Talare e clergyman non sono la stessa cosa
Uno certo falso spiritualismo gnostico oggi alla moda, una delle tante anime del neo-modernismo, tende a farci dimenticare la grandiosa portata simbolica della lunga veste nera.
Le riflessioni del Ven. Jean-Jacques Olier ci faranno senz’altro meglio capire quanto un santo prete debba essere, in un certo senso, un tutt’uno con il suo santo abito
Don Alfredo Morselli
Dell'abito dei chierici.
del Ven. Jean-Jacques Olier
La veste talare e la cotta, che sono l'abito della religione di Gesù Cristo (1) sono l'espressione esteriore della professione da noi fatta, di rivestirci interiormente della religione di Cristo verso il suo divino Padre.
Questa è la dichiarazione che tutti chierici devono fare ai piedi del vescovo ricevendo il santo abito. Essi testimoniano così solennemente di dedicarsi a Dio in Cristo suo Figlio, per servirlo nella sua Chiesa, di prenderlo per unico retaggio, per unico bene, per loro tutto. Allora soltanto vengono rivestiti della cotta, dopo d'aver ricevuto la tonsura e d'esser stati rivestiti di una veste talare.
Tutte queste circostanze sono molto misteriose e devono essere considerate con seria attenzione da coloro che entrano nel chiericato. Le persone incaricate dell'istruzione dei chierici, porranno gran cura nel darne le spiegazioni. Da parte loro, i chierici devono desiderare ardentemente di conoscere ciò che esse significano (2); poiché vi riscontreranno i loro obblighi principali e le disposizioni speciali che sono loro necessarie per entrare in questo stato e per abbracciare questa santa professione.
PARTE Iª – DELLA SANTA VESTE TALARE
L'abito col quale si presenta colui che aspira al chiericato è la santa veste talare. Questo abito è il segno esterno dell'anima disposta a entrare nella vita ecclesiastica (3).
Tutto ciò che esiste di esteriore nella Chiesa del Signore governata dal suo Spirito divino e dalla sua santa saggezza, esprime qualcosa di interiore che non potrebbe essere espressa che con qualche espressione o figura sensibile (4). Il corpo significa l'anima, in noi; e con i suoi gesti, con i suoi movimenti e con le sue azioni esso scopre quali sono le sue potenze intime che altrimenti resterebbero sconosciute.
Non si saprebbe mai che l'anima ha la potenzialità di vedere, di ascoltare, di parlare, se il corpo, con le sue funzioni dipendenti dall'anima, non facesse vedere ciò che essa è in se stessa (5).
Così Nostro Signore fa apparire nella Chiesa, per mezzo di cose esteriori, ciò che vi è di più nascosto nei suoi misteri (6); e mediante le vesti e gli ornamenti di cui ricopre i suoi ministri, le cerimonie con cui vela le sue opere, egli spiega ciò che l'uomo nuovo e il suo spirito divino operano nelle anime nostre.·
Ora, poiché di tutte le vesti dell'ecclesiastico la prima è la veste talare, venerabile abito proprio dello stato ecclesiastico e prescritto dai sacri canoni stessi (7), dobbiamo vederne il significato e ciò che la Chiesa intende esprimerci per suo mezzo.
La veste talare, che è un abito nero, significa la prima delle disposizioni che deve avere il chierico e la prima parte della religione del santo clero, che è d'essere morto ad ogni amore, ad ogni stima del mondo (8). La cotta, invece, rappresenta la seconda parte di questa stessa religione, che è di non vivere che per il Signore. Si ricopre di questo abito colui che si presenta a ricevere la tonsura, per insegnargli che deve essere talmente distaccato da ogni cosa terrena, da rassomigliare a un morto, non desiderando più che Dio, in confronto del quale non esiste nulla al mondo di amabile. Così del resto dichiara il chierico allorché, spogliandosi dell'ignominia dell'abito secolare, si ricopre di questa santa veste: egli dichiara pubblicamente in faccia a tutta la Chiesa, che intende di cambiare le proprie abitudini, i propri costumi, così come cambia d'abito (9); che non intende più viver della vita terrena, ma della vita celeste; che non conosce più che Dio, non stima altri che Lui, che Egli è il suo tutto e che il resto non gli è più nulla; infine, che vuol essere come i beati che, nella visione di Dio, non vedono più che lui, o che se vedono qualche altra cosa, qualche creatura, la vedono talmente in Dio, che essa è ai loro occhi piuttosto Dio che creatura.
