Testo della lettera
Eminenza Reverendissima,
non oserei certamente turbare il meritato riposo di tanto
eminente ed a me dilettissimo Padre in Cristo, se non fossi stato
preso da un'immensa gioia per lo scritto recentemente pubblicato
da V.E. dal titolo "Rapporto sulla fede", il quale effonde
copiosamente la luce della fede cattolica in mezzo alle tenebre di
questo tempo non facile. Quando il Concilio ecumenico Vaticano
II si concluse nel 1965, io avevo soltanto quindici anni, ma, dopo
aver letto attentamente e studiato a fondo i suoi documenti -
benchè sul posto non avessi potuto confrontarli con altri, perché
nella mia patria, la Boemia, soggetta ai nemici di Dio, simili scritti
sono considerati pericolosi e sono proscritti - grande è stata la mia
gioia. Tuttavia quella letizia presto si è cambiata in tristezza, nel
vedere cattive interpretazioni ed applicazioni di una dottrina in se
stessa sana sfigurare crudelmente il volto della sposa immacolata
di nostro Signore Gesù Cristo ed opprimere nella mestizia gli animi
dei buoni e di coloro che sentono con la Chiesa.
Nel suo libro, reverendissimo Padre in Cristo, dopo tanto tempo di afflizione, ho
letto ciò che fin dall'inizio ho pensato: bisogna tornare al vero
Concilio, ossia a quello che è conforme alla tradizione di tutti i
secoli della Cristianità cattolica e si interpreta in quella luce! Il più
pernicioso degli errori del nostro tempo è quello che divide il
Magistero tra prima e dopo il Concilio, strappa l'uno dall'altro,
oppone l'uno all'altro. V.E. ha denunciato con acutezza questo
pericolo nel suo libro. Quell'opposizione artificiosa fra due
"magisteri" divisi dal tempo non è altro che quello storicismo
volgare e fastidioso, che proviene dal modernismo come molesta eredità per il nostro tempo trasmessa per opprimere la mente degli
uomini.
Tuttavia lo storicismo, l'evoluzionismo e le altre assurde
negazioni del principio di causalità e di ogni sana metafisica hanno
delle radici ancora più profonde. Non c'è solo una crisi della fede,
ma anche e in certo modo innanzitutto della ragione umana
riguardo il suo aspetto "sapienziale" (filosofico, anzi metafisico),
gravemente leso dal riduzionismo positivistico (certo non senza
u na valida ragione i predecessori di V.E. ammonirono Galileo
Galilei circa i pericoli non certo della scienza, ma dello scientismo
assoluto). Ma tutti questi errori si fondano su quel soggettivismo
che già la lettera enciclica "Pascendi" di S.Pio X, svela e denuncia
come lo spirito avvelenato del modernismo.
Ed infatti, come
l'uomo del nostro tempo potrà prestare a Dio l'obbedienza della
fede, se già nell'ordine puramente naturale ritiene di essere il
creatore e il supremo autore delle "sue verità"? Non c'è quindi da
meravigliarsi che si sia giunti allo storicismo: se la verità non vale
sse non relativamente al soggetto, il quale però è sottomesso ai mutamenti del tempo, segue facilmente che la verità muta nel corso
del tempo.
Altro difetto che promana dal soggettivismo e dal relativismo
consiste nella totale eversione acritica e supinamente accolta e
scontata dalla mentalità corrente, quasi si trattasse di qualcosa di
ottimo, della metafisica e con essa dei preamboli della stessa fede.
II positivismo che devasta ancora la vita intellettuale del nostro
tempo si sforza di sostituire la scienza alla sapienza e di ridurre del
tutto questa a quella. Occorre sottolineare come questo processo
appare manifestamente e con aperta violenza nel comunismo
("visione scientifica"), ma anche come, benché in modo più
latente, esso stia non meno gravemente crescendo e rafforzandosi
nel liberalismo occidentale.
