Suvvia, tanto per dar modo a qualcuno di accusarci d'essere fissati con trine e broccati.
di Stefano Sanchirico
Le notizie storiche circa l'uso della mozzetta e della stola pontificia riportate in un precedente articolo su "L'Osservatore Romano" del 14 luglio scorso consentono di ricavare delle costanti circa l'utilizzo dell'abito papale pubblico e da udienza.
Con una distinzione previa.
L'abito da udienza - talare, rocchetto e mozzetta - da indossarsi senza stola da parte del Papa negli appartamenti pontifici per le udienze ordinarie, non prevedeva, fino a Paolo vi l'uso della croce pettorale, che era riservata alla sola liturgia, o all'abito privato. L'abito da udienza veniva utilizzato anche per recarsi al "letto dei paramenti" per le celebrazioni nelle cappelle di palazzo, in particolare la Sistina (o la Paolina al Quirinale). Indossando tale abito senza stola il Papa non era mai preceduto dalla croce papale. Quanto, invece, all'abito pubblico con la stola, l'uso di quest'ultima era obbligatorio ogni qualvolta il Pontefice apparisse in pubblico fuori dal Palazzo Apostolico. In questo caso, era preceduto sempre dalla croce papale: esempio di ciò, forse l'unico rimasto, è la prima apparizione del Papa dalla loggia centrale della basilica Vaticana dopo l'elezione. Inoltre, l'uso di un tale abito sostituì, nel cerimoniale solenne, il manto e la mitra (o il triregno) nelle visite e nelle udienze concesse agli imperatori, ai sovrani, o a particolari personalità.
Dopo questa premessa di carattere più generale, occorre entrare nella tipologia delle mozzette e sul loro uso. Esistevano cinque tipologie di mozzetta, il cui utilizzo era regolato da norme particolarmente rigide, che riguardavano tempi, cerimonie, solennità. La prima, di raso rosso, senza ermellino con cappuccio, portata dal primo vespro dell'Ascensione alla festa di santa Caterina d'Alessandria (25 novembre), corrispondente al vestito di seta; la seconda, di velluto rosso foderato di ermellino con cappuccio, assunta dalla festa di santa Caterina e deposta al primo vespro dell'Ascensione, corrispondente al vestito di seta; la terza, di cammelloto o di saia rossa con cappuccio, foderata di seta, portata nello stesso periodo in cui si porta quella di raso rosso, ma la si indossava nelle vigilie, alle quattro tempore e nelle messe dei defunti, equivalente al cosiddetto vestito di lana; la quarta, di panno rosso, foderata di ermellino e con cappuccio, indossata nello stesso periodo di quella di velluto. Quest'ultima si adoperava, però, nei tempi penitenziali e forti: Avvento e Quaresima, con l'eccezione delle feste e solennità, in particolare dell'Immacolata, e degli anniversari dell'elezione e incoronazione del Romano Pontefice, corrispondente al cosiddetto vestito di lana. Le mozzette che corrispondono al vestiario di lana si adoperano nelle processioni e liturgie penitenziali, come la liturgia stazionale e via dicendo. Infine, la mozzetta di damasco bianco foderata di ermellino, adoperata nella settimana di Pasqua (ottava). Essa si assumeva, prima della riforma della Settimana Santa di Pio XII, la mattina del Sabato Santo, dopo quella cappella, e la si deponeva prima di pararsi per la cappella del Sabato in albis. Dopo la riforma della Settimana Santa si assumeva dopo la veglia pasquale e si deponeva dopo i secondi vespri della Domenica in albis.
La stola, come pure le scarpe e il camauro, devono corrispondere al colore della mozzetta: quindi rossa con camauro rosso e pantofole rosse quando si indossa quella rossa, stola bianca con pantofole bianche e camauro di damasco bianco, come la mozzetta, per l'ottava pasquale. Le disposizioni circa l'utilizzo della mozzetta e della stola erano di competenza del prefetto delle Cerimonie apostoliche, il quale soleva consegnare all'anticamera, all'inizio di ogni anno, una "nota dei giorni ne' quali il Sommo Pontefice userà gli abiti di seta e di lana nel corrente anno". Simile notificazione era stampata anche per il collegio cardinalizio: le ultime furono alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso.