L'abito del chierico che rivela come egli sia il perfetto religioso di Dio, entrato nella comunione e partecipazione della religione del cielo, è la cotta. Questo è il suo abito vero, perfetto, senza del quale non può compiere alcuna delle sue funzioni (10); di modo che egli non è considerato chierico rappresentante il proprio stato, che quando ne è rivestito. Se qualche volta non porta che la veste talare, questo avviene quando egli è nel secolo (11), indegno di vedere l'innocenza, la purezza, la santità e lo splendore del suo abito divino. E se non mostra che nero agli occhi del mondo, è per significare che è morto per esso, e che egli lo considera tanto miserabile che, per vivere nella giustizia e nella grazia, bisogna morire a ciò che esso' è; tanto è vizioso e corrotto (12)!
L'ampiezza di questo abito non ci deve stupire (13); il prete rappresenta tutto il mondo; deve portare nel cuore la religione che aveva Cristo nel suo, che è la religione universale che egli offrì al suo Padre per supplemento di quella di tutta la sua Chiesa.
Egli amava, adorava, lodava il Padre per tutti gli uomini e per tutti gli angeli. Faceva per essi ciò che non potevano degnamente fare, di modo che suppliva a tutti (4). Così egli era il religioso universale, colui che pregava lodava e glorificava Dio per tutto il mondo.
Questo Egli continua a fare nel Cielo (15) e nel Santissimo Sacramento dell'Altare, dove rende a Dio tutti gli omaggi e i doveri della religione nel suo interiore, come la Chiesa glieli rende esteriormente sulla terra e glieli renderà egualmente nel Cielo. Ma poi che Nostro Signore, ascendendo al cielo e lasciando la terra, ha cessato di onorare esteriormente il suo divin Padre a nome di tutti gli uomini come visibilmente faceva sulla terra, così ha voluto lasciare dei successori della sua religione che continuassero a compiere gli stessi doveri verso Dio, Padre suo (16). E siccome questa religione è in lui per mezzo dello Spirito Santo, la cui virtù gli fa adorare Dio quanto lo può essere, egli ha voluto, dopo l'ascensione al cielo, mandare questo stesso Spirito ai suoi Apostoli ed ai suoi discepoli affinché continuasse a diffondere nei cuori come aveva fatto nel suo (17), una religione perfetta, santa, interiore, comprendente in sé i doveri e gli omaggi di tutto il mondo insieme.
Così, gli Apostoli e i Preti sono i successori di Gesù Cristo nella sua religione e non sono stabiliti se non per onorare Dio in nome di tutto il mondo (18).
Per questo, la veste talare è così ampia, a rappresentare quasi la sfericità e la distesa della terra: ciò che si raffigurava anticamente nella veste del sommo sacerdote che era pure amplissima per prefigurare l’immensità della religione di Gesù Cristo (19). Il pontefice nella antica legge, portava su di sé i nomi delle dodici tribù (20) per prefigurare l'eccellenza della religione del Figlio di Dio e la grandezza del suo amore verso il Padre che sorpassò quello di tutti gli uomini insieme; ed ancora per significare che i preti devono portare l'amore di tutti gli uomini nei loro cuori (21); che essi devono contenere nel cuore tutti gli omaggi, tutte le lodi di ogni fedele, e possedere nelle loro anime più religione verso Dio che tutte le creature insieme riunite. La santa veste talare è inoltre come un sudario che ci tiene sepolti e che esprime al vescovo lo stato di morte nel quale si trova il santo chierico che a lui si presenta. Dico sempre è dovunque santo, perché, come la Chiesa è un nuovo mondo e un mondo di santità, fatto soltanto per rappresentarci Dio e Gesù Cristo nelle loro eminenti perfezioni, nulla deve trovarsi in essa che non sia santo.
