La svolta impressa alla vita della Chiesa, tra fine Anni Sessanta e Settanta, dalle "interpretazioni" del dettato conciliare fu immediatamente percepita dalla cinematografia, assestandosi i vari autori pro o contra la Tradizione in numerose produzioni di quel periodo.
Ci fu un generale plauso al nuovo corso, sebbene le stesse trasposizioni filmiche di vicende pastorali, ecclesiali e gerarchiche di quegli anni, non mancarono di registrare, a volte quasi involontariamente, il diffuso disagio dei tempi.
Nel 1970 Luigi Zampa diresse alcuni grandi attori nel film a episodi "Contestazione generale" il cui titolo è già tutto un programma. L’ultimo episodio, intitolato "Il prete", vede come protagonista l’indimenticabile Alberto Sordi, in un ruolo quasi drammatico, fra i molti che alcuni grandi registi fecero ottimamente interpretare al grandissimo comico romano, fino all’apice del terribile "Un borghese piccolo piccolo".
È la storia di un prete di campagna, don Giuseppe, che scopre una tresca amorosa tra un confratello e una giovane cassiera la quale – per coprire il suo vero amante – mette in giro la voce che è proprio il povero don Giuseppe il suo spasimante.
Consigliatosi con riservatezza con il brigadiere dei Carabinieri, don Giuseppe decide di chiarire le cose con la ragazza, dalla quale apprende, sgomento, la verità.
Sulla strada per andare ad Orvieto, ove aveva in un primo momento inteso giustificarsi delle calunnie con il Vescovo, conosce un pastore luterano con moglie e figli, e questo gli provoca ulteriore turbamento.
Il vescovo gli comunica che ha deciso di chiudere la sua parrocchia, accorpandola proprio a quella del confratello "irregolare", e don Giuseppe, sconvolto da tutto ciò che ha visto, chiede il trasferimento in città e la libertà di sposarsi.
I vari luoghi comuni di quegli anni ci sono tutti: l’asserito diffuso concubinato dei preti, la pretesa felicità dei pastori protestanti con famiglia, lo sbandamento degli ecclesiastici, le ipocrisie della gerarchia.
Oltre la magnifica interpretazione di Sordi – si notino i modi sgraziati del povero prete in albergo, soprattutto confrontati con il savoir faire del pastore luterano – e dialoghi altamente significativi, sottolineiamo l’ultimo cameo: nei panni del Vescovo è uno dei più aristocratici attori italiani del Novecento, Sergio Tofano, in una delle sue ultime apparizioni cinematografiche (sarebbe morto nel 1973), il quale interpreta un Vescovo che, per adeguarsi ai tempi, commette tutti gli errori tipici del post-Concilio: tollera un prete concubino, chiude parrocchie e, alla fine, quando, adeguandosi alle mode di governo pastorale corresponsabile, chiede a don Giuseppe di "ispirarlo" per la sua nuova sistemazione, rimane basito dalla richiesta spicciola di …… dispensa dai voti.
Rampollo di una geniale e nobile (ma decaduta) famiglia napoletana, Sergio Tofano si era imposto fra le due guerre come artista poliedrico, attore, regista e scrittore, oltre che come disegnatore versatile ed autore, con lo pseudonimo di Sto, del famosissimo signor Bonaventura. Negli anni Cinquanta aveva interpretato un altro famoso ruolo clericale: il canonico Peggi, segretario del sanguigno card. Lambertini, alias il grandissimo Gino Cervi.
Il segretario di mons. Favella
egr. redattori,
RispondiEliminavorrei precisare a onor del vero, che il fenomeno sociale si chiamava contestazione globale, connesso e generato dalla rivoluzione culturale.
Chiedete conferma ad altri che l'hanno vissuta di persona in quegli anni.
@Ospite. Ha ragione. L'espressione usata era "Contestazione globale", cioè critica fortemente oppositiva A TUTTI gli aspetti della società cosiddetta capitalistica e autoritaria. "Contestazione generale" è un titolo cinematografico, che però a mio parere ha la sua ragion d'essere: significa "contestazione IN TUTTI i diversi ambienti della società". ( Non a caso il film è a episodi ). Complemento di luogo piuttosto che complemento di termine.