L'uso odierno dell'abito papale prevede che si indossi la mozzetta rossa con ermellino, con stola rossa (scarpe rosse), dalla festa di santa Caterina alla solennità dell'Ascensione. La mozzetta rossa, senza ermellino, sempre con stola rossa (e scarpe rosse), si adopera dalla solennità dell'Ascensione fino alla festa di santa Caterina. La mozzetta di damasco bianco con stola bianca (di norma con pantofole bianche) si usa nell'ottava di Pasqua, da dopo la veglia pasquale ai secondi vespri della Domenica in albis.
È importante sottolineare che il colore della stola e degli altri accessori è in relazione al colore della mozzetta e non già del tempo liturgico, seguendo in ciò la simbologia dei colori papali.
Effettivamente, la mozzetta e la stola non costituiscono abito liturgico in senso stretto; pertanto, non dovrebbero mai essere usate in sostituzione dei paramenti liturgici o del manto papale (piviale) per presiedere la liturgia delle Ore, per assistere a celebrazioni pontificali e dare la benedizioni urbi et orbi.
L'uso della mozzetta e della stola è d'obbligo per i Concistori una volta definiti segreti (per le nomine concistoriali, i voti delle cause dei santi) o in quelli in cui si discuteva di alcune situazioni particolari. Il Concistoro ordinario pubblico solenne per la creazione dei nuovi cardinali prevede come abito proprio il manto (piviale) con mitra. Inoltre, va aggiunto che quando vi è l'uso del trono - inteso in questo caso come cattedra liturgica - non è permesso l'uso di mozzetta e stola. Infine, qualora si intendesse conservare l'uso in particolari circostanze della talare di seta, occorrerebbe attenersi alle norme che lo regolano, che, come accennato, sono di competenza del maestro delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice.
Queste note, senza alcuna pretesa di completezza, vogliono offrire un piccolo contributo per orientarsi nella continuità, necessariamente "aggiornata", di alcuni elementi della liturgia e delle tradizioni papali, forse non primari ma che rendono visibile l'unicità e la peculiarità del ministero del successore di Pietro.
Fonte: L'Osservatore Romano 24 luglio 2010, via Papa Ratzinger blog
di Stefano Sanchirico
Le notizie storiche circa l'uso della mozzetta e della stola pontificia riportate in un precedente articolo su "L'Osservatore Romano" del 14 luglio scorso consentono di ricavare delle costanti circa l'utilizzo dell'abito papale pubblico e da udienza.
Con una distinzione previa.
L'abito da udienza - talare, rocchetto e mozzetta - da indossarsi senza stola da parte del Papa negli appartamenti pontifici per le udienze ordinarie, non prevedeva, fino a Paolo vi l'uso della croce pettorale, che era riservata alla sola liturgia, o all'abito privato. L'abito da udienza veniva utilizzato anche per recarsi al "letto dei paramenti" per le celebrazioni nelle cappelle di palazzo, in particolare la Sistina (o la Paolina al Quirinale). Indossando tale abito senza stola il Papa non era mai preceduto dalla croce papale. Quanto, invece, all'abito pubblico con la stola, l'uso di quest'ultima era obbligatorio ogni qualvolta il Pontefice apparisse in pubblico fuori dal Palazzo Apostolico. In questo caso, era preceduto sempre dalla croce papale: esempio di ciò, forse l'unico rimasto, è la prima apparizione del Papa dalla loggia centrale della basilica Vaticana dopo l'elezione. Inoltre, l'uso di un tale abito sostituì, nel cerimoniale solenne, il manto e la mitra (o il triregno) nelle visite e nelle udienze concesse agli imperatori, ai sovrani, o a particolari personalità.