La santa veste talare significa dunque che il chierico è morto al secolo (22): come egli stesso protesta, quando dice di non voler più che Dio; Dominus pars hereditatis meae. Ed anche se non lo dicesse, parlerebbe del suo obbligo l'abito che indossa che, semplice e nero come è, esprime a chiunque che il chierico che lo porta è morto alla pompa ed al fasto del secolo (22) e che deve esserne separato nel cuore come lo è nell'abito (23).
L'abito talare ricopre tutto il corpo, a testimoniare che tutta la carne è morta e che il chierico che lo porta, reca in sé la morte di Cristo in tutte le sue membra. Necessità quindi che colui che è innalzato al santo stato ecclesiastico, faccia apparire, nella persona, la morte di Nostro Signore e le sue vittorie, e tutte le sue azioni lo proclamino e lo annuncino dappertutto (24). Dice San Paolo che tutti i cristiani devono essere circondati per tutto il loro coro po della morte di Gesù Cristo: Semper mortifìcationem Jesu in corpore nostro circumferentes (25). Questo è raffigurato dall'abito talare che, ricoprendo il chierico e circondandone il corpo, non lascia scorgere nulla di lui se non sotto un abito di morte (26).
Siccome essi sono interamente appartenenti a Gesù e si sono dati a Lui senza riserva nello stato clericale, non devono soltanto essere mortificati nella carne, nelle sue sregolatezze e nei suoi desideri, secondo la parola dell'Apostolo: Qui sunt Christi, carnem suam crucifìxerunt cum vitiis et concupiscentiis (27); ma ancora devono essere morti e sepolti con Gesù Cristo, per partecipare poi alla sua nuova vita. Anche questo esprime la veste talare. E come la crocifissione, la morte e la sepoltura precedono la risurrezione interiore, il vescovo vuol vedere un figliolo vestito della veste talare come di un lenzuolo funebre che ne ricopra tutto il corpo, che lo tenga seppellito, prima di dargli la cotta (28).
NOTE
(1) Habitus religiosus Sidon., lib. 4, ep. 24. Conc. Meld. anno 845, c. 37.
(2) Quaeratur ex singulis an ritus et caeremonias, quae cum initiantur adhiberi solita sunt, noverint? an sanctiores illarum notiones? an sacrarum vestium, quibus induuntur, mysteria et significata? lnst. ad Ord. Eccl. suscip. in Eccl. Mediol. – Quaeratur quid per tonsuram significetur, quae fit in superiori capitis parte; quid per superpelliceum, quo c1erici induuntur, declaretur? Ibid. – Vestes ministrorum designant idoneitatem quae in eis requiritur ad tractandum divina. D. Thom. , Suppl, q. 40, a. 7, in corp.
(3) Etsi habitus non faciat monachum, in clerico tamen magnum indicium est, ut ait Salomon, eius quod in corde latet. Synodus Atheniens. ann 1571.
(4) Quaecumque in ecclesiasticis officiis rebus ac ornamentis consistunt, divinis plena sunt signis atque mysteriis. Dnrand. Divin. Offic. praem.
(5) Sicut accidentia multum conferunt ad cognoscendam rei ipsius quidditatem: ita habitus exterior plurimum confert ad declarandum ·morum honestatem. Synod. Venusin., anno 1589. – Haec (ornamenta) sunt virtutum insignia, quibus tanquam scripturis docentur utentes quales esse debeant. Hugo a S. Victor., Specul. Eccl., c. 6. .
(6) Considerare debet per symbola quam accipit gratiam. Sim. Thessalon., de Sacro Ordin., cap. 5.
(7) Conc. Basileens. Lateran. 5 sub Leone X, anno 1511, sess. 9: et alia passim.
(8) Nigra vestls insinuat humilitatem mentis; vile vestimentum denuntiat mundi contemptum, De modo bene vivendi, cap. 9: Op. S. Bernard., tom. 2. Omnia tanquam cinerem despielens, quasi mortuus prorsus ad mortuum immobilis permanebat. S. Chrysost., hom. 1, de laud. Pauli.