Nel che si nasconde la somma
demenza del cosiddetto uomo "moderno": l'irrazionalismo sotto il
nome dello stesso razionalismo trionfa e celebra superbamente i
suoi fasti nefasti. Tuttavia molti teologi seguono quella via: dopo
che hanno perso il fondamento ontologico, tentano di costruire i
loro sistemi sulla sabbia sempre mobile di scienze sostitutive
(sociologia, psicologia, ecc.).
Quella "nuova" teologia, come la
chiamano, a causa della sua irrazionalità e il suo volgersi da Dio
alle cose mondane, non merita realmente per nulla il nome sublime
di "teologia", benché non cessi di usurpare superbamente quel
nome. Né può verificarsi un autentico progresso di tale pretes a
"teologia", giacché, per esser tale, avrebbe dovuto produrre cose
nuove e vere e non soltanto nuove, escogitate da una sfrenata
brama per le stesse novità.
Chi Le scrive, Eminenza Reverendissima, è impegnato
nell'insegnamento della teologia morale - in questa disciplina,
forse più che in altre, occorre una metafisica solida e realistica, che
possa da una parte sottomettere la conoscenza all'oggetto reale, e
dall'altra restituire il suo ufficio all'essenza universale ed
immutabile: intendo quell'essenza, la quale, fornita di finalità
operative, è detta "natura" e costituisce il fondamento della legge
naturale, la quale indubbiamente costituisce la fonte esimia e
principale di qualunque norma oggettiva e perenne. In questo
contesto mi sembra che occorra massimamente investigare circa la relazione dell'essenza con l'essere, e circa la nozione della
partecipazione e dell'analogia. Spesso, però, per quanto riguarda
questo argomento, tra i colleghi si trova una certa negligenza, anzi
un'irrisione, come se si trattasse di cose ormai desuete e comunque
"troppo astratte" (mi pare tuttavia sorprendente la predilezione
moderna per la "cose concrete" l'atto intellettivo infatti consiste
nell'astrazione ed intelligere è lo stesso che astrarre). Tuttavia né la
vetustà né l'universalità possono mai in alcun modo diminuire la
verità di qualche teoria, ma al contrario la manifestano più
abbondantemente.
Infine desidero dire qualcosa sulla sacra liturgia, soprattutto per
ringraziare l'E.V. per l'opera compiuta nel favorire l'indulto che
permette la celebrazione del divino sacrificio secondo il rito di
S.Pio V di f.m. Ho già fatto pervenire, per mezzo del Rev. Padre
Priore all'Em.mo Card. Giacomo Biffi, Arcivescovo di Bologna,
una relazione sulle Messe tuttora celebrate nella basilica bolognese
di S. Domenico e così dopo aver informato il mio Superiore
immediato, Reverendissimo Padre in Cristo, oso esprimere la mia
gioia anche a Lei.
Quanto è santa e sublime è quella letizia della
quale si riempie il cuore tanto del sacerdote celebrante quanto del
popolo assistente, allorché quel rito, venerabile per l'antichità,
viene compiuto, quel rito, cioè, che tutto e soltanto a Dio si volge,
a Cui, come a Padre clementissimo, il Figlio crocifisso,
nell'oblazione del suo divino sacrificio, rende somma gloria e lode,
un rito tanto sublime in tutte le parole e i gesti di cui fa uso ed
infine tanto bello ed elegante, tanto accetto al popolo che partecipa
con viva fede (né è noto ai Cristiani un altro modo di vera
partecipazione).
Non ho mai potuto capire, e neanche adesso
riesco a capire, perché tanta bellezza debba esser stata espulsa dalla
Chiesa. Si obietta che essa costituisce un certo diletto accessibile a
pochi; ma - e ciò è degno di nota - simili "obiezioni" non è solita
muoverle la gente semplice e devota, ma piuttosto una certa pretesa
aristocrazia (tuttavia perversa, che meriterebbe piuttosto il nome di "cacocrazia"), fastidiosa e pseudo intellettuale, turbolenta per la
sua presunzione, dedita al nichilismo che sostiene e produce il
brutto al posto del bello.
