(ASCA) - Trieste, 21 mag - ''Non capisco le canzonette in chiesa'', durante le celebrazioni liturgiche. Lo ha detto il maestro Riccardo Muti, che a Trieste ha ricevuto la cittadinanza onorarfia.
''La storia della musica deve molto alla Chiesa e non mi riferisco solo al periodo gregoriano che e' strepitoso, ma anche ai giorni nostri. Ora io non capisco le chiese, tra l'altro quasi tutte fornite di organi strepitosi, dove invece si suonano le canzonette - ha detto -. Probabilmente questo e' stato apprezzato all'inizio come un modo di avvicinare i giovani, ma e' un modo semplicistico e senza rispetto del livello di intelligenza delle persone.
Perche' allora - precisa - mettere quattro-cinque ragazzi di buona volonta' a strimpellare delle chitarre o degli strumenti a plettro con testi che non commento? E poi - ha continuato Muti - se si sente l'Ave Verum di Mozart in chiesa, sicuramente anche la persona piu' semplice, piu' lontana dalla musica puo' essere trasportata in una dimensione spirituale. Ma se sente invece canzonette e' come stare in un altro posto''.Soffermandosi, invece, sugli spirituals, Muti ha osservato che ''questa e' un'altra cosa, un altro livello, e' un'altra cultura: antica e profonda, cantano e danzano con il corpo. E comunque e' una cosa che non ci appartiene. Quello che ci e' appartenuto con Perosi, Rossini a Verdi sono cose importantissime per la chiesa e per lo spirito. Perche' tutto questo sta sparendo quando e' nostro patrimonio di cui se ne sta impadronendo altre nazioni? La Cina oggi ha milioni di pianisti e violinisti con le fabbriche di strumenti che si sono centuplicate, e si sta impossessando della nostra cultura. Ma noi no della loro.
E allora se noi non ci fortifichiamo nella consapevolezza della nostra cultura finiremo in pochi anni di diventare il museo del mondo''.
Muti ha concluso sottolineando che ''pittura, scultura e musica fanno parte della nostra grande storia dell'arte, ma a differenza della pittura e della scultura che nei licei si fanno, la musica viene abbandonata come qualcosa di fastidioso e dilettantesco.
Ma cosi' diventiamo solo il paese della canzonetta, dimenticando il contributo fondamentale dell'Italia al mondo.
Basta pensare alle scuola napoletana nel '700. E noi abbiamo anche dato il nome alle note. E poi ci siamo fermati. Ma non e' colpa di nessun governo, e' imputabile a decenni e decenni di abbandono della cultura, come elemento che puo' accomunare un popolo e identificarlo''.
''La storia della musica deve molto alla Chiesa e non mi riferisco solo al periodo gregoriano che e' strepitoso, ma anche ai giorni nostri. Ora io non capisco le chiese, tra l'altro quasi tutte fornite di organi strepitosi, dove invece si suonano le canzonette - ha detto -. Probabilmente questo e' stato apprezzato all'inizio come un modo di avvicinare i giovani, ma e' un modo semplicistico e senza rispetto del livello di intelligenza delle persone.
Perche' allora - precisa - mettere quattro-cinque ragazzi di buona volonta' a strimpellare delle chitarre o degli strumenti a plettro con testi che non commento? E poi - ha continuato Muti - se si sente l'Ave Verum di Mozart in chiesa, sicuramente anche la persona piu' semplice, piu' lontana dalla musica puo' essere trasportata in una dimensione spirituale. Ma se sente invece canzonette e' come stare in un altro posto''.Soffermandosi, invece, sugli spirituals, Muti ha osservato che ''questa e' un'altra cosa, un altro livello, e' un'altra cultura: antica e profonda, cantano e danzano con il corpo. E comunque e' una cosa che non ci appartiene. Quello che ci e' appartenuto con Perosi, Rossini a Verdi sono cose importantissime per la chiesa e per lo spirito. Perche' tutto questo sta sparendo quando e' nostro patrimonio di cui se ne sta impadronendo altre nazioni? La Cina oggi ha milioni di pianisti e violinisti con le fabbriche di strumenti che si sono centuplicate, e si sta impossessando della nostra cultura. Ma noi no della loro.
