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martedì 4 ottobre 2011

Antonia Arslan difende la Messa di sempre ne "il cortile dei girasoli parlanti"

Pubblichiamo un racconto da libro "Il cortile dei girasoli parlanti" di Antonia Arslan (Piemme, 182 pp., 14,5 euro), la grande scrittrice padovana autrice, fra l'altro, della "Masseria delle allodole" (Rizzoli), dedicato alle sterminio degli armeni da parte dei turchi all'inizio del '900.
Alessandro


Messe in latino

Mi è capitato spesso di andare alla Messa in latino, la frequentatissima messa delle 11, nella chiesa di Sant’Agnese a New York.
È meglio arrivare in anticipo.
C’è una folla di persone di tutte le origini vestita a festa: le donne bianche spesso in tailleur e cappellino, le nere in sontuose tuniche drappeggiate, l’usciere portoricano col suo ampio sorriso, la messicana vestita di viola, con un grande fiocco di raso sulla schiena, inginocchiata di fronte all’immagine della Vergine di Guadalupe.
La cerimonia è vivace e festosa, con musiche di grandi compositori e un coro raffinato.
A Venezia, alla chiesa di San Simeon Piccolo, ho trovato invece un rito austero e semplice, meno appariscente, ma forse più autentico.
Non sembrava un’eccezione domenicale; era il perpetuarsi di parole e gesti antichi, carichi di significati secolari, che il celebrante ripercorreva con noi, pur voltato com’era verso
l’altare e pur pronunciando le parole di una lingua ormai perduta.
Le persone assistevano assorte, leggendo i libretti, coi testi in latino e in italiano.
La musica e il canto stimolavano senza sovrapporsi: e la presenza del sacro mi parve sempre più intensa, come se altre antichissime voci aggiungessero a poco a poco alle nostre, le voci dei morti e dei vivi insieme; insieme fino alla Resurrezione.

© 2010 by Antonia Arslan
Published by arrangement with Agenzia Letteraria Roberto Santachiara

11 commenti:

  1. Evviva, ringraziamo il Signore

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  2. Non riesco a risolvere un problema che mi sono posto. I testi dei riti, delle preghiere e degli inni in Latino producono un senso di pacata solennità e di trasporto verso il misticismo per una qualche particolarità ritmica, musicale, tonale del Latino stesso? Oppure è per lo scarto tra il parlare quotidiano e la "lingua del sacro", più impegnativa e tale da obbligare proprio per questo "attrito" a una maggiore attenzione alle singole parole?
    Un suggerimento: Remy De Gourmont "Il Latino mistico" ripubblicato pochi anni fa. E' presente ( anche a prestito ) anche nella biblioteca comunale Sormani di Milano.

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  3. Ecco un ottimo articolo del "Fatto quotidiano" che fotografa il caos del mondo cattolico odierno. Peccato che il giornalista non si chiede che cosa sia alla base di questa perdità di identità:

    http://www.ilfattoquotidiano.it/2011/10/03/cattolici-angeli-e-balle-spaziali/161832/

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  4. Scusate l' OT

    I vescovi sulla liturgia non ubbidiscono al PAPA

    Diario Vaticano / Non tutti i vescovi sono di buona volontà di Sandro MAgister

    http://chiesa.espresso.repubblica.it/articolo/1349710

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  5. <p>

    <span>
    <p><span>Il giorno 30 settembre è stato pubblicato un post, visibile fino a stamani in questa pagina, relativo alla Festa per la Madonna del Santo Rosario a Trieste. E’ la chiesa in cui sono stato battezzato, mentre la mia parrocchia attuale è dedicata a S. Pio X. Curiose coincidenze, considerati gli innumerevoli salvataggi del sottoscritto compiuti dalla Santa Madre di Dio con l’ausilio della suddetta Corona, e il mio recente interesse per la Tradizione della Chiesa, oltre che per una religiosità “d’altri tempi”, per così dire, alla quale la mia spiritualità è - innegabilmente - affine. Ma sono un cosiddetto neo-cattolico, nato nell’anno della conclusione del dibattuto Concilio e cresciuto, per varie cause, in una confusione (e ignoranza) religiosa di base.</span>
    </p><p><span>La Santa Messa del primo di ottobre è stata la prima Messa in forma Straordinaria a cui ho partecipato, spinto da varie motivazioni, non ultimi i contenuti del presente blog. Prima della ore 19:00 di sabato, la mia esperienza in merito era quindi limitata a qualche sporadica lettura; semplice diplomato, a livello zero per quanto riguarda le nozioni di latino, e a livello base per quanto riguarda il Catechismo. Niente di cui vantarsi quindi, ma, come dicevo, incline ad una sensibilità un po’ d’antan, e infinitamente debitore al Cielo per le Grazie ricevute.</span>
    </p><p><span>Approfitto del post in questione per alcune brevi impressioni.</span>
    </p><p> 
    <span></span></p></span>
    </p>

