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mercoledì 15 dicembre 2010

Un'approfondita critica di Introvigne a de Mattei

Dopo la breve recensione negativa di Introvigne apparsa sull'Avvenire, dedicata al saggio sul Concilio Vaticano II di de Mattei; dopo aver pubblicato (e continueremo a farlo) altri interventi, favorevoli o contrari, apparsi su varie testate nazionali - segno di quanto l'opera sia dirompente - è la volta oggi di tornare ad Introvigne per presentare un suo più approfondito commento sul tema. In questi giorni ho avuto serrati ed istruttivi scambi e-mail con i due principali attori della vicenda, de Mattei ed Introvigne, e resto pienamente persuaso delle ottime ragioni del primo. Ma la recensione che riportiamo qui in astratto, anche se esagera nel ravvisare in de Mattei una posizione troppo severa verso i Papi e il Concilio, visto che il volume appare molto meno manicheo di come lo dipinge Introvigne,  merita comunque attenta lettura perché vi sono spunti e passaggi che sollecitano riflessione.
Enrico


Il Concilio Vaticano II. Una storia mai scritta dello storico Roberto de Mattei (Lindau, Torino 2010) si presenta, già dal titolo e dalla mole (632 pagine), come un libro molto ambizioso, d’interesse anche per i sociologi della religione oltre che per gli storici e per chi s’interessa in genere alle vicende della Chiesa Cattolica. Si tratta però di vedere se mantiene quello che promette. Dopo una Introduzione che, nella sostanza, anticipa le conclusioni, il primo capitolo (pp. 31-106) presenta un ampio quadro della Chiesa nell’età del venerabile Pio XII (1939-1958).

La tesi è che le cose andassero male già all’epoca del venerabile Pio XII, e che un «neomodernismo» continuasse a esistere – anche perché l’associazione segreta dei modernisti denunciata da san Pio X non si era mai sciolta – attraverso il movimento biblico, il movimento liturgico, la nouvelle théologie e il movimento ecumenico. L’idea – sostenuta anche, nel libro, attraverso le testimonianze di chi denunciò il neomodernismo già sotto il pontificato del venerabile Pio XII, tra cui il pensatore cattolico brasiliano Plinio Corrêa de Oliveira (1908-1995) – non è nuova. Del resto, i problemi emersi al Concilio Ecumenico Vaticano II dovevano esistere già da prima, ed è impensabile che siano tutti nati nel breve lasso di tempo intercorso fra la morte di Papa Pacelli (1958) e l’inizio dell’assise romana (1962). Nel libro di de Mattei c’è però qualcosa di nuovo. Si tratta dell’affermazione secondo cui qualcosa che non andava c’era non solo fra gli oppositori del venerabile Pio XII, ma nello stesso Magistero e negli atti di governo di Papa Pacelli. Due aspetti attirano particolarmente l’attenzione dell’autore: l’influenza del movimento biblico sull’enciclica Divino afflante Spiritu del 1943, e quella del movimento liturgico sulla nuova traduzione dei Salmi e sulla riforma della liturgia della Settimana Santa, permeate «da un misto di razionalismo e archeologismo dai contorni a volte fantasiosi» (p. 62). Fu del resto lo stesso venerabile Pio XII a nominare segretario della sua Commissione per la riforma liturgica il sacerdote lazzarista Annibale Bugnini (1912-1982), in seguito principale artefice della riforma del servo di Dio Paolo VI.

La Divino afflante Spiritu è presentata da de Mattei, che la contrappone sfavorevolmente all’enciclica Providentissimus Deus (1893) di Leone XIII (1878-1903), di cui pure quel testo celebrava il cinquantenario, come «l’abbandono dell’esegesi patristica, teologica e spirituale, in nome di una esegesi storico-letteraria puramente scientifica e razionale» (p. 52). «Non a torto, i progressisti videro un successo nel documento di Pio XII» (p. 53), il quale fu presentato come «approvazione del metodo storico-critico» (ibid.), che per de Mattei è una componente centrale del modernismo e del neomodernismo. La questione è di non piccolo rilievo per tutto il libro, che si occupa spesso di esegesi biblica e della Costituzione dogmatica Dei Verbum (1965) del Concilio Ecumenico Vaticano II, che lo stesso Benedetto XVI ricollega all’enciclica Divino afflante Spiritu come al suo antecedente più immediato.
[..]
Più in generale, desta qualche perplessità nell’opera di de Mattei la liquidazione come sempre e solo neomodernisti dei movimenti biblico, teologico, liturgico ed ecumenico dell’epoca del venerabile Pio XII. Il lettore ha l’impressione di trovarsi di fronte a modernisti che hanno inventato maliziosamente problemi che non c’erano per sovvertire la Chiesa. Ma secondo Benedetto XVI non è così. Tra gli esponenti del movimento liturgico de Mattei cita, giustamente, don Romano Guardini (1885-1968).
[..]
Questo problema si ripresenta in tutto il volume. L’idea di fondo è che tutto quanto nella Chiesa si apre alle istanze della modernità sia ipso facto modernista. Sulla scia di Rivoluzione e Contro-Rivoluzione [..] di Corrêa de Oliveira, l’autore condanna ogni spunto che sembri nuovo e diverso rispetto al Magistero dell’età del beato Pio IX (1846-1878) come cedimento alla sequenza rivoluzionaria che va dalla rottura protestante al 1968 passando per la Rivoluzione francese e il comunismo. Anche condividendo – e personalmente la condivido – la descrizione del processo rivoluzionario che de Mattei mutua da Corrêa de Oliveira, per valutare le scelte del Magistero del XX secolo non va mai dimenticato il momento esigenziale che sta alla base di ogni passaggio della Rivoluzione.
Nel discorso del 2006 a Ratisbona (Discorso ai rappresentanti della scienza nell’Aula Magna dell’Università di Regensburg [Ratisbona], del 12-9-2006) e nell’enciclica Spe salvi del 2007 Benedetto XVI propone un giudizio sui momenti centrali della modernità: Martin Lutero (1483-1546), l’Illuminismo, le ideologie del XX secolo. In ciascuno di questi momenti distingue un aspetto esigenziale, dove c’è qualche cosa di condivisibile – la reazione al razionalismo rinascimentale per Lutero, la critica del fideismo e la rivalutazione della ragione nell’Illuminismo, il desiderio di affrontare i problemi e le ingiustizie causate dalle trascrizioni sociali e politiche dell’Illuminismo per le ideologie novecentesche – e un esito finale catastrofico dove, ogni volta, si butta via il bambino con l’acqua sporca e si propongono rimedi peggiori dei mali che si dichiara di voler curare.

Così Lutero insieme al razionalismo butta via la ragione, smantellando la sintesi di fede e di ragione che aveva dato vita alla cristianità medievale. L’Illuminismo per rivalutare la ragione la separa radicalmente dalla fede, diventa laicismo e finisce per compromettere l’integrità stessa di quella ragione che voleva salvare. Le ideologie del Novecento criticando l’idea astratta di libertà dell’Illuminismo finiscono per mettere in discussione l’essenza stessa della libertà, trasformandosi in macchine sanguinarie di tirannia e di oppressione. Nella modernità, dunque, a esigenze o istanze dove non tutto è sbagliato corrispondono esiti o risposte che partono da gravi errori e si risolvono in drammatici orrori.
[..]
Benedetto XVI invita dunque a distinguere nella modernità le domande in parte giuste e le risposte sbagliate, i veri problemi e le false soluzioni, le "istanze", di cui la Chiesa si è fatta carico nella loro parte migliore – ma superandole –, e gli «errori e vicoli senza uscita»in cui la linea prevalente della modernità ha fatto precipitare queste istanze, ultimamente travolgendo e negando quanto nel loro originario momento esigenziale potevano avere di ragionevole. Questo implica – come si vede, con un preciso giudizio sul Concilio – che ignorare le domande, fingendo che non ci fossero, sarebbe stato non meno pericoloso che offrire risposte sbagliate.
[..]
Le lobby progressiste e le loro riunioni influenzarono o addirittura decisero, secondo de Mattei, anche i conclavi che elessero il beato Giovanni XXIII e il servo di Dio Paolo VI. Certo, l’autore ammette che quando si elegge un nuovo Papa «Cristo ha promesso alla Chiesa di assisterla nella scelta, in modo particolare, con lo Spirito Santo, che illumina e santifica con la sua Grazia. Come ogni grazia, quella dovuta all’intervento straordinario dello Spirito Santo presuppone però una piena disponibilità e corrispondenza umana. A questa corrispondenza si possono opporre gli affetti e gli interessi umani degli uomini di Chiesa riuniti in conclave» (p. 109). Formalmente corretta, l’affermazione rischia di ridurre a ben poca cosa la garanzia offerta rispetto al conclave dall’assistenza dello Spirito Santo, dal momento che – a meno di far riunire nella Cappella Sistina degli angeli – è difficile immaginare la totale scomparsa degli «affetti e interessi umani», e di politica e di lobby si è parlato più o meno per tutti i conclavi della storia. Se l’assistenza dello Spirito Santo ha un senso, si deve ritenere che questa non venga meno nonostante l’andamento «politico» di una riunione elettiva che, entro certi limiti, è normale.