V.E. si potrà facilmente persuadere che
non esagero accusandoli di compiere il vaticinio del Profeta lsaia,
su coloro che confondono con impudenza il dolce con l'amaro e
l'amaro col dolce, se considera le lodi profane per quell'opera
cinematografica dal titolo francese "Je vous salue Marie", indegna
e blasfema, a loro tributate - e questo anche da persone che si
attribuiscono il nome cristiano, tra i quali di simili cose, secondo il
monito dell'Apostolo, non si dovrebbe neppure parlare. Con quanta
letizia invece ho di nuovo salutato l'ingresso trionfale della
bellezza e dell'eleganza nello spazio sacro della santa Chiesa di Dio ascoltando la sublime esecuzione della S. Messa del musicista
W.A.Mozart nella basilica vaticana per la festa dei SS. Apostoli
Pietro e Paolo - quella musica tanto sacra, tanto delicata, si è
rivelata un dono graditissimo benignamente elargito al popolo
cristiano dall'augusto Pontefice f.r. Né tuttavia si tratta solo di
gusti, ma dello stesso senso della fede.
Premetto che non seguo
affatto le orme del cosiddetto "integrismo", se non nel senso di
quella integrità che costituisce la proprietà essenziale di qualunque
cristiano cattolico, secondo le parole di S. Pio X di f.m., ma non c'è
dubbio che il rito rivolto più a Dio che al popolo esprime più
fedelmente la verità della nostra santa fede in una cosa tanto vitale
qual è la divina Eucaristia.
Perdoni, Eminenza, la mia sincerità: i
canoni (o meglio: le anafore) cosiddetti "svizzeri" introdotti
nell'ultima edizione del Messale italiano, usano un lingua poco
sacra e piuttosto "orizzontale", troppo solleciti per la "scelta dei
poveri", i quali tuttavia, se sono tali nel senso del S. Vangelo,
preferiscono lodare Dio e solo Dio nel segreto e con modestia.
Infine, mi permetta, Eminenza, La prego, una considerazione
che faccio con personale amarezza: nella mia patria occorre molto
coraggio per professarsi cristiani, ma anche nel "libero" Occidente
deve esser dotato di un non minor coraggio chi vuol mostrare
apertamente la propria fedeltà verso la tradizione cattolica, a causa
della disposizione ostile di alcuni ecclesiastici, i quali tuttavia
tollerando se stessi con gran clamore, si dichiarano democratici e
"pluralisti". Già il celebre Platone dimostra in modo convincente
come la democrazia "totale" apre la via ad una pessima tirannide,
né può esistere una peggior schiavitù di quella che viene imposta
nel nome di una libertà "assoluta". Del resto non occorre un
ingegno molto acuto per accorgersi con facilità di come i
totalitarismi del nostro tempo derivino dai principi "liberali"
dell'illuminismo. Mi sto persuadendo sempre più che il Sillabo di
Pio IX di f.m. ha stabilito una dottrina non solo vera, ma anche
massimamente attuale.
Comprendo perfettamente anche
l'avversione della Chiesa cattolica nei confronti della Massoneria: non si tratta di riti diabolici, di gnosi e di segrete macchinazioni,
ma dei principi avvelenati della tolleranza e della pretesa
uguaglianza degli uomini. Spesso i nemici della Chiesa credono
al peccato originale più degli stessi ecclesiastici e sono saldamente
convinti che l'errore e la verità hanno pari diritti, sicché l'errore
trionfa, dato che la mente umana è privata della certezza della
rivelazione soprannaturale.
Non è la libertà che difende la verità, ma, conformemente alla costante dottrina della Chiesa ed alle stesse parole del nostro divin Redentore Gesù Cristo, è piuttosto la verità, ed essa sola, a preparare le vie della libertà degna di questo nome. Mi sembra che questa dottrina debba essere ripetuta fermamente a tutto il mondo da parte della Chiesa, la quale, lungi dal doversi conformare a questo mondo, ha piuttosto il compito di santificarlo e di consacrarlo a Dio convertendolo a Lui. Mosso dall'amore di questa Chiesa, carissimo Padre in Cristo, ho osato inviarLe questa lettera del tutto personale, sperando, per la stessa ragione, di incontrare venia presso la paterna carità dell'Eminenza Vostra.