E allora se noi non ci fortifichiamo nella consapevolezza della nostra cultura finiremo in pochi anni di diventare il museo del mondo''.
Muti ha concluso sottolineando che ''pittura, scultura e musica fanno parte della nostra grande storia dell'arte, ma a differenza della pittura e della scultura che nei licei si fanno, la musica viene abbandonata come qualcosa di fastidioso e dilettantesco.
Ma cosi' diventiamo solo il paese della canzonetta, dimenticando il contributo fondamentale dell'Italia al mondo.
Basta pensare alle scuola napoletana nel '700. E noi abbiamo anche dato il nome alle note. E poi ci siamo fermati. Ma non e' colpa di nessun governo, e' imputabile a decenni e decenni di abbandono della cultura, come elemento che puo' accomunare un popolo e identificarlo''.
Maestro MUTI,
RispondiEliminalei non ha ragione...di più.
Che io sappia, lei non dovrebbe essere un uomo di fede, ma la bellezza estetica la sa, senz'altro, percepire meglio di altri.
Questi contenitori-colate di cemento armato che chiamano nuove chiese di periferia, questi santuari profanati da templi massonici, questo disastro liturgico e queste "immonde" canzonette da Chiesa postconciliare....purtroppo, Maestro MUTI, erano state maledettamente volute e pensate dai seguaci dell' Anticristo.
Una BRUTTEZZA IMPERANTE che intiepidisce la fede e il trasporto devozionale dei pochi fedeli domenicali e che NON fa più tornare quelli che si erano già allontanati.
Oltre che dai seguaci dell'anticristo (non capisco perché metterci la maiuscola), anche dalle "pie donne" che infestano ogni parrocchia e usurpano il ruolo di governo del sacerdote.
RispondiEliminaNon è per fare il maschilista: non ho nessun problema che una donna guadagni come o più di uomo o che occupi una posizione di comando superiore a un uomo. Sarei anche in linea di principio favorevole a leggi che diffondano le pari opportunità per uomini e donne. Ma tutto questo NELLA SOCIETA' DEI LAICI, NON NELLA CHIESA!
Non si può aggiungere altro al pensiero del Maestro se non che troppi non vogliono pensare!
RispondiEliminaHa veramente ragione, ma c'è un'altro problema. La musica <span>E'</span> un grande impegno. Richeide costanza, determinazione e non avete idea nemmeno del grande sacrificio, anche da parte dei genitori. Questo sacrificio non viene compreso per non parlare delle critiche che le povere mamme o i poveri papà subiscono. Il dramma, e qui non voglio aprire un aprentesi fuorviante, è che i nostri figli sono abituati alla banalità e nessuno ha il coraggio di proporre loro qualcosa di veramente serio.
RispondiEliminaPurtroppo tutto quello che è legato alla musica, fosse sacra, fosse d'opera, è molto costoso e nessuno ci aiuta.
Comunque, anche le parrocchie preferiscono organizzare la partira di pallone perchè dei concerti non sanno cosa farsene.
chi conosce la psicologia del pretame neoterico sa che simili sacrosante parole del maestro Muti sortiranno l'effetto contrario. L'ideologia è cieca, e cieca vuole restare. Se inizia a vederci quacosa inorridisce di se stessa. Se qualcuno gli fa notare che è cieca, si infuria e dà del cieco a chi ci vede. Le canzonette in chiesa hanno motivazioni ideologiche e pertanto non sarà Muti a far cambiare idea ai preti. Si aggiunga la devastazione del gusto musicale in cui viviamo, e il giochetto è fatto; i preti e gli animatori liturgici stanno già dicendo: Muti si occupi di musica da teatro, la musica da chiesa non è affar suo e ce ne occupiamo noi. Prepariamoci a sentire iniezioni ancor maggiori di "frisinate". Chi è accecato dall'ideologia va su tutte le furie se viene contraddetto. L'intolleranza e l'arroganza sono compagne inseparabili dell'ideologia. Lo squallore musicale delle nostre chiese durerà ancora molti decenni; anzi, il peggio non è ancora arrivato. con Kiko superconsulente della rievangelizzazione e coi suoi seguaci sempre più all'arrembaggio, ascolteremo le nenie andaluse in salsa ebraicizzante, in ogni messa e in ogni chiesa. Assieme ai balletti pseudo ebraici......