(9) Priorls vestis detractio, et alterius assumptio, slgnificat a media sancta vita ad perfeetiorem traduetionem. S. Dionys. , de Eccles. Hier., cap. 6. –Moneo te ut habitum, quem ostendis specie, impleas opere... Sanctus est habitus, sanctus sit animus. Sicut sancta sunt vestimenta, sic opera sancta sint. De modo bene vivendi, cap. 9: Op. S. Bernard., tom. 2.
(10) Caveant tam saeerdotes quam clerici, ne superpelliceo exuti clericalibus fungantur officiis. Synod. Capad. aquens, an., 1617, tit de Min. Eccl. c. 19.
(11) Ne cum superpelliceo per civitatem deambulantes vagentur. Synod. Vicens., anno 1628: tit. 13, de Vita et hon. Cleric., c. 3.
(12) Moriendum est mundo ut Deo in sempiternum vivamus. S. Aug, serm. 170, n. 9.
(13) Vestimentum amplum et longum, propter pietatem et divinam caritatem. Sim Thessalon., de Ord.
(14) Sese Deo ac Patri subjecit... et obedientiae suae odorem tanquam pro omnibus simul et singulis Deo et Patri obtulit. S. Cyril Alex., lib. 11, de Ador. in Spirit. et verit.
(15) Introivit in ipsum caelum, ut appareat nunc vultui Dei pro nobis, Hebr., 9, 24.
(16) Successori nel culto esterno e visibile, come si è detto più sopra: Sacerdotes Christi vicarios esse Christi et Christum. S. Chrysost., hom. 17, op. imp. in Matth., Suum relicturus erat eis ministerium. Id. in Joan., 20, hom. 86, al. 85 n. 2.
(17) Sicut misit me Pater, et ego mitto vos: Haec cum dixisset, insufflavit, et dixit eis: Accipite Spiritum sanctum. Joan., 22 et 23. Hac vocula sicut illos quodammodo slbi aequat, et pares efficit, scilicet proportionaliter ut suos successores et vicarios. Corn. a Lap. hic. – Sicut significat etiam similitudinem in fine: utrique enim missi sunt ad eundem finem. Id., ex S. Cyrill., lib. 12 in Joan., in ead. verb.
(18) Sacerdotes procuratores sunt apud Deum pro ejus Ecclesia. Guillel. Paris., de Sacro Ord. – Pro universo terrarum orbe deprecator est apud Deum. S. Chrysost., de Sacerd. t. 6, c. 4. – Non jura sua sed aliena allegat. Guillel. Paris., ibid.
(19) Amictus pontificis totius mundi quaedam imago fuit. Philo., de Vita Mosis., lb. 3.
(20) Portabit Aaron nomina filiorum Israel coram Domino super utrumque humerum. Exod. 28, 12. Portabit nomina filiorum Israel in rationali judictl super pectus suum quando ingredietur sanctuarium. Ibid., 29 .
(21) Est Aaron Christi figura, et Illius sacerdotii quod in spiritu et veritate intelllgitur. S. Cyr. Alex., lib. 11, de Ador. in spir. et verit.
(22) Clericatum elegistis, id est, mundo renuntiare, et cum habitu humilitatis, affectum promittere humilitatis, Ivo Carnot., serm. 2. De excell. sacro Ord. Pontif. Bibliot. Apost. exhort. ad Tonsur.
(23) Paupertatem et humlitatem profertis habitu corporis. Ibid.
(24) Sacerdotes constituti sunt per mundum, Christi narrare victorias. Petr. Dom. opusc. 18, contra Cleric. intemp. dissert. 1, c. 1.
(25) II Cor., 4, 10.
(26) Homines sacros tum interius tum exterus oportet mortificationem Jsu circumferre in suo corpore. S. Cyril. Alex., de Adorat. in spir. et verit., lib. 11. – Vestimentum talare, tam retro quam a lateribus et ante undique clausum. Conc. Basil.
(27) Gal. 5, 24.
(28) Qui sunt Christi, carnem suam crucifixerunt, id est Christo crucifixo se conformaverunt, affligendo carnem suam cum vitiis..., id est, cum peccatis; concupiscentiis, id est, passionibus quibus anima inclinatur ad peccandum. Non enim bene crucifigit carnem, qui passionibus locum non aufert, D. Thom,. in ead. verb. Ep. ad Gal., 5, 24, lect. 7.