Implorando la sua episcopale benedizione e baciando la sacra
porpora, col medesimo ossequio mi professo nel Cuore di Gesù e
Maria
dell'Eminenza Vostra devotissimo
P. Tomas M. Tyn, OP
Risposta del Cardinale
3. X. 1985
Festa di S. Gregorio Papa
Reverendissimo Padre,
tornando dalle mie ferie in Germania ed in Austria, ho trovato,
sotto ii mucchio delle altre lettere, la sua in occasione della festa di
S. Domenico, leggendo la quale sono stato preso da una grande
gioia per la piena concordanza tra noi, sentendo in tal modo la
forza unificatrice della verità, la quale ci è concessa nella fede
cattolica. Mi è di grande consolazione sapere che Ella insegna
teologia morale, la quale disciplina veramente fondamentale per la
retta formazione della vita cristiana, molto da molti è deformata, i
quali offrono ai fedeli pietre al posto di pani, sicché è assai necessaria una nuova e profonda riflessione sui veri fondamenti
della vita cristiana
Con queste parole pongo termine al mio dire ringraziandola di
nuovo per le intenzioni espresse nella sua lettera e in Nostro
Signore mi dichiaro suo
Joseph Card .Ratzinger
Testi tratto da G. Cavalcoli, Padre Tomas Tyn. Un tradizionalista postconciliare, Verona: Fede e Cultura, 2007, pp. 122-130.
Preghiamo perché padre Tomas, che ho avuto l'onore ed il privilegio di frequentare personalmente, sia presto elevato all'onore degli altari! Santo e profeta!
RispondiEliminaBellissima quella lapide, con quella scritta <span>letificante </span>che per noi tutti cattolici devoti alla Lilturgia Divina e perenne è motivo di grande conforto e speranza ! l'avrà voluta lui ?
RispondiEliminaSperiamo che p. Tyn dal Paradiso, dalla Chiesa Trionfante, interceda per la Chiesa Militante e per il suo ritorno alla Messa di sempre !
Grazie Redazione ! (piango di gioia...) :'( ... :)
...la lettera. Bellissima la lapide. Consolante la risposta del "Cardinale"
RispondiElimina<span>... la lettera, bellissima la lapide. Consolatoria ed incoraggiante la risposta del "Cardinale". </span>
RispondiElimina<span>Qualche spunto di riflessione: "....questo processo appare manifestamente e con aperta violenza nel comunismo ("visione scientifica"), ma anche come, benché in modo più latente, esso stia non meno gravemente crescendo e rafforzandosi nel liberalismo occidentale"; "...</span><span>Platone dimostra in modo convincente come la democrazia "totale" apre la via ad una pessima tirannide, né può esistere una peggior schiavitù di quella che viene imposta nel nome di una libertà "assoluta"". </span>
<span></span>
<span>Anch'io tengo a ringraziare la Redazione di Messainlatino per la pubblicazione di questo testo di Padre Thomas: questo è il secondo testo della giornata ch evoi proponete assieme a quello eccellente di Don Morselli che va nel senso dell'ermeneutica della continuità e nella ricerca di testi e riflessioni costruttive che non impediscono sana e costruttiva critica.
RispondiEliminaQuesta frase di P. Thomas nel testo qui sopra mi ha particolrmente marcato: "<span>Il più pernicioso degli errori del nostro tempo è quello che divide il Magistero tra prima e dopo il Concilio, strappa l'uno dall'altro, oppone l'uno all'altro. V.E. ha denunciato con acutezza questo pericolo nel suo libro. Quell'opposizione artificiosa fra due "magisteri" divisi dal tempo non è altro che quello storicismo volgare e fastidioso, che proviene dal modernismo come molesta eredità per il nostro tempo trasmessa per opprimere la mente degli uomini."</span>
Questi sono i veri testimoni della fede per i tempi nostri!</span>
Una lettera d'altissima spiritualità che in parole semplici, espressione d'un animo puro e ripieno di Dio, mette anche in luce i motivi filosofici, oltre che teologici, che son alla base della crisi del nostro tempo.