RispondiEliminaTengo a precisare che non solo non ho nulla cotro i neocat, ma ritengo che siano una delle poche forze attive della Chiesa (ah, se fossimo altrettanto missionari noi tradizionalisti!!!!). I neocat fanno molti figli, fanno una fortissima azione missionaria, arrivando a lasciar tutto e a partire ovunque per portare il Vangelo. se non avessero le carenze teologiche che hanno, se non fossero portatori di una liturgia da baraccone, se non fossero bibliolatri, sarebbero una forza positiva. Noi tradizionalisti abbiamo molto da imparare da loro. Se anche noi, se ognuno di noi, si facesse missionario e riuscisse a riportare alla fede chi ci sta vicino, se riuscissimo ad avvicinare al rito antico sempre più persone...................
Ovviamente plaudo alle parole del grande Maestro Muti che dovrebbero essere gridate anche a Padre Livio che sub RadioMaria si ostina a non fare un'adeguata selezione/censura delle Liturgie che ospita quotidianamente.
RispondiEliminaRadioMaria dovrebbe per lo meno "suggerire" le musiche approvate dalla CEI con accompagnamento d'Organo.
In qul modo quella qualificata emittente potrebbe essere per lo meno costruttiva dal punto di vista liturgico ...
non non abbiamo dalla nostra la 'manipolazione mentale' di conio settario e l'emozionalismo in cui sono immersi i neocat. Abbiamo la 'libertà dei figli di Dio', che è più impegnativa e faticosa -al pari della musica sacra nonché di quella vera, come diceva qualcuno in un post precedente- perché manca della spinta portante di una comunità e dei catechisti che ti pressano da tutti i lati (pur in presenza di una indubbia generosità e disponibilità di fondo, che tuttavia vengono strumentalizzate).
RispondiEliminaLoro hanno la comunità e poi la comunità di comunità che è il Cnc con regole feree e prassi irreggimentanti in modo univoco... anche questa è una forza, ma per fare cosa e per andare dove?
Quanto a noi, basterebbe che potessimo avere, almeno in ogni diocesi, una o più parrocchie in cui poter realizzare una 'pastorale' (catechismo, formazione, lectio, schola di gregoriano) in cui poter trasmettere il 'testimone' della nostre Fede.
Il "se riuscissimo..." è tutto legato a questo, che finora non riusciamo ad avere, se non appena adombrato nell'Istruzione. Vediamo come andrà a finire. In parte dipenderà da noi, molto dalla Provvidenza... su altri poco o niente possiamo contare, anzi!
Però una volta anche la chiesa del paesello più sperduto aveva (e per fortuna ha ancora) il suo organo, e c'era sempre qualcuno che magari senza nemmeno saper leggere la musica sapeva suonare "a orecchio" la Missa De Angelis, la Messa da morto, le melodie popolari (ho sentito in un paese la gente cantare il "Libera me Domine" con una melodia semplice, non gregoriana, ma di una drammaticità e intensità da far venire la pelle d'oca!). Come facevano questi "organisti" a imparare? Qualcuno dava loro i rudimenti della musica e spiegava un minimo di tecnica, e via! Certo, l'ottimo sarebbe avere organisti diplomati al Conservatorio, non lo discuto, ma, come si dice dalle mie parti, «pűtost che gnent, l'è mej pütost!».
RispondiEliminaDove stava il Maestro Muti all'indomani della nomina di Palombella alla Sistina? So tutti bravi a dire e ridire le solite cose, ma quando c'è da fare nomi e cognomi, sti laiconi, so più parosi di don Abbondio!
RispondiElimina<span>Dove stava il Maestro Muti all'indomani della nomina di Palombella alla Sistina? So tutti bravi a dire e ridire le solite cose, ma quando c'è da fare nomi e cognomi, sti laiconi, so più paurosi di don Abbondio!</span>
RispondiEliminaAvessero propospto al maestro la direzione della Sistina.... chissà come sarebbe andata a finire la cosa?
