottrina della Chiesa: è un dovere che in primis spetta al collegio episcopale, con a capo il Papa, ma spetta, per partecipazione sacramentale, anche a un semplice sacerdote come me, impegnato da sempre nella formazione cristiana dei fedeli con il mio lavoro pastorale e con la docenza nell’«Università del Papa». Certo, il mio giudizio – di approvazione o di critica – è soggetto a errore dal punto di vista dottrinale, e anche dal punto di vista della prassi può risultare meno opportuno o conveniente: ma è pur sempre un atto legittimo, anzi doveroso, quando uno come me ritiene in coscienza che il bene comune della comunità ecclesiale lo richieda.

5. Lei scrive che il mio è «un testo feroce, nel quale si procede con metodi degni della peggiore “disinformatsja”: estrapolando frasi, selezionando concetti, amputando verità, distillando veleni». In realtà, le frasi dello scritto di Bianchi che ho citato sono testuali, e in un breve scritto non potevo certamente riprodurre tutto il testo pubblicato nel paginone di Avvenire (chi no crede alla sintesi che io ho fatto potrà confrontarla con l’originale); sono però frasi emblematiche, che nemmeno il contesto può contribuire a “salvare” (anzi, a me sembra che tutto il discorso che Bianchi fa sul potere e sul denaro ha senso solo presupponendo che Gesù sia solo un modello morale, un uomo esemplare). Nessuno scrittore dei primi secoli, nessun letterato cristiano moderno, nessun teologo intenzionato a rispettare il dogma si è mai sognato di parlare di Gesù come di una «creatura», di un uomo cioè che insegna agli altri uomini come si deve rispettare Dio, che è il Creatore. Bianchi è un biblista: ma dove mai si trova nella Bibbia la definizione di Gesù come «creatura»? Che cosa avranno pensato quei fedeli che hanno letto il testo di Bianchi sull’Avvenire e poi a Messa hanno recitano il Credo, dicendo di Gesù che Egli è «Dio da Dio» e che è «generato, non creato»? Devono pensare che la professione di fede della Chiesa è una formula antiquata e che è meglio credere alle spiegazioni moderne e aggiornate di Bianchi? Questo è il vero problema: un problema che interessa necessariamente chi ha sensibilità pastorale e si sente responsabile dei messaggi dottrinali che vengono proposti da personaggi che (non sempre meritatamente) godono di credito presso i fedeli, soprattutto se sono veicolati dalla stampa che si presenta come la voce (almeno ufficiosa) della Chiesa italiana.


Antonio Livi"

fonte: la Bussola Quotidiana del 27.03.2012

"Caso Enzo Bianchi": Lettera di replica di un nostro lettore al Direttore di l'Avvenire che aveva criticato l'articolo di Mons. Livi su Enzo Bianchi

Riceviamo e pubblichiamo con il consenso espresso dell'autore, la lettera che un nostro lettore ha inviato al Direttore dell' Avvenire, in replica alla critica di quest'ultimo sull'articolo di Mons. Livi pubblicata sul quotidiano cattolicao il 23.03.2012.


Roberto

"Gentile Direttore,

ho anch’io una speranza che lei con coraggio e onestà intellettuale, non si fermi alla risposta data nei giorni scorsi, ma voglia approfondire la vicenda di Bianchi e non derubrichi il preciso e argomentato articolo di Monsignor Livi come ha fatto a mio parere troppo frettolosamente.
Rileggendo serenamente il coraggioso Monsignor non ha fatto altro che dire una verità che tutti sanno e vedono (Lei compreso Direttore) , ma che non vogliono o non possono esplicitare.
Livi lo ha fatto come prima di lui alcuni eccellenti giornalisti, non politicamente corretti: Mario Palmaro e Alessandro Gnocchi in Cattivi Maestri Francesco Agnoli con un articolo sul foglio del 2009.