Oltre a ricostruire l’azione delle lobby, de Mattei propone per ogni sessione e per ognuno dei documenti più importanti una dettagliata cronaca del dibattito nell’aula conciliare, talora serrato e organizzato dalla parte progressista con manovre ai limiti del lecito. La mole della documentazione è notevole, ma non si tratta – come afferma il titolo dell’opera – di «una storia mai scritta». L’essenziale si trova nel piccolo libro di padre Ralph Wiltgen S.V.D. (1921-2007) The Rhine Flows into the Tiber. The Unknown Council (Hawthorn Books, New York 1967) – di cui de Mattei sottolinea giustamente l’importanza – e nella monumentale Storia del Concilio Vaticano II (Peeters - il Mulino, Bologna 1995-2001), diretta da Giuseppe Alberigo (1926-2007) e che esprime il punto di vista della «scuola di Bologna». Le conclusioni di de Mattei, alla fine, non sono troppo diverse da quelle di Alberigo: ci fu uno scontro fra conservatori e progressisti, i conservatori persero e i progressisti vinsero. Benché non fossero maggioritari, vinsero perché riuscirono a dominare i dubbiosi e gli incerti e perché furono appoggiati dai Papi: non solo dal beato Giovanni XXIII ma anche dal servo di Dio Paolo VI il quale, secondo de Mattei, giocò, da abile politico qual era, la carta dell’obbedienza al Papa e di una presunta moderazione per ottenere la quasi unanimità dei consensi.
[..]
È interessante notare che, scavando con pale diverse nel ricchissimo giacimento degli Acta Synodalia, si arriva a risultati opposti. Mentre de Mattei da interventi di padri sia ultra-progressisti sia conservatori ricava la conclusione che la Dignitatis humanae proclama, in contrasto con tutto il Magistero precedente, un diritto all’errore, la Congregazione per la Dottrina della Fede insiste sulla risposta della Commissione ai secondi modi generali, dove si legge che nella dichiarazione «da nessuna parte si afferma né è lecito affermare (si tratta di cosa evidente) che c’è un diritto di diffondere l’errore. Se poi le persone diffondono l’errore, non è l’esercizio di un diritto, ma il suo abuso» (lettera Liberté religieuse del 9-3-1987, p. 9). Lo stesso vale per la Costituzione dogmatica sulla divina Rivelazione Dei Verbum, dove l’analisi di de Mattei riprende i temi cui abbiamo fatto cenno a proposito dell’enciclica del venerabile Pio XII Divino afflante Spiritu. Una lettura della Dei Verbum che ne rivendica la piena continuità con il Magistero precedente è contenuta ora nella citata esortazione apostolica Verbum Domini di Benedetto XVI, che la definisce «pietra miliare nel cammino ecclesiale» (Verbum Domini, n. 3), insistendo sui «grandi benefici apportati da questo documento» (ibid.).

Rispetto all’enorme lavoro di documentazione sulle discussioni nell’aula conciliare, il capitolo finale, sul pontificato del servo di Dio Paolo VI dopo il Concilio (pp. 527-590), appare più scarno. Si spinge – descrivendo quegli anni d’indubbia crisi – anche oltre la data della morte di Papa Montini, segnalando alcuni documenti interpretativi di testi conciliari, peraltro con qualche curiosa omissione. Così, a proposito dell’affermazione della Costituzione dogmatica sulla Chiesa Lumen Gentium, n. 8, secondo cui l’unica Chiesa di Cristo «sussiste nella [subsistit in] Chiesa Cattolica», de Mattei menziona la dichiarazione della Congregazione per la Dottrina della Fede Dominus Iesus, del 6 agosto 2000 (cfr. p. 445), ma omette ogni riferimento alla Risposta a quesiti riguardanti alcuni aspetti circa la dottrina della Chiesa, della stessa Congregazione, del 29 giugno 2007, che pure tratta approfonditamente la questione del subsistit. È possibile che de Mattei sia influenzato qui dalle critiche a tale Risposta contenute in un testo che loda ripetutamente (cfr. per es. p. 14), del teologo mons. Brunero Gherardini Concilio Ecumenico Vaticano II. Un discorso da fare (Casa Mariana, Frigento [Avellino] 2009), di cui condivide le tesi di fondo.
[..]
Tutta l’opera di de Mattei mira a provare una tesi fondamentale, di natura non solo storica ma anche sociologica: che l’evento conciliare, proprio in quanto evento globale, è un tutto che comprende – senza che sia possibile separarli – le discussioni in aula, l’azione delle lobby, la presentazione ai media durante e dopo il Concilio, le conseguenze e i documenti. Se è così, separare i documenti dall’evento e dalle conseguenze del Concilio – cioè da quel postconcilio dove ha prevalso l’ermeneutica della discontinuità e della rottura – è insieme illegittimo e impossibile. I documenti fanno parte dell’evento e fuori dell’evento perdono il loro significato.

Questo, come accennato, per l’autore è il limite del programma di un’ermeneutica della continuità attribuito a Benedetto XVI. Per chi sostiene questa ermeneutica, scrive de Mattei, «la rimozione storica dell’“evento” conciliare è necessaria per separare il Concilio dal post-Concilio e isolare quest’ultimo come una patologia sviluppatasi su di un corpo sano» (p. 23). Ma questa operazione non è legittima se «il Concilio Vaticano II fu, infatti, un evento che non si concluse con la sua solenne sessione finale, ma si saldò con la sua applicazione e ricezione storica. Qualcosa accadde dopo il Concilio come conseguenza coerente di esso. In questo senso non si può dar torto ad Alberigo» (ibid.). Tutto il libro combatte quella che l’autore chiama «un’artificiale dicotomia tra i testi e l’evento» (ibid.) e cerca di «mostrare l’impossibilità di separare la dottrina dai fatti che la generano» (ibid.).
[..]
In realtà, i documenti possono sempre essere separati dalle discussioni che li hanno preceduti. Nessun giurista penserebbe di opporre a una legge gli interventi nell’aula del Parlamento che l’ha votata di chi si è espresso a favore o contro il suo testo. I lavori preparatori possono essere un punto di riferimento interpretativo, ma non prevalgono mai sul testo della legge. La sociologia non è l’unica scienza di cui servirsi per leggere il Concilio, e comunque non afferma affatto che sia impossibile la distinzione logica fra un testo e il suo contesto. Se il testo fosse assorbito e fagocitato dal contesto, il che applicando il metodo del libro potrebbe essere affermato di qualunque documento, perderebbe il suo specifico significato e ci troveremmo in una sorta di strutturalismo dove ogni affermazione è smontata e decostruita in un gioco di riferimenti perpetuo dove nulla ha più autorità. La storia serve a spiegare i documenti. Non serve più se li fa a pezzi.
[..]
Cercare di squalificare il testo magisteriale riferendosi alle discussioni precedenti alla sua approvazione significa cadere nello stesso errore metodologico che si rimprovera a quegli esegeti per cui gli elementi storici e il contesto prevalgono sul senso teologico del testo.