Dopo questa premessa di carattere più generale, occorre entrare nella tipologia delle mozzette e sul loro uso. Esistevano cinque tipologie di mozzetta, il cui utilizzo era regolato da norme particolarmente rigide, che riguardavano tempi, cerimonie, solennità. La prima, di raso rosso, senza ermellino con cappuccio, portata dal primo vespro dell'Ascensione alla festa di santa Caterina d'Alessandria (25 novembre), corrispondente al vestito di seta; la seconda, di velluto rosso foderato di ermellino con cappuccio, assunta dalla festa di santa Caterina e deposta al primo vespro dell'Ascensione, corrispondente al vestito di seta; la terza, di cammelloto o di saia rossa con cappuccio, foderata di seta, portata nello stesso periodo in cui si porta quella di raso rosso, ma la si indossava nelle vigilie, alle quattro tempore e nelle messe dei defunti, equivalente al cosiddetto vestito di lana; la quarta, di panno rosso, foderata di ermellino e con cappuccio, indossata nello stesso periodo di quella di velluto. Quest'ultima si adoperava, però, nei tempi penitenziali e forti: Avvento e Quaresima, con l'eccezione delle feste e solennità, in particolare dell'Immacolata, e degli anniversari dell'elezione e incoronazione del Romano Pontefice, corrispondente al cosiddetto vestito di lana. Le mozzette che corrispondono al vestiario di lana si adoperano nelle processioni e liturgie penitenziali, come la liturgia stazionale e via dicendo. Infine, la mozzetta di damasco bianco foderata di ermellino, adoperata nella settimana di Pasqua (ottava). Essa si assumeva, prima della riforma della Settimana Santa di Pio XII, la mattina del Sabato Santo, dopo quella cappella, e la si deponeva prima di pararsi per la cappella del Sabato in albis. Dopo la riforma della Settimana Santa si assumeva dopo la veglia pasquale e si deponeva dopo i secondi vespri della Domenica in albis.
La stola, come pure le scarpe e il camauro, devono corrispondere al colore della mozzetta: quindi rossa con camauro rosso e pantofole rosse quando si indossa quella rossa, stola bianca con pantofole bianche e camauro di damasco bianco, come la mozzetta, per l'ottava pasquale. Le disposizioni circa l'utilizzo della mozzetta e della stola erano di competenza del prefetto delle Cerimonie apostoliche, il quale soleva consegnare all'anticamera, all'inizio di ogni anno, una "nota dei giorni ne' quali il Sommo Pontefice userà gli abiti di seta e di lana nel corrente anno". Simile notificazione era stampata anche per il collegio cardinalizio: le ultime furono alla fine degli anni Sessanta del secolo scorso.
L'uso odierno dell'abito papale prevede che si indossi la mozzetta rossa con ermellino, con stola rossa (scarpe rosse), dalla festa di santa Caterina alla solennità dell'Ascensione. La mozzetta rossa, senza ermellino, sempre con stola rossa (e scarpe rosse), si adopera dalla solennità dell'Ascensione fino alla festa di santa Caterina. La mozzetta di damasco bianco con stola bianca (di norma con pantofole bianche) si usa nell'ottava di Pasqua, da dopo la veglia pasquale ai secondi vespri della Domenica in albis.
È importante sottolineare che il colore della stola e degli altri accessori è in relazione al colore della mozzetta e non già del tempo liturgico, seguendo in ciò la simbologia dei colori papali.
Effettivamente, la mozzetta e la stola non costituiscono abito liturgico in senso stretto; pertanto, non dovrebbero mai essere usate in sostituzione dei paramenti liturgici o del manto papale (piviale) per presiedere la liturgia delle Ore, per assistere a celebrazioni pontificali e dare la benedizioni urbi et orbi.
L'uso della mozzetta e della stola è d'obbligo per i Concistori una volta definiti segreti (per le nomine concistoriali, i voti delle cause dei santi) o in quelli in cui si discuteva di alcune situazioni particolari. Il Concistoro ordinario pubblico solenne per la creazione dei nuovi cardinali prevede come abito proprio il manto (piviale) con mitra. Inoltre, va aggiunto che quando vi è l'uso del trono - inteso in questo caso come cattedra liturgica - non è permesso l'uso di mozzetta e stola. Infine, qualora si intendesse conservare l'uso in particolari circostanze della talare di seta, occorrerebbe attenersi alle norme che lo regolano, che, come accennato, sono di competenza del maestro delle Celebrazioni Liturgiche del Sommo Pontefice.
Queste note, senza alcuna pretesa di completezza, vogliono offrire un piccolo contributo per orientarsi nella continuità, necessariamente "aggiornata", di alcuni elementi della liturgia e delle tradizioni papali, forse non primari ma che rendono visibile l'unicità e la peculiarità del ministero del successore di Pietro.