Proprio questa mattina ho incontrato un sacerdote con la Talare....mi sono avvicinato, l'ho salutato e gli ho detto che oggi ero di buon umore, lui mi ha chiesto perche', gli ho risposto :perche lei indossa la Talare!...lui mi ha risposto: Io lo faccio sempre. L'ho ringraziato e via!
RispondiEliminaFaccio sempre cosi' e consiglio di farlo anche voi quando incontrate un Sacerdote con la Talare. Non facciamoli sentire soli.
Caro don Alfredo,
RispondiEliminapremesso che anche a me fa molto piacere vedere i sacerdoti in talare, mi sono stupito leggendo nel libro di Cristina Siccardi che mons.Lefebvre, tra le questioni che avrebbe voluto portare al Concilio Vaticano II, avrebbe proposto la possibilità di portare il clergyman al posto della talare. Naturalmente si tratta di una questione disciplinare e non dogmatica, inoltre può darsi che il prelato, essendo allora missionario in terra africana, pensasse soprattutto a questioni di praticità in determinate situazioni concrete. Che cosa ne pensi?
Marco C.
Purtroppo negli ultimi decenni l'abito talare è entrato in crisi perchè è venuto meno in molti casi quell'accordo tra disposizioni interiori/segno esterno.
RispondiEliminal'abito talare è ancora obbligatorio quando si officiano sacramenti e sacramentali, nonchè durante la predicazione. ma tutto ciò è lettera morta...
RispondiEliminaUn soldato, che nell'adempimento delle funzioni imposte dal proprio status, si vergogna della propria divisa e non la indossa, è un soldato inaffidabile e va congedato.
RispondiEliminaNon mi pare che Mons. Lefevre avrebbe proposto il clergyman al Concilio. Ho letto il libro di Cristina Siccardi e non ricordo questo passaggio.
RispondiEliminaAd ogni modo sto leggendo un altro libro che raccoglie delle omelie ai seminaristi di Mons. Lefevre e vi sono dei bellissimi testi in cui si apprezza il valore simbolico e spirituale dell'abito talare.
Queste belle omelie erano pronunciate soprattutto in occasione della vestizione dei seminaristi con la veste talare.
Ringrazio don Alfredo per quanto ci ha ricordato. Come sacerdote, devo riconoscere che è molto bello portare questo abito, non solo per la buona impressione che si fa verso i fedeli, ma anche per noi stessi, perchè l'abito talare ricorda a noi sacerdoti che apparteniamo a Gesù e dobbiamo vivere conformemente a quanto professiamo con l'abito...... La talare è anche una protezione contro le seduzioni del mondo ed un richiamo a chi ci vede: è come dire: Dio c'è.
RispondiEliminaInvito tutti i confratelli che non l'avessere ancora fatto a ritornare a portare gioiosamente la veste talare.
E se qualcuno dovesse rimproverarci qualcosa: offrimo tutto a Gesù, è poca cosa se pensiamo a quello che soffrono i martiri (in Pachistan, in Egitto).....
il Ven. Olier e San Sulpizio, la scuola spirituale francese (in sé ortodossa) che ha condotto al giansenismo... non brilla di romanità, per quanto pio possa essere
RispondiEliminaNon confondiamo Olier, de Berulle, de Condren con Bossuet; ce ne fossero
RispondiEliminaMi risulta che non è più cosi.
RispondiEliminache problema!!!! Questo s', della talare, risolverebbe gli pseudo altri problemi della Chiesa. Il Prete, se è Prete, lo è dentro e non è certamente l'abito che fa il monaco. Ne che salva dalle tentazioni (Verificare cosa succedeva anche in assato quando si usava solo la talare e magri le cappa-magne e gli ermellini................
RispondiEliminaCaro Davide ho fatto parte per anni di un movimento allergico alla talare e ora da qualche anno l'ho ripresa a portare, ti assicuro che è molto meglio adesso...... per me è come un abito religioso: tu riesci ad immaginare San Francesco senza saio? Padre Pio in calzoni e che si fuma una sigaretta? Madre Teresa col trucco e la permanente? .......