Bianchi è un caso unico di successo, personaggio di frontiera sul limite con due identità mai del tutto chiare che usa sapientemente a seconda dei casi.
Non è un membro ufficiale della Chiesa, non deve rispondere a nessuno se non a se stesso. Si è autoproclamato priore di una comunità unica e anomale che comprende uomini e donne e persone di diverse religioni, quindi non cattolica. ed esperto di materie per cui non ha titoli accademici. L’unico che possiede è un quello di dottore in scienze economiche.
Ha cavalcato in modo straordinariamente vincente da un punto di vista dei media la corrente contestatrice e progressista della Chiesa Cattolica, senza mai entrarvi. Si è proposto alla cultura dominate anticattolica trovando porte spalancate in quel sistema culturale egemonico che ruota intorno al gruppo Repubblica Espresso. Da Fazio e di casa, il festival della filosofia di Modena vetrina sempre più importante del pensiero debole apertamente anticattolico lo vede da anni come protagonista. E’ stato una delle firme del numero speciale di micromega nello scorso maggio in occasione della beatificazione di Giovanni Paolo II in cui si contestava la beatificazione. Nel 1989 Bianchi insieme ad altre 69 firme di teologi progressisti, accusa apertamente la linea di Giovanni Paolo II. Si potrebbe continuare. La difformità rispetto al magistero, di quanto dice e scrive con straordinaria prolificità il Dottor Bianchi è un dato oggettivo.
Mi stupisce moltissimo la sua risposta. La leggo fedelmente da anni e la guardo su Sat2000 e nutro una sincera stima per il suo modo di porsi, le sue idee sono spesso utili e approfondite.
Riguardo a Bose non avevo mai capito quale fosse la sua posizione. Ora è molto chiara.

Al Signor Todeschini vorrei fare notare che I Papi come successori di Cristo sono il vertice di una istituzione divina e non umana che come madre e maestra accetta ed ama tutti i suoi figli anche coloro che esprimono le loro idee.
Un invito a partecipare al sinodo non accredita certo in toto la persona e meno che meno gli conferisce mandato di infallibilità.
Questo è il primo grande motivo per cui Bianchi è in se stesso e nella sua vita un insieme di contraddizioni evidenti. Critica la Chiesa esprime idee diverse dal suo magistero, lo fa sapientemente rimanendo al margine e dopo essersi ritagliato una visibilità per cui la Chiesa con la sua giusta prudenza non esprime scomuniche, anche per il seguito che in questi anni è riuscito a raccogliere intorno alla sua opera. Seguito che come bene afferma Livi è generato da un dottrina evanescente fatta di mezze verità presentate con fare angelico e con stile profetico, tale per cui diventa difficile ed impopolare anche solo azzardarsi a fare qualche critica ai suoi discorsi. Ma analizzando la sua dottrina di cattolico rimane davvero poco o nulla.
La invito pertanto a fare giornalisticamente luce – e sarebbe tempo_ su chi sia Enzo Bianchi, mi permetto di darle una sintetica traccia, provi a rispondere a queste semplici ingenua domande:
- E’un laico o un consacrato ?
- il “suo Monastero” è a tutti gli effetti un monastero Cattolico o no ?
- E’ gerarchicamente sottoposto all’autorità de Papa in ordine alla dottrina o può fare quello che vuole ?

Sta silenziosamente raccogliendo sempre più persone intorno a d un idea di Chiesa errata in aperto dissenso al Papa al magistero e cancellando completamente l’indispensabile figura di Maria. Il tutto partendo da un assioma assoluto. La verità non esiste e la Chiesa Cattolica non deve pensare di possederla, quando lo ha fatto ha fatto disastri.. ????

Queste, caro Direttore, sono le idee che diffonde un grandissimo affabulatore e straordinario oratore. Tanto di cappello a queste indiscutibili capacità. Quanto a idee e contenuti e soprattutto alla adesione alla buona dottrina Cattolica. Ci sarebbe molto e molto da approfondire e da portare a galla.
In sintesi il messaggio di Bose è un messaggio che indebolisce e svilisce la fede. Livi ha avuto il coraggio di affermarlo.
Auspico Lei abbia il coraggio di aprire con mite fermezza, nello stile meraviglioso di Benedetto, una corretta e rispettosa indagine per capire dove sia la verità. Sempre che anche lei creda ancora che possa essere nella Cattolica.
Cordialità"

C.R.