RispondiEliminaM'appare, dinnanzi a tanta luminosità che s'irradia dalla lettera, assai sbrigative e di routine la risposta del card. Ratzinger, e mi meraviglia pure la mancanza dell'invocata benedizione.
caro Dante pastorelli,ma sai quante lettere riceveva il prefetto della congregazione della fede?si dice che la sudetta congregazione riceva a tutt'oggi almeno 2000 lettere al giorno..........
RispondiEliminaLo scritto di Padre Tyn mi ha commosso. Ringrazio la redazione di Messainlatino per questo dono.
RispondiEliminaA me ha colpito l'afflato d'amore verso la metafisica, oggi surclassata indebitamente dagli aspetti religioso-devozionali più "sdolcinati". Bella soprattutto l'affermazione sull'intelligere e sull'universalità, senza i quali l'uomo si sofferma e si perde risolvendosi in frammenti di verità, perdendo di vista il Tutto, e quindi perdendo di vista la Verità. Poi mi è piaciuta la critica alla concezione lineare-progressiva della storia, per la quale tutto ciò che è nuovo sarebbe, per ciò solo, migliore del "vecchio" e da accettare acriticamente. Da rilevare anche le "frecciate" - brevi ma precise - all'egualitarismo e alla "povertà" usata come bandiera moralista, esaltata strumentalmente dal pensiero dominante.
Ma anche nelle lettere pre-stampate c'è sempre una formula di benedizione. Non voglio mica dir che Ratzinger abbia voluto snobbar il santo sacerdote, solo che mi meraviglia questa sbavatura. Fosse stato un altro non mi sarei meravigliato.
RispondiEliminaDante dice bene...
RispondiEliminaINCONTENTABILI!!! Ratzinger ha scritto : <span>leggendo la quale sono stato preso da una grande gioia per la piena concordanza tra noi, sentendo in tal modo la forza unificatrice della verità, la quale ci è concessa nella fede cattolica.</span>
RispondiEliminaMa che cosa volete ancora?
Speriamo che padre Tyn sia beatificato al più presto.
RispondiEliminaQuesta bella lettera e la risposta dell'allora card. Ratzinger,oggi Benedetto XVI f.r.,conferma ancorauna volta cheil Santo Padre è dei nostri.Padre Lombardi ...si metta il cuore in pace... mons. Felley dice sempre la verità!
Speriamo che il rito dell'infame massone Bugnini sia abolito del tutto!
<span><span><span>
RispondiElimina<span>Non mi piace affatto quel "Ma che cosa volete ANCORA?". </span></span>
<span><span>Ancora? Come dire: già avete ottenuto tanto, insomma non esagerate.</span></span>
Sorvolo sull`"incontentabili". Ritrovo un certo linguaggio condiscendente, verso i Tradizionalisti che si è ben obbligati di considerare, che non possono più essere zittiti e-o ignorati, a patto che non escano troppo dal loro recinto, dalla loro riserva "indiana", a loro si farà passare il messaggio implicito o esplicito: fino qui potete andare, i più generosi e aperti diranno: possiamo anche venirvi incontro e capire certe vostre sofferenze, ma non esagerate, siate già contenti e riconoscenti delle concessioni che vi sono state fatte, e non esagerate, accontentatevi di ciò che vi è stato offerto come segno di una tolleranza ,e non esagerate. </span>
Ma forse mi sbaglio e don Morselli mi correggerà.