RispondiEliminaPensa alle piccole sorelle di Carlo di Foucould con il loro abito semplice e bello, o a Santa Teresina di Lisieux col suo vestito da carmelitana...... No, No, l'abito è importante ed è bello. Pansa al Santo Curato D'Ars..... non c'entrano per niente gli ermellini e le cappemagne....... La talare è anche un abito povero oltre che semplice......
Stranamente, poi, la smania di togliersi la talare è venuta esclusivamente ai preti cattolici dopo l'utimo concilio, al contrario dei sacerdoti ortodossi (che la portano SEMPRE) e di moltissimi "preti" anglicani che la adoperano molto spesso.
RispondiEliminaAggiungo che sarebbe già un balzo in avanti enorme se i nostri preti indossassero almeno il clergyman: il problema è che, ormai, la maggior parte dei sacerdoti diocesani vestono come dei borghesi qualsiasi. Nella mia diocesi di Treviso, almeno, è così in tutte le parrocchie che conosco. Nessun prete (almeno dai settant'anni in giù, monsignori compresi) usa più nè talare, nè clergyman.
Che bell'esperienza, invece, aver potuto frequentare, in questi giorni, i giovani seminaristi della Fraternità S. Pio X arrivati in pellegrinaggio in terra veneta (stamattina hanno celebrato una Messa cantata al Santo, giovedì erano stati a Riese e a Salzano): giovani e sportivi ragazzi che, però, indossano rigorosamente la loro veste talare e che esprimono una devozione ed una fede saldissime con i loro gesti di ossequio e riverenza verso Nostro Signore presente nei tabernacoli, l'uso del rosario nei momenti di meditazione e preghiera, ecc...
nono, è un'istruzione del 1994!!
RispondiEliminaverissimo: ricordo ancora le talari di quei vecchi preti di campagna che erano state forse le uniche di tutta la vita: perdevano i bottoni, avevano gli orli e il colletto sgualciti, erano sbiatite quasi completamente all'altezza delle ginocchia!!!
RispondiEliminaDi quante vesti sbiadite ai ginocchi avremmo bisogno oggi!!
e anche perchè costa un bel po'
RispondiEliminaalcuni miei amici indossano la talare con tanto di fascia e mantellina, e a molti piace pure la cappa per poter sfarfallare meglio.... qualcuno indossa pure i calzoni alla zuavra sotto la talare, mentre qualcun'altro sostiene che i panataloni non sono necessari
RispondiEliminaSono indicati motivi , argomenti, specificati significati che vengono da lontano e per tutta risposta molti dicono che l'abito non fa il monaco. Molti regimi hanno proibito l'abito di cui si parla ...ci sara' pure uno scopo... vogliamo chiedercelo e indovinare il perche'? Basta vedre di quali regimi si tratta e del loro fondamento e dei loro orientamenti: ed allora coloro che realizzano proprio gli scopi di quei regimi non si pongono il problema ? In Messico , lessi all'epoca, che il Presidente , dato il divieto esistente , pago' la multa per Giovanni Paolo II che indossava l'abito, e il MEssico, sappiamo , agli inizi del secolo scorso ebbe regime massonico , anticlericare e anticristiano -tanto che si ebbe la rivolta dei cristeros.
RispondiEliminaSi trovano vesti a 350 euro, se non le si vuole di sartoria. E comunque una normale giacca con pantalone decenti, possono costare 6-700 euro così come una talare su misura.
RispondiEliminama io non ce l'ho con la talare ! Solo mi premeva dire che il PRETE, è prete dent4ro, non con l'abito esteriore. Ma te l'immagini oggi se quei missionari del centr'africa o nel deserto estissero l'abito talare NERO???? te le immagini le suore missionarie o quelle chiamate ai più svariati impegni, indossassero l'abito ottocentesco che allora era comunque l'abito comune delle persone???? NON E' L'ABITO CHE FA IL MONACO, ma la persona che si consacra a Dio che deve sentirsi tale sempre: con la talare o meno...........Senza scandalizzare anhe con contraio, però. IL SEGNO DEL PRETE E' INTERNO A LUI CHE DEVE SENTIRSI TALE SEMPRE, non nascondendosi ditro l'abito.