Fonte: L'Osservatore Romano 24 luglio 2010, via Papa Ratzinger blog
Insomma, fate come i bambini piccoli; gli dicono che no deve fare una cosa, e ve la fanno in faccia a bella posta. Eppure anche cronache recenti portano a dimostrare che la spiritualità tridentinista, disincarnata e ottocentista produce, senza dubbio alcuno, soggetti svirilizzati, mentre la spirtualità incarnata, nutrita della teologia della liberazione, rende coraggio di dire coram populo la verità delle cose. Pace e bene.
RispondiEliminaPurtroppo al telegiornale ieri hanno mostrato un'immagine di Benedetto XVI nei giardini di Castel Gandolfo con l'abito bianco e in testa un berrettino con visiera chilometrica, all'americana (ma del resto ormai li portano tutti dappertutto)... Ma non potevano dargli un cappello come si deve?
RispondiEliminaAme sembrano un branco di bischerate. NSGC aveva un abito solo: la tunica inconsutile che fu tirata a sorte dai soldati romani durante la Sua Passione. Ma facciamola finita co tutti questi fronzoli!!!
RispondiEliminaServe una presenza diversa, molto più incarnata. No offendetevi se vi sponsorizo questa lettura: http://www.erudit.org/revue/ltp/2007/v63/n2/016788ar.html
RispondiElimina<span>Qualcuno sa quando si fa il segno di croce alla fine di Lodi, Vespri e ore medie?
RispondiEliminaDurante la Prima, quando c'è il Deus in adiutorium 3 volte, ci si segna 3 volte? Ci si segna durante la benedictio (2 volte) e l'Adiutorium nostrum? Cosa significa V. Benedicite. R. Deus.?
Vi ringrazio se mi potete aiutare</span>
Mah, non capisco chi vorrebbe vedere il Santo Padre in costume adamitico..
RispondiEliminaSono paramenti della tradizione (con la t minuscola, no certo della Rivelazione Divina con la T maiuscola), hanno tutti un venerabile e sacro significato..
Quanto a come vestisse NSGC..<span><span></span>
<span>Il Signore era pubblicamente riconoscibile come "maestro", come "rabbì".. con tanto di tunica e mantello..e la tunica che indossava era tutt'altro che un cencio scadente, bensì una stoffa intessuta tutta d'un pezzo che diventa persino oggetto di contesa tra soldati stipendiati, come ricorda anche l'Ospite delle 08.55. </span>
<span>
"Ed ecco una donna, affetta da un flusso di sangue già da dodici anni, gli si accostò di dietro e toccò il lembo della sua veste. Perché diceva fra sé: “Se riuscirò anche solo a toccare la sua veste, sarò guarita”» (Mt 9,20<span></span>). <span>
"[...]Gesù, come tutti i Giudei osservanti del primo secolo, portava le <span><span>ṣ</span></span>î<span><span>ṣ</span>io<span>t</span>h</span>. Queste erano le frange attaccate ai quattro angoli del vestito così come è ordinato in Nu 15,37-41 e in Dt 22,12.
L’osservanza di Gesù di questo comandamento è illustrata dalla storia di Mt 9, Mc 5 e Lc 8, riguardante la donna affetta da un flusso di sangue da dodici anni. Lei è stata guarita quando, mettendosi dietro a Gesù, ha toccato quello che la Nuova <span>Diodati</span> chiama «il lembo della sua veste».
Se questa storia, prima di essere scritta, era raccontata originariamente in ebraico, come è logico che sia stato, allora sembra certo che il lembo che la donna ha toccato altro non era che una <span><span>ṣ</span></span>î<span><span>ṣ</span>i<span>t</span></span> (singolare di <span><span>ṣ</span></span>î<span><span>ṣ</span>io<span>t</span>h</span>) della veste di Gesù. La parola greca che è stata tradotta «lembo» è <span>kraspédou</span>. Questa è la stessa parola che è usata nella <span>Septuaginta</span>, l’antica traduzione greca delle Sacre Scritture (Vecchio Testamento), per tradurre ṣ<span>îs</span>̣<span>i<span>t</span></span>. Si trova tre volte in Nu 15,37-41, dove viene comandato di indossare le ṣ<span>îs</span>̣<span>io<span>t</span>h</span>.[...]"