PS: sarei grata a don Morselli se volesse rispondere alle domande che mi pongo e che gli ho posto nel thread sulla conferenza di mons. Pozzo. </span>
Mi riferivo solo alle critiche per la mancanza della benedizione
RispondiEliminanon esageriamo sig. Elio... il rito dell'infame massone Bugnini che lei si augura sia abolito del tutto è pur sempre la Messa che è perpetuo sacrificio incruento di Cristo sulla Croce... se alcuni credono che la Messa NO sia invalida o massonica o altro allo stesso momento potrebbe cadere nella disgraziata idea che a ragion di logica tutti gli altri sacramenti ad eccezione del Santo Battesimo siano invalidi o illeciti... Santo Dio aiutaci tu.. se così fosse la quasi totalità delle parrocchie del mondo o la quasi totalità dei monasteri del mondo e così via ad eccezione naturalmente degli istituti tradizionali ma nemmeno in quel caso poichè i Vescovi che ordinano i chierici di tali istituti tra poco saranno tutti figli della riforma,non avrebbe sacerdoti e gli stessi Vescovi ordinati dopo la riforma liturgica secerdoti non sarebbero tali.. tutte le confessioni raccolte da tanti e tanti non ci sarebbero ma sarebbero tutte nulle e invalide... insomma niente più sacrificio niente più Grazia... state attenti a quello che dite... ;)
RispondiEliminaProsit alla Redazione, che ci dona questi gioielli di spiritualità, di santità e anche di corretta e ortodossa teologia. Vorrei, silenziosamente, chiosare a Mons Principe: è vero, è un rischio enorme, quello di considerare invalida la Messa di Papa Paolo VI. E così anche gli altri sacramenti. Io amo molto la Messa tridentina, che non posso celebrare nella mia parrocchia (c'è soltanto l'ALtare Mensa), ma ad esempio la confessione, mi piace più quella di Papa Paolo VI che non quella del rito antico. Peccato che la riforma liturgica, tanto auspicata dalla fine dell' 800 e gli inizi del '900 non abbia dato ragione a coloro che anelavano a tanto! Non si è riformato, ma distrutto un edificio di pietra scolpita e costruito un edificio brutto in cemento armato! Meno male che la Chiesa tiene sempre il suo edificio! ;)
RispondiElimina... edificio brutto, ma pur sempre un edificio, che non lascia i suoi fedeli all'"addiaccio".
RispondiEliminaDon Morselli, mi sembra d'essere stato chiaro: nessuna critica, solo ho notato uno stile un po' burocratico ed espresso la meraviglia, trattandosi di Ratzinger, sempre preciso e gentilissimo, e non d'altri, per la mancanza della pur invocata benedizione. Punto e basta. D'altra parte non so neppure chi abbia steso veramente la lettera, né se sia autografa, a parte la firma.
RispondiElimina<span>Mi è di grande consolazione sapere che Ella insegna teologia morale, la quale disciplina veramente fondamentale per la retta formazione della vita cristiana, molto da molti è deformata, i quali offrono ai fedeli pietre al posto di pani, sicché è assai necessaria una nuova e profonda riflessione sui veri fondamenti della vita cristiana </span>
RispondiEliminaNon è inadeguato e forse anche inquietante, in risposta ad una lettera 'sapienziale' come questa, quel "nuova profonda riflessione sui veri fondamenti della vita cristiana"?
Chiedo perdono della mia sfacciataggine e, forse, cattiva comprensione; ma vi prego di confortare il mio sconcerto!
A Dante non va mai bene niente ;-)
RispondiEliminaForse, MIC, vuol significare ch'è necessaria una riflessione che elimini le false concezioni morali circolanti da tempo e, per questo nuova, anche se d'una novità che si congiunge alle collaudate precedenti posizioni morali, quelle sempre espresse dalla Chiesa nel corso dei secoli. Insomma un rinnovamento rispetto al triste presente. Prendiamo quel che di buono la lettera dice nel ricordare la gioia della condivisa Verità. Il linguaggio alquanto burocratico di qualche minutante deve aver male espresso l'intenzione del cardinale che sempre per tutti ha avuto parole di conforto e benedizione.