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  6. <p><span>Il latino. E’ vero: per chi non lo conosce, l’impatto è inizialmente – anche se in apparenza - traumatico, pur disponendo degli opportuni libretti in doppia lingua, all’interno dei quali è comunque non facile districarsi senza un minimo di istruzioni di base. La comprensione, però, si può costruire col tempo, e non è affatto detto che la lingua parlata sia garanzia di ‘partecipazione’. Anzi. Detto questo: ascoltare la preghiera recitata con un idioma antico in un contesto solenne come questo ridimensiona, a mio vedere, tutte le possibili problematiche di tipo ‘pratico’; destinare, dedicare, riservare una lingua antica come il latino - non esposta tra l’altro alla intemperie della lingua parlata - per le funzioni in cui la Chiesa si rivolge ‘ufficialmente’ al Creatore, a me pare un patrimonio da preservare a tutti i costi. Non è da trascurare inoltre il problema intrinseco della lingua parlata le cui espressioni, per associazione di idee, possono facilmente portare a ‘distrazioni’. Quanto ho ascoltato sabato sera era in grado di innalzare cuore e mente: non vedo motivo per perdere, o rischiare di perdere, un simile tesoro. La Musica Sacra: non c’è commento da fare (anche il solo confronto con quanto si sente normalmente durante le Sante Messe celebrate ‘normalmente’ la domenica risulterebbe offensivo), ma rimane solo il sentito ringraziamento all’eccellente coro ed analoga orchestra della parrocchia, diretti da Elia Macrì. Fedeli: sarà stato il contesto, ma ho avuto l’impressione di percepire una compostezza ed un decoro raramente incontrati in una Santa Messa celebrata nella forma Ordinaria. L’ età dei presenti era, prevedibilmente, superiore alla media, ma c’erano anche dei giovani. Il sacerdote rivolto all’altare: perfetto. Considerarlo un atto di scortesia (o simili) nei confronti dei fedeli significa – a mio parere - avere delle manie di persecuzione o, forse, avere seguito un numero eccessivo di lezioni per il miglioramento dell’autostima. Infine, vedere l’Ostia consacrata salvaguardata dalle mani dei presenti è stato un vero e proprio sollievo; ciò che si percepisce, grazie anche al frequente inginocchiarsi, è una sorta di profonda solennità, devozione, dignità, sacralità: per il Signore che si sacrifica (e che merita il meglio, come ha sottolineato il parroco don Stefano); per il suo Corpo, Sangue, Anima e Divinità, adorati nel miglior modo che la nostra misera natura permetta; per una Chiesa e per la sua Tradizione a loro volta vissute, amate e rispettate, dalle migliaia di Santi che lo Spirito ha suscitato nel corso dei secoli. Perché scendere a baratti e compromessi nell’adorazione di Chi non esitato a sacrificare <span>tutto</span> sé stesso per noi? Mi scuso per la prolissità e se ho detto delle ovvietà.</span></p>

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  7. Redazione di Messainlatino.it4 ottobre 2011 alle ore 16:51

    Lei non ha da scusarsi, tutt'altro: personalmente la ringrazio per quanto ha scritto e, come me, credo, molti dei nostri lettori. Anzi, se mi permette, vorrei pubblicare la sua testimonianza nel blog, per darle la visibilità che merita.

    FZ

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  8. Potete tranquillamente pubblicarlo: lo considero un immeritato onore. Grazie

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  9. Infatti il latino lo si ritiene un'ostacolo alla comprensione della Messa, sebbene sia stato ampiamente dimostrato che e' un falso problema:

    1) La prima volta che ho assistito alla Messa alla FSSPX ho rimarcato questa difficolta', ed il sacerdote per tutta risposta mi ha messo fra le mani un Messale Latino-Italiano (il sottoscritto non ha studiato latino a scuola);

    2) In tutte le Messe Tridentine gli organizzatori si premurano di fornire materiale cartaceo latino-italiano, e spesso anche le melodie dei canti gregoriani, senza dimenticare che Epistola e Vangelo possono essere detti in lingua volgare;

    3) La devozione e la fruizione dei frutti della Messa Antica non e' legata alla comprensione del testo; questo e' un concetto che si puo' spiegare quando ascoltiamo un brano d'opera o una canzone in lingua straniera, ne lodiamo e gustiamo la bellezza che rinfranca il nostro spirito pur non capendone le parole.

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  10. Sì, purché a Trieste non succeda come a Gorizia qualche anno fa, quando, in attesa dell'inizio della Messa, la gente in chiesa chiacchierava come a teatro. Anche il compianto padre Rocchi diceva che a Trieste la gente va a messa come se andasse a teatro. Ecco a che si riduce il cattolicesimo nelle città ex asburgiche della Venezia Giulia: tutta apparenza e poca sostanza. La fede è una cosa, il conformismo sociale un'altra.

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