En passant, perde di significato anche una questione che – se non al grande pubblico – interessa ai cultori, fra cui si annoverano de Mattei e chi scrive, del pensiero di Corrêa de Oliveira. Questi in una parte aggiunta nel 1977 a Rivoluzione e Contro-Rivoluzione scriveva, con particolare riferimento all’omissione di una esplicita condanna del comunismo nei testi conciliari, che «l’evidenza dei fatti indica, in questo senso, il Concilio Vaticano II come una delle maggiori calamità, se non la maggiore, della storia della Chiesa» (ibid., pp. 168-169).

[..] non posso che ribadire qui quanto affermavo in Una battaglia nella notte: «Si può forse sgomberare il campo da qualche polemica inutile, dichiarando subito e senza riserve che, se la pagina di Corrêa de Oliveira che abbiamo citato [sul Concilio] implicasse un incitamento ai fedeli cattolici perché rifiutino globalmente l’insegnamento del Concilio quale si esprime nei suoi testi e documenti – in quanto appunto “non realmente pastorale” e “calamità” storica per la Chiesa –, allora questa pagina non potrebbe essere accettata e fatta propria in coscienza da nessun cattolico cui sia cara la sua fede. Il cattolico che cavillasse e iniziasse a distinguere fra Concilio dogmatico e pastorale, fra magistero infallibile e magistero non infallibile si porrebbe nella stessa posizione dei dissidenti “progressisti” le cui posizioni abbiamo discusso a partire dal rifiuto dell’enciclica Humanae vitae» (ibid., pp. 122-123). Credo, in coscienza, che il pensiero di Corrêa de Oliveira sul Concilio sia caratterizzato da maggiori sfumature rispetto alla presentazione di de Mattei. Ma in ogni caso nessun autore, per quanto grande e caro, può costituire il metro per giudicare il Magistero della Chiesa: al contrario, è sulla base del Magistero che il suo pensiero va giudicato e se del caso corretto.

Qui sta, ultimamente, il punto. De Mattei ritiene che i documenti del Concilio – cui dedica, per la verità, uno spazio minore, che rimane al di sotto di una vera e propria analisi, proprio perché a suo avviso stanno tutti dentro l’evento da cui non sono separabili – siano «incompatibil[i] con la piena ortodossia». Durante il Concilio, i padri del Coetus sbagliarono perché alla fine si arresero sempre agli interventi – nel caso del servo di Dio Paolo VI, secondo de Mattei, consapevolmente e sottilmente manipolatori – dei Pontefici. Sbagliarono perché rifiutarono di prendere seriamente in esame «l’ipotesi di un Papa che sul piano dottrinale potesse errare e cadere nell’ambiguità, e persino nell’eresia» (p. 517), su cui l’autore rimanda a studi del brasiliano Arnaldo Vidigal Xavier da Silveira. C’è da chiedersi, però, se si sia riflettuto appieno sulle conseguenze ecclesiologiche: a quasi cinquant’anni dal Concilio, non ci troviamo più di fronte a un episodio isolato di un ipotetico singolo errore pontificio di cui storici e teologi discutono per casi del passato, ma a cinque Pontefici – dal beato Giovanni XXIII a Benedetto XVI – che si sono presentati come «Papi del Concilio» e ne hanno propagandato, diffuso e difeso i documenti.

A questa obiezione de Mattei risponde, in modo per la verità non nuovo e citando il volume di mons. Gherardini, che il Concilio si volle pastorale e non dogmatico, non è infallibile ed «è lecito riconoscergli un’indole dogmatica solamente là dove esso ripropone come verità di fede dogmi definiti in precedenti concili» (p. 15). Lo stesso servo di Dio Paolo VI ebbe a definire il Concilio come non dogmatico, e queste dichiarazioni secondo de Mattei «mettono fine a tutti i dubbi che potessero sussistere a questo proposito» (p. 16) perché è stato Papa Montini a promulgare i documenti conciliari e «un Concilio ha solo l’autorità che il Papa gli vuole attribuire» (ibid.).
[..]
De Mattei afferma che questa sarebbe la posizione dello stesso servo di Dio Paolo VI, e così sarebbe chiusa ogni discussione. Ma in verità Papa Montini non solo non ha insegnato, ma ha esplicitamente condannato la posizione secondo cui, non essendo dogmatico né avendo proposto definizioni infallibili, il Concilio potrebbe essere rifiutato. «Vi è chi si domanda – spiegava il servo di Dio Paolo VI – quale sia l’autorità, la qualificazione teologica, che il Concilio ha voluto attribuire ai suoi insegnamenti, sapendo che esso ha evitato di dare definizioni dogmatiche solenni, impegnanti l’infallibilità del magistero ecclesiastico. E la risposta è nota per chi ricorda la dichiarazione conciliare del 6 marzo 1964, ripetuta il 16 novembre 1964: dato il carattere pastorale del Concilio, esso ha evitato di pronunciare in modo straordinario dogmi dotati della nota di infallibilità; ma esso ha tuttavia munito i suoi insegnamenti dell’autorità del supremo magistero ordinario il quale magistero ordinario e così palesemente autentico deve essere accolto docilmente e sinceramente da tutti i fedeli, secondo la mente del Concilio circa la natura e gli scopi dei singoli documenti» (Udienza generale del mercoledì, del 12-1-1966). [..]

Per leggere la versione integrale dello scritto di Introvigne, vedete sul sito del Cesnur.

73 commenti:

  1. Scusate questo OT:

    <span><span>Roberto De Mattei è vicepresidente del CNR con il quale ha appena finanziato con CINQUEMILIONI DI EURO l</span><span><span><span>’Unione delle comunità ebraiche italiane/Collegio rabbinico Nazionale per una traduzione in italiano del mefitico e ANTICRISTIANO Talmud... </span></span></span></span>

    Qulacuno mi fa capire, di grazia, se questa affermazione è vera o falsa? Perchè non è certo una notizia che fa piacere!

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  2. La Redazione del blog fa sempre bene a tenerci informati sulle opinioni, diverse o favorevoli, riguardo al libro di De Mattei. Sono passati tanti anni dalla chiusura del Concilio Vaticano II, Concilio che ho vissuto, evento in cui mi sono trovato. Malgrado la mia età, ne ho ancora un ricordo vivissimo, tuttavia sono tra coloro che non ebbero accesso alle diverse Commissioni, le quali, si sa, misero mano ai testi definitivi di ciò che si andava discutendo nell'aula conciliare. Che vi devo dire? L'entusiasmo iniziale fu progressivamente smorzato e ci rendemmo conto che il Concilio stava prendendo una svolta non programmata e manco sognata. Provammo sulla nostra pelle, specialmente noi religiosi, ciò che era alla fine diventato il Concilio. Cominciarono ad arrivare lettere da Roma, lettere firmate e con vincolo di obbedienza immediata, e arrivavano ai nostri monasteri o ai superiori generali degli Ordini mendicanti: ci esortavano al cambiamento, adeguamento, specialmente liturgico, senza ma e se. Ho visto antichi Ordini monastici, con un rito proprio da sempre riconosciuto dalla Chiesa, cedere alle pressioni romane, cedere e seguire il rito romano rinnovato. Forse a Roma si erano scordati che alcuni Ordini avevano un proprio rito, ma sta di fatto che entrammo tutti in quel vortice riformatore, bisognava fare in fretta e aderire prontamente. Nell'arco di 5 anni ho visto i nostri monasteri ridursi di membri, il noviziato svuotarsi e col tempo molte nostre case sono state chiuse, destinate ad una morte lenta e dolorosa. In tutti questi dibattiti sul Concilio non emerge questa nostra realtà, realtà di tanti anni fa, realtà che ci diede la netta impressione che si voleva far piazza pulita di tutto. Quanto a Pio XII egli fu un santo Pontefice, ma non so fino a quanto la sua intelligenza e lungimiranza resistette alle idee del Cardinale Bea, specialmente in materia di studi biblici. Si dice da più parti di leggere e studiare i testi del Concilio e interpretarli alla luce della tradizione della Chiesa, sapete indicarmi la via migliore per fare questo studio, questa interpretazione proprio alla luce della tradizione della Chiesa? Finchè il Concilio viene imposto come novella Pentecoste della Chiesa, io preferisco leggermi il Vangelo. Abbiate pazienza. E comunque sempre cum Petro. Solo chi ha vissuto quegli anni può capire dove siamo andati a finire. E' ora di ricominciare a cucire tutte le ferite inflitte al Corpo di Cristo: la Sua Chiesa.