.. e sto citando uno scrittore protestante, non il liturgista di Gricigliano.</span></span></span>
I dj non hanno forse un "codice" d'abbligiamento? E i punk?.. I Magistrati delle Corti di Sua Maestà britannica non vestono forse vesti in ermellino, toghe sfarzose e parrucche settecentesche pure oggi?.. e i Patriarchi ortodossi?.. E le pastore episcopaliane?
Ahò.. tutti se vesteno come caspita 'je pare, solo ar Papetto nostro je dovete annà a 'rompe i... fronzoli?!
Il giorno in cui questo papa, e dubito ce ne potranno essere altri come lui, celebrerà un pontificale antico, saremo certi , anche per un istante, di essere, attraverso la tradizione, costruttori del regno di Dio, testimoni che la dogmatica sia ancora la via teologica percorribile che il cristianesimo non è evolutivo ma vero ed immutabile, che Gesù è il Signore e che noi siamo voce profetica ed evangelica in questa autodistruzione ecclesiale postmoderna, postindustriale, postcattolica.
RispondiEliminaPer l'ospite anonimo delle 8,55 e per tutti coloro che la pensano allo stesso modo: mandateci le vostre foto con una tunica inconsutile, fateci vedere il vostro giaciglio povero come quello di Cristo.
RispondiEliminaCristo lo si segue imitandolo, non giudicando l'abbigliamento altrui. L'abbigliamento altrui lo si può criticare solo quando è immodesto.
Se la santità si nasconde sotto il saio stracciato di Francesco d'Assisi si nasconde pure sotto lo splendore dei paramenti pontificali di san Pio X o sotto la talare di seta marezzata che egli usava insieme alla mozzetta di velluto bordata di ermellino oppure si nasconde sotto il fasto degli abiti regali di Carlo d'Asburgo: ergo, non sono gli abiti che fanno la santità.
E il Vangelo ci chiede di farci santi, non di farci finti poveri!
Speriamo, ospite, che lo Spirito Santo ce ne invii pure numerosi altri.
RispondiElimina..altrimenti, anch'io potrei cominciare a sentirmi un po' più libero.. non dico "disobbediente", piuttosto "diversamente obbediente".
Mio padre ha fatto l'autista del bus per una vita e aveva la sua divisa invernale e quella estiva. un giorno prese una multa perchè si era levato la giacca nel solleone del ferragosto ligure. Mio cugino, carabiniere ha le sue divise a seconda del servizio: ora quella da motociclista, ora quella per la caserma, ora quella di ordinanza e ora quella di gala per le cerimonie pubbliche. sta in piedi sugli attenti anche lungo tempo quando il casao lo prevede e non l'ho mai sentito lamentarsi ( sarà perchè ci guadagna il pane e mantiene un afamiglia? ah, dimenticavo: quando è morta la zia, in famiglia tutti ci siamo vestiti direi decentemente e gli amici, anche i più giovani, per il rosario e il funerale, pur sportivi, ma molto compresi del luogo ove si strovavano. Faceva eccezione il prete , il quale, se non voleva indossare la talare o il clergimen, almeno poteva evitare i piedi scalzi e ciabatte e la maglia fuori dalle braghe, con una cintuta indecente stretta sotto la vita " stile cavallo".
RispondiElimina<span><span>Cristo lo si segue imitandolo</span>
RispondiEliminaChristum comitamur, Christum sequimur, Christum habemus itineris ducem, lucis principem, salutis auctorem, coelum pariter et Patrem quaerentibus et credentibus pollicentem. Quod est Christus erimus, Christiani, si Christum fuerimus imitati.</span>
Today, 10.40.44<span><span> – </span>Flag</span><span><span> – </span>Mi piace</span><span><span> – </span>Reply</span><span><span> – </span>Delete</span><span><span> – </span>Edit</span><span><span> – </span>Moderate</span>
Comunque, quello della foto (si guardi a destra, talare di seta ondata, pizzi, etc.) è l'abito di Paolo VI, come si può vedere dallo stemma sulla stola.
RispondiEliminaCosì, tanto per dire...
Complimenti per la lezione.
RispondiEliminaDomenica mi hanno chiesto come facessi a stare in Chiesa, durante la Messa, in giacca e cravatta. Ho semplicemente risposto che la mamma mi ha insegnato che alla Santa Messa si va con l'"abito buono".