Critica del direttore di Avvenire, Tarquinio, all'articolo di Mons. Livi sui "Falsi profeti" e sui pericoli della "eresia bonaria" di Enzo Bianchi

Qualche giorno in un nostro post fa abbiamo riportato un sapiente e coraggioso articolo di Mons. Antonino Livi sui "Falsi Profeti" (pubblicato su La Bussola Quotidiana il 17.03.2012) nel quale il competente autore esprimeva i suoi forti (e fondati) dubbi sulla figura di Enzo Bianghi , evidenziando e spiegando gli errori dottrinali (dicansi anche eresie) del pensiero di Bianchi, e criticando la (non troppa) ingenua benevolenza di alcuni prelati e dei mass media nei confronti della Comunita di Bose.
Il 23 marzo 2012 sul quotidiano della C.E.I., Avvenire, sono state pubblicate due lettere di lettori che si dicono indignati e sconcertati dall'analisi precisa e documentata condotta da Mons. Livi e dalle sue condanne contro alcune ideologie errate del fondatore della Comunità di Bose. e dal fatto che molti siti cattolici abbiano "infierito" contro Bianchi, definendolo, tra l'altro, "eretico". Gli ingenui lettori si domandano altresì come mai molti siti cattolic (tra cui noi stessi) abbiamo dato spazio a queste calunnie.


Roberto


Di seguito le due lettere:




"Gentile direttore,
mi scuso per il disturbo ma ho trovato in rete un articolo – tratto da un sito cattolico – che mi ha lasciata interdetta... In esso si critica con molta forza il priore della Comunità monastica di Bose, fratello Enzo Bianchi. E si cita anche Avvenire per la meditazione del religioso sulle «Tentazioni di Cristo» che ha pubblicato il 4 marzo scorso. Per questo glielo segnalo. Trovo strano che il nostro giornale venga accusato di pubblicare cose non in linea con il pensiero della Chiesa. La saluto con tanta stima e gratitudine per i vostri articoli sempre corretti ed equilibrati, oltre che obiettivi (ne facciamo largo uso durante le letture in refettorio)... Il Signore la benedica coi suoi validi collaboratori.
Una suora
PS. Non so se intende pubblicare quanto ho scritto, in ogni caso la pregherei, per la mia scelta di vita, di mantenermi nell’anonimato."
*
"Caro direttore,
anzitutto voglio ringraziarla per la quotidiana testimonianza del giornale che lei dirige, coadiuvato da abili collaboratori e da autorevoli voci esterne alla redazione. Debbo confessarle che siete divenuti miei compagni di viaggio, quasi inseparabili; fatico a non sostare sull’abile mescolanza che propone letture sagge della cronaca quotidiana e sane riflessioni che pungolano la fede. Con rammarico constato la malevola superficialità con cui venite trattati spesso da chi dovrebbe promuovere la lettura della "prima pagina" di ogni quotidiano ed evito di ritornare sui recenti attacchi frontali che avete subito. Ma è di questi giorni una nuova campagna, mi permetto di dire diffamatoria, nei confronti di un uomo di Chiesa che spesso trova spazio sulle vostre pagine e che stimo. Parlo di Enzo Bianchi. Fatto ancora più grave le accuse – di eresia!! – provengono da un altro uomo di Chiesa e trovano risonanza in ambienti e testate online che si autodefiniscono punto di riferimento per i cattolici. Mi perdoni l’ignoranza di questa mia considerazione più logica che teologica: ma Benedetto XVI nominerebbe un "eretico" come esperto al Sinodo dei vescovi sulla Parola di Dio? Le diocesi inviterebbero Enzo Bianchi a tenere incontri, riflessioni, esercizi per presbiteri se fosse appunto "eretico" o anche solo non più che ortodosso al magistero cattolico? Enzo Bianchi sarebbe uno degli esperti più ascoltati in liturgia se fosse "eretico"?
Insomma, secondo certi signori, tutti – Avvenire compreso – si sarebbero fatti abbindolare, tranne loro. C’è il bisogno di ulteriore malignità nella nostra Chiesa? Le auguro un buon proseguimento del cammino quaresimale.
Giovanni Todeschini, Lecco"
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Ecco la caustica risposta del Direttore, che critica duramente mons. Livi:

"Ammetto di non essermi reso conto per diversi giorni di che cosa era stato scritto di tragicamente ridicolo su internet contro Enzo Bianchi e – en passant – anche contro Avvenire. Lui accusato – udite udite – di eresia monofisita (cioè di considerare Gesù Cristo, vero Dio e vero uomo, solo un uomo) e questo giornale accusato – ri­udite ri-udite – di tenergli bordone. Ammetto anche, gentile e reverenda sorella e caro signor Todeschini, di essere rimasto quasi senza parole nel leggere le argomentazioni usate da un uomo di Chiesa, il professor Livi, del quale – fin qui – avevo solo sentito parlare. Ho scoperto un testo feroce, nel quale si procede con metodi degni della peggiore "disinformatsja": estrapolando frasi, selezionando concetti, amputando verità, distillando veleni. Una deformazione doppiamente insultante (per l’autore e per l’intelligenza dei lettori) della bella e intensa meditazione del priore Bianchi sulle tentazioni di Nostro Signore che abbiamo pubblicato il 4 marzo scorso. La mia è la constatazione addolorata e ferita di un giornalista non esattamente alle prime armi e che, dunque, se ne intende un po’ del bene o del male che si può fare impugnando la penna. Ma è anche, e soprattutto, la testimonianza civile di uno che ha denunciato più volte, e a diverso proposito, certe squallide procedure di denigrazione e diffamazione. Mi ha davvero colpito, cari amici lettori, il livore della filippica e mi indigna la disonestà intellettuale dell’operazione tentata nel nome della comune fede cattolica contro Enzo Bianchi e, di rimbalzo, ma non casualmente, contro questo giornale. Si può ovviamente non essere d’accordo con il priore di Bose (o con il sottoscritto o con qualsiasi altro giornalista e collaboratore di Avvenire) su ciò che è opinabile: valutazioni storiche e socio­culturali, opinioni artistiche, scelte lessicali, giudizi politici...
Ma mi è stato insegnato, e a questo insegnamento resto serenamente e cristianamente fedele, che non ci si può mai permettere – con maligni artifici e disprezzo della verità delle cose e delle parole – di porre in dubbio la fede altrui e l’altrui indiscutibile adesione alla buona dottrina cattolica su ciò che opinabile non è. Chi si azzarda a farlo, e in questo caso si è azzardato, dovrebbe essere capace di vergognarsene. Questa è la speranza.
Marco Tarquinio"

fonte: Avvenire del 23.03.2012

Parrocchia personale "tridentina" in Inghilterra

Quella di sabato 24 Marzo 2012 é stata una giornata memorabile per i cattolici tradizionali in Inghilterra: due Messe solenni celebrate nella Forma Straordinaria.

Entrambe - udite, udite - celebrate dal Vescovo locale!


A New Brighton, vicino a Liverpool, é stata ufficialmente riaperta, alla presenza del vescovo di Shrewsbury, S. E. Mons. Mark Davies, la chiesa dei Santi Pietro e Paolo, (la scelta del nome sarà stata casuale?) affidata alla cura dell'Istituto Cristo Re Sommo Sacerdote.

Questa sarà la prima "parrocchia personale tridentina" del Regno Unito, e sarà un santuario dedicato all'adorazione eucaristica e alla celebrazione della Messa nella Forma Straordinaria.

Piú di seicento persone hanno partecipato alla celebrazione.
