RispondiEliminaLa risposta del Card Ratzinger è strepitosa; e mi fa specie che una persona validissima quale Lei è non si rallegri prima di trovare il pelo nell'uovo. Lo stile della risposta non è di uno scrivano.
RispondiEliminaMa come fa a sapere che è un minutante?
RispondiEliminaLa benedizione ad un figlio è un pelo nell'uovo. Strepitoso.
RispondiElimina<span>forse la diagnosi di Pastorelli deriva da <span>"acutezza di vista</span>" tra le righe di uno scritto, dovuta alla lunga consuetudine professionale dell'esaminare e confrontar testi di diversi stili, esprimenti diverse mentalità e posizioni culturali, professionali, o anche ecclesiastiche :
RispondiEliminaè "occhio clinico" abbastanza esperto per intuire...., con uno sguardo istantaneo, di chi sia la mano che ha vergato lo scritto !</span>
dante,io credo abbia ragione don morselli,e credo anche che la missiva di Ratzinger fosse totalmente autografa,si sente benissimo che Ratzinger era entusiasta della missiva del padre Thomas,non lo ha benedetto forse per dimenticanza,lo ha trattato come un famigliare con cui aveva famigliarità,questo io ho percepito,alla pari è un fatto istintivo spontaneo.
RispondiEliminaio credo questo.
ciao a tutti massimo
Forse se avesse letto un commento precedente avrebbe capito. Ho scritto che non so se la lettera sia stata scritta dal cardinale in persona o da qualcuno per lui. In questa incertezza preferisco pensare ad un minutante dato che lo stile non m'appare quello genuino di Ratzinger. Mi sa che il pelo nell'uovo lo cerca Lei, e mi dispiace molto.
RispondiEliminaDon Morselli, mi scuso di insistere, perchè continua ad ignorare le domande che le ho posto nel thread sulla conferenza di Mons. Pozzo? Eppure osservo che legge, dal momento che reagisce ai commenti di Dante.
RispondiEliminaOK non sono Dante Pastorelli :) ma una semplice fedele svizzera che cerca di capire dove si trovano le radici della crisi della Chiesa, della Fede, una fedele che ha forse il torto superiore et "rédhibitoire" di non escludere che i testi conciliari, frutto di compromessi, trattative e negoziazioni, contenessero termini ambigui che potevano spalancare le porte alle libere interpretazioni che non son mancate.
So che taluni, per evitare di rispondere, qualificano le domande di retoriche e accusano chi le pone di fariseismo, non mi formalizzo, sorrido e passo oltre, certe strategie non funzionano più, ma mi spiace che lei, Don Morselli, lasci cadere nel silenzio le mie interrogazioni.
Avevo con lei l`occasione di avere l`avviso di un esperto e non succede tutti i giorni.
Abbiamo ricevuto dei flag relativi a questi due post. Approfitto per precisare che la funzione "flag" va usata, come segnalazione al moderatore, ogni qual volta si trovano interventi discutibili: insulti personali agli altri utenti, ad esempio, oppure critiche troppo pesanti e infondate, per non parlare ovviamente di blasfemia e cose del genere.
RispondiEliminaIn questo caso, l'intervento di Mic può essere non condivisibile, ma non mi pare abbia travalicato i giusti limiti, soprattutto nella sua umile ammissione di poter essersi sbagliato. Quindi lo lascio senza richiami di sorta. Se poi si hanno altre osservazioni da fare, si contatti in privato la Redazione.