RispondiEliminaRicordo molto bene l'episodio in question: Enrico Maria Salerno, dalla voce intensa e vellutata, compare in veste di sacerdote mondano, elegante, disteso, che legge "L'espresso", settimanale laicista, mentre beve il caffè: evidentemente la sua "doppia vita" non provoca alcuna incrinatura nella sua coscienza. Ben altra immagine Salerno avrebbe offerto in "Qualcosa di don Orione" ( con supervisione di Ermanno Olmi ), suo ultima interpretazione prima della morte, in cui è presentata la figura di un sacerdote appagato dall'ardore costruttivo della sua carità. Sarebbe proprio da riproporre come immagine del prete ottocento-primo novecentesco che discuteva poco ma faceva molto ed era ricompensato dasll'affetto del suo popolo, come don Bosco e don Gnocchi.
Alberto Sordi appare come un prete di campagna buonissimo ma ingenuo e sempliciotto, confinato in un paese abitato ormai quasi solo da anziani e utilizzato indebitamente per espletare piccole pratiche burocratiche in città. Qui appare il fenomeno spesso dimenticato dello sfruttamento del prete da parte della gente, che gli chiede molto ma non gli dà nulla come ricompensa psicologica.
Mi sembra che l'atteggiamento personale di Alberto Sordi nei confronti della Chiesa fosse di rispetto affettuoso nei confronti dell'istituzione ( era stato un chierichetto molto istrionico ), ma di distacco nella sua vita privata di scapolone impenitente, esattamente come ne "Il marchese del Grillo", tutto intinto di spirito belliano ( in un irriverente sonetto di Belli appare l'espressione "Io so' io e voi nun sete un..." ).
Quanche frequentatore romano del blog dovrebbe spiegare se questo è l'atteggiamento del romano medio oppure no. Non bisogna dimenticare che a Roma nacquero Eugenio Pacelli ed Alfredo Ottaviani.
Alberto Sordi fu anche ragazzo cantore della Cappella Sistina.
RispondiEliminama allora non c'era ancora Palombella.
Comunque mi dicono che rimase molto legato a certe forme tradizionali.
In ogni caso un attore stratosferico.
Scusatemi per il nuovo intervento: non voglio imperversare contro gli abitanti di Roma, che considero la città più bella del modo, però sono interessato a capire. Una domanda a margine delle celebrazioni dell'Unità: durante il periodo 1848-1870 ( dalla Repubblica Romana a Porta Pia ) la popolazione dell'Urbe si sentiva poi così gravata dal "regno dei preti"? Ci fu entusiasmo all'ingresso dei bersaglieri? A me risulta che il tentativo dei garibaldini di provocare un'insurrezione popolare nel 1867 fallì. Quanto alla storia contemporanea, Eugen Dollman, un importante esponente del potere di occupazione tedesco nel 1943-44, in sede di rievocazione televisiva dichiarò di essere sempre stato convinto che i Romani non erano gente da dare vita a una insurrezione.
RispondiEliminaMi fa piacere trovare riferimenti cinematografici, in un'altro commento segnalai il bellissimo e triste "don camillo e i giovani d'oggi" e l'iiriverente "i nuovi mostri". Riguardo al adato storico sui romani, ho letto le tesi più diverse: sostanzialmennte le tesi concordano che il popolo avesse molta fede, ma scarsa fiducia nelle istituzioni come avviene per molto governi. Nelle fasi rivoluzionarie il popolo romano partecipò controvoglia, più per paura dei facinorosi, o al massimo per curisoità verso nuove forme di governo. Dipingerlo come anticlericale nell'Ottocento o antifascista nel Novecento è una balla che purtroppo è dura da cancellare. Lo stesso Belli, se prendete qualunque antologia, viene considerato un enigma perchè fu uno strenuo rezionario in politica; ma il mistero è solo per le zucche faziose progressiste, in quanto nei sonetti il Belli esprime solo sfiducia negli uomini e grande fiducia in Dio.
RispondiEliminaUna sorella di Alberto Sordi fu, in anni lontani, mia insegnante di religione. Sordi è sempre stato vicino alla Chiesa ed anche all'Opus Dei, cui ha lasciato il terreno su cui sorge l'università Campus Biomedico, che dell'Opus Dei è emanazione.