RispondiEliminaCredo siano le vesti del Pontefice Giovanni Paolo I. La stola è quella famosa, messa sulle spalle del Luciani dallo stesso Paolo VI nella sua visita in Venezia.
RispondiEliminaCarità è anche tradurre,sempre vicino, in lingua parlata, i testi in latino che riportate....per gli ignoranti come me che amano il latino, ma non lo conoscono se non attraverso le Preghiere ;)
RispondiElimina<span><span></span></span><span>Ha ragione Cateria, ma ho scritto in fretta e furia fidandomi della memoria (e infatti, rileggendo, ho dovuto poi correggere </span> :) ).
RispondiEliminaCon Cristo ci accompagnamo. Cristo noi seguiamo. Cristo abbiamo per guida nel nostro cammino, fiaccola ardente, autore della nostra salvezza: Cristo, il quale trascina verso il Cielo e verso il Padre coloro che in essi credono e ad essi sospirano. Noi saremo ciò che è Cristo, o cristiani, se di Cristo saremo imitatori!
Cipriano, La vanità degli idoli, cap. XV
<span><span> – </span>Edit</span><span><span> – </span>Moderate</span>
Aggiungo: L'ho tratta dal capolavoro di dom Columba Marmion Cristo vita dell'anima che Benedetto XV teneva sul suo tavolo per uso personale e raccomandava come "pura dottrina della Chiesa" e il cui segreto sta nell'unico pensiero che la domina e attorno al quale si svolge la dimostrazione dell'economia divina e dei modi per realizzarlo nelle anime: Mihi vivere Christus est (Fil. I, 21).
RispondiEliminaI Papi non usano più calzature bianche da tempo immemorabile. Benedetto XVI adopera mocassini rossi di capretto, il santosubito usava sempre mocassini neri di cuoio come un borghese qualsiasi. Il camauro è stato usato da Benedetto XVI una sola volta in 5 anni. Da due anni a questa parte, Benedetto XVI, in occasione delle benedizioni urbi et orbi di Pasqua e Natale, non ha più utilizzato il piviale e l'alta e stupenda mitria di Giovanni XXIII (che, invece, continua per fortuna ad usare durante il Te Deum del 31 dicembre in S. Pietro) ma usa la mozzetta di velluto rosso o raso bianco bordata di ermellino. Oppure, come durante l'ultima Pasqua, indossa i paramenti liturgici da Messa. L'uso del rocchetto da parte del Papa è stato fortunatamente ripristinato da Benedetto XVI: Woytjla usava soltanto squallide cotte con righe forate completamente prive di pizzo. Anche i camici bordati di pizzo sono stati ripristinati da Ratzinger, visto che i due Giovanni Paoli e l'ultimo Montini adoperavano sempre e solo paramenti rigorosamente privi di pizzi e merletti, stile pauperismo da quattro soldi. Gli stessi cardinali in abito corale (per non parlare dei vescovi), soprattutto quelli provenienti dai paesi anglosassoni e germanici, stentano fortemente ad indossare rocchetti un pò più elaborati, privilegiando squallide cotte e croci pettorali molto povere. L'uso delle mozzette bordate di ermellino (rosse e bianche), i rocchetti e i camici in pizzo e i troni e le cattedre in legno dorato (nonchè dei gradini rossi) sono stati tutti fortunosamente recuperati dall'oblio dall'attuale Pontefice, a cui mancano tuttora all'appello l'utilizzo della sedia gestatoria (usata anche da Luciani) e del Triregno, gettato alle ortiche da Montini e mai utilizzato dai due giampaoli.
RispondiEliminaE' vero che anche i sarti di Roma devono vivere ed anche un poco arricchirsi, ma vi sono altri modi senza dover toccare le cose sacre .... "Omnia munda mundis..."
RispondiElimina"L'uso odierno dell'abito papale prevede che si indossi la mozzetta rossa con ermellino, con stola rossa (scarpe rosse), dalla festa di santa Caterina alla solennità dell'Ascensione. La mozzetta rossa, senza ermellino, sempre con stola rossa (e scarpe rosse), si adopera dalla solennità dell'Ascensione fino alla festa di santa Caterina. La mozzetta di damasco bianco con stola bianca (di norma con pantofole bianche) si usa nell'ottava di Pasqua, da dopo la veglia pasquale ai secondi vespri della Domenica in albis"
RispondiEliminaQuesto forse solo in teoria, in quanto in pratica la mozzetta rossa con ermellino viene utilizzata dall'Immacolata fino a Pasqua esclusa, la bianca con ermellino da Pasqua a Pentecoste (intervallata dalla bianca senza ermellino nei giorni più caldi), le rossa senza ermellino da Pentecose all'Immacolata esclusa.