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  3. Tradizione viene prima del Vangelo!
    MD

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  4. Grazie per aver parlato
    Grazie per la toccante testimonianza vissuta sulla tua pelle (mi permetto di dare del tu ad un religioso certo più anziano di me ).
    Tutto ciò vale molto, ma molto di più delle disquisizioni bizantineggianti del prof. Introvigne.
    Penso sia stata dura per molti religiosi buoni assistere quasi impotenti allo smantellamento subdolo di quanto vi era di più sacro nel loro ordine religioso e che li aveva attratti quando avevano risposto alla vocazione.
    Il Prof. de Mattei con il suo ponderoso e documentato lavoro storico va lodato anche per la pacatezza con cui ha svelato il dramma della Chiesa in questo ultimo secolo.
    d. bernardo

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  5. Il CVII sta alla Chiesa Cattolica come il cavallo di legno a Troia....
    .....con la differenza che
    nella Chiesa, dopo 42 anni continuano a uscire ancora schiere di soldati ben "formati" , da quel cavallo !...e ancora tanti ne usciranno,<span> nottetempo, </span>per altri anni, andandosi a posizionare nei posti-chiave
    <span></span>.....(cioè mentre quasi tutte le sentinelle dormono,  
    ipnotizzate dalle parole "dialogo" e "continuità"....)
    :(

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  6. <span>Il CVII sta alla Chiesa Cattolica come il cavallo di legno a Troia....  
    .....con la differenza che  
    nella Chiesa, dopo 42 anni continuano a uscire ancora schiere di soldati ben "formati" , da quel cavallo !...e ancora tanti ne usciranno,<span> nottetempo, </span>per altri anni, andandosi a posizionare nei posti-chiave....
    <span></span>.....(mentre quasi tutte le sentinelle dormono, narcotizzate dalle parole "dialogo" e "continuità"....)  </span>
    :(

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  7. è vera don, è vera....

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  8. Grazie all'ospite delle 9:34. Io credo che l'opera di de Mattei sia assolutamente meritoria anche solo per il fatto di aver rotto una sorta di omertà che vigeva incontrastata. Non c'è nulla di male ad analizzare qualcosa dal punto di vista storico, se l'ha fatto la Scuola bolognese, non vedo perchè non può farlo de Mattei.
    Sono anche convinto che la salvezza delle anime debba essere sempre l'ultimo e unico vero motivo di ogni discussione che in qualche modo riguardi la Chiesa; a tal proposito non ci vuole una particolare competenza storico-teologico-sociologica per capire che la situazione è GRAVE.

    Ed è una vera e propria BENEDIZIONE che finalmente si vada a cercare le radici del male per cercarne la cura.

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  9. Mi chiedo come mai la tesi secondo cui potenti infiltrazioni moderniste si ebbero già all'epoca di Pio XII desti tanto scandalo in Introvigne e anche in Melloni. Lo stesso Pio XII se ne avvide; è proprio lui a denunciare l'avanzare di tali infiltrazioni: Humani Generis e Mediator Dei sono esempi chiari. Che poi tutte le scelte concrete di governo del Venerabile Pio XII non abbiano avuto la forza di debellare tali infiltrazioni, anzi che spesso le abbiano favorite, mi pare che rientri benissimo nelle caratteristiche del magistero petrino il quale, come spiega anche Benedetto XVI, non è produttore costante di infallibilità ma, soprattutto laddove la dottrina si declina concretamente nelle complesse vicende umane, può conoscere decisioni meno felici.

    Il secondo aspetto che mi lascia perplesso del discorso di Introvigne è l'accettazione di un "modernità benefica". Secondo me egli non distingue sufficientemente tra l'epoca moderna, che evidentemente ha elementi buoni e cattivi frammisti in quanto è un "brano di storia", e la categoria filosofica del moderno che deve essere rigettata senza se e senza ma. Così insegnano i Pontefici della modernità.
    In altre parole Introvigne dice che de Mattei si scorda dell'esistenza di una "modernità buona", o se si preferisce di un illuminismo buono o di una laicità buona; ciò di cui non si avvede è che, a mio parere, questa stessa tesi non è supportata dal Magistero precedente ai Papi del Concilio. 

    Terzo aspetto che mi lascia perplesso è la reprimenda finale contro ogni tentativo  di soppesare il Magistero dell'ultimo Concilio. Introvigne critica tale sforzo semplicemente ricordando l'autorità generica di un concilio. Dunque vorrebbe contribuire a confondere le acque, a riportare indietro di qualche anno la discussione sul Concilio, senza tuttavia apportare alcun lume. Posto che ad Introvigne non piace la "vivisezione" delle proposizioni conciliari, allora cosa ci propone? Un assenso di fede divina e cattolica ad ogni virgola del Concilio?
    Dico ciò tanto per sapere; infatti non è infrequente ascoltare i discorsi di molti critici della "tesi gherardiana" che, aldilà della critica, non hanno poi alcun argomento.

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  10. Francesco Colafemmina15 dicembre 2010 alle ore 10:53

    Scaricatevi e leggetevi il n.50 di Sodalitium, pp.16-35

    Secondo me si tratta di una sorta di battaglia fra ex alleati. 

    Sarà opportuno ficcarcisi in mezzo?

    In foto Mons. Lefebvre con Introvigne (a sinistra) e De Mattei (dietro a destra).

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  11. L'unica regalità che riconosco è quella di nostro Signore Gesù Cristo (e del suo Vicario-Coronato), assai fastidio pertanto mi da la sola visione di que sabaudi-immorali-anticattolici-massoni&traditori. Circa il "pizzo" che ha pagato De Mattei per non avere fastidi (perchè se si tocca il Vat2, saltano come indemoniati) ... ebbene che dire... la notizia si commenta da se!

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  12. Per il mio ex parroco anziano che dice la stessa cosa, ora che non ha più incarichi e non conta più nulla. Sinceramente non penso bene nè di lui nè di lei. Non provo disprezzo (almeno perchè vi dichiarate pentiti) ma tanta pena. Si ricordi padre che è la vostra generazione-traditrice, che ha fatto sorgere in noi, generazione posto conciliare la voglia del riscatto! Requiem

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  13. Caro Francesco,

    concordo e aggiungo che sono proprio i nati tra il 70 e l'90 che devono e possono riportare un po' di aria fresca in un ambiente un po' stantio. Non sarò certo io a denigrare l'esperienza di chi è nato prima, anzi, non mi piace il giovanilismo (anche se un 40enne o un 30enne è un uomo adulto), ma il rischio è che questi signori si tirino la zappa sui piedi impastandosi in vecchie questioni che alla causa del ritorno alla Santa Tradizione rischiano di fare più male che bene.

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  14. Carissimi...mi pare che la posizione di Introvigne sia più "cattolica", nel senso di capacità di orizzonte totale, meno segnata da una ipotesi precostituita. Il nostro caro papa Benedetto, con l'intelligenza e la fede che lo contraddistinguono sta proprio cercando di tirare fuori la Chiesa dalle secche delle opposte ideologie interpretative...Mi pare che questo libro di De Mattei non aiuti una corretta visione ma di fatto alimenti l'interpretazione della rottura.
    Saluti
    Flavio

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  15. Devo dire che la lettura dell'articolo integrale di Introvigne mi convince, e molto. Voglio comunque leggere il testo di De Mattei, ma sarei sorpreso se trovassi che Introvigne non ha citato con accuratezza o presentato fuori contesto alcunchè. Detto questo, vorrei separare il problema generale della interpretazione e ricezione del Concilio da uno, per così dire, più circoscritto che è quello della Liturgia. Ora, mentre sono al 100% d'accordo che l'anticonciliarismo rischia di buttare il bambino con l'acqua sporca, mi pare di poter ravvisare altrettanti rischi nel tenere l'acqua sporca assieme al bambino (cosa che Introvigne non fa e non può essere accusato di suggerire, essendo nota la sua storia, i suoi scritti e la sua frequenza e sostegno della Liturgia tradizionale). Mi spiego: penso che si possa avere una altissima opinione del Ven. Pio XII e tuttavia criticarne le riforme liturgiche e la scelta di Bugnini, senza per questo insinuare che fosse un papa  "neomodernista" (cosa che del resto non credo sia nel pensiero di De Mattei). Si può credere, come io credo, nella grandezza di Giovanni Paolo II e non apprezzarne certe scelte, ammesso che si abbiano tutti gli elementi per giudicarle con piena cognizione di causa.