RispondiEliminaSalve a tutti, ho 23 anni e scrivo dalla provincia di Messina. Conosco il sacerdote (Padre Domenico Manuli seguace del RNS) che il 14 maggio è andato a Italias got talent (facendo brutta figura) e vi posso dire che è stato sospeso a divinis per un mese dal nostro arcivescovo La Piana, il quale gia più volte l'aveva trasferito per i danni che ha fatto. Non è nuovo a gravi disobbedienze al vescovo. Posso dire pure che nella nostra arcidiocesi vengono celebrate saltuariamente le messe tridentine senza opposizione alcuna,anzi con grande afflusso di fedeli. So che saltuariamente viene celebrata a Rodi Milici vicino Barcellona Pozzo di Gotto.
RispondiEliminahttp://www.gazzettadelsud.it/NotiziaArchivio.aspx?art=74106&Edizione=13&A=20110523 qui il link dell'articolo
<span>"ma ritengo che siano una delle poche forze attive della Chiesa" </span>
RispondiEliminaDi quale Chiesa?
Quella di Cristo o quella di Kiko?
Che cosa portano con il loro "slancio missionario?
La Liturgia della Chiesa, la Dottrina della Chiesa, la Tradizione della Chiesa o quelle uscite dalla mente di un uomo un pò più di 40 anni fa?
Aggiungo che non prenderò certo esempio su chi, svuotato dei suoi falsi concetti di sè e di Dio,(vedi statuto neocat), è in seguito sottomesso a pressioni psicologiche, uniformizzato, condizionato dalla visione e dai metodi di un uomo e al servizio della sua volontà.
RispondiEliminaFinchè nelle parrocchie l'educazione musicale (che dovrebbe esere educazione liturgica) sarà affidata agli "animatori" e non a musicisti autenticamente cattolici, finchè i sacerdoti continueranno a essere assolutamente (tranne qualche caso rarissimo) ignoranti (direi, anzi, tenuti nell'ignoranza dai loro educatori) su cosa sia veramente la musica sacra e finchè i medesimi continueranno a giustificare le loro scelte trincerandosi dietro alla "pastorale" (non quella di Beethiven :) ), nulla potrà cambiare.
RispondiEliminaFilippo, come lo scrivi lo scrivi.
RispondiEliminaNon é certamente per tributare onore a quell'assassino.
Ma quando scrivono il Pater Nostro andrebbe scritto MALO (in latino) o il MALE (in italiano) con la maiucola (lo stesso don Amorth si é raccomandato) perché più lo scriviamo in minuscolo (questo lo dico io) e più lo si percepisce come una sorta di male sociale e non come il Maligno (quindi persona).
Ovviamente, tu, tutto questo lo sai rispetto alla massa.
Ciao.
Muti lo apprezzo ma non mi sta simpaticissimo... ciò premesso dobbiamo essergli grati per le parole (ovvie per noi, ma non per tutti...) che ha speso. Grati perché si sa che, anche nei Sacri Palazzi, ormai si va dietro a quel che dice un personaggio, un'icona, piuttosto che cercare di capire la situazione che ci si para davanti.
RispondiEliminaUnico appunto: i cinesi si appropriano della nostra cultura perché -sotto moltissimi aspetti- non avevano mai curato la loro. Come la loro cultura possa osmoticamente beneficiare la nostra è un assoluto mistero.
Condivido gli interventi fatti sopra; in particolarevorrei sottolineare che quando la Chiesa curava la sua liturgia attingendo e commissionando arte, i benefici dell'arte ricadevano sui fedeli tutti: quanti musicisti hanno avuto il dono, grande o piccolo che fosse della loro arte grazie al paziente lavoro di un prete che insegnò loro a cantare e a leggere grossomodo le note? E il fedele che ascoltava Musica (dico: Musica) ogni domenica poi era dotato dei mezzi "culturali" per godersi l'opera, il quartetto, la grande letteratura sinfònica.... Così come quando l'impostazione classica degli studi, non potendo prescindere dal latino e dalla sua logicità, rendeva la gente in grado di esprimersi anche per iscritto in maniera, se non elegante, almeno comprensibile....
Certo: si deve capire che la musica nella liturgia è un servizio: chi ne ha la capacità (e magari lo studio e la professionalità) può renderlo decorosamente, chi no, tace. E' come se tutti volessero portare le ampolline, o suonare il campanello.... E invece l'andazzo NOM ha scolpito nella melma il diritto di tutti a far tutto disperdendo così immensi tesori e privando pure la società civile di una guida verso la Bellezza che è una faccia della Verità.