RispondiEliminaPer i preti in Africa c'è la possibilità di usare la talare bianca con i bottoni neri
EliminaESATTO, ANCHE QUESTO E' UN MODO PER FARSI VEDERE E BASTA..........
RispondiEliminaNeanch'io ricordo quel passaggio nel libro della Siccardi.
RispondiEliminaSono molti anni che prego ogni giorno perché i sacerdoti indossino la talare E non smetterò di farlo finché non vedrò tutti i preti con la talare!
RispondiEliminaSì però la gente dev'essere in grado di riconoscere un prete anche dall'esterno! Non è questione di nascondersi! Il prete deve farsi riconoscere anche per strada. Non si sa mai: se una persona avesse bisogno di lui mentre si trova per strada?
RispondiEliminaPer non parlare della Spagna anni 30, prima della guerra civile e anche durante!
RispondiEliminama non sarebbe sufficiente la piccola croce fissata sulla camicia, maglia, giacca ecct.?? Questo potrebbe essere oggi il riconoscimento della persona consacrata
RispondiEliminaSe fossi in voi tirerei l'orecchio agli Apostoli, ai cristiani della Chiesa nascente e anche a Nostri Signore già che ci siamo. Non avevano la talare ...
RispondiEliminaE come si facevano riconoscere gli apostoli e i cristiani della chiesa nascente? Non avevano nè talare nè simboli .... ma vivevano da CRISTIANI. Si tornasse a essere cristiani dentro prima che ad occuparci dell'esteriorità e delle apparenze ...
RispondiEliminaviva la veste!!ricordiamo la lezione del Card. Siri in proposito!
RispondiEliminada quando sono prete la porto tutti i giorni, ne ho due, è piene di toppe e rammendi, non mi importa, la bacio ogni mattima prima di indossarla e la sera la ringrazio, perchè lei mi ha costodito! Mia gioia , mia consolazione.
RispondiEliminaE' a pag.120 del libro della Siccardi, tra le istanze elencate nel 1960 dall'Arcivescovo al card.Tardini, che chiedeva suggerimenti per gli argomenti da trattare al Concilio. Viene specificato che l'intenzione dell'Arcivescovo era di "modernizzare mezzi e strutture per gli scopi missionari". Naturalmente la talare non è una questione dogmatica e quindi non è detto che, ripensandoci meglio, non sin possa cambiare idea, come in effetti mons.Lefebvre fece negli anni successivi.
RispondiEliminaGià prima del Vaticano II vi erano forti malumori nei riguardi del'abito...ma non solo. Qualcuno ne fu dispensato, alcuni invocavano la moda dei paesi anglosassoni, altri prendevano come spunto questioni di pratica comodità, altri infine tentarono una giustificazione storica...
RispondiEliminaAnche in questo caso non è "colpa" del Concilio Vaticano II ma con il pretesto del Concilio ("il Concilio ha detto che...") si è dato sfogo ad ogni arbitrio.
Non si può essere "cristiani dentro" senza esserlo anche nello stesso tempo "fuori", Sbaglia sia chi propaganda una fede intimistica senza incidenza nella realtà, sia chi cura la sola esteriorità senza che abbia una base interiore.
RispondiEliminaIn ogni caso, ringraziamo di cuore tutti gli ecclesiastici che onorano la loro vocazione portando l'abito talare.
RispondiEliminaL'abito non fa il monaco <span>ma certamente aiuta</span>.
RispondiEliminaQuando sono stato questo agosto ad Atene, che gioia immensa vedere per strada, o sulla metropolitana, i sacerdoti ortodossi, giovani, maturi e anziani, con la loro talare!! E la Grecia, in estate, non è certo generosa, quanto a temperature!!
RispondiEliminaCome per i sacerdoti cattolici, danno un qual senso di protezione...mettiamoci nei panni di una persona che potrebbe aver bisogno di conforto spirituale...vede un sacerdote con la sua talare (o un religioso con l'abito), gli si avvicina, lo saluta, e gli chiede di parlare, o di confessarsi...adesso, con i sacerdoti che vestono in borghese, o che, se hanno il colletto, quasi lo nascondono, sarebbe possibile?