    Il rischio, per coloro che hanno la Liturgia a cuore, è che nella giusta, indispensabile difesa della "ermeneutica della continuità" ne esca indebolita la difesa della urgentissima "riforma della riforma", per paura di sembrare troppo "rotturisti" sia pure di parte anti-progressista. Che ci siano delle convergenze nella logica di lefevriani e "melloniti" è d'altra parte indubbio: entrambi finiscono per vedere nel concilio uno spartiacque, entrambi finiscono (o cominciano) con l'indebolimento della fedeltà al Papa, entrambi insomma, fanno soggettivismo ecclesiologico.

    Io credo che il dibattito Introvigne - De Mattei sia utile, e magari si potesse vedere un bel congresso - o una serie di incontri -  di fedeli legati alla Forma Straordinaria ove i due grandi studiosi, magari assieme ad altri e presieduti da Msgr. Pozzo - magari nell'anniversario del Summorum Pontificum, o altra data simbolicamente forte - potessero sviscerare queste questioni tra fratelli e come fratelli, per la maggior gloria di Dio e il trionfo della Santa Chiesa, e poi tutti in S. Pietro per una Messa Solenne! Prego la Vergine Benedetta che tutto questo non si risolva nell'ennesima battaglia a secchiate di bile tra tradizionalisti che fanno solo piacere ai progressisti e al diavolo.

    Di passaggio, aggiungerei che mentre la questione dei riti della Settimana Santa (e della vigilia di Pentecoste!) è più seria di quel che si crede, forse non è - rebus sic stantibus - la più urgente. Forse adesso abbiamo bisogno di stabilità e di far crescere la quercetta piantata da Benedetto XVI, formare seminaristi e fedeli, e mostrare a vescovi e curia che non siamo una manica di acidi incartapecoriti, ma Cattolici che vogliono solo il bene della Chiesa e che di essa hanno colto e amano il suo cuore, che come dice Benedetto, è proprio la Liturgia.

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  16. e se anche fosse? Non è utile avere traduzioni moderne e scientificamente attendibili del Talmud? Siamo mica in Iran! Si può criticare con un minimo di credibilità solo ciò che si conosce. Che c'entra questo col libro sul Concilio???

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  17. Eccone un altro, quello di prima ce l'aveva con De MAttei per una presunta traduzione del Talmud, questo pensa di screditare Introvigne con foto che conosciamo tutti, come se fosse un disonore essere stati dalla parte di Lefebvre quando questi diceva cose giuste e combatteva battaglie condivisibili. Ma del resto se uno consiglia roba come "Sodalitium" ha già detto tutto quel che poteva per qualificare la sua credibilità. Mi raccomando, bicarbonato di sodio in abbondanza prima e dopo la lettura, se proprio lo deve leggere!!!

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  18. uno dei "frutti" del Concilio è stato quello di aver abolito l'Imprimatur... ora tutti possono scrivere di tutto!

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  19. Ti ricordo, Matteo, che fonti della rivelazione sono due: vangelo e tradizione. Non ci si può riferire alla s.scrittura senza interpretarla alla luce della tradizione e non si può considerare tradizionale ciò che contrasta con la s. scrittura. Il resto sono solo battute per far polemica.

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  20. l'ospite di prima sono io, don gianluigi

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  21. Basta che riportano le VOMITEVOLI bestemmie contro Nostro Signore, perchè è bene pubblicamente far vedere le insopportabili sentenze contro Dio e Nostra Signora da parte di coloro che oltre ad ucciderlo (cfr. San Paolo e San Pietro Atti e Lettere del NT) lo insultano impunemente. Perchè se adottassero censure (che il Talmud NON predeve) farebbero vedere un Talmud FALSO e politicamente aggiustato per far ancora una volta vedere, falsamente, quato siano "brave persone".

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  22. <span> formare seminaristi e fedeli, ....</span>
    eh già...ma è questo il grande problema: chi formerà i formatori, dal momento che la deriva è iniziata proprio dai seminari  (esclusi evidentemente quelli della FSSPX)  ?

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  23. ...esatto: ed è importante che si VOGLIA mettere il dito sulla piaga, e non (come spesso accade) far finta di non vederla quando, nell'esaminare il Corpo malato e la sua anamnesi, si arriva inevitabilmente a quel punctum dove si evidenzia la causa prima di tutti i mali che si sono trascinati,  cronicizzati e aggravati portando il malato quasi al lumicino ! non continuare a pensare che il male guarisca spontaneamente, o grazie al solito "superamento" dialogico di opposti fasulli estremismi ...
    (e come si diceva negli anni '70, è necessaria una volontà "politica" <span>sia</span> di guardare il male ad occhi aperti<span> sia</span> di curarlo una volta per tutte, senza adagiarsi nella perniciosa falsa pietà che i medici nell'ultimo cinquantennio tempo hanno preferito usare....se il male è cresciuto grazie ad un linguaggio mistificatorio e relativista, bisogna tornare a chiamare le cose col loro vero nome, senza scambiare il Bene col male, per seguire il criterio dell'utile politico, anzichè la sola Verità....)

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  24. A tutti gli ecumenisti15 dicembre 2010 alle ore 13:45

    <span>La FSSPX ha il sacrosanto diritto & dovere di esigere che, come la commissione ED ha riconosciuto e convalidato le centinaia e centinaia di annullamenti matrimoniali e nuove nozze ceLEBRATE, da Mons. Cantor OSB e dal suo gruppo, così le sia riconosciuto il diritto di poter, una volta avutone richiesta da persone "Probate", di reiterare sub conditione TUTTI i Sacramenti!</span>

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  25. Chapeau! al commento di Introvigne al libro di De Mattei: si tratta di una presa di posizione di esemplare chiarezza e autentica cattolicità, anche a prescindere dalla lettura del (sicuramente pur valido) studio di De Mattei.

    Una riflessione che fa giustizia dei fastidiosi "non posso accettare...", "si, però il Papa..." di tanti che si illudono di essere cristiani solo quando il Papa afferma cose gradite, salvo poi rinnegarlo quando traggono conclusioni affrettate dalle interviste o quando fanno dietrologie sulle amicizie pericolose, sui "regolamenti di conti", etc. (vero Colafemmina?)

    Basta, tutto questo viene dal maligno!

    Ci sia un <span>si</span> chiaro, semplice come una colomba alle indicazioni del Magistero, che è tale anche quando non piace.

    Mi pare tanto la solita partigianeria tipica del miserabile dibattito culturale medio italiota, che rifiuta in blocco quello che la scarsa lungimiranza di vedute impedisce di cogliere nelle scelte della Chiesa, che si percepiscono sempre dopo decenni se non secoli.

    Quanto alle prevedibili, scontate e ormai stucchevoli polemiche per cui il CVII sarebbe l'origine di tutti i mali attuali della Chiesa, al dilà delle chiare affermazioni del Papa sulla continuità dello stesso rispetto ai precedenti concilii, andatevi a leggere Charles Peguy che nel 1909 già denunciava la miopia dei credenti e dei clerici verso l'inimmaginabile scristianizzazione GIA' in corso allora.

    Altro che Concilio "pastorale" e altre stupidaggini del genere! la decadenza della società moderna e il suo rifiuti dell'insegnamento cristiano sono iniziate ben prima di qualsiasi concilio moderno.