<span>Muti lo apprezzo ma non mi sta simpaticissimo... ciò premesso dobbiamo essergli grati per le parole (ovvie per noi, ma non per tutti...) che ha speso. Grati perché si sa che, anche nei Sacri Palazzi, ormai si va dietro a quel che dice un personaggio, un'icona, piuttosto che cercare di capire la situazione che ci si para davanti.
RispondiEliminaUnico appunto: i cinesi si appropriano della nostra cultura perché -sotto moltissimi aspetti- non avevano mai curato la loro. Come la loro cultura possa osmoticamente beneficiare la nostra è un assoluto mistero.
Condivido gli interventi fatti sopra; in particolarevorrei sottolineare che quando la Chiesa curava la sua liturgia attingendo e commissionando arte, i benefici dell'arte ricadevano sui fedeli tutti: quanti musicisti hanno avuto il dono, grande o piccolo che fosse della loro arte grazie al paziente lavoro di un prete che insegnò loro a cantare e a leggere grossomodo le note? E il fedele che ascoltava Musica (dico: Musica) ogni domenica poi era dotato dei mezzi "culturali" per godersi l'opera, il quartetto, la grande letteratura sinfònica.... Così come quando l'impostazione classica degli studi, non potendo prescindere dal latino e dalla sua logicità, rendeva la gente in grado di esprimersi anche per iscritto in maniera, se non elegante, almeno comprensibile....
Certo: si deve capire che la musica nella liturgia è un servizio: chi ne ha la capacità (e magari lo studio e la professionalità) può renderlo decorosamente, chi no, tace. E' come se tutti volessero portare le ampolline, o suonare il campanello.... E invece l'andazzo NOM ha scolpito nella melma il diritto di tutti a far tutto disperdendo così immensi tesori e privando pure la società civile di una guida verso la Bellezza che è una faccia della Verità.</span>
Ha piena ragione il maestro Muti in quanto scrive. Abbandonare la propria cultura, come dice il maestro, è per me sintomo grave di qualcosa che non va. Dal '68 in poi, l'abbandono della propria identità culturale cattolica è stato un veicolo per innestare nella Chiesa le porcherie più svariate possibili. Siamo addirittura arrivati a dire (pensiamo che razza di devastazione mentale han fatto le idee dei figli dei fiori) che l'arte sacra (musica, pittura, scultura,...), massima espressione dell'ingegno, della sapienza e delle capacità dell'uomo che guarda verso l'Alto e tenta di darGli un volto e una presenza in mezzo agli uomini, sarebbe addirittura nemica della povertà, ostentazione della Chiesa dei ricchi su quella dei poveri. Bisognava buttare tutto, abbandonare tutto e soprattutto proibire e reprimere chi aveva ancora intenzione di portare avanti una realtà forte e sicura dei secoli passati. Si voleva piantare la confusione, il dubbio e la contestazione per poter facilitare la diffusione di dottrine varie e peregrine. Allora la Chiesa ha aperto la stagione della povertà che in realtà è sciatteria e trascuratezza; della semplicità che in realtà è banalità; della modernità che in realtà è solo lo sfogo di artisti spesso incomprensibili; della comunitarietà che in realtà è solo ridurre sempre più la comprensione dell'arte moderna a piccole elites di cervelloidi; E in tutta questa rivoluzione contestatrice si inserisce la musica. E' stata abbandonata la musica sacra autentica e vera perchè parlava troppo di Dio, mentre il '68 ha messo al centro del culto l'uomo e accetta Dio nella misura in cui è utile alla società dei fiori. Dicono che il canto sacro dovrebbe essere lode a Dio e invece si continuano a diffondere e incentivare le canzonette chitarroidi che spesso parlano dell'uomo, dei suoi problemi e se parlano di Dio lo descrivono con stereotipi vuoti e senza profondità. Se, come dice S. Agostino "chi canta PREGA due volte", allora possiamo scrutare quanto sia povera e presa male la preghiera comunitaria cantata della gran parte della Chiesa di oggi.