L'altro evento di rilievo é stato il pellegrinaggio tradizionale a York (cui ho avuto la fortuna di partecipare) in onore di santa Margaret Clitherow, una straordinaria figura di donna, martirizzata sotto il regno di Elisabetta I per aver dato rifugio a dei preti cattolici.

Oltre che per l'ottima affluenza di fedeli (circa duecento), il pellegrinaggio é stato un successo soprattutto per la presenza dell'ordinario del luogo, S. E. Mons. Terry Drainey, un vescovo che fino ad ora non si é certo distinto per la promozione della Messa antica.

Segno che qualcosa si muove.

Fonte: Bregwin blog

S. Messa di Pasqua a Sopraponte di Gavardo (Bs)

domenica 8 aprile 2012 - ore 11.00


SOLENNITA' DI PASQUA di REURREZIONE DI N.S.G.C. E

chiesa di Santa Lucia - in Sopraponte di Gavardo (Bs)
SANTA MESSA celebrata nella Forma Extraordinaria del Rito Romano

lunedì 26 marzo 2012

Gracias a Benedicto XVI por el Motu Proprio Summorum Pontificum!



Da Una Voce LaPlata, tramite Coordinamento Nazionale "Summorum Pontificum".
Una foto "parlante" che non ha bisogno di particolari commenti : da Palermo a Venezia fino in Messico durante il passaggio del Successore di Pietro, Benedetto XVI, vengono elevati dei manifesti , quale ringraziamento alla Divina Provvidenza e al Papa per il dono del Motu Proprio Summorum Pontificum, una ricchezza spirituale per tutta la Chiesa !
Oremus pro Pontifice nostro Benedicto !

Schmidberger (SSPX): ci sono spiragli positivi per una soluzione

Il blog Sacri Palazzi di Andrea Tornielli riporta una notizia molto interessante riguardo lo stato delle relazioni fra Santa Sede e Fraternità San Pio X. Ecco il testo.
Padre Franz Schmidberger, il primo successore dell’arcivescovo Marcel Lefebvre alla guida della Fraternità San Pio X, oggi superiore del Distretto tedesco, ha fatto leggere in tutte le messe celebrate ieri in Germania dai lefebvriani un comunicato.

Schmidberger ricorda che lo scorso 16 marzo a Roma il cardinale William Levada, Prefetto della Congregazione per la dottrina della fede, ha consegnato al superiore generale della Fraternità, il vescovo Bernard Fellay, «una lettera con spiegazioni in cui ci viene richiesto in modo ultimativo di esprimerci in modo più positivo sul preambolo dottrinale del 14 settembre 2011 di quanto non sia accaduto fino a ora». La scadenza ultima per la risposta è fissata per il 15 aprile 2012.

«Sebbene la lettera si esprima anche in un tono sgradevole – commenta Schmidberger riguardo alla risposta di Roma – vi sono fondate speranze per una soluzione soddisfacente».

«Qualora essa giungesse a compimento – conclude la nota – tutte le forze della tradizione nella Chiesa verrebbero notevolmente rafforzate; in caso contrario esse verrebbero indebolite e scoraggiate. Ne va quindi in primo luogo non della nostra Fraternità, ma del bene della Chiesa».

sabato 24 marzo 2012

Pellegrinaggio a Loreto del Cenacolo della Ss.ma Trinità di Rimini

sabato 24 marzo 2012 - Rimini
pellegrinaggio annuale del Cenacolo della Santissima Trinità di Rimini a LORETO. ore 14.30 Santa Messa nella forma extraordinaria del rito romano
presso la Cappella Americana

S. Messa antica a Tokyo, Giappone






UnaVoce ha reso possibile la regolare celebrazione della S. Messa nella Forma Extraordinaria del Rito Romano persino in Giappone. .
La S. Messa è infatti celebrata ogni terza Domenica del mese,da padre Agustin Toshio Ikeda, F.S.S.P. nella casa "Wakaba" di Tokyo.

Ecco un altro e commovente frutto del Motu Proprio Summorum Pontificum.