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  26. <span>un sì...alle indicazioni del Magistero, </span>
    bene:
    e QUALI sono le indicazioni del Magistero, nero su bianco, dette e scritte in modo "papale papale",  in modo che TUTTI possano vederle e capirle senza alcun equivoco, autorevole, definitorio e definitivo ?
    DOVE leggerle, in quale vademecum adatto a tutti i fedeli, chiaro e semplice urbi et orbi  ?
    da 45 anni aspettiamo invano di vederle, queste indicazioni !

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  27. <span>Per il pensiero di Mons. Gherardini c'èun articolo molto chiaro sul blog Disputationes theologicae, secondo Introvigne non l'ha capito</span>

    http://disputationes-theologicae.blogspot.com/2009/05/presentation_05.html

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  28. "quanto siano brave persone"? Chi? Stiamo per caso scivolando verso il complottismo razzista che butta tutti nel mucchio? Ci manca solo questo per aiutare i nemici della tradizione a coprirci tutti quanti di guano propagandistico. Xanax 0,25 la sera prima di coricarsi, mi raccomando! Aumentare la concentrazione su prescrizione medica se necessario, fino a contenimento efficace dei sintomi...

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  29. <span>"</span><span>esclusi evidentemente quelli della FSSPX"?? Fatti servire, quanto a derive non si sono fatti mancare nulla, da quelle parti. Che ci siano un sacco di bravi ragazzi tra loro è fuori dubbio, ma che la loro formazione sia impeccabile, beh...lasciamo stare va'... Che poi non si capisca perchè fare tanto i difficili con loro mentre si tollerano le follie di tutti gli altri è certo vero, ma la FSSPX come modello significa andare fuori strada lo stesso, anche se in un punto diverso della strada.</span>

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  30. Eccellente commento questo dell'Ospite delle 12:25 al quale sottoscrivo.
    V'è una frase nell'articolo originale dell'ottimo Intrivigne che vorrei riportare per sottolinearne la forza esplicativa non solo del suo commento al libro del De Mattei ma anche al problema attuale tra integralisti e progressisti:

    "<span>Tuttavia l’espressione, proprio della costituzione conciliare Dei Verbum (n. 10), secondo cui «la sacra Tradizione, la sacra Scrittura e il Magistero della Chiesa, per sapientissima disposizione di Dio, sono tra loro talmente connessi e congiunti che nessuna di queste realtà sussiste senza le altre», permette forse una prudente analogia. [...] </span><span>Una volta che il testo conciliare è stato approvato, e promulgato dal Pontefice, diventa Magistero da leggere – come soleva dire il cardinale Giuseppe Siri (1906-1989), non a caso criticato dal testo per la sua acquiescenza ai Papi del Concilio – in ginocchio. Cercare di squalificare il testo magisteriale riferendosi alle discussioni precedenti alla sua approvazione significa cadere nello stesso errore metodologico che si rimprovera a quegli esegeti per cui gli elementi storici e il contesto prevalgono sul senso teologico del testo. "</span>

    Tre sono i pilastri sulle quali si basa la fede del cattolico romano: la Tradizione, le Sacre Scritture ed il Magistero Autentico. Il Pilastro che attualizza le Sacre Scritture come anche la Tradizione, che sono ambo del passato, è senza dubbio alcuno il Magistero Autentico quale si esprime hic et nunc. Voler sottrarsi dall'obbligo di ossequio del cuore e dell'intelligenza che ogni fedele sincero deve avere rispetto a questo Magistero, anche su materie non dichiarate infallibili, non è atteggiamento cattolico romano, che questo sia fatto a nome delle Scritture ( il Sola Scriptura dei protestanti) o a nome della Tradizione (tipico di certi ambienti integralisti).

    In questo senso, il richiamo all'ermeneutica della riforma nella continuità fatta da S.S. Benedetto XVI all'inizio del suo pontiificato, rimette la chiesa al centro del villaggio: la vigna del Signore si sviluppa e non può essere tagliata dalle sue radici ed è bella solo se potata regolarmente da chi ne ha mandato per farla crescere come il Maestro vuole. Illusione quella dei progressisti che vogliono una vigna con foglie e radici ma senza tronco o quella degli integraliste che ne vogliono una bella  ma senza viticoltore in carne ed ossa bello vivo per aiutare a produrre il frutto di oggi. I.P.

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  31. Fino al 1981 Alleanza Cattolica è stata contigua alla FSSPX; la cosa è pubblica e dichiarata anche da loro. Come si sa, sono usciti per la reiterazione delle Cresime da parte della FSSPX stessa. Perciò quale è il problema? Sicuramente ce ne saranno molte altre di foto analoghe. Tra l'altro è possibile che l'altro personaggio a sx sia proprio de Mattei.

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  32. PS: gli articoli dei sedeprivazionisti di Sodalitium non sono il massimo dell'equilibrio quando parlano di questo argomento. Quasi tutto questo gruppo italiano è formato da "apostati" di Alleanza Cattolica. Come gli ex fumatori che odiano di più le sigarette degli altri......

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  33. "Si può serenamente asserire che un Concilio è o no dogmatico soprattutto in base alla sua "voluntas definiendi", chiaramente manifestata attraverso il suddetto tenore.

    Il Vaticano II mai manifestò tale "voluntas", come si rileva facilmente dal tenore dei suoi moduli e delle sue formulazioni: mai un "canone", mai una condanna, mai una nuova definizione, ma, tutt'al più, il richiamo a qualche definizione del passato.
    La conclusione che se ne trae è ovvia: si tratta d'un Concilio che, per principio, escluse la formulazione di nuove dottrine dogmatiche; queste, se pure di per sé non dogmatiche, avrebbero potuto assurgere a valore di dogma solo se la materia fosse stata definita in altri Concili ed ora riesumata."
    (Mons. Brunero Gherardini risponde al quesito su quale sia il valore "magisteriale" del Vaticano II<span><span></span></span>,
    link già cit.  sopra)

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  34. Ho letto il testo completo devo dire, lettura assai faticosa, tante cose e non riesco a distingure la critica al libro dalle considerazioni proprie di Introvigne... proverò a rileggere con calma... un punto importante è l'analisi in senso di apologesi a B16 del discorso storico di Belem in Portogallo a Maggio scorso. A mio avviso è tra i più modernisti di B16 nel senso che fa rivelare tutta la malizia del Concilio e tutta la malizia dei Pontefici modernisti postconciliari! (non a caso a Medugorie il 25 dello stesso mese la Madonna ha tuonato!). Ma Introvigne facendo delle mal riuscite piroette lo fa diventare, non sò, forse più accettabile?... poi mica tanto!

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  35. <span>"Si può serenamente asserire che un Concilio è o no dogmatico soprattutto in base alla sua "voluntas definiendi", chiaramente manifestata attraverso il suddetto tenore.  
     
    Il Vaticano II mai manifestò tale "voluntas", come si rileva facilmente dal tenore dei suoi moduli e delle sue formulazioni: mai un "canone", mai una condanna, mai una nuova definizione, ma, tutt'al più, il richiamo a qualche definizione del passato.  
    La conclusione che se ne trae è ovvia: si tratta d'un Concilio che, per principio, escluse la formulazione di nuove dottrine dogmatiche; queste, se pure di per sé non dogmatiche, avrebbero potuto assurgere a valore di dogma solo se la materia fosse stata definita in altri Concili ed ora riesumata."  
    (Mons. Brunero Gherardini risponde al quesito su quale sia il valore "magisteriale" del Vaticano II<span><span></span></span>, link già cit.  sopra)</span>

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  36. eh già caro don camillo, si vede che è stata una fatica, la stanchezza ti fa sbarellare tanto che temerei ebbrezze etiliche in gioco se non fosse un pò troppo presto. Benedetto modernista, Megdjugorje, "apologesi" (apologesi?). Qua le piroette le fai tu, pur di parlar male del Papa!