RispondiEliminaecco... chi conosce le prestazioni operistiche del Maestro Muti potrebbe malignare tra il serio e il faceto direi avremmo assistito ad un Palestrina con tempi accelerati e a frequenti errori nella distribuzione delle parti ;)
RispondiEliminaConcordo con Lei, gent. Luis, in quello che ha scritto. Spesso nelle parrocchie si affida la musica liturgica a persone che pensano sia la stessa cosa suonare canzonette durante la pausa pranzo di una gita in montagna e mentre si celebra la S.Messa. Bisogna ripristinare una certa serietà che penso però fatichi a farsi strada. Il problema non sono secondo me le canzonette in se stesse. Il problema è ciò che sta a monte e ha fatto si che le canzonette arrivassero a contaminare la liturgia...
caro Andrea, io sono un ascoltatore di Radio Maria da tanti anni e non posso che darti ragione..mi sono sempre chiesto come mai Padre Livio permetta che a Radio Maria passino certe canzonette che nulla hanno a che fare, secondo il mio modesto parere, con l'edificazione spirituale quanto piuttosto con la semplice baldoria euforica. (che, per me, equivale a fuoco di paglia..)
RispondiEliminaDa affezionato a Radio Maria e a Padre Livio questa è una delle cose che più mi addolorano e che, spesso, mi fanno spegnere la radio.
Mi chiedo se qualcuno lo ha mai informato del fatto che c è una buona fetta di ascoltatori che non gradisce la maggior parte del palinsesto musicale.
Per onestà intellettuale c è però da dire che, a volte, c è anche buona musica. E' rara, ma c è :)
M81
<span>Ecco... chi conosce le prestazioni operistiche del Maestro Muti potrebbe malignare (tra il serio e il faceto) che avremmo assistito ad un Palestrina con tempi accelerati e a frequenti errori nella distribuzione delle parti</span> ;)
RispondiEliminaparole sante !!! il problema è "solo" qui
RispondiEliminaAnche il Maestro Uto Ughi fece dichiarazioni simili, aggiungendo che la Musica Sacra e' un repertorio sterminato che attende solo di essere tolto dagli archivi e suonato; ma nelle Parrocchie modernisti e' quasi una lotta impari quando il prete e' di una ignoranza abissale per colpa dei Seminari, dove ha ascoltato solo canzonette; ma il peggio e' che nei Seminari gli hanno anche instillato l'odio per la Musica Sacra Polifonica e per il Gregoriano! E allora dopo aver tanto combattuto non ti rimane che andartene e sbattere la porta!
RispondiElimina...ed è quello che ho fatto io (anche se non ho sbattuto la porta).
RispondiEliminaOtlre alla formazione musicale e liturgica del clero, di vitale importanza, secondo me è altrettanto importante anche la formazione liturgica dei musicisti di chiesa (che un conservatorio non dà). Ma rimane un problema, al musicista di chiesa competente, ben istruito, attento, diligente, in grado di istruire a sua volta i fedeli, è possibile chiedere di lavorare in chiesa sempre e solo in regime di volontariato? In questo caso quasi nessun musicista, a meno che non si tratti di un consacrato (ma non esiste l'ordine minore dell'organista, del cantore o del direttore di schola), si sentirà mai pienamente coinvolto e gratificato in questo impegno se non percepirà mai nulla, e alla prima domenica di sole preferirà il mare con la famiglia piuttosto che il servizio in parrocchia.
Anticamente si diceva: "senza stola non si confessa e senza soldi non si canta messa". Oggi entrambe le cose si vedono diffusamente...
Buon argomento. Ci rifletterò sopra. :-)
RispondiEliminaE' proprio ora di smetterla con quelle chitarre "del pentu" ( del pettine ) per dire che stè canzonette cantate con chitarra e bonghi.......
RispondiEliminaGiusto.Prima la Chiesa commissionava opere d'Arte e manteneva gli artisti. Il prete era un uomo di grande cultura, non perché gli altri fossero ignoranti (il che era comunque vero) ma perché aveva studiato i classici, la filosofia, conosceva l'Arte e apprezzava il bello. Oggi la Chiesa non commissiona più arte ma robetta autoprodotta o appaltata a mestieranti di terz'ordine.