Sempre quest'estate, mentre stavo giocando con alcuni amici in centro, vediamo passare un sacerdote (mi pare fosse anche abbastanza giovane), con una meravigliosa talare...e questi amici, peraltro non molto cattolici, meravigliati e a chiedersi "Ma è un sacerdote protestante?"...io provavo un misto di riso e di tristezza...
Un conto sono i Paesi di missione, soprattutto con condizioni climatiche disagevoli (come poteva essere il Gabon dove Lefebvre stette per 30 anni), o, peggio, i Paesi in cui vigono persecuzioni...altro è la pigrizia (o la vergogna?) dei sacerdoti a non voler indossare il loro abito proprio nei nostri Paesi occidentali...
RispondiEliminaChe succederebbe se, in servizio, un poliziotto, o un medico, si rifiutasse di inossare la divisa o il camice? Ebbene, il sacerdote, è sempre in servizio, non si fa, si è, sacerdoti...e se il poliziotto e il medico ci salvano i corpi, il sacerdote ci salva l'anima, e a maggior ragione deve essere fiero del suo abito!
siamo uomini, esseri anche materiali. Non si può tralasciare questo fatto. Non è una questione di nascondersi dietro apparenze: la talare è un segno esteriore fortissimo che contiene in sè tanti significati che altrimenti sarebbe difficile trasmettere
RispondiEliminaNO! NON E' SUFFICENTE!
RispondiEliminaCon l'abito nero in Africa? Penso che in Africa la talare si possa portare bianca.
RispondiElimina...direi: ma il buon monaco porta l'abito!
RispondiEliminaIl monaco obbediente, il monaco che non si vuol mimetizzare, il monaco Monaco.
P. Camaleonte la pensa diversamente.
stai zitto...Davide!
RispondiEliminaormai sono 10 anni che vedo il mio parroco (molto giovane : 47 anni ) portare la talare con orgoglio .Prima ,il mio vecchio parroco portava il clergyman perchè molto modernista . Lo ricordo con venerazione ma non condividevo il fatto chelui non portasse la talare . Oggi sono felice di vedere il mio Prevosto che la indossi,proprio ieri sera all'incontro famiglie giovani in oratorio lui indossava "quella talare" ed era molto rassicurante per tutti noi !!!!!!!!! Da noi in Diocesi molti sacerdoti hanno ricominciato a portarla ,anche molto giovani . Condivido le parole del Card. Siri di felice memoria . Sicuramente è ora che si ritorni a quello che è stata la chiesa di molti anni fa dove le pratiche devozionali e tutti gli apparati sacri erano considerati fonte di fede e culto solenne a Dio . Si parla di talare ma......pianete,piviali,veli omerali,dalmatiche relegati negli armadi e piene di muffa non si parla ?
RispondiElimina<span>con il pretesto del Concilio </span>
RispondiEliminainfatti il concilio, con tutte le sue "aperture" (le possibilità date dalla sua ambiguità), è stato come una porta che fu aperta allo scopo (non dichiarato) di permettere tutti gli abusi che vediamo.
Era meglio che quella porta rimanesse chiusa, come Pio XII aveva ben intuito.
Chi volle aprirla sapeva bene a che cosa mirava.
Ogni persecuzione, aperta ieri, subdola oggi, ha attaccato il segno esteriore dell'appartenenza a Cristo: l'abito. Che fosse la talare o l'abito religioso. Su si è citato il Messico e la Spagna... ma aggiungo i paesi del socialismo reale.
RispondiEliminaE poi pochi discorsi per chi s'ostina a non voler capire: ROLANDO RIVI.
mi pare che più che TALARE ci sia necessario che un prete sia TALE
RispondiEliminaallora inizia ad indossarla tu la talare... ma non obbligare me a metterla
RispondiElimina<span>mi pare che più che TALARE ci sia bisogno che un prete sia veramente TALE</span>
RispondiEliminaamen. ognuno sia libero di indossarla o non indossarla
RispondiEliminawalter66 di paramenti sacri se ne è parlato più volte, anche della talare a dir il vcro, se vai ai post di qualche anno fa poi leggere...
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