RispondiEliminaQuanto alla coerenza o meno della sua vita (comunque non ha mai dato scandalo ed ha vissuto sempre con le sue sorelle, nella villa di via Druso, a Porta Metronia), tutti siamo peccatori, ogni buon cattolico lo sa, soprattutto se tradizionalista: sono i modernisti ad aver sussunto dalla rivoluzione francese l'idea della Virtù (e non delle virtù cristiane).
Io aggiungerei anche il Blasfemo la "Moglie del prete" con Mastroianni!
RispondiEliminaAnche quello segno della crisi della Chiesa.
State scherzando?
RispondiEliminaChe triste storia quella narrata nel film che ci è stato proposto oggi.
RispondiEliminaGià debbo sopportare il maltempo che sta flagellando la mia regione, particolarmente la costa, ed ha provocato 3 vittime.
No ! Voglio in questa terribile giornata pensare ai tanti Sacerdoti che hanno saputo resistere, ancorati tenacemernte alla fede nel Magistero immutabile della Chiesa, alle seduzioni della laicizzazione di quei terribili anni !
Ne ho conosciuto davvero tanti , il loro motto, spesso silente, era : "Nel mondo ma non del mondo" !
Vado a guardare la fedele "tonaca" di don Camillo ed anche la "morale popolare" di Peppone : mi rimetteranno di buon umore !
Preghiamo per le vittime dell'inondazione costiera delle Marche.
Virgo Lauretana, ora pro nobis !
Visto che qualcuno apprezza i riferimenti cinematografici, eccone altri.
RispondiElimina- "Diario di un parroco di campagna" di Bresson, dal romanzo di Bernanos: l'angoscia di un giovane prete, dalla salute minata, in una parrocchia di campagna "sorda" alla religione. Una situazione sociologica che nella Francia laicizzata probabilmente deve essersi presentata prima che in Italia ( il romanzo è degli anni '30 ) e che penso sia all'origine di molti abbandoni.
-"Il potere e la gloria" dal romanzo di Graham Greene, interpretato da Henry Fonda ( anni '50 ). Un prete che nel Messico del regime ateistico è braccato dalla milizia. Il suo dramma consiste nella consapevolezza della sua indegnità per l'alcoolismo da cui è affetto. Nel film, credo a causa del clima perbenista del tempo, non si fa vedere che ha avuto un figlio da una contadina. Alla fine affronta il plotone di esecuzione con una dignità che lo riscatta.
- "Lo spretato" ( Francia, credo fine anni '40 ) interpretato dal grande Pierre Fresnay. Un giovane prete perde la vita per recuperare un confratello che ha abbandonato.
- "La grande illusione" ( 1938 )di Jean Renoir, probabilmente il più bel film pacifissta mai girato. Durante la Prima Guerra Mondiale alcuni ufficiali francesi tentano la fuga. Significativo l'incontro con il capitano Von Rauffenstein, junker orgoglioso ma cavalleresco e di cuore, interpretato da un magnifico Erich von Stroheim. Commovente e solenne la scena dei conforti religiosi portati da un cappellano militare tedesco al capitano De Boildieu ( Pierre Fresnay ).
"Le campane di santa Maria" con Bing Crosby ( un prete cuor d'oro, tutto teso a fare beneficenza ) e Ingrid Bergman ( una brava suora ). Oggi lo si direbbe un film dolciastro; comunque simpatico film per famiglie.
"Le chiavi del regno" ( credo anni '40 ) con Gregory Peck generoso missionario in Cina, dal romanzo di Cronin.
In negativo segnalerei i film di Luigi Magni sulla Roma papalina con tentativi rivoluzionari. Credo che vi si esprima un anticlericalismo preconcetto. Unica eccezione in "L'anno del signore": un frate, interpretato da Alberto Sordi, che si fa in quattro per salvare l'anima a due carbonari condannati a morte.
Saranno certo contornati di anticlericalismo, ma i film di Magni sulla Roma pontificia sono belli.
RispondiEliminaE l'erotico "il prete sposato", con Lando Buzzanca?
RispondiEliminaConfermo, condivido e sottoscrivo.
RispondiEliminaGigi Magni è sempre stato cattolico e credente. I suoi film non sono affatto anticlericali, ma criticano il potere temporale. Essendo ambientati nella Roma papalina, ovviamente i "potenti" sono anche preti. Questo non significa che sia contro ai preti. I suoi film sono molto intelligenti (e molto belli), e fanno riflettere sull'ipocrisia del potere, che da un lato predica misericordia e dall'altro dispensa repressione, come qualsiasi potere. E' una domanda retorica, se un certo modo di fare sia o meno conforme al vangelo.