Lorenzo
<span>non convince affatto la spiegazione che qualifica come "dimenticanza" la mancata benedizione espressamente richiesta. Non convince proprio riferita all'eminente e squisita persona del card. Ratzinger.</span>
RispondiElimina<span>non convince affatto la spiegazione che qualifica come "dimenticanza" la mancata benedizione espressamente richiesta. Non convince proprio riferita all'eminente e squisita persona del card. Ratzinger.</span>
RispondiEliminaSi sta facendo una tempesta in un bicchier d'acqua. Ho espresso una semplice opinione, o se volete, un'impressione. Proprio per la stima che ho sempre fatto della squisita persona del card. Ratzinger mi son meravigliato. E che diamine, qui bisognerebbe pesar ogni più minuscola parola con il bilancino dell'orafo. Ebbene, per me la lettera, pur tra indiscutibili frasi belle, ha un che di sbrigativo e burocratico che mi dispiace. Posso dirlo? O sono eretico? Ho avanzato l'ipotesi che possa esser stata scritta da qualche minutante proprio perché non ci sento l'anima di Ratzinger. Mi sbaglio? Andrò all'inferno.
RispondiElimina<span>Luisa sai benissimo che io, come te, sono un semplice fedele e nient'altro e tu sei molto più aggiornata (ed ordinata) di me.
RispondiEliminaQuanto a tutti coloro che ci accusan di fariseismo e di tant'altro, non ragioniam di lor, ma guarda e passa.</span>
Li ho letti i suoi commenti, e - mentre ho potuto apprezzare in passato altre sue considerazioni - trovo assurdo il sospetto che qui sia un minutante, come l'appiglio alla mancanza di benedizioni quando le parole del Cardinale valgono 1000 benedizioni, e mi meraviglio che una persona intelligente come Lei non lo capisca.
RispondiEliminaGentile Signora, le Sue domande sono complesse e sto preparando dei post che potranno essere premesse a risposte; abbia pazienza.
RispondiEliminaSpero di incontrarLa in Paradiso e anche molto tempo prima, caro Pastorelli. Vede, credo di aver conservato la fede, pur avendo studiato al Pontificio Istituto Biblico (Così qualcuno degli ultra-tradizionalisti farà qualche battuta). La cosa peggiore degli esegeti moderni è che dicono"questo versetto, non è di Marco"; Questo non è Paolino: questo è un redattore anonimo": il tutto solo con impressioni e senza alcuna prova. Allora - pur non paragonadola assolutamente a un esegeta moderno - la sua argomentazione me li ricorda troppo: troppo ho sofferto per questo tipo di argomentazioni...
RispondiElimina<span>Ed io mi meraviglio della sua strepitosa lettura. Un elogio ed una condivisione valgon mille benedizioni? Lei, sacerdote, dà poco peso alla benedizione di un Cardinale, anzi a mille. Io, al contrario, molto</span>
RispondiEliminaScusi, don Morselli, ma Lei sa per certo che la lettera l'ha scritta il card. Ratzinger di suo pugno? Non ho letto il libro di Cavalcoli e, dove sono, non posso informarmi. Lei certamente lo saprà: cosa dice in merito Cavalcoli? O si basa anche Lei su impressioni?
RispondiEliminaAnche se la lettera fosse autografa, continuerei a dire, l'ho riletta ancor adesso, che è sbrigativa, alquanto convenzionale, pur con qualche bella e sentita parola. E senza la benedizione richiesta.
<span><span><span>Scusi, don Morselli, ma Lei sa per certo che la lettera l'ha scritta il card. Ratzinger di suo pugno? Non ho letto il libro di Cavalcoli e, dove sono, non posso informarmi. Lei certamente lo saprà: cosa dice in merito Cavalcoli? O si basa anche Lei su impressioni?
RispondiEliminaAnche se la lettera fosse autografa, ebbene, l'ho riletta ancor adesso, continuerei a dire che, dinnanzi all'empito soprannaturale dello scritto di p. Tyn, è sbrigativa, alquanto convenzionale, pur con qualche bella parola. E priva della benedizione richiesta.</span>
Poi, mi paragoni pure a chi vuole, perché niente mi toglie e niente mi aggiunge.</span></span>
Le auguro di rimaner ancora a lungo in terra per il bene dei suoi fedeli.
Grazie! Confesso che la pazienza non è la mia principale qualità :'( , ma saprò aspettare i suoi futuri contributi che leggerò senza dubbio con grande interesse.
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