"È importante sottolineare che il colore della stola e degli altri accessori è in relazione al colore della mozzetta e non già del tempo liturgico, seguendo in ciò la simbologia dei colori papali."
Questa mi sembra una tiratina d'orecchie a Mons.Guido Marini, in quanto ha utilizzato stole bianche sulla mozzetta rossa (vedi nelle ultime feste dell'Immacolata)
"Effettivamente, la mozzetta e la stola non costituiscono abito liturgico in senso stretto; pertanto, non dovrebbero mai essere usate in sostituzione dei paramenti liturgici o del manto papale (piviale) per presiedere la liturgia delle Ore, per assistere a celebrazioni pontificali e dare la benedizioni urbi et orbi".
Quest'ultima affermazione si pone in contrasto con quanto scritto nella nota del Maestro delle Celebrazioni Liturgiche Pontificie di qualche tempo fa che spiega perchè non viene usato il piviale o manto durante l'Urbi et Orbi
Devo redarguire un poco quel signore "Ospite" che disprezza le cotte e i camici del Papa Giovanni Paolo II. Secondo il mio modesto parere questo signore non se ne intende. I camici e le cotte precedenti all'attuale Pontefice erano tutte fatte con gigliuccio fatto a mano a tre o quattro giri che costa molto di più dei pizzobardati camici attuali.... E nello stesso tempo davano un senso di semplicità e austerità tipica romana !!!!! della chiesa dei primi tempi.
RispondiEliminaIn realtà, mi sembra stia addirittura evidenziando e accentuando quel "pauperismo da quattro soldi" deninciato dall'ospite.
RispondiEliminaSi ostenta una semplicità farlocca, che in realtà costa molto di più. Complimenti!
<span>Per la stola è vero, come si vede qui.</span>
RispondiElimina<span>La fascia della talare ha i fiocchi che furono aboliti con l'<span>Istruzione della Segreteria di Stato Ut Sive Sollicite sulle vesti, i titoli e gli stemmi dei cardinali, dei vescovi e dei prelati inferiori (31 marzo 1969), a firma del Card. Amleto Cicognani.</span></span>
<span><span>Quindi non penso sia di Giovanni Paolo I.</span></span>
<span><span>Certamente, questi argomenti fanno parte degli otia estivi, tuttavia si legge nell'Imitazione di Cristo (I 19, 3): <span>Exteriora nostra et interiora pariter scrutanda sunt et ordinanda, quia utraque expediunt ad profectum.</span></span></span>
mi associo ai complimenti.
RispondiEliminaAbolito tutto per Vescovi e Cardinali!! Indossò proprio veste di seta con la fascia con le nappe: http://yfrog.com/1hgp1fasciaki4j
RispondiEliminaNon vedo niente di male! Si protegge dal sole.
RispondiEliminaAhahahhaha che grande che sei ;) "Diversamente obbediente"
RispondiEliminaInfatti, sono le vesti del Servo di Dio Giovanni Paolo I e quella foto è stata fatta da me nel museo dedicato a lui, allestito alla canonica di Canale d'Agordo. La stola è quella famosa come dice bene l'ospite delle 11.53.
RispondiEliminaInsomma, pur di non usare paramenti barocchi, spendevano molto di più per delle c....e mostruose !
RispondiEliminaEcco qua i fiocchi della fascia indossata da GPI: http://www.papaluciani.com/ita/gpi_neoelettopapa.jpg
RispondiEliminaerrore grossolano dell'articolista: il Papa fino a Paolo VI portava la croce pettorale sotto la mozzetta, non è che non la portava, conservando l'uso più antico che era un tempo comune a tutti ed era andato perdendosi. Ancora il Card. Merry del Val per ultimo portava la croce sotto la mozzetta. Paolo VI si adeguò al nuovo generale costume di portare la croce sopra e non sotto la mozzetta
RispondiEliminaAmo queste precisazioni. Anche io sapevo così.
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