RispondiEliminaIl film di Magni si chiama "Nell'anno del Signore"
RispondiEliminaDi recente ho visto Léon Morin, prêtre (1961) http://www.imdb.com/title/tt0055082/
RispondiEliminaBelmondo interpreta un prete in un villaggio francese durante la seconda guerra mondiale. La figura del prete e` complessa: da un lato ha grandi zelo e purezza, dall'altro ci sono quei germi di modernismo che sarebbero esplosi da li` a vent'anni.
Del Sordi di "Quelle strane occasioni" vogliamo parlarne.
RispondiEliminaVidi al cinema "In nome del Papa Re" e lo trovai fastidioso già allora che sapevo nulla rispetto a quanto conosco ora sulla "mission" di screditare la Chiesa Cattolica affidata nel dopoguerra a letteratura, cinema, teatro ecc....
RispondiEliminaDefinirsi cattolici e credenti non garantisce nulla, anzi veicola meglio la leggenda nera per cui io ti parlo della smorta Lia e ti nascondo la rasiosa Rachele.
Senza lo sguardo sul suo capo NSGC e sull'eternità non si parla di Chiesa ma di uomini che si agitano e basta.
correzione: " radiosa Rachele"
RispondiEliminacomunque rivedendo questo episodio, mi confermo nell'idea di un Sordi magistrale.
RispondiEliminaCondivido anche quanto il redattore scrive su Tofano: grande attore.
Mi sono anche ricordato del delizioso signor Bonaventura.........
@Enzo G. CastellariSpero di non aver urtato Luigi Magni, che credo sia ancora vivente. Però devo confermare l'opinione di anticlericalismo che personalmente mi sono fatta. Recentemente ho visto "Arrivano i bersaglieri", in cui è presentata la figura di un ridicolissimo prete ( Pippo Franco ) che spazza via tutti i dolci in tavola, vorrebbe infilarsi nella stanza della cameriera e attende con ansia l'arrivo degli Italiani per darsi alla speculazione edilizia. Non dico che non ci siano state e non ci siano figure negative nel clero; tuttavia all'interno di questi film c'è uno sbilanciamento verso le qualità pessime dei preti. Leggo che Magni è l'autore di "State buoni, se potete" sulla storia di san Filippo Neri, interpretato da Johnny Dorelli; però il santo appare come un giullaresco contestatore del lato serioso e oscuro della Controriforma. Magni stesso, in una intervista che appare in Internet, ha dichiarato di essere nato come cattolico-comunista, incorrendo nella scomunica comminata nel 1949 da Pio XII. Mi sembra più realistico "Il marchese del Grillo, con un cardinale isterico ( Camillo Milli ), un papa burbero benefico ( Paolo Stoppa ), un prete- bandito transfuga ( Flavio Bucci ) uno zio monsignore un po' trombone, un cappellano serio ma indulgente e un confortatore rompiscatole.
RispondiEliminaIl contrasto tra il pastore protestante, coniugato e felice, ed il prete cattolico represso dall'obbligo del celibato, si trova anche nel primo episodio di "Tre tigri contro tre tigri" del 1977, dove la parte del pastore moderno e disinibito è affidata a Cochi Ponzoni, mentre Renato Pozzetto impersona don Cimbolano, ingenuo prete di campagna in talare.
RispondiEliminaCome dissi ad un mio amico tempo fa...e come sto continuando a dire:
RispondiEliminaConfrontare le responsabilità ed i compiti di un Sacerdote cattolico con quelli di un pastore protestante è come cercar di equiparare lo champagne con il tavernello. Se un Sacerdote cattolico facesse veramente tutto quelo che è chiamato a fare per il bene delle sue pecorelle non avrebbe neppure il tempo di sedersi sul letto, figurarsi di stendersi!!! a maggior ragione non avrebbe il tempo per curarsi la propria mogle e il proprio matrimonio.Diffidare sempre dai preti che guardano male il proprio celibato... Guarderanno male anche la salute delle anime a loro affidate.
Eppure ci sono buoni preti sposati anche nella chiesa cattolica: gli orientali...