RispondiEliminaLampante l'episodio del Coro della Primaziale di Pisa, istituzione che fu definita nel '400 e che vantava una plurisecolare tradizione; i coristi inquadrati professionalmente e assicurati, percepivano i contributi ENPALS. L'Opera della Primaziale da cui dipendeva ha soldi che sbuzzan dalle orecchie (per entrare in duomo e salire sulla torre pendente si paga!) ma una struttura "professionistica" non poteva esser tollerata dall'ingombrante a.r.c.i.verscovo giubilato Plotti e la benemerita istituzione di voci virilr fu sciolta per esser sostituita da "volontari a rimborso", cioè gente che i soldi li prende lo stesso ma sott'altra forma.
<span>Giusto.Prima la Chiesa commissionava opere d'Arte e manteneva gli artisti. Il prete era un uomo di grande cultura, non perché gli altri fossero ignoranti (il che era comunque vero) ma perché aveva studiato i classici, la filosofia, conosceva l'Arte e apprezzava il bello. Oggi la Chiesa non commissiona più arte ma robetta autoprodotta o appaltata a mestieranti di terz'ordine.
RispondiEliminaLampante l'episodio del Coro della Primaziale di Pisa, istituzione che fu definita nel '400 e che vantava una plurisecolare tradizione; i coristi inquadrati professionalmente e assicurati, godevano del versamento dei contributi ENPALS. L'Opera della Primaziale, dalla cui amministrazione dipendeva, ha soldi che sbuzzan dalle orecchie (per entrare in duomo e salire sulla torre pendente si paga!) ma una struttura "professionistica" non poteva esser tollerata dall'ingombrante a.r.c.i.verscovo giubilato Plotti e la benemerita istituzione di voci virilr fu sciolta per esser sostituita da "volontari a rimborso", cioè gente che i soldi li prende lo stesso ma sott'altra forma. </span>
Beh, la trasmissione della signora Emma la domenica pomeriggio, la vogliamo buttare? Anche nella serata sacerdotale di don Tino ci son degli ottimi momenti di cultura musicale.
RispondiEliminaCerto che se per gli intervalli si ripristinassero le cartoline con il sottofondo d'arpa...
Beh, se una donna di musica ne sa, benvenga che dia una mano anche in chiesa! ;)
RispondiEliminaposso chiedere il nome del paese in cui è stato sentito cantare il "libera me Domine"? O almeno la zona, solo per curiosità...
RispondiEliminaSenza sarcasmo, scusa, ma non l'ho proprio capita, me la puoi spegare meglio?
RispondiEliminaLa spiego io.
RispondiEliminaTutto il ben informato e stimato laicame musicale italiano non ha speso una-parola-una per eccepire qualcosa circa la infausta nomina di Palombella a direttore sistino.
Molti conservatori (Torino, Novara, Bari, Catania e altri) hanno pure plaudito alla scelta della Segreteria di Stato e il buon maestro Muti si limita (pro domo sua) a lanciare qualche bordata quà e là, quando gli fa comodo.
Salva la sua altissima competenza musicale, ritengo che egli queste cose le dica (e la questione traspare chiaramente fra le reighe dell'inteervista) per propagandare il repertorio sacro-sinfonico sette/ottocentesco di cui è dotata la sua orchestra Cherubini e tutte le sue manifestazioni collaterali (Ravenna Festival e compagnia cantante), che è il più lontano dai postulati veri della liturgia cattolica, per quanto di livello estetico altissimo e di universale gradimento.
Mi augurerei che queste bordate provenienti da ambienti della musica laica non arrivino soltanto come un fulmine a ciel sereno, ma possano integrarsi in un organico disegno di recupero degli studi in seno ai conservatori dove, invece, con i nuovi ordinamenti quel poco di Palestrina che si faceva è stato pressochè abolito, l'organo lo si studia sempre più ..... con i piedi (e magari!), il gregoriano resta il fanalino di coda, per giunta rotto!
E frattanto alcuni Conservatori collaborano pure con il Coperlim e la Cei a perpetuare ignobili, inutili e controproducenti corsi di musica c.d. liturgica ma che in realtà sdogana le solite cose del duo Frisina-Parisi e fra poco ci sarà anche Palombella.
Il Coperlim e la Cei"sdogana le solite cose del duo Frisina-Parisi e fra poco ci sarà anche Palombella" . In realtà Frisina è odiatissimo in quegli ambienti e il volatile non ha mai proposto qualcosa di suo fatta eccezione di alcuni lagnosi salmi responsoriali che non riesce a cantare nessuno.
Elimina