Verbum supérnum, pródiens E Patris ætérni sinu, Qui natus orbi súbvenis, Labénte cursu témporis: | O Verbo divino, procedente dal seno del Padre eterno, Tu che, nascendo, vieni in aiuto al mondo allo scadere del corso del tempo (=al tempo stabilito). |
Illúmina nunc péctora, Tuóque amóre cóncrema; Ut cor cadúca déserens Cæli volúptas ímpleat. | Ora illumina i cuori e del tuo amore accendil[li]; di modo che il diletto del cielo [cæli volúptas], lasciando perdere le cose caduche [cadúca déserens] riempia il cuore [cor ... impleat]. |
Ut, cum tribúnal Júdicis Damnábit igni nóxios, Et vox amíca débitum Vocábit ad cælum pios; | Cosicché, quando tribunale del Giudice condannerà al fuoco i colpevoli, e una voce favorevole chiamerà i pii al cielo meritato [debitum]; |
Non esca flammárum nigros Volvámur inter túrbines, Vultu Dei sed cómpotes Cæli fruámur gáudiis. | [Allora] non siamo - alimento delle fiamme - sballottati (volvamur) tra neri turbini, ma, compartecipi del volto di Dio usufruiamo dei gaudi del cielo |
Patri, simulque Fílio, Tibíque, Sancte Spíritus, Sicut fuit, sit júgiter Sæclum per omne glória. Amen | Al Padre, e al pari al Figlio e a Te, o Santo Spirito, come fu [per il passato], sia sempre per tutti i secoli gloria. Amen |
È interessante confrontare la IV strofa con la visione dell'inferno avuta dai veggenti di Fátima:
«Dicendo queste ultime parole - racconta suor Lucia - aprì di nuovo le mani come nei due mesi passati. Il riflesso [di luce che esse emettevano] parve penetrare la terra e vedemmo come un grande mare di fuoco e immersi in questo fuoco i demoni e le anime come se fossero braci trasparenti e nere o abbronzate di forma umana, che ondeggiavano nell'incendio sollevate dalle fiamme che uscivano da loro stesse insieme a nuvole di fumo cadendo da tutte le parti -simili al cadere delle scintille nei grandi incendi - senza peso né equilibrio, tra grida e gemiti di dolore e di disperazione che terrorizzavano e facevano tremare di paura. I demoni si distinguevano per la forma orribile e ributtante di animali spaventosi e sconosciuti, ma trasparenti come neri carboni di bracia»
La maggioranza dei critici attribuisce questo inno ad autore incerto, contemporaneo però a San Gregorio Magno (Antonio Mirra, 1947)
Gli inni dell'Avvento
II - A Mattutino
Verbum supérnum, pródiens
Il Liber Hymnarius lo ascrive però ad un autore anonimo del X sec., pertanto certamente non contemporaneo a san Gregorio Magno.
RispondiEliminaIO conosco un latro Inno Verbum supernum prodiens, quello delle Lodi per la festa del Corpus Domini, attribuito a San Tommaso d'Acquino
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