RispondiEliminaBravi. Allora scrivete dei post (uno per ogni film) e scovate su youtube spezzoni significativi, e mandateceli
RispondiEliminaEnrico
Non conoscevo questo film, questa scena è assolutamente eccezionale, e spiega perfettamente la crisi e le migliaia di defezioni post-conciliari. E' così, il post-concilio ha disarmato spiritualmente prima, moralmente dopo i sacerdoti i quali completamente SOLI, e disorientati sono stati in balia di queste false lucciole, che li hanno corrotti e dannati.
RispondiEliminaQuesto fautori modernisti (teologi, vescovi, cardinali e Papi) che han permesso tutto ciò saranno giudicati MOLTO duramente alla fine del Mondo!
Caro don Camillo,
RispondiEliminasia più indulgente!
Come Alberto Sordi.
Altrimenti lo dico al segretario di mons. Favella, che ci sta dando delle buone indiazioni per i cineforum delle nostre parrocchie.
Poi, per una serie di equivoci, si diffonde la voce che don Cimbolano e la amoglie del pastore, avrebbero avuto un'avventura. Risultato: il pastore, moderno e disinibiot, gonfia di botte don Cimbolano, il quale don Cimbolano, però, ha la soddisfazione di trovare la chiesa piena. La fama acquisita di "Dritto", gli ha catalizzato intorno la simpatia dei paesani che, fino ad allora, non lo potevano vedere.
RispondiEliminaPreemsso che, credo che "Anselmo" abbia dimenticato un punto interrogativo, per cui il suo testo si doveva chiudere con ".....<span> vogliamo parlarne*?*", è meglio stendere un pietoso velo.</span>
RispondiEliminaNon dimenticate "Don Franco & don Ciccio, nell'anno della contestazione"
RispondiEliminaInfatti manca il punto interrogativo e sono d'accordissimo sul velo pietoso; velo che però metterei anche sul film presentato.
RispondiEliminaGrande il talento di Sordi ma spesso messo al servizio di opere volte al cambiamento di mentalità degli italiani.
Tecniche pubblicitarie ben sviluppate.
Rammento un bellissimo film drammatico, in bianco e nero, ambientato nella Spagna della guerra civile, il cui protagonista è un sacerdote (impersonato da Aldo Fabrizi) che, fra mille vicissitudini e persecuzioni, riesce a salvare una preziosa reliquia dalla razzia dei repubblicani. Mi sembrava avere un titolo del genere "La sposa più bella"; qualcuno ne sa qualcosa?
RispondiElimina<span>L'ho trovato su internet! Il titolo è "La sposa bella" e si tratta di un film del 1960, con la seguente trama:</span>
RispondiElimina<span> All'inizio della <span>guerra civile</span> spagnola padre Alberto Carrera, convinto che la Chiesa non abbia fronteggiato nel modo più opportuno la grave situazione, abbandona l'abito talare. Durante un bombardamento, il prete conosce una ragazza: Soledad. I rossi iniziano una spietata caccia ai preti, la Cattedrale viene invasa e distrutta; il Vescovo, che sarà poi ucciso, affida una preziosa reliquia al Canonico Rota perché la metta al sicuro. Per salvarsi Padre Alberto si rifugia in un cabaret dove incontra ancora Soledad che danza in quel locale; la ragazza intuendo che egli è in pericolo lo nasconde in casa propria, ma all'arrivo dei miliziani il prete si costituisce. Il capitano Botargas, capo del Servizio Informazioni, riceve l'ordine di rintracciare la reliquia, necessaria per restituire al popolo fiducia nelle sorti della lotta. Per questo scopo rimette in libertà padre Alberto, ma lo fa pedinare insieme a Soledad. La ragazza mentre reca aiuti a padre Rota viene arrestata e suppliziata insieme al sacerdote, che in seguito sarà ucciso. Prima di morire padre Rota affida la reliquia a padre Alberto e questi a Soledad perché la nasconda. Anche la ragazza muore per ferite riportate e padre Alberto, recuperata la reliquia, riuscirà a porla in salvo in una chiesa, che si è salvata dalla furia della guerra.</span>
A chi volesse vederlo, mi permetto di consigliarlo vivamente.
Triste episodio, ma molto significativo....
RispondiEliminaSe non ricordo male, il prete impersonato da Pippo Franco non gradiva soltanto le sinuose forme della camereirea ......
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