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  37. <span>Eh già caro don camillo, si vede che è stata una fatica, la stanchezza ti fa sbarellare tanto che temerei ebbrezze etiliche in gioco se non fosse un pò troppo presto. Benedetto modernista, Medjugorje, "apologesi" (apologesi?), che guazzabuglio! Qua le piroette le fai tu, pur di parlar male del Papa!</span>

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  38. Provo un profondo disagio per queste dispute sostanzialmente inutili. La chiesa ha scelto la linea del Concilio: ecumenismo, riforma della liturgia, libertà religiosa, modello comunitario e non piramidale, apertura all'autonomia delle realtà temporali. Questa è una linea che non può essere contestata, anzi è una linea che giudica, che è un segno di contraddizione. Spiriti liberi come Arturo Paoli, Carlo Carretto, don Tonino Bello o il card. Martini l'hanno capita molto di tanti professori, chiusi tra i loro sacri testi, tra cui sembra che non c'è il Vangelo. Una linea irreversibile, che non sarà deviata dalle accuse di malizia e eresia.

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  39. <span>segno di contraddizione...</span>
    ....contraddizione   A CHI  ?

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  40. ma quale "concilio" ha letto?! -_-

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  41. <span>Quante belle parole... alcuni nomi illustri, ma nessuna consapevolezza delle conseguenze nefaste di quell'elenco di innovazioni per nulla innocue</span>

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  42. Propongo di non ospitare interventi di Introvigne: è solo fonte di caos dottrinale e di scontri verbali.

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  43. Molto assai più umilmente, ma per dovere di cronaca necessario...qualche anno fa, circa il 2004/2005 ciò che scrive oggi Introvigne citando  di Pio XII La Divino afflante Spiritu.... e a seguire soprattutto alcuni paragrafi delle osservazioni di Introvigne stesso nel testo riportato qui dalla Redazione, fu ottimamente discusso in passato da me e da un gruppetto di cattolici in un forum presunto cattolico... che mal digerì il fatto che si dicesse già all'epoca che la questione del neomodernismo trionfante non si formò con il Concilio, ma vide UN CERTO CONSENSO SOTTACIUTO già dai tempi di Pio XII...
    Fra il dispiacere di queste conferme, provo comunque PIACERE che finalmente se ne parli... e se nel 2004/2005 si veniva censurati da cattolici gretti e cultori dell'idolatria del Papa con il culto alla sua persona in quanto tale e non in quanto SOMMO PONTEFICE, che non si poteva neppure nominare.... ho piacere che Introvigne lo abbia sottolineato....dal momento che ho acquistato il libro, ma non l'ho ancora cominciato a leggere...
    ritengo dunque che ciò sia molto interessante e che comunque la si pensi, è un bene che i NODI VENGANO AL PETTINE...

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  44. ...e perchè mai? il caos lo genera chi non è capace di discutere ed approfondire serenamente....e non chi propone materiale interessante, appunto, da discutere...

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  45. Va sottolineato che il vero trionfo dell'aver tolto l'Imprimatur è che i Vescovi che prima dovevano anch'essi essere approvati di sana dottrina ed ortodossia, da 40 anni possono scrivere tutto ciò che vogliono che l'imprimatur se lo mettono da soli, basta infatti la loro silga vescovile....
    poichè, infatti, un laico continua a NON essere approvato se scrive qualcosa di inappropriato..il suo testo passa se lo decide un Vescovo, ergo, l'Imprimatur per i laici c'è, ma per i Vescovi non c'è più..... ;)

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  46. Francesco Colafemmina15 dicembre 2010 alle ore 17:54

    Veramente non era mia intenzione "screditare" il Prof. Introvigne. Se non riuscite a capire ciò che scrivo vi consiglio di rileggere. Ciò che intendevo dire è che un certo tipo di formazione e di esperienze culturali ha visto uniti per un certo tempo della loro vita Introvigne e De Mattei. Francamente non so perché attualmente siano in disaccordo, ma suggerirei di esprimere pareri nuovi, senza necessariamente doversi riferire ai due contendenti.

    Grazie.

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  47. Non parlo male del Papa semmai critico B16 quando afferma che il V2 ha raccolto le migliori "istanze" (che vuol dire?boh) addirittura "superandole" (tipico linguaggio Hegeliano, quindi anticattolico)  dell'Illuministo (massonico anticlericalei) e del protestantesmo (luterano-anticattolico)... dichiarazioni di una gravità INAUDITA! e Introvigne cerca di giustificarle in un modo ancor più grottesco!

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  48. Pessimo Introvigne

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  49. Pessimo Introvigne

     "quod gratis asseritur, gratis negatur"

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  50. Mio caro "Ministrante" il suo commento e il suo concetto di una dismissione PIRAMIDALE che nulla c'azzecca con l'identità della Chiesa , che è in VERTICALE.... che MAI potrà essere democratica, tanto meno creata EX-NOVO IN  ORIZZONTALE.... dicevo dunque questo suo commento fa davvero cadere le braccia, intristisce molto al pensiero che lei sarebbe un "ministrante" ed abbia queste idee confuse... le faccio una domanda facile:

    - mi trova lei un testo PONTIFICIO in cui in passato e prima del Concilio, la Chiesa picchiasse, maltrattasse o condannasse a morte o vietasse...chi professava un altra religione ?? .... perchè vede, riempirsi la bocca di CONCILIO è facile.... ma dimostrare l'uso arbitrario ed erroneo di terminologie come LIBERTA' RELIGIOSA per far intendere che prima la Chiesa CASTRASSE i non cattolici, bè è tutto da dimostrare e quelli come lei poi non sanno più rispondere....

    - l'ha letta la DOMINUS JESUS, e che effetto le ha fatto leggere da Ratzinger che la salvezza viene SOLO DALLA CHIESA CATTOLICA?
    sa all'epoca i paladini da lei citati (tranne Carretto il quale ha chiesto PERDONO nella notte di Pasqua per aver tratto in inganno i cattolici sul suo si al divorzio... ) l'avrebbero volentieri messo sul rogo.... lo sapeva questo?

    - che cosa vuol dire APERTURA ALL'AUTONOMIA DELLE REALTA' TEMPORALI? me la potrebbe spiegare che cosa intende lei per AUTONOMIA E PER REALTA' TEMPORALI?  ma come, ha dimenticato forse che il "potere temporale" è stato messo nel cassetto, POLITICAMENTE PARLANDO, e che fa ora, si esprime come UN SINDACALISTA? ;)

    ed infine, caro Ministrante, cosa significa per lei LA LINEA DEL CONCILIO ? IN ORIZZONTALE O VERTICALE ? e cosa vuol dire SPIRITI LIBERI? Santa Caterina da Siena e tutti gli altri santi del passato erano PRIGIONIERI? se è si, mi dica di cosa, e come e quale Chiesa invece li ha riconosciuti SANTI....

    E lei sarebbe un Ministrante? POVERA CHIESA!!!
    poveri fedeli che le capitano a tiro!!

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  51. Per Flavio.....
    Non bastano le tue parole...... ci vogliono argomenti e prove concrete...... parli di "opposte ideologie interpretative" ..... il solito assioma hegheliano tesi - antitesi - sintesi ...... tutto l'opposto della filosofia tomista, questa sì veramente cattolica, la quale ci dice che la verità è una; una cosa se non è vera è falsa......
    Non si può dire in un testo magisteriale una cosa ed il suo esatto contrario, con frasi fumose e controverse di cui aspettiamo ancora oggi l'interpretazione dopo 45 anni. Gesù ha detto: il vostro parlare sia: Sì, Sì - No, No, il di più viene dal Maligno.
    Mi domando dove un cattolico erra quando chiede umilmente ai propri pastori di spiegargli il senso vero di alcuni insegnamenti del Concilio: se non ce lo spiegano il Papa e i Vescovi chi ce lo deve spiegare? E com'è che in alcuni punti il Concilio sembra essere in contrasto col magistero infallibile precedente? A chi deve credere un povero cattolico?.....
    don Bernardo

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  52. Introvigne si contraddice nel suo stesso testo:

    Paolo VI dice: "deve essere accolto docilmente e sinceramente da tutti i fedeli, <span>secondo la mente del Concilio circa la natura e gli scopi dei singoli documenti</span>» (Udienza generale del mercoledì, del 12-1-1966). [..]
    Potrebbe di grazia Introvigne dirci quale linea teologica segue ? Visto che le asserzioni di Introvigne mancano di distinzioni teologiche (è il meno che si possa dire) potrebbe gentilmente indicarci quale sia la sua posizione, espressa in termini teologici ? De Mattei almeno si associa a Mons. Gherardini, che le cose le dice in maniera teologica.Introvigne non è teologo (e si vede) ma confuta de Mattei sul terreno teologico e non " storico-sociologico", potrebbe di grazia esprimersi in termini teologici ? Altrimenti taccia per sempre 

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  53. invito tutti a dare un'occhiata al lavoro di Miguel Martinez su Introvigne  (si può patire da qui attraverso tutti i collegamenti http://www.kelebekler.com/cesnur/ita.htm), a considerare i suoi rapporti ambigui su Scientology, gli inquietanti risvolti di Tradizione Famiglia Proprietà (su cui consiglio "Spaghetticons, la deriva neo-conservatrice della destra cattolica italiana" di Luigi Cupertino ed. Segno), sulla sua appartenenza al Gruppo di Tebe, nonchè ad una (goliardica?) Società Vampirica ( http://www.cesnur.org/Dracula.htm )...

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  54. Il libro del prof. De Mattei è comunque un contributo per allargare l'orizzonte della conoscenza storica sul Concilio Vaticano II (come del resto quello di Mons. Marchetto). Anche la riflessione di Introvigne è utile a questo scopo. A mio avviso sarebbe già tanto, anzi tantissimo, se le varie "correnti" (FSSPX, Alleanza Cattolica, Lepanto, e chi più ne ha più ne metta) incominciassero a mettersi in una posizione più prudente ed equilibrata. Mi spiego, altrimenti qualcuno nel blog mi rimprovera...
    Ciò che ha preceduto, accompagnato e seguito il Vaticano II deve essere esaminato con calma, profondità ed equlibrio, perché è veramente complesso. Se si parte già con delle posizioni precostituite (il Vaticano II va rigettato, no! il Vaticano va accettato in toto, no! solo in parte, etc.) si rischia di non capire veramente il fenomeno così com'è.
    L'ottica di Gherardini è al momento la più lucida ed equilibrata. Egli parla di livelli diversi di espressione e di insegnamento nei testi conciliari. Pertanto il focus dovrebbe essere posto sui singoli nodi problematici e vedere se il testo permette una lettura conforme alla Tradizione o meno. Nel primo caso chiarire pubblicamente la lettura ortodossa e vincolante del passaggio in questione; nel secondo caso, verificare quanto quel o quei punti impegnino il Magistero. 
    In pratica occorre operare quanto i teologi normalmente fanno relativamente alle encicliche. In un'enciclica, atto di Magistero ordinario, ci possono essere passaggi che si avvalgono dell'infallibilità della Chiesa, direttamente o di riflesso, altri che esprimono una posizione comunque autorevole, ma non infallibile, ed altri ancora che devono essere considerati come incisi, esemplificazioni, et similia.
    Preghiamo che il buon Dio ci dia luce e susciti nella sua Chiesa dei Santi Dottori che mettano mano a quest'opera tanto importante. 

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  55. prego. Ma consigliare Sodalitium per farsi un'idea di chicchessia non è segno di serietà, e non parliamo di carità cristiana che impone di evitare di suggerire ad altri le astiose maldicenze altrui, tanto più di gente in guerra con la Chiesa (quella che esiste, non quella dei loro vaneggiamenti).

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  56. Lo so che per molti è dura da digerire, ma farei notare che Benedetto XVI senza dubbio E' il Papa, e dargli del modernista vuol dire insultarlo, oltre che mentire. Bicarbonato e Xanax, e pensare prima di postare. Quella della Madonna di Medjugorje che "tuona" contro il modernista Ratzinger poi è da camicia di forza. Sembra un film alla "Brian di Nazareth"

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  57. Andiamoci piano! La vocazione, il pensiero teologico, la vita stessa del mio conterraneo don Tonino Bello sono cose molto ma molto più complesse e profonde di quanto non possano apparire a prima vista, ed è inutile cercare di mettere etichette fin troppo riduttive.

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  58. ...dov'e'....finito il nostro Dante Pastorelli...?

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  59. Francesco Colafemmina15 dicembre 2010 alle ore 21:06

    Guardi che l'articolo di Sodalitium è estremamente ben fatto e documenta con grande perizia l'evoluzione del pensiero tradizionalista nella cultura di destra italiana. Lo legga e poi ne parliamo...

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  60. caro Istriano, se vuoi leggere qualche dotto intervento dell'egr. prof. Dante, vai sul sito dell'ottimo F. Colafemmina:
    http://fidesetforma.blogspot.com/

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  61. .......Ringrazio...caro Ospite.....

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  62. Bisognerebbe aggiungere questa didascalia: "Mons Marcel Lefebvre.....in mezzo alle serpi"

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  63. La "Madonna" di Medjugorie è più modernista dello stesso Hans Kung. Non riesco a capire come un sedicente tradizionalista come te, don Camillo, possa farsi intortare con simili baggianate millenaristiche. Ci vuole davvero coraggio per credere all'autenticità di quelle "apparizioni". Ovviamente il Vaticano non si metterà contro i medjugoriani e la potente lobby di Radio Maria e rilascerà vaghe dichiarazioni, senza approvare nè condannare.

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  64. Ministrante, ma vai a c....e  !!!!

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  65. Il caos dottrinale c'è sempre, a prescindere da Introvigne.

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  66. Redazione di Messainlatino.it15 dicembre 2010 alle ore 23:46

    Il Prof. De Mattei ci scrive quanto segue:

    Per quanto riguarda il presunto finanziamento del CNR alla traduzione del Talmud, ho appreso anch'io la notizia dai giornali. Mi sono informato e mi è stato riferito questo: il governo italiano, di propria iniziativa, ha deciso di creare un consorzio, con l'Unione delle Comunità ebraiche ed altri soggetti, per finanziare, nello spazio di cinque anni, la traduzione del Talmud e ha deciso di far transitare materialmente il finanziamento attraverso il CNR. Si tratta di una iniziativa (e di risorse finanziarie) proveniente dal governo e non dal CNR, che ovviamente non condivido, anzi deploro, ma di cui non mi può essere addossata nessuna responsabilità, né di forma nè di sostanza, perché non è in alcun modo  promossa dal CNR e non è mai stata sottoposta o approvata, né lo sarà, dal Consiglio di amministrazione di cui faccio parte  Mi sembra comunque pretestuoso e di cattivo spirito inserire in un dibattito intellettuale, elementi di questo genere, privi di fondamento, che non si comprende a quale mulino vogliano portare acqua
    Cordialmente
    Roberto de Mattei

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  67. Vista la precisazione del prof. de Mattei cosa dire ai nostri don Camillo e Bellarmino? Conoscono la gravità del peccato di calunnia e maldicenza? Senza neanche dover tornare al Catechismo di San Pio X, basterebbe leggessero il Catechismo della Chiesa Cattolica. Sarebbe bene, prima di mettere on-line accuse così gravi, che prima si documentassero. Altrimenti, bisognerebbe pensare che l'unico loro intento, di voltairiana memoria, sia "calunniate, calunniate, che qualcosa resterà".

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  68. Tradizione viene prima di Vangelo non è una battuta ma una realtà.
    Cristo viene prima del Vangelo e la Chiesa, fondata su Pietro, pure!
    md

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  69. Scusate ma cosa c'entra la traduzione del Talmud con l'argomento del post?
    E se anche fosse - e io non sono certo un giudaizzante - quale problema ci sarebbe? Non si possono tradurre i libri fossero pure il Mein Kampf?
    Sarebbe bello che gli antisemiti non scrivessero più sul blog

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  70. Caterina, non capisco cosa centri la "maldicenza"... come il Professor De Mattei conferma la notizia era stata riportata sui giornali, quindi un chiarimento è stato utile. Un esempio in più semmai della caratura del nostro "giornalismo"....

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